Marino Bartoletti

giornalista e conduttore televisivo italiano

Marino Bartoletti (1949 – vivente), giornalista e conduttore televisivo italiano.

Marino Bartoletti (2021)

Citazioni di Marino Bartoletti modifica

  • Lasciando perdere le passioni, se la Juventus sta bene il calcio italiano sta bene.[1]
  • Una cosa da dire a Morgan, che è una persona che stimo, di cantare di più e di parlare di meno, perché ogni volta che parla e fa delle interviste fa dei danni a se stesso; è un grande artista, digli di prendere un pianoforte e fare quello che sa fare. Io ho conosciuto Morgan [...], ed è un ragazzo di una sensibilità e di un'intelligenza superiore, oltre che un grande talento artistico. Fermatelo, impeditegli di fare quelle interviste che gli fanno del male! Veramente, non lo deve più fare.[2]
  • [«Due parole sulle scomparsa del Chievo...»] Verona aveva regalato al calcio italiano il quinto derby e quello era stato, più che una favola, un vero miracolo. Ma come tutti i miracoli evidentemente non era destinato a durare.[3]

Guerin Sportivo modifica

Citazioni tratte da articoli modifica

  Citazioni in ordine temporale.

Brindisi amaro

Guerin Sportivo nº 26 (444), 29 giugno – 5 luglio 1983, pp. 7-11.

[Sulla Juventus Football Club 1982-1983]

  • Ci sono voluti quasi undici mesi dall'inizio dell'anno più lungo, perché la Vecchia Signora facesse onore al suo prestigio, alla sua tradizione, alla sua golosità. Ci sono voluti quasi undici mesi, insomma, perché la Juve vincesse qualcosa. La Coppa Italia, finita in mani tanto degne, riacquista persino dignità: la sua consegna suggella il risveglio della Bella Addormentata del calcio italiano. Vien quasi da pensare che per la Juve, ovvero per tutti i suoi uomini che costituiscono il nerbo della Nazionale campione del mondo, bisognerebbe studiare ogni anno una proroga del campionato: alla fine del giugno '82, infatti, i bianconeri-azzurri iniziarono la volata che li avrebbe portati al trionfo di Madrid. Alla fine del giugno '83 i bianconeri-azzurri e i loro soci di complemento hanno regalato ai propri tifosi l'unico alloro della stagione. Con grinta, con volontà con determinazione, con cattivera, con coraggio. Tutte doti che la sbornia mondiale sembrava aver irreversibilmente raso al suolo. La Juve, insomma, ha acciuffato per i capelli e ai limiti del tempo massimo l'ultimo obbiettivo – sarebbe meglio dire l'obbiettivo minimo – che si era prefissa.
  • Boniperti – e non fa niente per non farlo capire – ha probabilmente vissuto una delle stagioni più amare da che è presidente: il rammarico è proporzionale a quelli che erano stati i sogni. Vedere la Coppa [dei Campioni], la «sua» Coppa, a venti metri da lui, sotto quella maledetta tribuna d'onore d'Atene, e poi lasciarla portar via dalle manone di Hrubesch gli ha procurato uno choc che la pur bellissima vittoria contro il Verona non ha potuto lenire. [...] È davvero il caso di dire che il mondo, per Boniperti, s'è fermato il 25 maggio.
  • [...] la bella, «voluta», cercata, vittoria in Coppa Italia acuisce – se possibile – il rammarico. Un rammarico che [...] non deve aumentare la severità nei confronti di questa squadra, che ha perso molto ma che, cifre alla mano: 52 partite ufficiali [...] (alle quali potremmo tranquillamente aggiungere anche gli impegni della Nazionale), 93 gol fatti [...], 45 subiti, 28 vittorie, 17 pareggi, appena 7 sconfitte. È sulla carta, un'annata da campioni, persino superiore sul piano statistico a quella dell'ultimo scudetto. Eppure i numeri sono stati mortificati dai fatti. È bastata una sconfitta – pensate, una sola – in tutta la Coppa dei Campioni per fare lo sgambetto a 9 mesi di lavoro. Certo gli albi d'oro c'ignoreranno per sempre, ma quante altre squadre quest'anno, in Europa, hanno ottenuto... una medaglia d'oro e due d'argento?
  • [...] se può essere certo che la Coppa Italia non assolve la stagione, è altrettanto vero che la Coppa dei Campioni non la deve «condannare» per forza.

Coq bello

Guerin Sportivo nº 27 (496), 4-10 luglio 1984, pp. 102-108.

[Sul campionato europeo di calcio 1984]

  • Se c'è una squadra che meritava di vincere gli «Europei 1984» questa era la Francia. E dunque nessuno si deve scandalizzare o risentire se proprio la Francia – come pronostico, stelle e... malizia suggerivano – si è aggiudicata i «suoi» campionati riproponendo il «latin power» e agguantando finamente quel primo titolo internazionale che inseguiva da tempi immemorabili. La Francia ha vinto tutte le partite che ha giocato, la Francia ha «divertito» più di altre formazioni, la Francia ha espresso sicuramente le stelle più grandi [...], la Francia ha evidenziato la miglior organizzazione, la Francia – perché no? – ha pure dimostrato di sapere, all'occorrenza, soffrire. E nulla può togliere ai suoi meriti, il fatto di aver disputato una finale forse al di sotto delle possibilità espresse in precedenza: ma se è vero che «Europei» e «Mondiali» si possono vincere «anche» attraverso colpi di fortuna è ancora più vero che, nelle grandi manifestazioni la bravura – alla distanza – «paga» sempre. [...] Le polemiche e le rimostranze di chi è uscito sconfitto non devono togliere nulla a quanto hanno saputo fare i ragazzi di Miguel Hidalgo. Nel campionato dei Grandi Delusi, non sono certo i vincitori a doversi sentire in colpa.
  • Certo, la Spagna – finalista occasionale – avrebbe anche potuto fare il miracolo: ma che vittoria «europea» sarebbe stata la sua, se non il frutto di una somma di piccole fortune [...] e di grandi occasioni vissute alla giornata? Allora [...] il Portogallo dovrebbe avere ancor più motivi di rammarico [...]: un po' per quanto è riuscito ad esprimere sul campo (sia a livello collettivo che a livello individuale), un po' perché è stata veramente l'unica antagonista a mettere in difficoltà la Francia, fino a spingerla sul baratro della più clamorosa delle eliminazioni. E in questo senso è anche possibile fare un paragone fra questi «Europei» e i «Mondiali» [1982] vinti dall'Italia: [...] come si disse allora che la «vera finale» era stata quella fra gli azzurri e il Brasile, è altrettanto lecito sostenere ora che la partita chiave di questi Campionati è stata [...] quella fra Francia e Portogallo. E i punti di contatto non finiscono qui, visto che la squadra di Cabrita è stata effettivamente la più «brasiliana» – ovvero la più armoniosa – delle formazioni che si sono esibite Oltralpe e la squadra di Hidalgo è stata – fra tutte – la più... italiana (ovvero [...] quella che ha offerto il gioco più redditizio e più piacevole [...]). Se a questo si aggiunge la maglia quasi uguale e l'indubbia affinità di origine latina fra noi e i francesi, vediamo che la vittoria dei «galletti» è una sorta di discorso che continua: quasi una staffetta.
  • In quanto al discorso dei centrocampisti goleador bisogna intenderci: Platini, per esempio, che cosa diavolo è? Un attaccante in incognito o un centrocampista col numero sbagliato?
  • Di «Roi Michel» [Platini] ormai è stato davvero scritto tutto. Il fuoriclasse juventino è riuscito persino a calamitare, nei suoi confronti, quella simpatia che in Francia gli era sempre stata preclusa [...]. In questi Campionati ha portato la praticità, la mentalità vincente, persino la malizia imparate in Italia: aggiungendo queste nuove doti al dono della sua classe, ha fatalmente conquistato l'Europa. La sua bravura (unita alla sua fortuna e al suo «tempismo» nel fare i capolavori giusti al momento giusto) ha ovviamente oscurato le altre – poche – vedettes degli «Europei».

Editoriali modifica

Sidney: 2000 buone ragioni

Guerin Sportivo nº 39 (964), 29 settembre – 5 ottobre 1993, p. 3.

[Sulla selezione della città organizzatrice dei Giochi della XXVII Olimpiade]

  • [...] stavolta gli 89 dinosauri dell'Olimpic Park non hanno «tagliato» le carte a loro disposizione coi dollari. Hanno semplicemente preferito rendere merito a chi, questo merito, ce l'ha veramente: senza sottintesi, senza «investimenti», senza forzature. Il CIO, non dimentichiamolo, viene da lustri di non sempre sincere scelte «politiche» (Mosca, Los Angeles, Seul e Atlanta: persino Barcellona era stata selezionata con criteri molto meno innocenti di quanto non si volesse pensare), forse si è semplicemente stancato di favorire questo o quel regime, ideologico o economico che sia. Forse ha semplicemente, ma anche coraggiosamente, deciso di aggrapparsi al salvagente del merito e della tranquillità. È vero che la «mano tesa» a Pechino avrebbe potuto rappresentare una potenziale accelerazione verso una più solida e sollecita affermazione dei diritti civili in quel [...] Paese, ma è anche vero che non può essere considerata una colpa il fatto di essere già in regola nei confronti del mondo: sia sul piano morale che, non dimentichiamolo, su quello sportivo.
  • «Share the spirit», condividiamo lo spirito olimpico, è stato e sarà lo slogan di Sidney: ed è certo che l'impegno verrà rispettato. «Un nuovo orizzonte olimpico» era invece l'elegante motto di Pechino: ma che garanzie effettive di buona fede avrebbero potuto offrire quei sorridenti e anacronistici burocrati fatalmente più intenzionati a fare del Grande Evento un'occasione di propaganda ripulitrice che non una festa di disincantata ospitalità? Anch'io lo confesso, irrazionalmente ed epidermicamente, avevo tifato per la «diversità» di Pechino: poi ho pensato alla sua ridotta esperienza organizzativa, all'attuale inesistenza di troppi impianti olimpici, all'incertezza politica che proprio nel 2000 culminerà con i problemi relativi a Taiwan e Hong Kong e ho concluso che i Dinomembri, questa volta, pur agendo con prudenza, hanno semplicemente fatto la scelta migliore e più civile.
  • È vero l'Australia ha già avuto i Giochi nel dopoguerra [...] ma è anche vero che la sua tenacia meritava un premio: dopo essere stata battuta per il 92 (Barcellona su Melbourne) e per il 96 (Atlanta su Brisbane) ha ritrovato il desiderio e la grinta per riprovarci. E ce l'ha fatta. In perfetta linea con la sua filosofia di nazione costruita metro per metro, zolla su zolla, sacrificio su sacrificio. E allora perché negarle questo diritto? Forse per la sua «normalità», per il modesto grado di pruderie internazionale che la sua candidatura suscitava, per il fatto che la sua industria pesante sforna più trattori e caterpillar che carrarmati? Quella di Sidney è stata una scelta «pura» e come tale va applaudita. Sidney ha l'ottanta per cento dei futuri impianti olimpici già costruiti [...], gode di una situazione climatica ideale; non conosce (al contrario di Pechino) la parola inquinamento; rappresenta una nazione la cui pace razziale e sociale sono un obiettivo raggiunto da sempre. Insomma, per essere una terra fondata... da prostitute e galeotti non si può dire che non abbia fatto discreti progressi.

Facebook.com – profilo ufficiale modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • [Riferito a Greta Thunberg] Non posso dire che questa ragazzina mi stia simpatica, anzi - ad essere sincero - mi inquieta parecchio. E credo sia certamente malizioso, ma anche legittimo, chiedersi chi è e che cosa ci sia alle sue spalle forse non del tutto disincantate. Ma quando all'Onu afferma con occhi cattivi davanti ai potenti della terra "siete capaci solo di parlare di denaro e di favole di un'eterna crescita economica", aggiungendo "stanno crollando interi ecositemi: ci state rubando i sogni con le vostre parole vuote" è sinceramente molto, molto difficile darle torto![4]
  • Luis Sepúlveda, con le parole, ci ha annichilito: qualunque sia stata la forma letteraria nella quale le abbia usate. Era un guerriero con la grazia di un poeta. Profondo, leggero, convincente, umano. Umile e fiero allo stesso tempo. Grintoso e mite. Averlo conosciuto è stato un privilegio. Avergli parlato (in italiano, perché la nostra lingua gli piaceva tantissimo) un dono da conservare in cassaforte. Chi ha capito il suo messaggio sa cosa vuol dire avere il coraggio di volare. Da suo coetaneo, cercherò di ricordarmelo.[5]
  • [Su Mario Balotelli] Chi non lo ama è giusto che sappia e non dimentichi che la vita non gli aveva davvero apparecchiato un percorso di rose e fiori. Ma poi quella stessa vita (che è la sua e che lui certamente può gestire come meglio crede) gli ha restituito molti segni di fortuna, a cominciare - talento calcistico a parte - da una famiglia sana e meravigliosa. Poteva essere un simbolo. Non gli è interessato. Ora che non è più un ragazzino dovrebbe però cercare di capire che si può andare avanti senza cercare sempre e solo delle sterili "vendette". Contro chi, poi?[6]

Note modifica

  1. Citato in Marino Bartoletti fa infuriare gli interisti: "Se la Juventus sta bene, il calcio italiano sta bene", tuttojuve.com, 22 giugno 2012.
  2. Dal programma televisivo Se... a casa di Paola, Rai 1, 25 gennaio 2011; disponibile su rai.tv. [collegamento interrotto]
  3. Dall'intervista di Francesco Arioli, Marino Bartoletti: «La crisi dell'Hellas? Servirebbe ancora il caterpillar Elkjaer», larena.it, 17 novembre 2022.
  4. Da un post sul profilo ufficiale facebook.com, 24 settembre 2019.
  5. Da un post sul profilo ufficiale facebook.com, 16 aprile 2020.
  6. Da un post sul profilo ufficiale facebook.com, 12 agosto 2020.

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