Serie A 2001-2002
100ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 70ª a girone unico)
Citazioni sul campionato italiano di Serie A 2001-2002.
- 5 maggio godo ancora![1] (striscione)
- [Sull'epilogo del campionato, col sorpasso della Juventus sull'Inter all'ultima giornata] C'è poco da parlare, stiamo godendo. Questa è l'amarezza di due anni fa a Perugia, e c'è qualcuno che ci guarda che c'era a Perugia. Adesso stiamo godendo, stiamo godendo. (Antonio Conte)
- Cinque maggio: prima era solo Manzoni, poi sarebbe stato Ronaldo il fenomeno. Il brasiliano, non Cristiano. Il dentone, che in quel 5 maggio 2002 pianse tutte le lacrime che gli erano rimaste, dentro uno stadio che già lo aveva fatto gridare di dolore due anni prima, e per un motivo ancora più serio: quel tremendo infortunio al ginocchio, quell'urlo straziante in Lazio-Inter di Coppa Italia. [...] Sarebbe ritornato il più forte al mondo, dopo quel ginocchio saltato? Certo che sarebbe tornato, anche se in quel 5 maggio 2002 non riuscì e non fu in grado di aiutare l'Inter in alcun modo. Eppure lo scudetto, solo un mese prima, sembrava ormai nerazzurro dopo tredici anni. L'Inter volava, la Juventus no. E la Roma teneva il passo a fatica. Insomma, la storia pareva già segnata. Ma il mese di aprile non fu propizio per l'Inter [...] mentre la Juve quasi inabissata riemerse a Piacenza grazie a Pavel Nedved [...]. Sarebbe bastato, ai torinesi? In pochi ci credevano, quasi nessuno. E quando Inter e Juve, con la Roma appena alle spalle, andarono a giocarsi lo scudetto in quel pomeriggio fatale, la classifica diceva: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. Il paradosso fu che i tifosi della Lazio avrebbero preferito che l'Inter battesse la squadra del cuore davanti ai loro stessi occhi, pur di evitare il rischio che lo scudetto finisse alla Roma. Non accadde né l'una né l'altra cosa. La Juve di Lippi, squadra mai doma e mai morta, vinse 2-0 a Udine in un sole scintillante, gol di Trezeguet e Del Piero: poi, certo, sarebbe servita anche una vittoria della Lazio. E così andò. Fu un'ecatombe nerazzurra: 4-2 per i laziali, con un crudelissimo gol del "cholo" Simeone, quello del 3-2: un vecchio cuore nerazzurro condannava la sua ex squadra. (Maurizio Crosetti)
- [Aprile 2002] Dopo trenta (30!) campionati, quasi sempre di duelli, raramente di monologhi, il discorso-scudetto torna a riguardare finalmente e contemporaneamente tre squadre: e che squadre! Una di Milano, una di Roma, una di Torino, rappresentanti dunque delle capitali riconosciute del nostro pallone. [...] Nelle ultime due stagioni avevo "difeso", anzi esaltato [...] l'imprescindibile importanza della crescita di Roma calcistica: teorizzando il dogma che il boom di un movimento sportivo di un Paese non possa prescindere da una presenza vincente della sua Capitale politica. Raggiunto questo obiettivo, [...] altrettanto decisivo deve essere il bradisismo successivo: e cioè l'orgoglioso ritorno di fiamma di quelle piazze storiche che l'exploit romano aveva momentaneamente fatto passare in secondo piano. E allora bentornate Torino e Milano [...]. Ma [...] c'è anche qualcosa di più. Perché alla perfezione del triangolo trainante, si sono aggiunti due ulteriori e preziosi elementi di conforto: l'esplosione [...] del Chievo, gioia delle nostre rivincite di pulizia morale ed economica, e l'impennata del vecchio Bologna, alfiere di quelle fondamentali piazze "storiche" che un certo tipo di "progresso" avrebbe voluto far passare in secondo piano. Lo scenario non è mai stato così perfetto. Chi vincerà "questo" campionato, potrà vantarsene – se possibile – un pochino di più. (Marino Bartoletti)
- [Al termine dell'ultima giornata del campionato, dopo la sconfitta contro la Lazio che costò all'Inter lo scudetto] Ha giocato con tanto impegno, come in una finale di Coppa. I miei giocatori sono dei poveri cristi, ma spero che la Lazio abbia vinto per se stessa e non per conto di altri. (Massimo Moratti)
- Ho pianto, come tutti, per l'unico 5 maggio che conta nella vita degli interisti: non quello cantato da Alessandro Manzoni, che chissenefrega, ma quello dei disastri di Gresko e Di Biagio. (Claudio Cerasa)
- [Sull'epilogo del campionato, col sorpasso della Juventus sull'Inter all'ultima giornata] Il primo flash in mente? Beh, la faccia del mister! Lippi l'unico che forse ci credeva. Ricordo che in quella settimana la squadra non si era allenata con la testa giusta perché si pensava che l'Inter avrebbe vinto. E invece Lippi seppe trasferire in noi le sue motivazioni feroci, mentre la società ci martellava tutti i giorni: "Non è finita, non è finita...". Io in panchina, insieme ai compagni, faticavo a capire cosa stesse succedendo nella folle partita di Roma. Certo, sentivamo le urla dei tifosi e quando dissi: "Mister, adesso sono 4-2...", lui mi rispose: "Come?". E io: "In che senso? Prima dici che dobbiamo crederci e ora che faccia fai...". Lippi rimase incredulo. La radiolina? Ce l'aveva Aldo Esposito, il fisioterapista solo che a un certo punto non andava più. Maresca a quel punto fece da filtro con i tifosi e noi ci chiedemmo cosa fosse accaduto guardando mezzo stadio che esultava, l'altro in silenzio e viceversa. (Alessio Tacchinardi)
- [Sull'ultima giornata del campionato] Purtroppo, se prima di quella partita del 2002, il 5 maggio richiamava in tutti noi, che siamo stati studenti, la poesia dedicata a Napoleone, con il celebre verso "Ei fu siccome immobile", io credo che da quella gara per tutti gli appassionati di calcio quel verso è passato in secondo piano e il 5 maggio è diventato ormai quello che è successo all'Olimpico. Quindi c'è stato un cambiamento di simbologie legate al 5 maggio francamente imprevedibile. Quella data è diventata una data simbolo del dramma interista e della gioia juventina. Oggi se io scrivessi su Twitter o su Facebook una frase in cui ci fosse scritto "il 5 maggio", in pochi penserebbero a Napoleone. (Riccardo Cucchi)
- Quel campionato si conclude in uno dei giorni più belli della storia bianconera: il 5 maggio. C'è una possibilità su mille di portarsi a casa lo Scudetto: l'Inter gioca a Roma contro la Lazio e vincendo si aggiudicherebbe il titolo. Noi siamo in trasferta, sappiamo di dover battere l'Udinese per sperare, ma sappiamo anche che, molto probabilmente, potrebbe non bastare. Noi facciamo quello che ci siamo detti per tutta la settimana: partiamo forte per mettere pressione all'Inter. Dopo meno di un quarto d'ora siamo in vantaggio 2-0. Ora non dipende più da noi. Possiamo gestire la partita con un orecchio alla radio, la quale ci riserva delle sorprese indimenticabili. All'Olimpico succede l'incredibile. Il primo tempo è un saliscendi di emozioni e si conclude sul 2-2. Nel secondo tempo ci pensa Maresca a tenerci aggiornati, oltre ai boati dei nostri tifosi presenti a Udine. Enzo continua a ripetere a chiunque gli si avvicini: «Guarda che stanno perdendo! Guarda che stanno perdendo!». E alla fine perdono. Risultati finali: Udinese-Juventus 0-2, Lazio-Inter 4-2. Noi siamo campioni d'Italia, l'Inter chiude addirittura terza, scavalcata anche dalla Roma. In campo e sugli spalti esplode la nostra festa. Quello Scudetto giunge inaspettato, con un finale avvincente. (Antonio Conte)
- [«Che ricordo hai del 5 Maggio 2002?»] Quel pomeriggio fu fantastico. Da impazzire. Una gioia immensa. Non ci credevamo quasi più. Ma l'Inter di cosa si lamenta poi? Se era davvero la più forte andava a Roma e rifilava 4 pigne alla Lazio. Altro che scuse. (Paolo Montero)
Note
modifica- ↑ Striscione esposto dal portiere juventino Gianluigi Buffon durante i festeggiamenti per lo scudetto 2012-2013, vinto anch'esso il 5 maggio, nell'anniversario dell'ultima giornata del campionato 2001-2002 che aveva visto il sorpasso della Juventus sull'Inter, sconfitta nell'incontro decisivo dalla Lazio.
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