Marco Lucchinelli
pilota motociclistico italiano
Marco Lucchinelli (1954 – vivente), pilota motociclistico italiano.
Citazioni di Marco Lucchinelli
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- [...] le moto adesso non mi sembrano così tanto difficili da guidare perché anche gli esordienti vanno forte subito. Un tempo ti rompevi le ossa per tre anni prima di andare forte. Per vincere una gara sì, si può anche fare, ma per vincere un Mondiale significa che se ne devono fermare in tanti di piloti.[1]
- Bastianini mi piace come faccia, come persona e anche come modo di correre.[2]
- Io sarei per previlegiare la MotoGP. Non si può pensare di fare sempre di più, bisogna fare meglio. La domenica solo MotoGP. [«Sei l'unico della vecchia scuola, e tra i pochi in assoluto, a dire che la MotoGP dovrebbe prevalere sulle altre classi. Gli altri dicono che è il campionato mondiale, che tutte le gare sono ugualmente importanti»] Sì, sono tutte importanti, ma io la domenica in televisione vorrei vedere soltanto la MotoGP, con tanto spazio per il pre-gara e poi tutto il post-gara. Le altre classi possono fare la loro gara il sabato, la domenica andrebbe riservata alla MotoGP con tutto lo spazio possibile.[3]
- Secondo me non c'è nessuno oggi, in questa griglia di partenza, che ha quel qualcosa dentro che avevamo noi nel passato. Sono cambiati i tempi, sicuramente, ma anche il modo di approcciarsi alle corse. Ormai mancano DRS e Pit-stop e diventiamo la Formula Uno. È quello che ci ha fregato. Dorna vuole seguire la Formula Uno, ma sono sport troppo differenti.[4]
- [Su Jack Miller] [...] è un pilota che mi piace, magari non vincerà i mondiali, ma ha personalità, guida in modo più leggero e si diverte di più secondo me [...][5]
- Le Mans 1976. Gran Premio di Francia. Un incontro indimenticabile. Lo ricordo sempre, Barry [Sheene] che entra sotto la mia tenda dopo le prove. Voleva sapere chi fossi e vedere che moto guidavo. Mi disse: "Come diavolo hai fatto ad andare così forte? Hai l'aria di uno che è entrato ai box senza biglietto. Uno che ha saltato la rete...". Lo disse con un sorriso, con quel suo modo gentile. È un flash che ricordo sempre. Il giorno dopo, in gara, ho avuto un'indecisione alla partenza, sono scattato con gli ultimi, ma dai e dai sono riuscito a guadagnarmi un posto sulla macchina con cui si faceva il giro d'onore. E lì io e Barry ci siamo ritrovati fianco a fianco. Lui aveva vinto, con Cecotto secondo. Io ero riuscito a risalire fino al terzo posto. L'amicizia scattò subito [...][6]
- Nell'81, quando ho vinto il titolo, Sheene chiuse il campionato al quarto posto. Rispetto al risultato del 1976 si sono invertite le parti. Roberts finì terzo in classifica con due soli punti più di lui. Sono stato contento di aver vinto contro di loro, che si erano divisi i cinque mondiali precedenti, e di avere battuto Mamola, un altro che aveva capito che la moto bisognava guidarla in un'altra maniera, facendola andar via dietro, perché gli americani sono cresciuti negli ovali e il "ranch" ce lo avevano già prima che Valentino [Rossi] nascesse.[6]
Intervista di Alessandro Dell'Orto, libero-news.it, 5 settembre 2011.
- [«[...] ha mai provato una MotoGP?»] A me piacciono le cose che fanno paura e le moto attuali non mi fanno paura, sono gestite dall'elettronica. Io la chiamo elettronica anti-scemo. [«Cioè?»] D'accordo la sicurezza, ma i piloti sono troppo fighetti. Ormai si rischia più per strada che in pista, pensi che le MotoGP non impennano al cambio di marcia! E quanti drammi se la ruota dietro scivola un po'. Sa che diceva ai miei tempi il meccanico se mi lamentavo per la tenuta? [«Cosa»] "La moto è come una donna: per essere contenta e andar forte deve bere, fumare e muovere il culo".
- [«Voi rischiavate di più?»] Noi dovevamo guidare le moto, oggi le moto guidano te. Molti di noi sono morti. Dopo il traguardo di ogni gara ci dicevamo: "Cazzo, sono ancora vivo!". E per festeggiare si andava a sbronzarci.
- Io sarei come Biaggi, stile di guida pulito. Ma piu simpatico.
- [«Il più brillante?»] Rossi che conosco da quando era alto così. Io e Graziano, suo padre, correvamo insieme e andavamo in montagna. Vale aveva 10 anni e lo chiamavamo Virus. Mi seguiva ovunque: "Perché questo?", "Perché quello?". E io: "Perché non vai un po' dal tuo babbo che hai rotto i maroni?".
- A 16 anni vorrei andare a correre, ma ci vuole la firma dei genitori. Che dicono no. Allora parto. [«Dove va?»] Mi imbarco su una nave passeggeri, destinazione Caraibi. Faccio il cameriere, ma dopo 6 mesi... [«Che combina?»] Si salpa da Lisbona e manco all'appello: sono in albergo a trombare una portoghese. Mi vengono a prendere e salgo sulla nave solo grazie alla pilotina, il motoscafo del pilota.
- Per la figa ho fatto più km che per le gare, ne ero e ne sono ghiotto.
- Orecchino, capelli lunghi. Quando corro, in gara, ho sempre camicia e cravatta sotto la tuta. E nel casco faccio un buco per poter fumare prima del via. Ma sono anche matto. La Marlboro mi offre 100 milioni in nero per mettere la marca sulla schiena, ma rifiuto per non dover togliere la mia stella portafortuna. E addio soldi. [«Già, dove nasce la fissazione per la stella?»] Nel '78 sto andando a La Spezia, alzo lo sguardo e vedo tre stelle cadenti. Tre desideri: che l'operazione al cuore a mio padre vada bene, che mio figlio nasca sano e che prima o poi riesca a vincere un Motomondiale. Tutti realizzati.
- Imola '81, stagione in cui vinco il Mondiale. Prima della gara Barry [Sheene] mi suggerisce di cambiare le gomme. Mancano pochi minuti all'inizio, torno ai box per montare gli pneumatici slick e lui fa di tutto per ritardare il via: mette la Yamaha di traverso sulla linea di partenza, poi fa portare la moto ai box fingendo di avere problemi. E io ce la faccio. [«Risultato?»] Dopo pochi giri sono in testa, mi supera e, come faceva spesso per irridere gli avversari, mi mostra il dito medio. Dopo qualche tornata lo sorpasso e gli faccio lo stesso gesto. E ce la ridiamo. Vinco, lui è secondo e ci abbracciamo.
- Un giorno sono in autostrada a 140 km all'ora e mi sento aprire la portiera del passeggero. È un pazzo in moto che saluta e se ne va impennando: Falappa.
- [Su Virginio Ferrari] Finita la gara mi osserva, ride: "Hai pochissimi moscerini sulla visiera". Gli indico il suo casco: "Sì, meno dei tuoi. Ma i tuoi sono ancora vivi".
- [«Chissà quante donne...»] Quelle ci sono sempre state fin dall'inizio. Prima mia gara vera nel '75, la "24 Ore" del Montijuich: ho 21 anni e il mio compagno francese si è portato la fidanzata, una gnocca di 39 anni. In prova cado e così, mentre lui corre, lei si prende cura di me... [...] [«Andava a letto con le tifose?»] Con le donne dei piloti! Loro uscivano a cercar figa e io mi facevo le fidanzate: li battevo in pista e li facevo cornuti fuori.
- [«Un infortunio strano?»] Trauma al petto, ho un pneumotorace. Mi fanno un foro nel polmone e viene inserito un tubo trasparente per il drenaggio, che finisce in una sacca nella tasca della giacca. Di nascosto accendo una sigaretta, ma arriva il medico. Faccio un tiro e la butto per non farmi vedere. Il fumo però va nel polmone, esce dal tubo e finisce nella tasca della giacca. Che inizia a fumare come se bruciasse!! Beccato.
- [«Nel '91 viene arrestato per possesso di cocaina e condannato a 5 anni e 4 mesi»] Non mi vergogno a parlarne. Non stavo facendo male a nessuno, era roba per me. C'è chi ha buttato via i soldi in investimenti sbagliati, io me li sono pippati. Best diceva: "Ho speso gran parte dei soldi in donne, alcol e auto. Il resto li ho sperperati". Ecco, mi sento il Best del motociclismo.
- [«Paura della morte?»] No. Però se morissi ora mi girerebbero le balle, perché non ho ancora lasciato a mio figlio la lista delle persone da mandare a fanculo al mio funerale.
- C'è chi dice che ho buttato via dei Mondiali: chissenefrega. Il segreto è vincerne 1 oppure 16, cioè uno in più di Agostini. La via di mezzo non conta.
Su Marco Simoncelli; intervista di Teobaldo Semoli, panorama.it, 18 ottobre 2012.
- Simoncelli, lo ricordo come un amico che non c'è più. Uno con dei valori, che mi sarebbe piaciuto avere come figlio.
- [...] un pilota che ti dava soddisfazione perchè correva come quelli dei miei tempi, che ti facevano alzare dal divano. Mi dava gusto guardarlo persino quando faceva le interviste perchè era un puro. Purtroppo si sente la sua mancanza anche perché, diciamola tutta, era l'erede designato di Valentino [Rossi].
- [...] Marco a differenza degli altri, che vivono le corse come dei professionisti portandosi dietro un sacco di paranoie, provava gusto nel correre. Per lui, come si dice, "pioggia o asciutto cambiava poco". L'importante era che ci fossero la pista e una motocicletta, esattamente come deve essere per un pilota normale. Ecco, Simoncelli era un pilota 'normale', con i suoi pregi e i suoi difetti, per quello piaceva a tutti.
- Ho visto tante, troppe persone che fino al giorno prima parlavano male di lui e che poi il giorno dopo erano lì in prima fila a fare 'i belli'. Dovrebbero vergognarsi. [...] Simoncelli l'ho sempre difeso anche quando tutti gli davano contro, perchè quello era il modo di correre di uno che aveva le palle.
Intervista di Paolo Ciccarone, automoto.it, 26 aprile 2016.
- [...] l'errore grosso secondo me è un altro e riguarda noi italiani: la mancanza di cultura dello sport. [...] Valentino Rossi [...] cade, mezzo milione di spettatori su un milione, cioè il 50 per cento, spegne la tele e se ne va. È assurdo, c'era Dovizioso in gara, le Ducati che andavano, la lotta era estrema, invece cade Rossi e la gente spegne la TV. Rossi prima o poi dovrà smettere di correre, bisogna educare la gente al motociclismo, alle sfide, non si può restare attaccati solo a un personaggio. Quello che ha fatto Rossi nelle moto è storia, non si discute, è sotto gli occhi di tutti. È un grande, ogni gara in più è un altro tassello alla sua leggenda. Ma il tifoso non può pensare che Rossi ha sempre ragione o Rossi non ha mai torto, sennò poi spegne la tele, non segue più e ci siamo persi un traino eccezionale per le due ruote. Il peggio è che certi cronisti sono così, son loro che non educano la gente, per quanto Valentino sia fantastico, unico e inimitabile, bisogna cambiare atteggiamento, insegnare al pubblico che esiste Dovizioso, Iannone, la Ducati e tutti gli altri italiani che meritano e che ci saranno dopo Valentino. È questo che mi preoccupa, cosa ci sarà dopo Rossi in MotoGP per gli appassionati?
- [...] una volta a Ibiza o Formentera non ricordo, Angel Nieto aveva appena comprato una moto d'acqua, io ci scorrazzo come un matto, poi scarico la batteria e c'è Angel che aspetta di salirci sopra. Mi avvicino a uno yacht, alzo la sella scoprendo il buco del motore e rendo affondabile la moto, collego i cavetti della batteria chiesti alla fanciulla che c'era a bordo. Sarà che ero distratto dalle tette di questa qua, sbaglio a collegare i cavi, botto della madonna, la moto che si alza e va a picco! Angel Nieto che urla disperato e mi insegue dicendomi di tutto. Son passati più di 30 anni, quando ne parliamo si incazza ancora oggi!
- [«Hai corso anche in auto, come mai?»] Allora, tutto quello che mi spaventa lo devo fare. [...] Al Paul Ricard il giorno prima che morisse De Angelis, provo la sua Brabham F.1 insieme ad altri due piloti moto. Faccio 1'08 secondi, il record era 1'04, Ecclestone mi dice che si può fare, che ho margini di miglioramento. Poi muore Elio, mi passa la voglia e lascio stare. Corro in F.3000, a Imola me la cavo anche bene, ma ho le clavicole doloranti, per cui slaccio le cinture, non l'avessi mai fatto: in scia ballo di qui e di là, non vedo 'na mazza di dove vado, mi cago sotto davvero. Arrivo alla Tosa, freno e scivolo giù nell'abitacolo che a momenti mi ammazzo. Una paura pazzesca, decido che devo cambiare approccio. Col team manager e Pascal Fabre, che aveva gli sponsor, sono convinto di continuare, invece niente. Mancano soldi, io vengo contattato per fare la Superbike, non ci penso due volte, saluto la compagnia e me ne vado.
- [Sul test – saltato – con Ferrari] Dovevo farlo con Gilles Villeneuve dopo aver vinto il mondiale con la Suzuki. Solo che io sono una testa di cavolo e prima di fare il test a Fiorano vado a correre a Donington. Cado, mi rompo braccia e gambe. Ingessato mi presento a Maranello. Vedo l'elicottero di Gilles che arriva come se stesse per suicidarsi, aveva moglie e figli a bordo. Un pazzo incredibile ma persona stupenda, mi piaceva un mondo. Vado nei box, la macchina è lì, ma io sono ingessato, dico provate a infilarmi dentro, nulla da fare, salta il test. [Enzo] Ferrari mi guarda e mi fa, parliam di donne va che è meglio. Ecco, parliam di donne va che è meglio che se ci penso mi girano ancora i maroni...
insella.it, 15 gennaio 2019.
- [Su Andrea Dovizioso] È l'unico pilota in MotoGP che è riuscito a battere Marquez in frenata all'ultima curva, senza cadere e senza rompere i coglioni e lamentarsi della pericolosità di una cosa o dell'altra.
- Cosa vuol dire la MotoE? Quella che non fa rumore? Eheheh Io di elettrico non voglio neanche il tagliaerba in casa, voglio tutto a motore. L'elettrico si usa solo se si ha un problema o se vai in città e non vuoi consumare. Una moto come quella è un rifiuto, è contro la tecnica. Ma scherzi? Per fare le corse sono contrario. Una gara di cinque giri, ma che significato ha? Anzi non la fai, che è uguale. Tanto non fanno rumore, non ti vedono e cosa corri a fare? Non mi dice niente. Io sono vecchio stampo. Sono per le donne e i motori, a scoppio però.
- La moto è stata la mia salvezza, la mia vita.
Intervista di Fiammetta La Guidara, motosprint.corrieredellosport.it, 30 giugno 2021.
- Ho vinto il Mondiale nel 1981 però nel 1980 camminavo molto più veloce. Per me il 1981 è stata la conferma che avrei potuto vincere il Mondiale già nel 1980, e non lo vinsi per cattiva sorte: a Misano ruppi il motore mentre ero primo, in Olanda mi si appannò la visiera del casco e mi dovetti ritirare, in Finlandia ero primo davanti a Graziano Rossi quando mi si ruppe la guarnizione della testa, e in Inghilterra ho dechappato quando ero terzo. Morale: se io avessi finito tutte le gare avrei vinto il Mondiale già nel 1980.
- [Sul Gran Premio motociclistico di Germania 1981] [...] una gara leggendaria: terzo dietro a Roberts e Mamola, che non erano Mimì e Cocò... Eravamo uno in fila all'altro, tutti e tre in 69 millesimi, significa che potevamo vincere tutti, ma all'ultimo giro all'entrata del Motodrom furono più bravi loro, ed ebbero anche un po' più di sorte. A Hockenheim c'erano quei due o tre rettilinei dove si sfruttavano le scie, e con le moto abbastanza simili ci sorpassavamo di continuo. Fu una di quelle gare che se fosse stata fatta con le telecamere che ci sono oggi, la gente si sarebbe alzata in piedi. Non sono arrivati Stoner e Valentino a far alzare la gente, la facevo alzare un bel po' anche io...
- [Sul Gran Premio motociclistico del Belgio 1981] In Belgio fu una delle mie gare più belle: ero in pole, ma a un certo punto mi trovai a sette secondi da Roberts. Spa-Francorchamps era una pista molto lunga, recuperai e passai Roberts prima del rampino a destra, il Virage de la Source: gli entrai dentro in staccata con un'operazione da matto, che oggi susciterebbe un reclamo. Uscimmo dalla curva sfrizionando tutti e due, e riuscii a vincere: il traguardo era 70 metri dopo la curva. Poi Roberts venne a darmi la mano, uscirono anche le foto sui giornali, e mi disse: "Sorpasso fantastico, bravo".
- [Sul Gran Premio motociclistico di Svezia 1981] [...] rischiai di mettere a repentaglio il Mondiale. In partenza quando lasciai la frizione stavo scivolando sulle strisce bianche della griglia, che una volta erano viscide. Mi ritrovai 14º. Mamola era davanti a me, e se fosse finita così sarebbe stato lui il campione del Mondo. Recuperai, gli arrivai a ridosso e lui cominciò a perdere posizioni. Poi disse che aveva problemi alle sospensioni ma secondo me quando gli sono arrivato dietro ha cambiato andatura, si è sentito perso. Il team ha esposto la stella con il numero 1 soltanto all'ultimo... la gara era bagnata e forse avevano paura che facessi qualche cagata!
- [«Come ti sei sentito da campione del Mondo?»] Non mi sono reso subito conto. Poi sono arrivato in dogana al Brennero e con grande sorpresa ho trovato una marea di motociclisti ad aspettarmi. Allora non c'erano i social, la TV non ne parlava e mi chiedo ancora oggi come avessero fatto a sapere che arrivavo... mi hanno quasi scortato fino a La Spezia, e hanno bloccato l'autostrada per 15 chilometri fino a casa mia. I giornali hanno detto che c'erano 40.000 persone... Però io ho capito che ero campione del Mondo soltanto qualche mese dopo: una sera ero da solo a casa a guardare delle cassette VHS, ho visto la gara di Imola e mi è venuto da piangere... Mi sono detto: "Minchia, ho vinto, sono proprio io". Ho capito che avevo fatto una cosa grande.
Citazioni non datate
modifica- [Sull'esperienza in Superbike con Ducati, prima da pilota e poi da team manager] Ci presentavamo alle gare con un furgone con il telone. Gli anni seguenti, quando io diventai manager, avemmo finalmente il nostro bel camion e un po' più di disponibilità, ma in quel 1988 si lavorava gratis, spesso la notte, per poter andare a fare le gare. Ero io che li avevo convinti a disputare il mondiale, altrimenti la Ducati non avrebbe neppure partecipato. Io ero l'uomo che tutti volevano battere, si correva per battere Lucchinelli, il campione del mondo della 500, l'ex pilota della Honda. Se non ci fossi stato io, pochi avrebbero parlato della Superbike, così come nessuno sarebbe andato a Daytona, dove prima di me non era mai andato nessuno da vent'anni. [...] Alla fine del 1988, se avessi preso e mollato tutto lì, forse in Ducati non avrebbero più corso, perché si sarebbe data la precedenza alla produzione a discapito della partecipazione alle gare. In questo mio impegno, a contare parecchio è stata la mia amicizia con i Castiglioni. Per questo ce l'abbiamo fatta: io a fare il manager e Ducati a vincere il titolo mondiale [con Raymond Roche] già nel 1990...[7]
- La Ducati con Giancarlo [Falappa] si era assicurata uno dei migliori talenti naturali di quel periodo, il cui unico difetto era quello di amare troppo la moto.[8]
motoemozione.it.
- [«[...] ripercorrendo la tua carriera e su come hai iniziato a correre, di nascosto dai tuoi genitori, viene spontaneo un paragone con i piloti di oggi dove spesso sono i genitori che mettono in moto i figli [...]»] Sono due mondi e due epoche completamente diverse, penso che la passione alla base sia la stessa, però per noi era diverso. Ai piloti della mia epoca la passione veniva da dentro, allora non c'rano televisioni o giornali che ti invogliavano a diventare pilota. Ai miei tempi coi motorini ci andavi per passione non per qualcos'altro, noi avremmo usato la moto anche se non ci pagavano, solo per il piacere di andare in moto. Oggi al mondiale ci arrivano alcuni piloti spinti più dai loro parenti o amici più che da una passione interiore. Ricordiamo poi che quando correvo io, prima di arrivare al mondiale c'era tutta una trafila da seguire: dovevi dimostrare di andar forte perchè senza risultati non ti davano l'autorizzazione a gareggiare in determinati campionati. [...] Oggi coi soldi fai quello che vuoi. Ai miei tempi i genitori ti invogliavano a fare il calcio, adesso c'è il motociclismo che tutto sommato, rispetto ai miei tempi in cui c'era un tasso di mortalità altissimo, è diventato abbastanza sicuro. Katoh, Tomizawa e il Sic sono lutti avvenuti nell'arco di dieci anni, ai miei tempi erano morti che avvenivano nell'arco di una stagione. [...] E questa sicurezza invoglia molti a cercare di far diventare il figlio un nuovo Valentino Rossi.
- Quando si parla di Motociclismo dal '77 in avanti si parla di loro. Dei Castiglioni ritengo che bisognerebbe parlarne con rispetto, perché queste persone facevano minuterie metalliche, che non c'entravano nulla con le moto ed hanno creato qualcosa di incredibile. Sono le persone che oltre ad aver data fiducia a me, Ferrari, Bonera, aver portato Lawson, Kocinski, hanno fatto rivivere Ducati, Morini, Husqvarna e MV. Personaggi unici. Oggi mancano queste persone. Viviamo in un mondo in cui chi tratta di moto ne sa poco e quello che fa lo fa solo per i propri affari e con pochissima passione.
- Ho avuto la fortuna di avere un giro di 10 persone che mi sono portato dietro fino alla fine della mia carriera, ad iniziare dalla Dainese e AGV, persone con cui non ho mai fatto contratti ma solo strette di mano. Da quel punto di vista non mi si può dire niente, ho sempre rispettato gli accordi. Fuori dalla pista mi potevano accusare di comportamenti non consoni ma alla fine una fa quello che gli pare e non è obbligatorio vincere 10 mondiali, io quello che volevo dimostrare l'ho fatto. Il mio mondiale l'ho vinto.
- [«[...] il record sul mitico tracciato del Nurburgring è tuo. Sotto la tuta la camicia, una trovata che è passata alla storia, com'è venuta l'idea?»] Dovevamo scioperare io e Graziano Rossi, lui aveva già deciso di andare a gareggiare con Morbidelli l'anno successivo ed io mi ero messo la camicia sotto la tuta per fare un dispetto e prender per il culo la moto che andavo a lasciare, mia intenzione era fare due giri e fermarmi, poi girando ho visto che ero nei primi tre ed ho deciso che il dispetto glielo avrei fatto vincendo la gara e così è andata. Da lì in poi cravatta o foulard li ho usati sempre. È una cosa di cui mi vanto anche perché sembra che sia stato Valentino [Rossi] ad aver inventato le scenette. Io già nel secolo scorso indossavo le tute belle, i caschi particolari e facevo queste trovate. Ero troppo avanti forse.
- [«[...] sfogliando il calendario di un anno nel GP di Francia si vede uno zero sulla tua casella perchè non ti sei presentato al via per protesta verso la direzione gara»] Paul Ricard, mondiale, andai a soccorrere Uncini che era a terra con una mano rotta e quando arrivò il medico gli dissi, col poco francese che conoscevo, che aveva male alla mano. Il medico mi allontanò e con poco riguardo di Uncini cercò di strappargli il guanto incurante delle sue urla, allora spinsi il medico che scivolò contro le rete di protezione che erano alte mezzo metro e si ribaltò all'indietro. Mi fecero una multa e la direzione voleva le mie scuse ufficiali. Io scusa la chiedo quando ho torto, quando ho ragione no. Così non ho preso parte a quella gara del mondiale.
- Quando andavo io sul podio con la sigaretta ero criticato, oggi i piloti non fumano ma sono sponsorizzati dai tabaccai. Quando salgono sul podio con in bella mostra la marca della sigaretta non dovremmo criticare anche loro? Sono peggio di me questi: invitano gli altri a fumare però loro non lo fanno. Almeno noi eravamo coerenti, mi ricordo che quando andai a trovare Sheene in Inghilterra in ospedale mentre era in trazione per la frattura ad una gamba la prima cosa che mi chiese fu una sigaretta, cosa che se lo fai adesso ti accusano di non essere un professionista. Siamo arrivati a degli estremi, alcune cose sono una vergona e il motociclismo è solo una piccola parte. Se penso al calcio... almeno noi cadiamo, ci rialziamo e torniamo a correre, loro si buttano per terra per prendere un rigore. Se fossi una donna non la darei mai ad uno che si butta per ottenere un rigore perché è un ladro.
- Hailwood mi piaceva da matti, uno che si presenta al via con la parrucca non poteva che essere il mio idolo, poi gli americani... Aldana, quello con la tuta con lo scheletro, non poteva che piacermi. E poi, nel suo piccolo Agostini che ho rivalutato con gli anni perché da giovane la tua valutazione non poteva essere obiettiva perché c'era la rabbia che offuscava le considerazioni: tu non avevi nulla e lui aveva tutto. Con gli anni poi comprendi che bisogna riconoscere ad Agostini di aver inventato il pilota moderno, fu il primo ad avere uno sponsor e una professionalità rara per i tempi, non è stato una meteora ma è sempre stato lì ai vertici, a rischiare la vita, per anni. Anche se però alla fine io ero per i disgraziati.
Citazioni su Marco Lucchinelli
modifica- Al netto di tanti sbagli e di tante scelte mal riuscite, uno dei più grandi piloti di motociclismo di tutti i tempi. E in più, per quanto mi riguarda, un ragazzo a cui ho sempre voluto bene: senza sentire la necessità di puntargli il dito contro, di giudicare: ma prendendolo per quello che è con la sua ruvida bontà, con le sue fragilità, con i suoi errori. (Marino Bartoletti)
Note
modifica- ↑ Da un'intervista a LaPresse; citato in Stefano Dolci, Marco Lucchinelli: "Valentino Rossi? È stato un genio ma ora lasci spazio ai giovani", eurosport.it, 2 aprile 2021.
- ↑ Dall'intervista di Paolo Ianieri e Zoran Filicic al podcast de La Gazzetta dello Sport; citato in Lucchinelli risponde a Rossi: "Mi hanno dato del leccac*lo, ma c'è chi è a quattro zampe per paura di non lavorare", mowmag.com, 5 ottobre 2021.
- ↑ Dall'intervista di Nico Cereghini, Marco Lucchinelli: "La domenica andrebbe riservata alla sola MotoGP", moto.it, 5 gennaio 2023.
- ↑ Dall'intervista di Fabio Fagnani, Marco Lucchinelli: "I piloti MotoGP di oggi non hanno quel qualcosa dentro", corsedimoto.com, 20 marzo 2023.
- ↑ Dall'intervista di Umberto Schiavella, Marco Lucchinelli: "Tante gare quindi tanto lavoro per i piloti, spero in Marquez", gazzetta.it, 22 marzo 2023.
- ↑ a b Dall'intervista di Stefano Saragoni, Lucky fra le star, SLICK nº 20, marzo-aprile 2023; citato in un post sul profilo ufficiale facebook.com, 20 aprile 2023.
- ↑ Citato in Andrea Tessieri, Marco Lucchinelli: il jolly dei fratelli Castiglioni, cuoredesmo.com, 16 luglio 2020.
- ↑ Citato in Andrea Tessieri, Giancarlo Falappa: il Leone di Jesi, cuoredesmo.com, 3 dicembre 2007.
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