Sergej Gurijev

economista russo

Sergej Maratovič Gurijev (1971 – vivente), economista russo.

Guriev nel 2021

Citazioni di Sergej Gurijev

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  Citazioni in ordine temporale.

Intervista di Chiara Mariani, corriere.it, 20 febbraio 2022.

  • Lo scrittore Sergei Dovlatov sosteveva che le sue disgrazie avessero tre origini: era ebreo, dissidente e alcolizzato. Anch'io a un certo punto mi sono macchiato di tre colpe: quando Vladimir Vladimirovich è tornato a ricoprire il ruolo di presidente nel 2012, dopo la parentesi di Dmitrij Medvedev, ho criticato le restrizioni delle libertà, tra cui quelle di espressione e di raduno. Inoltre nel 2011 ero stato chiamato a far parte di una commissione di nove persone, tre stranieri e sei russi, che dovevano valutare la seconda sentenza che riguardava Mikhail Khodorkovsky. In autonomia, nel 2012, tutti e nove avevamo concluso che non c'erano prove della sua colpevolezza. A questo punto, i giudici che si erano espressi in modo contrario vollero vendicarsi e tutti noi abbiamo avuto dei problemi. Terzo: nel maggio del 2012 Alexei Navalny promosse la sua fondazione e si rivolse a persone come me per ottenere un sostegno pubblico. Dalla somma di questi tre comportamenti scaturì la mia persecuzione. Io ho solo un passaporto russo e hanno bollato Navalny come estremista e terrorista. Questa etichetta potrebbe essere attribuita anche a tutti coloro che hanno avuto contatti con lui, quindi anche a me e mia moglie.
  • [Su Aleksej Naval'nyj] Lui non è un opportunista. Ha dimostrato semplicemente di essere fedele a sé stesso. Da quando è diventato un personaggio pubblico si è scusato ripetutamente delle sue frasi razziste che peraltro risalgono a 15 anni fa. Ma su tutto il resto è rimasto coerente ai suoi ideali nel tempo. È servito? Beh, ha dimostrato una tale superiorità morale rispetto ai suoi avversari che penso sia stato utile, a discapito di costi molto alti per lui e la sua famiglia. Nel breve periodo ha anche alzato la posta in gioco che ha determinato una maggior repressione politica per cui la società civile patirà tempi duri. Ma nel corso del tempo la gente capirà che Navalny è una vittima colpevolizzata: come se si punisse la vittima di uno stupro invece dello stupratore. È la dimostrazione che Putin teme la competizione politica, che fa affidamento sulla repressione e che la sua popolarità non è così alta.
  • [Su Aleksej Naval'nyj] Dieci anni fa era percepito solo come il rappresentante della upper class di Mosca e quindi presumibilmente poteva raggiungere il 15%. Lo scenario è cambiato dal 2017 quando cominciò a viaggiare di città in città: uscì dalla capitale e raggiunse i ceti che soffrono perché vivono con stipendi bassissimi.
  • [Su Vladimir Putin] La gente vicino a lui sa che non è possibile essere sleali con lui. Puoi essere infelice, ma non devi dirlo. E molti sono infelici perché le scelte del presidente costano loro molti soldi. Questa settimana per esempio i mercati sono crollati e se ci sarà la guerra crolleranno ancora di più. Possono fare qualcosa? Non credo. Lui è molto abile e riesce a monitorare ciò che avviene attorno a sé per evitare una cospirazione. Anche se c'è una situazione nuova: Putin è essenzialmente in lockdown. Vede solo le persone che si sottopongono a una o due settimane di quarantena. Significa che sono poche le discussioni su temi sensibili che avvengono in presenza. Spesso sembra fuori dal mondo ed è evidentemente mal consigliato. Credo che comunque sia ancora in controllo della situazione.
  • Alexei è percepito come un combattente, le persone credono che lui sia un uomo coraggioso e basta. In realtà è una persona pacifica e un fine pensatore [...]. Riflette molto su che fare per la Russia e il mondo e nonostante sia in prigione sembra molto ben informato. Non è un accademico, ma è impressionante come elabori idee profonde, io lo rispetto anche per questo.
  • [...] c'è una barzelletta: Leonid Brezhnev, preoccupato per il calo di consensi, decide di richiamare Stalin in vita per chiedere consiglio. Il quale suggerisce: ammazza tutti i comunisti e dipingi il Cremlino di verde. Perché di verde, chiede Brezhnev. Ribatte l'altro: sapevo che non avresti avuto obiezioni sulla prima raccomandazione.

Intervista di Stefano Montefiori, corriere.it, 30 aprile 2022.

  • Mi hanno portato all'esilio tre fattori: le mie dichiarazioni pubbliche; il mio sostegno all'oppositore Alexei Navalny; il mio verdetto di esperto indipendente sull'affare Iukos. Cominciarono gli interrogatori, le perquisizioni, pressioni varie. Nel 2013 ho comprato un biglietto di sola andata per Parigi.
  • Nel 2014 Putin poteva ancora tentare di farsi passare per uno spin dictator, come Lee Kuan Yew a Singapore o Chavez in Venezuela. Ma la guerra in Ucraina è un massacro, la repressione in patria durissima, la trasformazione in fear dictator è evidente.
  • Spingere la Russia ad abbandonare la guerra ha un costo, certo. Ma qualche grado di temperatura in più o in meno è un costo tutto sommato sostenibile per le società europee.
  • Oggi il controllo è totale. Ma un giorno Putin potrebbe non avere soldi per pagare né i soldati, né i poliziotti incaricati della repressione.

Intervista di Marco Cecchini, huffingtonpost.it, 9 maggio 2022.

  • [...] la Russia è un paese ragionevolmente organizzato ed istruito. Internet è molto diffuso e a un certo punto la gente comincerà a domandarsi perché la guerra che doveva essere breve non finisce, perché i giovani vengono mandati a morire, perché il reddito delle famiglie scende. Allora sarà sempre più difficile per Putin tenere le redini del Paese.
  • Fino a una decina di anni fa [Vladimir Putin] ammetteva una qualche forma di opposizione politica e un certo giornalismo indipendente. Oggi viviamo in un'altra realtà. La repressione è salita a livello politico.
  • Dall'inizio della guerra hanno lasciato la Russia più di 600 imprese. Si tratta di uno shock senza precedenti per l'economia e per la popolazione. Tuttavia l'andamento del Pil ha due facce. Da un lato la combinazione di minori importazioni a causa delle sanzioni e l'aumento dell'export di idrocarburi in valore a causa dell'aumento dei prezzi ha portato a un aumento dell'avanzo commerciale che ha riportato il rublo sui livelli precedenti lo scoppio della guerra. Dall'altro lato la profonda integrazione dell'economia russa a livello globale e l'elevato contenuto di import nelle produzioni nazionali ha fatto crollare la produzione, in particolare in alcuni settori come l'aeronautica e l'automobile fortemente dipendenti dall'estero per la fornitura di parti.

Intervista di Marco Zatterin, lastampa.it, 4 settembre 2022.

  • Ogni singolo euro che l'Europa paga alla Russia finanzia la guerra, distrugge l'Ucraina, uccide i suoi cittadini e, in ultima analisi, rende ancora più costosa la prospettiva di una ricostruzione.
  • I dati ci dicono che in luglio la Russia si è ritrovata un enorme deficit di bilancio, 900 miliardi di rubli, il che equivale all'8 per cento del Pil mensile. Sono un sacco di soldi. È un disavanzo insostenibile nel lungo termine. È la ragione per cui ha fretta, il motivo che lo spinge ad alzare i toni delle minacce.
  • La narrativa della destra [Italiana] è che "la guerra è orrenda ma bisogna evitare le sanzioni perché danneggiano noi e non la Russia". La realtà rivela l'esatto contrario, solo che a Mosca nessuno si lamenta perché non vuole finire dentro, mentre in Europa siamo fortunatamente liberi anche di lamentarci.
  • Prima della guerra la Russia controllava il 7 per cento del territorio ucraino, ora è al 20. Ha speso un capitale immenso. In definitiva, non credo che si possa parlare di vittoria. [...] Per Kiev vincere sarebbe tornare a confini pre-bellici, ma non credo che succederà. Ci sarà un armistizio, non la Pace.

Intervista di Elena Servettaz, swissinfo.ch, 29 settembre 2022.

  • Putin deve essere privato delle risorse necessarie per continuare la guerra. In altre parole, deve essere privato della possibilità di produrre nuove armi e di reclutare soldati. Viste da questo punto di vista: sì, le sanzioni hanno già avuto successo.
  • La Svizzera è un Paese che dispone di tecnologia moderna e di banche che potrebbero aiutare Putin ad aggirare le sanzioni per acquistare tecnologie all'estero. Se verrà introdotto un embargo sul commercio del petrolio russo, i commercianti svizzeri avranno un ruolo importante da svolgere.
    È quindi assolutamente giusto che la Svizzera, nonostante il suo status di neutralità, abbia partecipato alle sanzioni fin dall'inizio. Questo è stato molto importante e contribuirà a far terminare la guerra più rapidamente.
  • È vero che la Svizzera ha scelto di schierarsi da una parte in questa guerra, ed è quella dei buoni. E questa è la cosa giusta da fare. Non siamo negli anni '40, quando la Svizzera manteneva la sua neutralità e quindi aiutava la Germania a evitare le sanzioni imposte dagli altri Paesi occidentali. È ovvio che la Svizzera deve unirsi all'alleanza occidentale, perché è in gioco la sopravvivenza dell'Europa.
  • Più numerose sono le indagini contro i cittadini e le cittadine di nazionalità russa, più sarà difficile per Putin mobilitare le sue élite e le sue aziende. È davvero sconcertante vedere che i familiari di queste élite, compresa la famiglia di Putin, utilizzano conti in banche svizzere per mettere al sicuro e spendere il denaro rubato da Putin e dai suoi sodali.

project-syndicate.org, 12 dicembre 2022.

  • Lontano dallo "scontro delle civiltà" che secondo il politologo Samuel Huntington avrebbe plasmato il XXI secolo, la Russia intende sradicare un paese indipendente con un background simile a livello etnolinguistico e religioso. Il conflitto riguarda principalmente diversi sistemi politici: autocrazia contro democrazia, impero contro sovranità nazionale.
  • [...] l'aspettativa di vita del regime di Vladimir Putin è bruscamente diminuita. Per parafrasare Talleyrand, la guerra di Putin è peggio di un crimine; è un errore fatale che altri potenziali invasori impareranno a non ripetere. Ci ricorda anche che la follia è una caratteristica, piuttosto che un errore, delle dittature. Senza controlli ed equilibri politici, media liberi e una società civile indipendente, gli autocrati non ricevono il feedback necessario per prendere decisioni sagge e competenti.
  • La pessima performance della Russia non è un caso. Dopo la "fine della storia" 30 anni fa, la maggior parte dei dittatori ha appreso che i vecchi metodi del XX secolo per mantenere un governo non democratico non funzionavano più. In un mondo globalizzato e tecnologicamente interconnesso, la repressione aperta è semplicemente troppo costosa. [...] la maggior parte dei leader non democratici ha adottato una nuova strategia: fingere di essere un democratico. Tenere elezioni (che non sono né libere né eque), permettere alcuni media indipendenti (sebbene non ci siano canali con un vasto pubblico) e consentire alcuni partiti di opposizione, tutto per creare l'illusione di un mandato popolare per governare.
  • Durante la Guerra Fredda, l'Occidente geopolitico ha affrontato una minaccia esistenziale perpetua che ha superato le differenze e i disaccordi interni. Ma dopo il crollo dell'Unione Sovietica, c'era meno che unisse i paesi occidentali, e molti soccombettero alle divisioni interne. La polarizzazione tra le democrazie e all'interno delle stesse si è approfondita, con fattori come la crescente disuguaglianza e la diffusione dei social media che hanno accelerato il processo. Tuttavia, le società occidentali si sono riunite nel 2022 al momento opportuno. Mentre molti politici occidentali hanno elogiato apertamente Putin all'inizio dell'anno, oggi quasi nessuno lo fa.

Colloquio con Mauro Zanon, ilfoglio.it, 18 febraio 2023.

  • Medvedev dava l'impressione di prestare ascolto alle persone come me. Mi sono comportato di conseguenza. [...] Dicevo loro le stesse cose che dicevo ai miei studenti: c'è bisogno di concorrenza, dello stato di diritto, della lotta contro la corruzione, altrimenti, viene meno la crescita. Per me, era una questione di integrità. Ci sono le trascrizioni di queste discussioni. Putin mi diceva che avevo ragione.
  • [Su Vladislav Surkov] È molto più malvagio nella realtà che nel libro [Il mago del Cremlino di Giuliano da Empoli].
  • Never say never. La mia vita è imprevedibile.

Intervista di Paolo Valenti, editorialedomani.it, 13 maggio 2023.

  • [...] le sanzioni stanno avendo un effetto, non tanto sul Pil, che è gonfiato dalla produzione di armi e munizioni, quanto sulla qualità della vita, sui consumi, sulle vendite al dettaglio. Se si guardano questi indici lo shock è notevole.
  • Avendo accesso limitato alle nuove tecnologie, la Russia sta faticando a produrre armi e mezzi moderni ed è costretta a importarli o a tirare fuori i carri armati sovietici degli anni Cinquanta. Ora sta cercando di comprare munizioni dalla Corea del Nord. La mobilitazione parziale decisa lo scorso settembre, poi, dimostra che Putin non ha abbastanza denaro a disposizione per pagare i mercenari e deve quindi costringere i civili a combattere.
  • Se la Cina dovesse decidere di supportare economicamente e militarmente la Russia, Putin avrebbe forti chances di vincere la guerra. Ma per ora questo non è successo, probabilmente perché Xi Jinping è stato messo in guardia dall'occidente: se aiuti Putin, imporremo sanzioni anche alla Cina.
  • Se prima della guerra [i sostenitori italiani della Russia] riempivano Putin di complimenti, ora non possono più farlo, ma possono diffondere la sua propaganda dicendo: «Siamo contro la guerra, ma le sanzioni non vanno bene: non stanno colpendo la Russia, stanno colpendo noi». In realtà, l'inflazione non è dovuta direttamente alla guerra e sta già diminuendo. Certamente va affrontata, ma senza toccare le sanzioni.
  • [...] mi stupisce vedere come i legami con un criminale come Putin non abbiano scalfito l'immagine di Berlusconi e Salvini agli occhi dell'opinione pubblica italiana. Berlusconi è stato una fonte d'ispirazione per Putin, come Putin lo è stato poi per Orbán e per Salvini. Tutti condividono una caratteristica: la grande abilità nel manipolare l'informazione per restare al potere.
  • Quella di mantenere lo status quo, anzi di aumentare la repressione, è stata una scelta deliberata imposta da Putin una volta tornato alla presidenza nel 2012. E quando l'economia ha iniziato a rallentare a causa dell'assenza di riforme, il presidente ha cercato di recuperare consenso invadendo la Crimea. La guerra in Ucraina segue la stessa logica: incapace di generare crescita, Putin gioca la carta bellica per guadagnare legittimità.
  • Non c'è nulla di genetico che impedisca alla Russia di diventare una democrazia. Potranno volerci anni, potrà essere molto difficile, ma è possibile. Anche l'Italia, come altri paesi europei, ha avuto un passato dittatoriale ed ora è considerata una solida democrazia. Il primo passo è mettere Putin fuori gioco.

Intervista di Eugenio Occorsio, lespresso.it, 30 giugno 2023.

[Sulla Ribellione del Gruppo Wagner]

  • [«Domanda naturale: c'era la Cia, che ha ammesso di sapere quello che stava per accadere, dietro la mossa di Prigozhin? Dopotutto, è un mercenario.»] Sono abbastanza sicuro di no, se fosse stata la Cia a organizzare tutto l'operazione sarebbe stata gestita meglio e portata a compimento. Quello che non si può escludere, piuttosto, è che nel corso della giornata siano arrivate a Prigozhin delle proposte economiche da parte di qualcuno della cerchia di Putin perché desistesse, mentre Mosca si preparava a una strenua difesa.
  • Prigozhin era da diverse settimane stretto all'angolo. Aveva provato a defenestrare il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov e il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, entrando irrimediabilmente in rotta di collisione con Putin: restava solo da capire chi avrebbe colpito per primo. Ha provato a essere lui ad attaccare, poi ha visto che Mosca era ben munita e ha aderito alla proposta del capo bielorusso Aljaksandr Lukashenko che ovviamente era in contatto con Putin. I veri termini della trattativa non li conosceremo mai.
  • Ricordiamoci che ogni miliardo di petrodollari nelle mani della Russia significa un miliardo in munizioni, compresi i droni iraniani, usati per uccidere gli ucraini.
  • La tenuta dell'economia è uno dei pochi strumenti rimasti in mano a Putin per tenere calma la sua gente.
  • Finché sono nella fase "spin", i dittatori favoriscono la crescita economica e culturale del popolo, poi però questo miglioramento qualitativo comporta la crescita della consapevolezza, delle aspettative, quindi la domanda di democrazia. Allora arriva il corto circuito.

Intervista di Federico Fubini, corriere.it, 26 febbraio 2024.

  • Per Putin liberare Krasikov è importante. È un killer che lavorava per lui fin dagli anni '90: Putin deve mostrare che, se fai certe cose, poi lui ti protegge.
  • [Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024] Putin non ha paura delle elezioni. Ha paura di essere molto meno popolare di quanto sembri, ma controlla il processo elettorale.
  • [Sulla morte di Aleksej Naval'nyj] La teoria è che Putin abbia lavorato allo scambio, i governi si siano accordati e poi abbia ucciso Navalny per dare un messaggio: "Guardate, avete accettato uno scambio. Ma ora Navalny è morto. Quindi ho altri americani, altri prigionieri politici. Che ne dite di fare uno scambio con loro?".
  • [Su Julija Naval'naja] C'è sicuramente un ruolo per lei, fondato sul grande capitale morale e di coraggio di tutti questi anni. Lei è sempre stata con lui, tutti sanno che ha partecipato alla sua causa. E tantissimi russi si sono disperati quando hanno saputo della morte di Navalny, perché lui era unico. Tutti piangono. E tutti capiscono che ora lei sta rischiando la vita. Ha già subito un avvelenamento anni fa, che probabilmente era destinato a lui. Ma ora sta portando avanti la causa e questo è già un messaggio molto forte.
  • [«Da quanto tempo Aleksei Navalny sapeva che la sua vita era in pericolo?»] Dodici anni fa l'aveva già capito. Ricordo che era venuto a parlare alla mia università, e gli studenti gli chiesero già perché Putin non lo avesse ancora ucciso. Era il 2012. Lui a quel tempo era già molto allenato a rispondere a domande del genere. Yulia era in sala e, quando sentì quella domanda, non era contenta.

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