Serie A 1972-1973
71ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 41ª a girone unico)
Citazioni sul campionato italiano di Serie A 1972-1973.
- Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di prepararci psicologicamente a questo trionfo. Ci renderemo conto solo domani dell'enorme importanza del successo. Pensavo che il Verona potesse fermare il Milan, ma non avrei mai immaginato che avrebbe infilato cinque gol ai rossoneri. Sulla legittimità dello scudetto nessun dubbio: quest'anno abbiamo effettuato due rimonte sensazionali. (Dino Zoff)
- Quando sul tabellone luminoso dell'Olimpico abbiamo visto Verona-Milan 3-1 dopo il primo tempo, ho detto ai miei: "Ragazzi, qui ci prendono per il culo". [...] Nell'ultimo mese e mezzo abbiamo preso 6 punti al Milan. Sarebbe stato atroce se il Milan avesse perso a Verona e noi non avessimo vinto a Roma. Vincere così è stata una grossa soddisfazione. (Čestmír Vycpálek)
- Ricordo che nell’intervallo della famosa partita dell'Olimpico, [l'allenatore Vycpálek] ci disse: "Oggi il Milan perde a Verona, la Lazio pareggia a Napoli, noi vinciamo lo scudetto e ci abbracciamo in mezzo al campo". Lo guardammo con un'aria un po' strana, e in coro ripetemmo: "Sì, mister, ci abbracciamo in mezzo al campo", come a dire: per salutarci che il campionato è finito. Ma alla fine ebbe ragione lui. Quelle parole mi sono rimaste impresse, perché erano la dimostrazione di quanto ci credesse. (Roberto Bettega)
- Solo all'ultimissima giornata – una giornata appassionante e indimenticabile (sia per i vinti che per i vincitori) – tutto si risolse in una clamorosa volata sul filo. [...] le tre società coinvolte erano una di Milano ([...] il Milan, che subì la beffa più atroce, perdendo un titolo praticamente già vinto: e sarebbe stato quello della stella [...]), una di Roma (la Lazio, che avrebbe trionfato nella stagione successiva) e la Juventus (sempre lei [...]). Fu, quel campionato, l'ideale passo d'addio di una generazione che aveva garantito al nostro calcio risultati fondamentali per il suo rilancio (il titolo europeo del '68 e la finale mondiale del '70) e che sarebbe poi naufragata "ufficialmente" di lì a dodici mesi ai Mondiali di Germania; ma fu anche il primo mattoncino verso il boom successivo, quello della "modernità", quello dell'emancipazione da schemi – sportivi e mentali – che avevano esaurito il loro corso e che, una volta rigenerati, avrebbero portato alla propotente rinascita del Mondiale del '78 e al trionfo di quello successivo. (Marino Bartoletti)
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