Morgan (cantante)

cantautore, musicista, personaggio televisivo, compositore e scrittore italiano (1972-)

Morgan, nome d'arte di Marco Castoldi (1972 – vivente), musicista e cantautore italiano.

Morgan durante un concerto dal vivo a Suoni delle Dolomiti, Trento, 17 agosto 2008

Citazioni di Morgan modifica

  • [«Ma a te piacciono i Red Hot Chili Peppers?»] A me di brutto, sin dai tempi di Mother's Milk, perché capivo che erano... erano sì grezzi, nudi, però erano molto raffinati, soprattutto negli ascolti [...]. Poi loro suonano Sly & the Family Stone, Stevie Wonder, si sente che hanno una cultura.[1]
  • Sto ingurgitando l'esistenza, sbranando me stesso e la mia vita. Mi trovo a mio agio con l'auto-sbranamento, è una condizione che mi sono scelto io, voglio essere libero di decidere anche l'ora in cui dovrò morire. Sono credibilmente anarchico, parto dal fatto che ho dei principi etici, e quindi posso comportarmi come voglio. Non tiro i sassi alle finestre della tv, ma decido di provare a cambiare il sistema dall'interno, credendo di contribuire a renderlo migliore.[2]
  • [Parlando di Sanremo] La vera droga è questo basso livello di cultura e spettacolo, il panem et circenses che ottunde gli animi delle persone.[3]
  • Il vero scandalo non è più il mio, visto che io ho chiesto scusa pubblicamente, ma è il vostro. Voi, che da una parte obbedite all'ordine del mio allontanamento dal palco e dall'altra sfruttate in ogni occasione il mio nome, la mia vicenda, la mia persona per vostro tornaconto. Questo comportamento vergognoso produrrà l'effetto contrario a ciò che andate predicando. Dunque chi sarebbero i cattivi maestri che rischiano davvero di allontanare i giovani dall'idea di non drogarsi? Voi che punite, inquisitori, moralisti senza morale, io?[3]
  • Giudicare i cantanti a X-Factor mi rende implacabile perché amo la musica e il caffè, pertanto il manierismo e lo stilismo di certi novellini mi sembra il primo vagito di neonati in procinto di piangere, e così mi chiedo se non sarebbe stato meglio continuare ad essere io la star indiscussa e inconcussa piuttosto che espormi al grande pubblico che, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, si lascia drogare dal "panem et circenses".[4]
  • Oggi scrivere musica è una partita a scacchi contro la macchina, in cui il computer non teme di essere schiacciato, mentre l'uomo sì. Il numero di possibilità è soverchiante e le varianti sono molto più sorprendenti e aleatorie. Mixare un pezzo significa ridurre le possibilità combinatorie infinite che una macchina ti concede, usando la forza bruta, l'intuito, il gusto, il giramento di coglioni, la stanchezza o chissà cos'altro. La cosa bella di questa partita è che adesso la musica è molto distonica, più sovrapposta ad altra musica. Anche mentre ti sto parlando, sento un drone del frigorifero, un computer con voci bassissime in sottofondo, il tuo respiro.[5]
  • Chiunque si senta un genio prima o poi viene fuori dicendo che ciò che lui stesso fa è morto. Carmelo Bene dice che il teatro non esiste, che è un ricettacolo di morti. Sting ha detto che il rock è morto. David Bowie lo aveva rappresentato uccidendo la sua creatura Ziggy Stardust. Il pop potrebbe essere un terreno molto fertile, vi si può buttare dentro la letteratura e anche la scienza. Non può essere solo divertimento o protesta. Ma spesso viene sprecata l'occasione di dire qualcosa con i testi. Si cerca solo il birignao poetico. Io ho ovviato ai problemi della lingua italiana, così spigolosa e dura, con la prosaicità e tenendo in massima considerazione il significato di ciò che canto.[6]
  • [Cosa puoi dirmi della componente estetica dei Bluvertigo?»] Parlando di estetica mi vengono in mente più che altro immagini letterarie, e quindi direi che i Bluvertigo potrebbero stare al rock come Flaubert alla letteratura: lui aveva un'enorme raffinatezza di stile senza che ciò andasse a danno di una sostanziale crudezza di fondo, e poi era uno scrittore inserito nel mercato e perciò moderno, Arte radicata in un contesto.[7]
  • [«Perché è dalla parte dei melomani?»] Rispetto al pop, sono più colti e capaci di criticare. Il melodramma in passato fu dissacrante e rivoluzionario, oggi viene visto come la culla della conservazione ed è un errore. Molte volte i modernisti fanno pacchianate deformanti che non rispecchiano l'autenticità dell'opera. E i melomani fischiano, giustamente.[8]
  • [Alla domanda di quale sia stato il libro più divertente che abbia letto] Un libro di Douglas Hofstadter, Godel, Escher, Bach, edito da Adelphi, che in realtà non sembrerebbe così divertente come io voglio venderlo; tuttavia è talmente creativo e bizzarro nella sua costruzione e anche nelle tesi che affronta e negli intendimenti, che ci si può molto divertire con questo spirito di grande libertà letterario-matematica, filosofica: una specie di grande zibaldone della nostra epoca.[9]
  • [«Hai qualche testo che ti sia servito per ispirazioni di tipo musicale?»] Per ispirazioni musicali no, perché generalmente non sono mai partito, come invece si fa per il poema sinfonico, dal tema letterario per trasformarlo poi in musica, tendo a fare il contrario: è più una musica che mi fa venire in mente una storia. Ma questo perché io sono più portato a vedere e sentire con l'attitudine del musicista: per me tutto è musica. Il verbo per me non è la parola, è la nota.[9]
  • La canzone-personaggio è sempre stata nelle mie corde, dagli inizi: nel primo disco dei Bluvertigo c'era L'eretico, nel secondo L'eremita, nel terzo Lo psicopatico, e anche The baby, in Canzoni dell'appartamento apparteneva a questa categoria. L'ottico, con tutti quei cambi di atmosfera, quei salti ritmici e quel gusto psichedelico, assomiglia molto allo stile dei Bluvertigo, secondo me.[10]
  • Si parla tanto di social network, ma sono il regno della solitudine. Mi chiedo perché i filosofi di oggi non si pongano questi problemi e continuino a parlare di Heidegger.[11]
  • È il più crudo e antiermetico songwriter che ci sia. A 14 anni ero abituato a scrivere slogan fantascientifici in salsa New Wave. Poi ho letteralmente sbattuto contro il suo stile prosaico, quella capacità di mutare una strofa in un discorso, tante parole in spazi così piccoli che si trasformano nella magia di un rap intonato. Quando canta [...] è un vero e proprio miracolo: mi sembra un pittore che, per farti vedere una figura, dipinge tutto lo spazio intorno tranne la figura stessa, in modo da costringerti a una deduzione [...]. È strano, ma Lou Reed mi ha svelato il segreto per essere ciò che volevo: liberamente (e finalmente) antipoetico. Potevo essere spigoloso, crudo, tralasciare le rime, usare parole inusitate nelle canzoni.[12]
  • Bè, io [i Radiohead] li amavo molto [...]. Il problema è che quando uno vuole fare qualche cosa di molto ambizioso, di molto stravagante, di espressionista, di "storto", di cubista… non so come definirlo… viene sempre tacciato di incomprensibilità.[13]
  • Una volta [Franco Battiato] venne a trovarci a Montreux mentre stavamo incidendo Zero e passammo con lui due giorni meravigliosi in cui ci insegnò tantissimo. Io poi, [...] sono sempre alla ricerca di un padre. Non solo in musica: ci portò a un ristorante mediorientale, lui ordinava in arabo. Noi però, non so come, siamo riusciti a portarlo da McDonalds: non c'era mai stato. Gli abbiamo fatto assaggiare le patatine col ketchup. All'inizio era sospettoso, prende la patatina la intinge nel ketchup: "Ragazzi è buonissima! Che cosa mi sono perso...".[14]
  • La musica d'autore è morta nel senso che parla spesso di morte. Ed è vero che è rarissimo trovarla dove credi: molti cantautori storici hanno meno voglia di prima. E c'è un'altra differenza: una volta gente come Virgilio Savona e Francesco Guccini sapeva trasgredire e sapeva scrivere, adesso si ha quasi paura di inventare linguaggi. Per questo bisogna guardare altrove, verso i giovani che magari non riescono a emergere.[15]
  • Bisogna tornare alla musica che scatena emozioni forti. Basta col piattume del politically correct. Dobbiamo essere estremi, come lo sono io in questo album [Da A ad A], nei testi e nei suoni, che talvolta vengono dalla classica. Amore assurdo rielabora Bach, Liebestod parte dal Tristano e Isotta wagneriano.[16]
  • Le radio commerciali sono inascoltabili: non c'è più una musica. Si ascoltano sempre le stesse canzoni: ma perché? Io non vedo mica un film 10 volte al giorno! Il mio consiglio è: fregarsene dei riferimenti e pensare di non stare in questo mondo. Io sono sempre stato in contrasto con questo mondo, e infatti sono riuscito a fatica a fare dischi. Poi ci si mette anche la politica, che è totalmente disinteressata al bello.[16]
  • La spiritualità è veramente qualcosa di magico, il materialista non può comprendere questa cosa ma se la si accoglie è ispirante. C'è un momento, dice Bertrand Russell, in cui finisce la conoscenza e inizia la fede: se ti è stata inculcata ne sei schiavo ma se è una libera scoperta allora può coesistere.[14]
  • Noi non siamo un gruppo di rock dogmatico. [...] Noi non siamo spaventati né dalla tecnologia né dall'idea che si perda chissà che. Io penso che se uno ha idee, le esprime lo stesso. Anzi, più c'è molteplicità e complessità, più l'operazione è riuscita. Io sono alla ricerca del caos organizzato: più il caos è assolutamente enorme più è bello industriarsi per organizzarlo, creare strutture razionali al di sopra. Ciò che io chiamo paratesto, che c'è sempre nei dischi dei Bluvertigo, non è altro che l'organizzazione di questo apparente caos.[17]
  • La dissonanza è una cosa che nella musica è stata introdotta più o meno in quel periodo lì, fine '800 primi del '900. Bjork è una cantante, autrice... grande, diciamo, sound designer che ha usato la dissonanza in moltissime cose che ha fatto... contemporanea a Bjork, Mietta... [...] Giuseppe Verdi, contemporaneo a Schöenerg... Sì, certo, "Va pensiero...", quell'altro, Tristan chord, Wagner. Io dico una cosa: l'innovazione non fa parte dell'italianità. Maestri che hanno introdotto l'astrattismo... l'astrattismo, non è che sei obbligato a farlo, però comunque non puoi farne a meno, oggi, se sei un pittore... o comunque non conoscerlo o evitarlo [...] ci devi passare attraverso! [...] Chissà perché Renga, Nek, Jovanotti fanno come se Stravinskij non ci fosse stato![18]
  • L'utilizzo delle parole è forse il punto centrale della vita, dell'esistenza, cioè come si usano le parole, ma perché si usano, per quale scopo si usano, quali sono queste parole. Abbiamo mai riflettuto sul nostro vocabolario, ad esempio, che non è un fatto di elenco, io conosco più parole di te, no; che tipo di vocabolario è e che repertorio di termini ci sono, quanti significati hanno le parole. Più sono complicate le parole meno sono i significati che c'hanno dentro queste parole, più sono semplici, le parole, comprensibili, e più sono sterminati i modi di applicarla, di utilizzarla, quindi qual è lo spessore di questa parola. Per cui qua mi viene da pensare che il grande poeta è colui che usa parole semplici, invece il piccolo burocrate userà delle parole ridondanti, no? Da burocrate.[19]
  • I Pink Floyd sono rimasti indietro, fortunatamente, e questo gli ha permesso di salvarsi, ne sono usciti indenni, come se non si fossero accorti che erano arrivati gli anni '80 con le batterie elettroniche e altre cose che loro non hanno mai adottato. The Final Cut dell'83, è un viaggio spirituale di Roger Waters, il disco della distruzione quasi preannunciata dei Pink Floyd, ma poteva essere un disco scritto nel '69; lo riconosco dal punto di vista tecnico come disco dell'83 perché ci sono dei riverberi… per il modo di utilizzare la tecnologia tipicamente databile in quell'anno, ma per quanto riguarda il contenuto musicale è un disco totalmente fuori dal tempo.[20]
  • In fondo la canzone mi ha sempre interessato come ambito musicale, come forma, sia nel distruggerla che nel ricostruirla. Sicuramente c'è un mio atteggiamento che non si può definire di-struttivo, ma de-costruttivo che è diverso: la differenza è precisa, perché per decostruire ci vuole la capacità di conoscere le regole. Per distruggere, invece, basta una mitragliatrice, così come per distruggere un sistema legislativo basta l'ignoranza. Mi interessa contestarle le leggi, ma per contestarle vanno conosciute. Le canzoni sono molto più benigne e più libere delle leggi: nel de-costruirle, le canzoni mi sono "simpatiche", questo significa che non voglio vederle morte, che le voglio solo un po' pungolare, che mi piace prenderle e girarle, oppure ascoltarle al contrario, se questo procura qualche magia. Nel decostruire, capisci che una canzone non è una cosa tanto stupida, piccola, leggera, perché in realtà è composta da tante parti, è un'operazione complessa, ha un mondo molto ricco.[20]
  • Nelle Consolations di Liszt, molto sentimentali come brani, a volte si capisce proprio che lui è stanco di questo sentimento che deve ossessivamente provare, e a volte si lascia andare a un oblio che non ha niente a che fare con la passione. Siamo portati a identificare Lizst con la passione, ma secondo me, stanco di questa passione, ci regala dei momenti di perdita di passione che mi hanno incuriosito molto; laddove ad esempio il tema della Quarta o della Quinta Consolazione non l'ha scritto lui, ma l'ha fatto scrivere ad una dama di cui era innamorato. Quindi, nella Consolazione con la stella, lui lo specifica "il tema non è mio": questo è un buon metodo per sceglierla, questa è la Consolazione stanca, lui non aveva voglia di farla. Ha fatto fare una cosa praticamente a un altro.[20]
  • [George Michael] Un solitario, una personalità schiva e delicata: negli ultimi dieci anni si è parlato di lui perché veniva trovato addormentato o in situazioni di alterazione chimica mentale, o in situazioni promiscue perché aveva perso il controllo. Mi faceva simpatia la sua voglia di mischiarsi, come Michel Foucault, Andy Warhol, come Pasolini.[21]
  • Avendo esaurito tutte le soluzioni del pop inglese anni '80, avendo sperimentato tutto ciò che potevo in questo campo, conoscendolo ormai in ogni sua forma, ho perso interesse verso lo stesso. Il mio interesse verso qualcosa non è una questione di gusto, ma di conoscenza, di possibilità di sperimentare e ricercare. La nostra canzone del periodo anni '50-'60 adesso mi dà molto in questo senso. È stato un momento molto alto della musica italiana, un qualcosa che ancora oggi può ispirare e da cui si possono prendere tante idee.[22]
  • Il musicista è un curatore dell'anima. Voglio insegnare cos'è la cacofonia. Tutta la musica del Novecento su Wagner e la scoperta delle dissonanze di Wagner. Oggi ci siamo abituati ad ascoltare suoni disorganizzati. Ecco perché la gente si rifugia nel monosillabo e non sa più comprendere la complessità. Siamo circondati da ignoranti che vanno avanti a colpi di do, la, sol per entrare in classifica. C'è bisogno che aprano qualche libro. Sono stanco di quelli che fanno musica meccanica con canzoni tutte uguali. È musica da rincoglioniti. Sono piccolo borghesi che dovrebbero lavorare in banca.[23]
  • Quando un genio è un genio i suoi genitori lo educano con una buona dose di odio in modo tale che si conservi tale: mia mamma era insegnante, per cui ha guardato bene dal mandarmi in una scuola per geni, mi ha fatto bocciare più volte nelle scuole statali invece. Perché quello che il genio... quello che il genio pensa, gli altri non pensano; non solo non lo pensano, ma non pensano che sia geniale. Ecco perché è da solo e se non è genio è triste. È triste anche se è veramente genio, perché? Perché non c'è contatto nella realtà con quello che lui ha in testa.[24]
  • Si può dire e scrivere tutto ciò che si vuole in un mondo in cui la libertà di pensiero è un valore. Ma spesso non porsi dei limiti fa straparlare anziché dire, trascrivere anziché scrivere o descrivere e fa travisare anziché interpretare, deformare, forzare, e a lungo andare perdere completamente quella libertà iniziale che ci aveva mosso a fantasiose e audaci letture della realtà, a favore di una rigidità meccanica e priva di quella fluidità analogica che è chimica del cerebro e agilità del pensiero.[25]
  • [Durante l'esibizione a Sanremo 2020, rivolgendosi a Bugo, sostituendo le parole della canzone] Le brutte intenzioni, la maleducazione, | la tua brutta figura di ieri sera, | la tua ingratitudine, la tua arroganza, | fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. | Certo il disordine è una forma d'arte, | ma tu sai solo coltivare invidia. | Ringrazia il cielo sei su questo palco, | rispetta chi ti ci ha portato dentro.[26][27]
  • Nel corso della mia carriera mi sono confrontato sin dall'inizio con i repertori altrui. Perché trovo ci sia molto da imparare, specie da maestri del calibro di Fabrizio De André e Giorgio Gaber. Rileggere le loro opere non significa solo condividere qualcosa che si trova esteticamente valido, ma anche dell'arte che si considera fondamentale da un punto di vista etico. [...] Perché parliamo di autori che hanno messo spessore in quanto hanno fatto, hanno speso idee, hanno formulato proposte interessanti anche politicamente, ideologicamente, filosoficamente.[28]
  • [Confrontando Fabrizio De André e Giorgio Gaber] Si sente insomma che Gaber era attore: viveva quanto cantava mettendo in gioco una carica emotiva che in De André non c'è. De André rimane neutrale, racconta, quasi non interpreta. Dipende molto anche dalle diverse dinamiche del loro canto: quella di Fabrizio era monocorde, e questo implica che ascoltarlo sia quasi come leggere un testo scritto. Quanto lui canta ti arriva in sé: come se - paradossalmente - non ci fosse chi te lo sta passando. Gaber invece è il contrario. Si avverte quanto egli metta in gioco il suo essere umano. Prende il tema e lo racconta dal suo punto di vista, ti dà una vera interpretazione. Però avevano in comune una caratteristica bellissima: non hanno mai sposato una parte politica. Hanno costruito un pensiero libero, da anarchici libertari, direi. Che poi declinavano musicalmente in modo, anche qui, diversissimo: De André con i due riferimenti della canzone medievale, all'inizio della carriera, e poi della canzone etnica; Gaber in modo molto più ampio. [...] Confrontarsi con loro è insomma interessante da ogni punto di vista, oltre che necessario. Il problema è che se mi chiedete quale eredità hanno lasciato ai cantautori di oggi, io temo di dover rispondere che gli artisti della mia generazione non hanno imparato niente da loro.[29]

Citazioni tratte da canzoni modifica

Canzoni dell'appartamento modifica

Etichetta: Columbia Records, 2003, prodotto da Morgan e Roberto Colombo.

  • Forse già lo sai, | che volte la follia sembra l'unica via per la felicità. (da Altrove, n. 1)
  • C'era una volta un ragazzo chiamato pazzo | e diceva: "sto meglio in un pozzo che su un piedistallo!" (da Altrove, n. 1)
  • Lascio che le cose, | mi portino altrove, | non importa dove. (da Altrove, n. 1)
  • Applico alla vita i puntini di sospensione. (da Altrove, n. 1)
  • Svincolarsi dalle convinzioni, | dalle pose e dalle posizioni. (da Altrove, n. 1)
  • Vedo gli alberi camminare | e la luce del sole che si può mangiare | e le posate che si sposano | e i dischi che si rifiutano di farsi ascoltare, | dalle orecchie sbagliate. (da The baby, n. 2)
  • Oh, voglio aria, niente come lei... | ho un desiderio per aria, voglio aria, | niente come lei mi disperde. (da Aria, n. 4)
  • Anticipando tutti i tempi, | rischiandone le conseguenze. (da Aria, n. 4)
  • Non cogliamo l'occasione adatta, | per dir le cose veramente, | finiamo capovolti e urlanti, | a fare bruschi movimenti, | che poi si rompono gl'incanti | e quel che ci rimane | è materiale per rimpianti. (da Italian violence (Ballata dell'amore dopo la conquista), n. 9)
  • E in tutto questo il bambino è smarrito, | il ragazzo è impreciso, l'uomo è sbagliato, | cos'è stato... (da Le ragioni delle piogge, n. 11)
  • Bisogna essere profondamente convinti, | che il mondo è orripilante, | per essere felici. (da Le ragioni delle piogge, n. 11)
  • Tornò dalle battaglie perse e si dimenticò la strada. | Poi errando si svagò vagando un po' al museo, | di scienza naturale. | Faceva proprio finta di sapere dove andare! (da Canzone per natale, n. 2)

Da A ad A modifica

Etichetta: BMG Ricordi, 2007

  • Assurdo cosa accadde, | quando ti vidi per la prima volta, | portavo un cuore entrando nella stanza, | ma uscendo non lo avevo più: | Amore, come vetro, | lo infranse al primo colpo. (da Amore assurdo, n. 1)
  • E nonostante il cuore infranto, | da lontano.. | ho voglia d'esser grato. (da Amore assurdo, n. 1)
  • Assurdo cosa accade, | una volta uscito da quella stanza, | trasformazione radicale, | di tutto il mio universo, | il cuore in pezzi separati, | nel petto conservati, | come i frammenti degli specchi, | su cui rifletto mille volti, | che possono scegliere, | desiderare, | idolatrare, | venerare, | provare piacere carnale. | Ma dopo un tale amore, | non possono più amare. (da Amore assurdo, n. 1)
  • Loquace è il taciturno e vivo il morto | e mi permetto l'intimo conforto, | di trasformare, | praticare la falsa disciplina, | estrarre dal veleno medicina. (da Da A ad A, n. 2)
  • Chiudo gli occhi e ci sono io che raccolgo me stesso e assomiglio ai muri che trattengono i rumori. (da Tra 5 min., n. 4)
  • Pazientemente un attimo si attende... | eternamente. (da Tra 5 min., n. 4)
  • Fingo il distacco dal passato e ne sono invece incatenato. (da Demoni nella notte, n. 5)
  • Li assomiglia. | Io amo lei. | Lei ama solo sé stessa. (da Una storia d'amore e di vanità, n. 6)
  • La leggenda del non-amore, | che si scrive di sera, | d'una cosa che sarebbe bella, | ma non è vera, | è che tu, mia Riflessa Creatura, | mi guardi negli occhi, | per una volta ancora, per una volta ancora... | prima che giunga Primavera. (da Una storia d'amore e di vanità, n. 6)
  • Potessi rivelarti il vero volto, | dirti ciò che sento, | confessarti un tradimento | e illudermi che tu poi farai altrettanto con me. (da La verità, n. 7)
  • Io sono l'unico su cui puoi contare, | perché son contro me stesso. (da Contro me stesso, n. 11)
  • Io non mi curo, non intendo ringiovanire, | non ho nulla da preservare o centellinare. | Non ho giorni da dimenticare. | Fotografie nascoste o ambizioni di perfezione. | Io non simulo il mio progresso, | perché son contro me stesso. (da Contro me stesso, n. 11)

Citazioni su Morgan modifica

  • Certo è che se uno è straordinariamente bravo, e molto attrezzato a livello culturale, può tranquillamente permettersi anche di stare dentro una major. Uno così può essere Morgan, che io stimo tantissimo, perché in Italia è uno dei pochi che sta facendo delle cose diverse, senza preoccuparsi di quanto succede all'esterno, puntando alla comunicazione e riuscendo a convincere tutti. Personalmente sono contento che Marco Castoldi stia facendo la musica che sta facendo, adesso, in Italia (Paolo Benvegnù)
  • Come suono da raggiungere non ho un produttore che prediligo, mi piace il tipo di approccio che ha Morgan, molto "leggero"; sia lui che Manuel Agnelli, in direzione diversa, stanno facendo crescere la scena italiana, non mi stancherò mai di ringraziarli. (Paolo Benvegnù)
  • È facile mettere in croce le persone. Lo sappiamo tutti che la droga fa male. Lo sa anche chi ne fa uso. Ma siccome la gente che si droga è molta, dobbiamo chiederci se non è questa società a creare qualche problema. A parte quello che ha detto sulla cocaina, che non condivido anche se riferito al passato, ho apprezzato il discorso di Morgan sulla società ipocrita e cattiva. Io non mi drogo e la penso come lui. E poi non si condanna in questo modo una persona che ha detto delle cose in un momento di fragilità. Non credo che ci siano più drogati in questo mondo che in altri. Il mondo degli artisti, però, è più facile da colpire. L'artista non ha potere. Anzi ha il potere di farsi male. (Claudia Mori)
  • Il lavoro più articolato e lungo, vuoi per complessità e contingenze di vita, è stato "Da a ad A" di Morgan [...]. Molte cose Marco le rivedeva, in fondo è sempre stato lui a cambiare, tagliare, spostare le singoli parti nella griglia d'orchestra. Lo ha sempre fatto ad orecchio. Un orecchio formidabile. Però una parte della canzone "Da a ad A" e l'intera "Contro a me stesso" sono finite su disco come le avevo pensate in furgone. In ogni caso quando c'era da cambiare, potevamo anche passare 5 ore di notte su una scala cromatica di un oscuro terzo trombone. (Enrico Gabrielli)
  • Morgan è amabile e geniale, non facilmente gestibile: ha una caratura a cui gli italiani non sono abituati. (Ivano Fossati)
  • Morgan è la vera forza di X Factor: un personaggio teatrale, una maschera, un vero artista. Con lui, vestito da stralunato gentiluomo del Settecento, vorrei fare un programma televisivo di letture, una gara di poesia adattata ai nostri tempi. Questo è un invito ufficiale: chissà, magari Morgan ci sta. (Giorgio Albertazzi)
  • Morgan è un piccolo genio [...], io dico un piccolo genio anche incompreso, perché è un musicista colto, anche un bravo strumentista. Quello che amo di Morgan è la sua meravigliosa confusione strumentale: lui ha strumenti polverosi, lui ha oggetti reperiti dall'antichità, dalla storia e con questo lui come un novello alchimista, ecco, se dovessi definire Morgan io lo definirei un novello alchimista. Colui che con i suoni riesce a creare delle alchimie, delle strane magie. E in questo mi appartiene molto Morgan. (Tony Esposito)
  • Morgan è un ragazzo molto preparato, direi un musicista completo perché ha una formazione anche classica e questo aiuta molto, perché come diceva il proverbio "più sai, più vali" e se poi hai anche il talento, appunto come nel suo caso, il gioco è fatto. (Franco Battiato)
  • Morgan non è una fotocopia degli americani o degli inglesi, ma un cervello autonomo e fa piacere sentirlo. (Franco Battiato)
  • Morgan per noi La Sintesi è stato padre artisticamente, ci ha anche quasi fisicamente impedito di firmare contratti con persone sbagliate, voleva ci fidassimo di lui incondizionatamente e poi ha mantenuto la parola portandoci alla Mescal e ci ha seguito tantissimo, ci ha insegnato tantissimo nel correggere i suoni e mi ha portato a non forzare l'interpretazione quando canto. Attualmente i contatti purtroppo per varie ragioni si sono un po' persi ma sicuramente farei ancora qualcosa con lui, amo il suo percorso solista, sono un sostenitore del suo modo anche eccessivo di lavorare, estremo come sentiamo nell'arrangiamento di La sera. È una figura importante Morgan in questo piattume generale. (Lele Battista)
  • Morgan è un ragazzo innamorato della musica, vive per la musica e la fa bene anche, l'ha studiata e la fa anche d'istinto; quindi diciamo che è il musicista ideale con cui collaborare. (Edoardo Bennato)
  • Siamo molto amici, anche se ci frequentiamo di rado. Marco è cresciuto in un periodo, gli anni Ottanta, in cui suonare era legato in modo indissolubile all'apparire. L'epoca degli Spandau Ballet.. Marco era un fan dei Duran Duran. È figlio di David Bowie, del glam rock. (Mauro Pagani)
  • Una cosa da dire a Morgan, che è una persona che stimo, di cantare di più e di parlare di meno, perché ogni volta che parla e fa delle interviste fa dei danni a se stesso; è un grande artista, digli di prendere un pianoforte e fare quello che sa fare. Io ho conosciuto Morgan [...], ed è un ragazzo di una sensibilità e di un'intelligenza superiore, oltre che un grande talento artistico. Fermatelo, impeditegli di fare quelle interviste che gli fanno del male! Veramente, non lo deve più fare. (Marino Bartoletti)

Elio modifica

  • Classico episodio di ipocrisia provinciale italiana. Morgan è una ricchezza di questo Paese, è uno degli ultimi artisti rimasti nel campo della musica: nessuno sembra preoccuparsene ma io in giro non vedo nuovi musicisti italiani di quel livello. Morgan è come quegli animali in via di estinzione di cui anche io faccio parte: ci vorrebbe un Wwf che ci prenda e ci protegga. Siamo gli ultimi artisti sopravvissuti a questa desertificazione allucinante, di cui ritengo responsabili i governanti italiani.
  • Ho sempre apprezzato la sua voglia di fare Tv intelligente, e mi sarebbe piaciuto tanto fare il programma con lui. Sarebbe stata un'edizione epica.
  • Morgan è un bravo artista, uno dei pochissimi in Italia che concepisce ancora la musica come un'opera d'arte. Sta vivendo una fase tremenda della propria vita e sinceramente qualsiasi cosa lui faccia mi sento di perdonarlo.
  • Morgan è una delle poche persone di livello che ci sono in Italia. È un artista da coccolare, proteggere, e tenersi stretto. Sono preoccupato per lui, e voglio che stia di nuovo bene e torni presto a fare tante cose. È una persona che crede in quello che fa. E in Italia ci vuole gente così.

Note modifica

  1. Dal programma televisivo Sashimi, MTV Italia, puntata del 14 giugno 1999; visibile su YouTube.com, min. 44:02.
  2. Dall'intervista di Matteo Cruccu, Morgan: «Mi sbrano la vita e me ne vanto», Corriere della sera, 15 novembre 2008, p.17
  3. a b Citato in Morgan: io ho chiesto scusa e voi sfruttate il mio nome, Corriere della Sera, 17 febbraio 2010.
  4. Dall'intervista di Paolo Brancalini, Morgan: io poeta maledetto e maledicente, Il Giornale, 28 febbraio 2012.
  5. Dall'intervista di Emilio Cozzi, Morgan, Zero.eu, 21 ottobre 2015.
  6. Dall'intervista di Gianni Santoro, Bluvertigo - Morgan, Ondarock.it
  7. Dall'intervista di Federico Guglielmi tratta da Il Mucchio Selvaggio n. 319 del 16 settembre 1998; riportata in Bluvertigo – Morgan, Lultimathule.wordpress.com, 3 luglio 2013
  8. Dall'intervista di Valerio Cappelli, Morgan attacca la tv «Un'ossessione, basta», Corriere.it, 15 agosto 2012
  9. a b Dall'intervista di Giulia Mozzato per il sito Tiscali, riportata in I consigli di lettura di Morgan, InArteMorgan.it
  10. Citato in Morgan e il "suo" De André: "Ho fatto un remake perché questa musica è di tutti", Rockol.it, 5 maggio 2005
  11. Dall'intervista di Davide Agazzi, Canterò tra gli animali i miei brani interattivi, Repubblica.it, 30 agosto 2013
  12. Da Lou Reed mi ha insegnato a leggere Pavese (PDF), Corriere Eventi, 20 giugno 2005, p. 4.
  13. Dall'intervista di Riccardo Pirozzi, rilasciata ad Impattosonoro.it e riportata in Intervista a Morgan (impattosonoro.it), InArteMorgan.it, 19 ottobre 2013.
  14. a b Dall'intervista di Luca Valtorta, Morgan: "Ecco perché ho lasciato X Factor e faccio un disco con la mia nuova famiglia", Repubblica.it, 21 novembre 2015.
  15. Dall'intervista di Luigi Bolognini Morgan, X Factor e il Tenco "Viva la musica d'autore", Repubblica.it, 15 novembre 2009.
  16. a b Dall'intervista rilasciata al sito PrimaDiNoi.it, riportata in Morgan: «vi racconto il sadomasochismo della mia musica», InArteMorgan.it, 11 dicembre 2007.
  17. Dall'intervista rilasciata a Il Mucchio Selvaggio del 1999.
  18. Dall'intervista rilasciata a RadioRock, Esclusiva – Bluvertigo: «Noi, nel mezzo tra il mainstream e l'alternativo», Notiziemusica.it, 8 marzo 2016.
  19. Dall'intervista rilasciata a LaStampa.it, video disponibile su YouTube.com.
  20. a b c Dall'intervista di Anna Fioravanti e Sara Zaniboni, Morgan, Pink-Floyd.it, 24 aprile 2004.
  21. Dall'intervista di Carlo Moretti, Morgan: "Che voce George Michael. Un vero soulman ma sottovalutato", Repubblica.it, 27 dicembre 2016.
  22. Dall'intervista di Luca Trambusti,"[1]", "Freequency.it", 21 aprile 2009.
  23. Dall'intervista di Marco Molendini, "[2]", "Il Messaggero.it", 29 luglio 2017.
  24. Dall'intervista di Davide Boscacci, IF! Show: "Dieci domande scomode a: Morgan", 30 settembre 2017. Video disponibile su Youtube.com (dal minuto 25:45).
  25. Da La mia analisi di Rolls Royce (parte 1), morganofficial.it, 9 febbraio 2019.
  26. Cfr. Testo originale della canzone Sincero, traccia n. 2 dell'album Cristian Bugatti (2020) di Bugo: «Le buone intenzioni, l'educazione | la tua foto profilo, buongiorno e buonasera | e la gratitudine, le circostanze, | bevi se vuoi ma fallo responsabilmente, | rimetti in ordine tutte le cose, | lavati i denti e non provare invidia, | non lamentarti che c'è sempre peggio, | ricorda che devi fare benzina.»
  27. Citato in Il momento in cui Bugo ha abbandonato il palco di Sanremo durante l'esibizione con Morgan, Il Post.it, 8 febbraio 2020.
  28. Citato in Pedrinelli, p. 101.
  29. Citato in Pedrinelli, p. 102.

Bibliografia modifica

  • Morgan, L'eredità che non c'è; in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008 (pp. 101-102). ISBN 978-88-7496-754-4

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