Società Sportiva Calcio Napoli 1987-1988
rosa 1989-1990 formazione
Citazioni sulla stagione 1987-1988 della Società Sportiva Calcio Napoli.
- [Nel 1988, sull'epilogo della stagione] A Napoli sono accadute cose turche. Quattro vecchi ineffabili muscolari hanno subornato l'intera squadra accusando Bianchi di colpe che a ben pensarci sono soprattutto loro. Su preciso incarico del presidente, Bianchi aveva segnalato gli atleti da sostituire per l'88-89: qualcuno, ricevuta la lista da Ferlaino, ne ha rivelato i nomi mandando tutto all'aria. Fra quelli da rimuovere non figurava Garella ma, povero nasone, i cattivi compagni lo hanno uccellato spingendo proprio lui fuori dal bordo. Ora, cosa dirà la gente del San Paolo al suo derelitto Napoli non è dato sapere. Vien da pensare senza facili ironie dalle vezzose sparate sulla civiltà; viene anche da pensarci, per dir il vero, con qualche tristezza. Ahimè: il calcio non è che un labile gioco i cui risultati sono scritti via via con l'inchiostro, non certo incisi nel marmo della storia. I saggi napoletani faranno bene a non dilatarne la portata per non rattristarsi troppo. Sinceri auguri. (Gianni Brera)
- [Nel 1995, sull'epilogo della stagione] Al Napoli che per la coca si vende alla camorra, ne subisce gli ordini, cede al Milan lo scudetto, io non ci sto. Ad alti livelli, dove sono in gioco l'immagine, il guadagno, la carriera, certe bassezze sono impensabili. Vai in campo e, se ce la fai, giochi per vincere. [...] Quel Napoli, nell'88, crollò perché non aveva più forza nelle gambe e perché era finita la solidarietà del gruppo, minato dai capricci del drogato Maradona e dalle licenziosità di alcuni giovanotti, soggiogati dal capo e dalla bella vita. [...] Non sono però così ingenuo dal pensare che la camorra non ci abbia provato e che tutti i calciatori siano verginelle. In quel Napoli c'era qualche mela marcia. C'era Maradona, campione pieno di macchie e di paure. E c'era qualche giovanotto sconsiderato, qualche imbecille in cerca di emozioni e figli di papà amanti dei brividi. Attorno, i camorristi per i quali l'amicizia con i campioni era un segno di distinzione. Il Napoli in mano alla camorra? Propendo per una storia più semplice di quella che i pentiti vorrebbero farci credere e che molti, con l'ambizione di scrittorelli di gialli, stanno disegnando. (Domenico Morace)
- [Nel 1988, sull'epilogo della stagione] Ho il sospetto che ciò che è accaduto sia non tanto il frutto, quanto l'«albero» di un malessere solo fittiziamente mascherato da un'inerzia apparentemente vincente. E che, soprattutto, ciò che è esploso – secondo tanti (ma non secondo me) – in maniera così improvvisa ed imprevedibile sia stato il prodotto di un'incredibile serie non solo di incompatibilità e di incomprensioni, quanto piuttosto di inaccettabili egoismi. Una cosa è certa: che lo spogliatoio del Napoli fosse lacerato da incomunicabilità ormai palesi lo si sapeva da tanto tempo: diciamo pure da un anno abbondante. Era lecito sperare che tutto si sarebbe ricomposto con la flebo dei due punti settimanali? Era lecito pensare che antipatie così palesi si sarebbero sanate con chissà quale colpo di bacchetta magica? Che cosa ha fatto la società per tamponare una falla che si stava facendo voragine (se non rivelare e additare al pubblico ludibrio – fingendo l'esatto contrario – i nomi dei cosiddetti congiutanti)? Che senso di responsabilità e di professionismo hanno dimostrato i giocatori saltando dalla barca quando era già affondata (e salvo dire che – sì, va beh – forse si erano un po' sbagliati)? [...] La realtà è che, in tutta la vicenda si è notata – soprattutto – una clamorosa e collettiva mancanza di buon senso e di coerenza. Quel buon senso e quella coerenza che – per fortuna – almeno i tifosi hanno esibito fino in fondo: pur essendo i più «innocenti», i più increduli e i più traditi. (Marino Bartoletti)
- [Nel 1994, sull'epilogo della stagione] La squadra non si reggeva più, c'era stato un crollo atletico e l'allenatore aveva contribuito a creare del malumore stilando una lista di buoni e cattivi. Anche noi sapevamo di poter contare alla fine solo su Diego, perdemmo il campionato perché non ce la facevamo più, altro che storie di droga e di camorra. (Salvatore Bagni)
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