Loris Capirossi

pilota motociclistico italiano

Loris Capirossi (1973 – vivente), pilota motociclistico italiano.

Loris Capirossi (2005)

Citazioni di Loris Capirossi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Penso che io sia stato la bandiera di questa Desmosedici perché comunque l'ho vista nascere e l'ho portata per primo alla vittoria! Ho lavorato allo sviluppo di questa moto e mi sento un po' come se ne fossi un padre, questo è chiaro![1]
  • La forza che la Desmosedici ha sempre dimostrato scaturisce dalla grande passione dell'Azienda, unita al fatto che essa si sia dimostrata anche molto forte a livello ingegneristico.[1]
  • Corro dal 1990 ed è cambiato il mondo. All'epoca tutto era molto più piccolo, familiare, quasi un gioco. Facevamo le partite di calcetto nei box, c'era molta improvvisazione mentre adesso c'è grande programmazione, grandi sponsor e il nostro sport è diventato uno show-business molto importante.[2]
  • [Su Valentino Rossi] È un personaggio unico che ha fatto la storia del nostro sport e non solo per le vittorie che ha ottenuto in pista ma anche per le sue qualità uniche dentro e fuori dalle corse.[2]
  • [...] è la moto che più mi è rimasta nel cuore. Se sei italiano, correre e vincere con la Ducati è il massimo. Non è solo una moto, è una storia.[3]
  • [Sulla Ducati Desmosedici] La prima volta che provai la moto a Valencia faceva paura, non andava dritta neanche in rettilineo. Ma già nei test invernali di Barcellona ho fatto il miglior tempo, sul giro secco era fantastica anche se era molto faticosa da guidare per una gara intera. Poi arrivò il podio all'esordio di Suzuka, e la prima vittoria a Barcellona. Me la porto nel cuore quella moto, ce l'ho ancora nel salotto di casa: ogni tanto mi viene voglia di riaccenderla e andarci a fare un giro in pista. Ma non ho mai avuto il coraggio di farlo...[4]
  • Bagnaia mi piace moltissimo, è un ragazzo che ha più talento di quello che noi crediamo [...][5]
  • [Su Enea Bastianini] Lui "ignorante" come me? Enea è nato nel cuore della Romagna, non può essere diverso. I romagnoli lo sono un po' tutti.[5]
  • [Sulla Ducati Desmosedici] Ero in prima fila ad osservarla [alla presentazione, nel 2002], ero un tifoso di Ducati in SBK, dove dominava. Forse sono stato più coraggioso di altri piloti che rifiutarono quella sfida. Io invece l'ho accettata con entusiasmo, insieme a Bayliss. Però il primo test era stato uno shock: la moto era velocissima ma non andava dritta. Non so più quanti telai cambiammo già in quelle prime prove, cercavamo di irrigidire tutto. [...] La Ducati scaldava tantissimo, al Mugello io e Troy ci ustionammo le gambe. Era una moto grezza, perdeva olio, finiva sulle gomme e ti lanciava in aria. Ogni volta, prima di spingere, dovevamo guardarci i piedi per controllare non ci fosse del lubrificante. Era ignorante, come si dice dalle nostre parti, e nel 2004, poi, diventò una moto-razzo: in rettilineo raggiunsi i 350 Km/h, peccato non curvasse.[6]

Lorenzo Baroni, motoblog.it, 15 dicembre 2011.

  • Ho vinto 3 mondiali ma ne potevo vincere 5 o forse 6 se la sfortuna non avesse giocato contro, ma le gare sono fatte così e anche questo fa parte del gioco. Quello della 250 nel 1993 l'ho perso per errori miei, così come l'anno successivo ma anche li la fortuna non ha aiutato come quando da primo in classifica mi ruppi un braccio superando Waldman per ottenere un podio che in fondo neanche serviva. Nel 2006 in MotoGp con la Ducati ero favorito, andavo forte ero davanti in classifica, ma il brutto incidente con Gibernau mi ha tolto quei punti che infatti mancarono a fine anno.
  • [«Come gli incidenti e le fratture modificano le reazioni di un pilota e l'approccio con le gare?»] Dipende da ciò che uno vuole e desidera: nessuno ti obbliga a correre, lo fai solo se hai hai forza e volontà di stringere i denti. Io sono stato sempre forte contro il dolore.
  • La prima esperienza in 500 fu sensazionale: altri tempi, allora non c'era né l'elettronica né tecnologia di oggi, ricordo che Kewin Schwantz si ritirò al Mugello ed essere in pista con lui era spettacolare. C'erano piloti come Criville, Itho e Abe, insieme ad altri campioni e mi emozionava già semplicemente ad andare dentro con loro. Le 500 erano difficilissime e l'errore era sempre dietro l'angolo. In gara era difficile gestire le gomme e le moto ma in prova ero quasi sempre davanti.
  • Le CRT non hanno chances di competitività contro le Moto GP ufficiali, però chissà se in futuro la MotoGP potrebbe essere veramente sostituita dalla formula CRT. In fondo al pubblico non interessa che le moto facciano 300 o 350 Km/h, ma vuole vedere belle gare e tanti piloti davanti a combattere.

Da una video-intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Manuele Cecconi, gazzetta.it, 18 maggio 2020.

  • Il 2002 è stato un anno difficile perché io ero con il due tempi e tutti i piloti ufficiali avevano le quattro tempi. Era una battaglia impari, era molto difficile combattere con le MotoGP. Mi ricordo che sul rettilineo del Mugello ci beccavamo circa 20 km/h in velocità massima... Fu un anno veramente stressante perché sul dritto gli alti mi sfilavano il casco dalla testa. Però la 500 era più agile delle quattro tempi e nelle piste più strette riuscivamo a essere comunque competitivi: quell'anno riuscii a fare comunque due podi, uno a Welkom e uno a Motegi.
  • La Honda mi diede la moto ufficiale 2001 di Valentino, una moto fantastica che era la massima evoluzione delle due tempi. Su tutte le piste riuscivo a essere nettamente più veloce rispetto ai tempi dell'anno prima quando tutti correvano con le 500. Sebbene non disponessi di gomme evoluzione, perché Michelin si stava concentrando sullo sviluppo degli pneumatici della MotoGP che non andavano bene per le 500. Però avevo tutto il materiale di punta dell'anno prima. A Suzuka abbassai di un secondo e mezzo il record del 2001, ero attaccato alle quattro tempi: non eravamo velocissimi sul dritto ma la moto frenava forte e curvava veloce. Mi sono difeso bene nel 2002, magari l'avessi potuta avere l'anno prima quella moto...
  • La 500 due tempi era una categoria da veri uomini [...] ti perdonavano veramente poco, non c'era elettronica e il range di potenza del motore era di duemila giri... adesso puoi sfruttare da 6.000 a 18.000, una curva di utilizzo molto più ampia.
  • Io sono fermamente convinto che i grandi campioni della MotoGP avrebbero vinto comunque, anche con le due tempi. Un fenomeno è tale sia con una MotoGP che con una 500. Magari gli sarebbe servito un po' più tempo per imparare... se mettessimo Marquez su una 500 avrebbe bisogno di due giorni per adattarsi, ma sarebbe comunque un vincente. È sicuramente vero che le MotoGP a quattro tempi sono più facili, il pilota con un po' meno talento riesce a stare più vicino ai più forti. Ma alla fine è sempre il talento a fare la differenza. Sarebbe bello vedere i piloti di oggi sulle moto di allora: secondo me non tutti potrebbero essere veloci, ma sarebbero in tanti ad andare forte comunque.

Intervista di Fiammetta La Guidara, motosprint.corrieredellosport.it, 28 dicembre 2021.

[Sulla classe 250]

  • All'epoca la 250, soprattutto per l'Italia, era la classe regina perché in 500 non c'era nessun italiano in lotta per le prime posizioni. Era veramente un traguardo arrivare in 250. [«[...] cos'altro aveva di speciale?»] Le moto erano fantastiche: agili come biciclettine ma con 100 cavalli e andavano fortissimo. Soprattutto nel 1993, quando passai alla Honda ufficiale, la moto era bellissima, molto leggera, emozionante... Nel '97, al ritorno in 250 dalla 500, al Mugello giravo in 1'52", 1'53"... tempi spaventosi, e parliamo di oltre vent'anni fa!
  • I risultati di un pilota alla fine dipendono da come si comporta in pista. Io sono sempre stato aggressivo: o tutto o niente. Sono felice di aver vinto tre Mondiali, ma avrei potuto conquistarne sei. Non dico che l'avrei fatto con facilità, perché nulla è facile, però i Mondiali del '93 e del '94 li ho proprio buttati via, perché sono caduto tanto, e non vincevo niente. E il 2006 poteva essere l'anno giusto in MotoGP. Fossi stato un po' meno irruente forse avrei portato a casa qualcosa di più, però nello sport non esistono i "se" e i "ma", e io sono molto felice della mia carriera, che è stata lunga e bella.
  • [«In 250 chi è stato l'avversario più duro?»] Doriano Romboni: con lui ho combattuto di più ma mi sono anche divertito di più. Quando arrivai nella categoria, lui era al secondo anno, e già andava sul podio. Era il mio punto di riferimento e lo è sempre stato per tutta la mia carriera anche se a un certo punto abbiamo fatto strade diverse.
  • [«Quanto era istruttiva la 250?»] Su alcuni circuiti, con i tempi eravamo molto vicini alle 500: è chiaro che la moto aveva un po' meno della metà dei cavalli, ma era molto più agile. All'epoca erano moto comunque difficili: io feci un sacco di high side anche con la 250. Però poi quando passavi in 500... wow, ti trovavi una bestia che volava! [...] Adesso con MotoGP e Moto2 a quattro tempi, chiunque può scendere in pista e divertirsi... All'epoca se non eri un professionista, era impossibile guidare la 500, e anche salire sulla 250 era difficile. Le marce lavoravano tantissimo sul cambio, avevamo centinaia di opzioni, in tutte le piste sostituivamo il cambio tre o quattro volte... Con le quattro tempi non è più così, il motore ha tantissima coppia, e se sbagli una marcia perdi soltanto due-tre decimi. All'epoca se sbagliavi una marcia perdevi tre-quattro secondi...
  • [«Qual era il segreto per essere forti in 250?»] Tra andare forte e piano c'era una linea di confine molto sottile: se non eri a posto con il cambio e le sospensioni, ti beccavi un secondo dal primo, poi sistemavi quella piccola cosa ed eri velocissimo... Dovevi avere tanto talento ma anche tanta grinta, perché la 250 andava guidata anche un po' di cattiveria: dovevi sempre portarla al limite, essere perfetto anche con i giri del motore... Con le vecchie due tempi, infatti, non si usavano i tappi per le orecchie.
  • [«Cosa ha significato per te vincere il Mondiale 250 [nel 1998]?»] Un titolo molto discusso: sono passati [...] anni e ancora si parla di quel sorpasso o incidente [con Harada, ndr], ma io penso che un titolo non si vince in una gara, si vince in un campionato intero. Fu una stagione difficile: correvo con l'Aprilia di Mauro Noccioli, che non era una moto ufficiale. Non combattevamo ad armi pari, quindi fu una bella soddisfazione.
  • [«Senti di essere stato protagonista di un'epoca irripetibile?»] Tutte le epoche sono diverse, di sicuro sono stato tra i protagonisti per una ventina d'anni... Non sono un nostalgico che dice che i campioni che guidavano le moto due tempi erano più bravi: un campione è un campione, che guidi un triciclo, una bici, un due o un quattro tempi: io ho guidato dal triciclo al quattro tempi, so cosa vuol dire. Se i campioni di oggi salissero su una 250 o una 500 invece di un anno ci metterebbero un anno e mezzo, ma sarebbero comunque dei campioni.

Citazioni su Loris Capirossi

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  • Di lui posso solo parlare bene. È una persona molto umana, bravissima, un gran pilota, con un talento straordinario: il giro secco di Capirossi è famoso ancora oggi. Ha vinto meno di quanto meritasse [...]. Con lui i contratti li facevo con una stretta di mano: non mi è mai successo con nessun altro. E se dovevo avere 10 lire, me ne andava anche 11: per me è come un fratello. (Carlo Pernat)
  • [«Com'è nato il suo amore per le due ruote?»] L'ho ereditato da papà [...]. Da ragazzo si divertiva con motocross e trial, poi si è innamorato delle moto da strada e nel 1990, quando sono nato, ha cominciato a lavorare nel paddock, per il Team Pileri. Guidava il camion di Loris Capirossi, ecco perché Capirex è il mio idolo da sempre: mi teneva in braccio ed è uno di famiglia. Per una sola gara non siamo stati fianco a fianco in pista ed è stato un peccato; in compenso me lo ritrovo sempre nel paddock [...] e non manca di darmi del patacca con affetto. (Danilo Petrucci)
  • Loris era coraggioso, più di tutti. La capacità di Capirossi di guidare sopra i problemi resta unica. A volte, mi dava l'impressione di cercare volutamente l'ostacolo, per poi avere lo stimolo di superarlo. Fantastico. Con la 250 non era il più pulito o preciso, però la faceva andare parecchio forte, tanto da trionfare nel 1998. Poi, in 500 e MotoGP, Capirex ha scritto altre grandi pagine, sempre con lo stesso inchiostro indelebile: forza e determinazione. (Carlo Pernat)
  1. a b Da Andrea Tessieri, L'addio a Ducati di Loris Capirossi: intervista, cuoredesmo.com, 27 settembre 2007.
  2. a b Da Valentino Beccari, L'intervista: Loris Capirossi, La Tribuna di Treviso, 12 settembre 2014.
  3. Citato in Paolo Ianieri, Ducati, passione rossa: quando il tifo è per il marchio, gazzetta.it, 16 agosto 2017.
  4. Da una video-intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Manuele Cecconi, Capirossi: "In salotto ho la Ducati 2003. Quella moto faceva paura", gazzetta.it, 16 maggio 2020.
  5. a b Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Stefano Ollanu, Capirossi: "Bagnaia ha più talento di quel che crediamo", formulapassion.it, 28 ottobre 2022.
  6. Citato in Matteo Aglio, MotoGP, Capirossi: "La mia Ducati perdeva olio, con l'attuale vanno tutti forte", gpone.com, 5 novembre 2022.

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