Michael Crichton

scrittore e regista statunitense
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John Michael Crichton (1942 – 2008), scrittore, sceneggiatore, regista e produttore cinematografico statunitense.

Michael Crichton nel 2002

Citazioni di Michael Crichton

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  • Gli astrofisici in genere concentrano la propria attenzione sul remoto universo per sfuggire alla realtà immediata della loro vita. (da Sfera, traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti)

Andromeda

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L'uomo teneva un binocolo in mano. Cominciò così: con un uomo in piedi sul ciglio della strada, sopra un'altura che dominava un paesino dell'Arizona, in una notte d'inverno.

Citazioni

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  • È interessante notare che entrambe le crisi reclamizzate – energia atomica e conquista dello spazio – hanno riguardato la chimica e la fisica, non la biologia.
    La cosa era prevedibile. La fisica è stata la prima tra le scienze naturali a diventare moderna e altamente matematica. Nella sua scia è venuta la chimica, ma la biologia, bambina ritardata, è rimasta molto indietro. Anche ai tempi di Newton e Galileo, gli uomini la sapevano più lunga sulla luna e sugli altri corpi celesti che sul proprio conto.
    Questa situazione cambiò solo verso la fine degli anni quaranta. Il periodo post-bellico inaugurò un'era di ricerche biologiche, stimolate dalla scoperta degli antibiotici. A un tratto la biologia fu travolta da un'ondata di entusiasmo, si trovò a poter disporre di molto denaro e diede luogo a un torrente di scoperte: tranquillanti, ormoni steroidei, immunologia chimica, il codice genetico. Nel 1953 si procedette al primo trapianto del rene e nel 1958 si sperimentarono le prime pillole antifecondative. In breve tempo la biologia diventò il settore in più rapido sviluppo di tutta la scienza: raddoppiava le sue conoscenze ogni dieci anni. Lungimiranti ricercatori parlavano seriamente di modificare i geni, controllare l'evoluzione, regolare i meccanismi della mente: idee che, solo dieci anni prima, sarebbero state giudicate il frutto della più sfrenata fantasia.
    Eppure non si era mai verificata una crisi biologica. La prima fu quella prodotta dal ceppo Andromeda. (Primo giorno - Contatto, cap. 3 - Crisi, pp. 23-24)
  • [...] il primo contatto con la vita extraterrestre sarà determinato dalle note probabilità della speciazione. [...] Vi sono milioni di specie di batteri e migliaia di specie d'insetti. Vi sono alcuen specie di primati e solo quattro di antropomorfi. Mentre non vi è che una specie umana.
    A questa frequenza di speciazione si accompagna una corrispondente frequenza numerica. Le creature semplici sono assai più comuni degli organismi complesso. Sulla terra vi sono tre miliardi di uomini, e sembrano moltissimi solo fino a quando si consideri che dieci volte o persino cento volte tanti batteri possono essere contenuti in un fiasco.
    Tutte le testimonianze disponibili sull'origine della vita indicano una progressione evolutiva da forme di vita semplici a complesse. Questo è vero sulla terra. È probabilmente vero in tutto l'universo. (Secondo giorno - Piedmont, cap. 5 - Le prime ore, pp. 52-53) [dalla relazione di J.J. Merrick al Decimo Simposio Biologico di Cold Spring Harbor, Long Island, estate 1962]
  • Jeremy sa tutto, ed è affascinato dal resto. (Secondo giorno - Piedmont, cap. 5 - Le prime ore, p. 54)
  • Burton tirò un profondo respiro poi incise il cuore, affodnando il bisturi nel ventricolo sinistro.
    L'interno era pieno di una materia rossa e spugnosa. Non c'era una sola goccia di sangue allo stato liquido.
    «Coagulato,» disse. «La cosa è fuori discussione.»
    «Ha idea di che cosa possa produrre una coagulaizone simile?»
    «Dell'intero sistema vascolare? Quasi sei litri di sangue? No.» Burton si lasciò cadere pesantemente nella poltrona del medico e fissò il corpo che aveva appena sezionato. «Mai visto niente di simile. Esiste sì una cosa che si chiama coagulazione disseminata intravascolare, ma è rara e per provocarla occorrono speciali circostanze di ogni genere.»
    «Potrebbe provocarla una singola tossina?»
    «In teoria, immagino di sì. Ma in pratica non c'è tossina al mondo...»
    S'interruppe.
    «Sì,» disse Stone. «Forse è proprio così.» (Secondo giorno - Piedmont, cap. 7 - Un insolito processo, pp. 93-94)
  • Provava una strana impressione alla vista di quel polso e di quella gamba sezionati, di quegli organi messi a nudo: senza che ne fosse stillata una goccia di sangue. Avevano un che di selvaggio e inumano. Come se sanguinare fosse segno di umanità. [...] A renderci umani è forse proprio il fatto che moriamo dissanguati. (Secondo giorno - Piedmont, cap. 7 - Un insolito processo, p. 95)
  • Ai suoi piedi c'era una busta. Una mano precisa e ordinata vi aveva scritto senza fretta: «A tutti gli interessati.»
    Stone aprì la lettera e la lesse. «Il giorno del giudizio è vicino. La terra e le acque si apriranno e il genere umano sarà distrutto. Dio abbia pietà della mia anima e di coloro che mi hanno usato misericordia. Gli altri vadano all'inferno. Amen.» (Secondo giorno - Piedmont, cap. 7 - Un insolito processo, p. 96) [lettera di suicidio]
  • «Tutti i livelli sono verniciati con un colore diverso. Il Primo Livello è rosso; il Secondo, giallo; il Terzo, bianco; il Quarto, verde; e il Quinto, azzurro.»
    «Esistono particolari ragioni per questa scelta?»
    «Pare che alcuni anni fa la marina abbia finanziato certi studi sugli effetti psicologici degli ambienti colorati. I risultati di quegli studi sono stati applicati qui.» (Secondo giorno - Piedmont, cap. 10 - Primo stadio, p. 121)
  • I risultati dei test speciali confermano l'ipotesi dell'Uomo Spaiato: e cioè che le decisioni relative a contesti implicanti distruzioni termonucleari o chimico-biologiche dovrebbero essere prese da un maschio celibe. (Secondo giorno - Piedmont, cap. 10 - Primo stadio, p. 133)
  • «Se ci pensi» disse Lewitt, «qui ci siamo trovati a dover afrontare un bel problema. Come disinfettare il corpo umano – una delle cose più sporche in tutto l'universo – senza ucciderne, contemporaneamente, il proprietario. Interessante.» (Secondo giorno - Piedmont, cap. 11 - Decontaminazione, p. 138)
  • Forse la forma di vita più intelligente su un pianeta lontanissimo non era più grande di una pulce. Forse non era più grande di un batterio. In tal caso il Progetto Wildfire avrebbe potuto mettersi a distruggere una forma id vita altamente sviluppata, senza mai rendersi conto di quello che faceva.
    [...] Chalmers, dotato di un profondo senso dell'humor, aveva usato l'esempio dell'uomo che guarda al vetrino al microscopio e vede che i batteri si sono disposti in modo da formare le parole: «Portaci dal tuo capo». (Secondo giorno - Piedmont, cap. 11 - Decontaminazione, p. 145)
  • Per anni si era affermato che gli uomini avevano nelle cellule quarantotto cromosomi: per dimostrarlo c'erano fotografie, e un numero incalcolabile di studi accuratissimi. Nel 1953 un gruppo di ricercatori americani annunciò al mondo che i cromosomi umani erano quarantasei. Ancora una volta c'erano le foto per dimostrarlo e gli studi per confermarlo. Ma questi ricercatori decisero anche di riesaminare le vecchie fotografie e i vecchi studi: e vi trovarono non quarantotto ma solo quarantasei cromosomi.
    La Regola del 48, formulata da Leavitt, diceva soltanto così: «Tutti gli scienziati sono ciechi.» (Terzo giorno - Wildfire, cap. 12 - La riunione, pp. 153-154)
  • Nessun dubbio sul fatto che una spora potesse viaggiare nello spazio. Ma per la terra era proprio questa la fonte più probabile di contaminazione? Un altro pianeta o un'altra galassia?
    Qui la risposta era no. La fonte più probabile era la più vicina: la terra.
    I batteri, ipotizzava il rapporto, potevano aver lasciato la superficie della terra anni prima, quando la vita cominciava appena a emergere dagli oceani e dai continenti induriti e ancora caldi. Questi batteri dovevano essersene andati prima dei pesci, prima dei mammiferi primitivi, moltissimo tempo prima che comparissero i primati. Sollevatisi in aria, avevano forse continuato lentamente a innalzarsi fino a raggiungere lo spazio vero e proprio. Una volta là, potevano essersi evoluti in forme insolite, forse imparando persino a ricavare direttamente dal sole l'energia necessaria alla vita, invece di richiedere, come fonte energetica, una sostanza nutritiva. Questi organismi potevano anche essere capaci di convertire direttamente l'energia in materia. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 12 - La riunione, p. 155)
  • «Lei gli passa le informazioni e lui fa la diagnosi del paziente e le dice cosa deve fare poi per la terapia, o per confermare la diagnosi.»
    «Una vera pacchia per noi medici.»
    «È molto veloce,» disse la ragazza. «Tutte le nostre analisi di laboratorio vengono eseguite da macchina automatiche. Così possiamo avere diagnosi complesse in due o tre minuti.» (Terzo giorno - Wildfire, cap. 14 - Miscellanea, p. 175) [sul programma MEDCOM]
  • La televisione era più economica e più facile da installare: si utilizzavano già gli intensificatori televisivi dell'immagine per i microscopi elettronici, le macchine per i raggi X e altre apparecchiature. Il gruppo Wildfire, però, giunse alla conclusione che per le loro necessità uno schermo televisivo era tropo impreciso: anche una telecamera a doppia scansione, che trasmetteva due volte le linee della TV normale e consentiva una migliore risoluzione dell'immagine, sarebbe stata insufficiente. Alla fine il gruppo scelse un sistema a fibre ottiche in cui l'immagine veniva trasmessa direttamente attraverso un fascio anguiforme di fibre di vetro e proiettata sugli schermi. Così l'immagine era più netta e più chiara. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 15 - Controllo principale, p. 183)
  • La gente, quando si parlava di batteri, pensava subito alle malattie. Ma la verità era che solo il 3 per cento dei batteri facevano insorgere malattie nell'uomo: tutti gli altri erano innocui o benefici. [...] In realtà, l'uomo viveva in un mare di batteri. Erano dappertutto: sulla pelle, in bocca, nelle orecchie, nei polmoni, nello stomaco. Tutto quello che l'uomo possedeva, tutto quello che toccava, ogni respiro che traeva, formicolava di batteri. I batteri erano dappertutto. Ma non ci si badava quasi mai. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 16 - Autopsia, pp. 195-96)
  • Tanto l'uomo quanto i batteri si erano abituati l'uno agli altri, avevano sviluppato una specie di mutua immunità. Si erano, insomma, adattati reciprocamente.
    [...] Tra i capisaldi della biologia c'era il fatto che l'evoluzione tendeva verso un aumento del potenziale riproduttivo. Un uomo facilmente ucciso dai batteri aveva scarsi poteri di adattamento, non viveva abbastanza a lungo per potersi riprodurre.
    Anche il batterio che uccideva il suo ospite aveva scarsi poteri di adattamento. Perché tutti i parassiti che uccidono i loro ospiti sono un fiasco. Devono morire quando muore l'ospite. I parassiti veramente «in gamba» erano quelli capaci di vivere nell'ospite, e dell'ospite, senza ucciderlo.
    E gli ospiti migliori erano quelli che riuscivano a tollerare il parassita, o addirittura a trasformarlo in un vantaggio, facendolo lavorare per loro. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 16 - Autopsia, p. 196)
  • [Sul microscopio] Poteva assicurare un forte ingrandimento e un'estrema chiarezza di particolari, ma solo quando si sapeva dove guardare. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 16 - Autopsia, p. 204)
  • Come amava dire Stone, la ricerca scientifica era molto simile all'attività dei cercatori di giacimenti: si mettevano in moto e cominciavano a effettuare i sondaggi, armati di mappe e di strumenti, ma alla fine tutti questi preparativi non contavano, come addirittura non contava l'intuito. C'era bisogno di fortuna, e di tutti i vantaggi derivanti da un lavoro duro, accurato e diligente. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, p. 229)
  • La biologia [...] era una scienza unica perché non poteva definire la sua materia di studio. Nessuno, infatti, sapeva che definizione dare della vita. Nessuno, in realtà, sapeva cosa fosse. Le definizioni di una volta – un organismo che mostrava ingestione, escrezione, metabolismo, riproduzione, eccetera – non valevano più. Era sempre possibile trovare delle eccezioni. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, p. 233)
  • «Questo è vivo,» disse Leavitt. «Vive, respira, cammina e parla. Solo che noi non possiamo vederlo, perché tutto questo accade troppo lentamente. La vita di una roccia dura rte miliardi di anni, la nostra solo sessanta o settanta. Non possiamo vedere quello che succede a questa roccia per la stessa ragione per cui non possiamo riconoscere il motivo di un disco suonato alla velocità di un giro ogni secolo. E la roccia, per parte sua, non s'accorge neppure della nostra esistenza, perché noi siamo vivi solo per un brevissimo istante della sua vita. Per lei siamo come lampi nel buio.» (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, p. 234)
  • Aveva sognato una casa, e poi una città: una città intorno alla casa, immensa, complessa, piena di collegamenti. Nella casa viveva un uomo, con la sua famiglia; l'uomo era attivo, lavorava e andava avanti e indietro entro i confini della città, girando, agendo, reagendo.
    E poi, nel sogno, la città era scomparsa di colpo, lasciando solo la casa. Ma com'erano cambiate, allora, le cose! Una casa isolata, solitaria, senza niente di ciò che le serviva: acqua, fognature, elettricità, strade. E una famiglia, tagliata fuori dai supermarket, dalle scuole, dai grandi magazzini. E il marito, il cui lavoro si svolgeva in città, a stretto contatto con gli altri, improvvisamente abbandonato a se stesso come un naufrago su un'isola deserta. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, p. 239)
  • Come molte persone intelligenti, Stone aveva un atteggiamento piuttosto sospettoso verso il proprio cervello, in cui vedeva una macchina abile e precisa, ma capricciosa. Non si stupiva mai quando la macchina non funzionava pur temendo e odiando quei momenti. Nelle sue ore più nere, Stone dubitava dell'utilità di ogni riflessione e di ogni intelligenza. [...] Era più distruttiva che creativa, più confusionaria che chiarificatrice, più scoraggiante che soddisfaente, più dispettosa che caritatevole. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, pp. 241-42)
  • C'erano dei momenti in cui vedeva nell'uomo, col suo cervello gigantesco, l'equivalente degli antichi dinosauri. Anche i ragazzi delle scuole medie sapevano che i dinosauri erano cresciuti troppo, erano diventati troppo grossi e pesanti per mantenere la propria vitalità. A nessuno capitava mai di chiedersi se il cervello umano, la struttura più complessa della parte dell'universo conosciuta, con tutto quello che pretendeva dal corpo in termini di sangue e nutrimento, non fosse qualcosa di analogo. Forse il cervello umano era diventato, per l'uomo, una specie di dinosauro, e forse, alla fine, si sarebbe estinto come loro.
    Il solo cervello consumava già un quarto dell'intera dotazione di sangue dell'organismo. Un quarto di tutto il sangue pompato dal cuore andava al cervello, un organo che rappresentava solo una piccola percentuale della massa corporea. Se il cervello si fosse sviluppato ulteriormente, ingrandendosi e migliorando, avrebbe forse consumato di più: avrebbe forse consumato tanto da invadere il suo ospite, come un'infezione, e uccidere il corpo che lo trasportava.
    O forse, nella sua infinita intelligenza, avrebbe trovato il modo di distruggere se stesso e gli altri cervelli. C'erano dei momenti in cui, come quando partecipava a una seduta del Dipartimento di Stato, o della Difesa, e posava lo sguardo sulla gente seduta intorno al tavolo, non vedeva altro che una dozzina di cervelli, grigi e tortuosi, disposti a semicerchio intorno a lui. Né carne né sangue ne mani, né occhi, né dita. Né bocche, né organi sessuali: tutti questi erano superflui.
    Semplici cervelli. Seduti intorno al tavolo, nel tentativo di decidere come mettere nel sacco altri cervelli, ad altri tavoli di altre conferenze.
    Idiota.
    Stone scrollò il capo, pensando che stava diventando come Leavitt, con le sue assurde e inverosimili teorie.
    Eppure le idee di Stone avevano una specie di logica consequenzialità. Se davvero l'uomo temeva e odiava il proprio cervello, avrebbe anche tentato di distruggerlo. Di distruggere il suo e quello dei suoi simili. (Terzo giorno - Wildfire, cap. 20 - Routine, pp. 242-43)
  • «Proviamo dunque, per trasmettere il nostro segnale, a scartare la fisica e a ricorrere alla biologia. Proviamo a creare un sistema di comunicazioni che non diminuisce con la distanza ma che, anche a milioni di chilometri, conserva la stessa potenza che aveva all'origine.
    «In breve, cerchiamo un organismo che possa portare il nostro messaggio. L'organismo si riprodurrà da solo, costerà poco e potrà essere ottenuto in un numero pressoché infinito di esemplari. Per qualche dollaro se ne potrebbero produrre miliardi, da inviare nello spazio in tutte le direzioni. Organismi robusti, ovviamente, capaci di svilupparsi, riprodursi, dividersi, nonostante i rigori dello spazio. In due o tre anni la galassia ne ospiterebbe un numero infinito: in viaggio in tutte le direzioni, in attesa di venire a contatto con una forma di vita.
    «E quando questo si verificasse? Ogni singolo organismo avrebbe il potenziale per svilupparsi in un organo completo, o in un completo organismo. Essi comincerebbero, al primo contatto con la vita, a crescere fino a trasformarsi in un completo meccanismo in grado di comunicare. Sarebbe come sparpagliare nello spazio un miliardo di cellule cerebrali, ciascuna delle quali capace di trasformarsi, nelle giuste circostanze, in un cervello completo. Allora il cervello appena cresciuto si rivolgerebbe alla cultura nuova, informandola della presenza dell'altra e spiegando in qual modo si potrebbe venire a contatto.» (Quarto giorno - Diffusione, cap. 22 - L'analisi, pp. 263-64) [la teoria di Samuels dell'Organismo Messaggero]
  • « Be', mentre ero da Al mi sentivo bene. Mi girava un po' la testa e mi doleva lo stomaco, ma tutto sommato mi sentivo bene. Al e io eravamo seduti nell'ufficio, sa, a chiacchierare, e a un tratto lui grida: « Oh Dio, la mia testa! » Salta su e corre fuori, e cade per terra. Proprio là in mezzo alla strada, senza una parola. « Be', non sapevo che cosa pensare. Ho immaginato che avesse avuto un attacco di cuore, o un colpo, ma era piuttosto giovane, Al, per una cosa simile, e insomma gli sono corso dietro. Solo che lui era morto. Allora... hanno cominciato a uscire tutti. La prima, se non sbaglio, è stata la signora Langdon: la vedova Langdon. E poi non ricordo più bene, tanti erano. Correvano fuori come se avessero il demonio alle calcagna. E si portavano le mani al petto e cadevano per terra, come se fossero scivolati. Solo che dopo non si rialzavano più. E nessuno diceva una parola. » « Lei che cosa ha pensato? » « Non sapevo che cosa pensare. Non avevo mai visto una cosa simile. Avevo una gran fifa, glielo confesso, ma cercavo di stare calmo. Naturalmente non ci sono riuscito. Il cuore mi balzava in petto come una cavalletta, e mi sentivo mancare il respiro. Avevo una paura del diavolo. Credevo che fossero morti tutti. Poi ho sentito piangere il bambino, e allora ho capito che non potevano essere morti tutti. [...]» (Quarto giorno - Diffusione, cap. 22 L'analisi, p. 270)
  • « Incredibile, » disse Stone con un filo di voce. « Nessuno spreco. Non ha bisogno di terreni. Si sviluppa in presenza di carbonio, ossigeno e luce solare. Punto e basta. » « Speriamo che non sia troppo tardi, » disse Leavitt, guardando ansiosamente il monitor sopra il quadro dei comandi del calcolatore. Stone annuì. « Se quest'organismo trasforma veramente la materia in energia, e l'energia in materia direttamente – allora funziona come un piccolo reattore. » « E lo scoppio di una bomba atomica... » (Quarto giorno - Diffusione, cap. 24 Valutazione, p. 283)
  • Thomas Waldren, il neurofisiologo, un giorno aveva osservato, scherzando, che la principale differenza tra il cervello umano e quello dello scimpanzé consisteva nel fatto che « noi siamo capaci di usare lo scimpanzé come animale sperimentale e non viceversa». (Quarto giorno - Diffusione, cap. 25 Willis, p. 290)
  • Sulla pelle, nell'aria, nei polmoni, nell'intestino e persino nel sistema circolatorio c'erano centinaia di virus e batteri diversi. Erano tutti, in potenza, micidiali, ma con gli anni l'uomo si era adattato, e solo qualcuno di essi riusciva ancora a provocare una malattia.
    Tutto questo rappresentava una situazione in delicato equilibrio. Se in questa situazione si introduceva un nuovo farmaco capace di uccidere tutti i batteri, si rischiava di sconvolgere l'equilibrio e di distruggere il lavoro evolutivo di secoli, aprendo così la strada alla superinfezione, il problema dei nuovi organismi portatori di nuove malattie. [...] A un uomo si era enfiato il corpo, da capo a piedi, una mostruosa enfiagione durata fino a quando un edema polmonare non lo aveva soffocato. Un altro era caduto in preda a un organismo che gli aveva distrutto lo stomaco in poche ore. Un terzo era stato colpito da un virus che gli aveva ridotto il cervello in poltiglia. (Quarto giorno - Diffusione, cap. 26 Il sigillo, pp. 305-06)
  • «Ma che cosa succede quando il bambino smette di frignare?»
    Stone lo guardò fisso, senza dir niente.
    «Insomma,» riprese Hall, «prima o poi quel bambino doveva pur smettere di piangere. Non poteva piangere in eterno. Prima o poi doveva fermarsi, e allora il suo equilibrio acido-basico sarebbe tornato alla normalità. E il bambino sarebbe ridiventato vulnerabile ad Andromeda.»
    «Giusto.»
    «Ma non è morto.»
    «Forse qualche rapida forma d'immunità... »
    « No. Impossibile. Ci sono solo due spiegazioni. Quando il bambino smetteva di frignare, o il microrganismo non c'era più – era stato spazzato via, sospinto dal vento - oppure...»
    «Cambiato,» disse Stone.
    «Mutato.» «Sì. Mutato in una forma non infettiva. E forse continua a mutare. Adesso non è più nocivo per l'uomo, ma corrode le guarnizioni di gomma.» (Quarto giorno - Diffusione, cap. 28 La prova, p. 316)

Il mondo perduto

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L'ultima parte del ventesimo secolo ha segnato un intensificarsi dell'interesse scientifico nei confronti dell'estinzione. Non è precisamente un argomento nuovo: già nel 1786, poco dopo la rivoluzione americana, il barone Georges Cuvier aveva per la prima volta dimostrato che le specie si estinguono. L'estinzione era quindi un fatto accettato dagli scienziati quasi tre quarti di secolo prima che Darwin elaborasse la sua teoria dell'evoluzione. E in seguito, nel proliferare delle controversie sollevate dalle sue teorie, di rado è stata contemplata la questione dell'estinzione. Anzi, l'estinzione veniva di norma considerata un evento banale, un po' come un'auto che resta senza benzina. Era semplicemente una prova di mancato adattamento. L'adattamento, in sé, era oggetto di intensi studi e accesi dibattiti. Ma il fatto che alcune specie si estinguessero non veniva preso in seria considerazione. Cos'altro c'era da dire sull'argomento?

Citazioni

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  • Si ritiene che, dal momento in cui ebbe inizio la vita su questo pianeta, vi siano state cinquanta miliardi di specie. Ciò significa che oggi ne resta solo una su mille. Quindi il 99,9 per cento delle specie che popolavano la Terra è estinto. E gli stermini di massa rappresentano solo il cinque per cento del totale. La stragrande maggioranza delle specie si è estinta una alla volta. (Ian Malcolm, p. 11)
  • Vorrei avanzare l'ipotesi che gli animali complessi si estinguono non a causa di mutamenti intervenuti nei loro meccanismi di adattamento fisico all'ambiente, bensì a causa del loro comportamento. Vorrei suggerire che gli ultimi sviluppi nella teoria del caos, o dinamica non lineare, offrono allettanti spunti circa le modalità con cui questo potrebbe avvenire. Ci suggeriscono che il comportamento degli animali complessi può cambiare con molta rapidità, e non sempre per il meglio. Ci suggeriscono che il comportamento, nel momento in cui non si adegua più all'ambiente, porta al declino e alla morte. Ci suggeriscono che gli animali possono smettere di adattarsi. (Ian Malcolm, p. 12)
  • Mi è spiaciuto molto dover interrompere le celebrazioni nei dipartimenti di matematica delle università del paese", ebbe a dire in seguito, "ma risultò che ero solo leggermente morto. (Ian Malcolm, p. 15)
  • "Ne consegue che ancor oggi potrebbero esservi sulla Terra esemplari viventi di quegli animali. Perché non li cerca?" "Lo faccia lei, se la cosa la diverte", rispose Malcolm, gelido. "E se non ha altro di meglio da fare". "No, no", si affrettò a ribattere Levine. "Dico sul serio. E se i dinosauri non si fossero estinti? E se esistessero ancora? In qualche luogo isolato del pianeta". "Lei sta parlando di un Mondo Perduto", disse Malcolm, e molte teste annuirono in tacita intesa. Gli scienziati dell'Istituto avevano messo a punto una sorta di linguaggio stenografico per indicare i più noti scenari evolutivi. Parlavano del Campo di Proiettili, della Rovina del Giocatore, del Gioco della Vita, del Mondo Perduto, della Regina Rossa e del Rumore Nero, indicando così modi molto precisi di considerare l'evoluzione. Ma erano tutti... "No", insistette Levine. "Sto parlando letteralmente". "E allora si sbaglia di grosso". (p. 18)
  • Per dirla nei termini pomposi di uno dei presenti: "Il Cretaceo ha consentito alla nostra consapevolezza senziente di sbocciare sul pianeta". La risposta di Malcolm era stata immediata: "Che cosa le fa pensare che gli esseri umani siano senzienti e consapevoli? Non ve n'è prova alcuna. Gli esseri umani non pensano mai con la loro testa: lo trovano troppo scomodo. Perlopiù i membri della nostra specie si limitano a ripetere ciò che viene loro detto... e quando si imbattono in punti di vista diversi dai loro, restano sconcertati. Il tratto caratteristico dell'uomo non è la consapevolezza bensì il conformismo, e il risultato sono le guerre di religione. Altri animali lottano per il territorio o per il cibo, mentre gli uomini, unici nel mondo animale, si scontrano per le loro "convinzioni". Ciò avviene perché sono le convinzioni a guidare il comportamento, che, per gli esseri umani, è importante sotto l'aspetto evolutivo. Ma in un momento in cui il nostro comportamento potrebbe portarci all'estinzione, non vedo ragione alcuna per credere nella nostra consapevolezza. Siamo dei conformisti cocciuti e autodistruttivi. Qualsiasi altra visione della nostra specie è un'illusione dettata dall'autocompiacimento. La prossima domanda, prego". (p. 20)
  • Non è fantastica, la tecnologia? Riesce a dare a qualsiasi cosa il sapore del cartone. (Doc Thorne, p. 238)
  • ...la selezione naturale non è una spiegazione vera e propria. E' solo una definizione: se un animale si afferma, deve essere frutto di una selezione. Ma che cosa viene favorito in quell'animale? l'animale hanno tratto[1] vantaggio dal processo di selezione? E come avviene in realtà la selezione naturale? Darwin non aveva la più pallida idea in proposito. (Ian Malcolm, p. 239)
  • "L'evoluzione è solo il risultato di una serie di mutazioni che si affermano o scompaiono. Giusto?" "Giusto", confermò Arby. "Ma in questo concetto sono insiti alcuni problemi", proseguì Malcolm. "In primo luogo, il problema tempo. Un singolo batterio – la più antica forma di vita – ha duemila enzimi. Gli scienziati hanno calcolato che per raccogliere a caso questi enzimi da un brodo primordiale occorrerebbe un tempo che varia da quaranta miliardi a cento miliardi di anni. Ma la terra ha solo quattro miliardi di anni. Quindi un processo casuale sembrerebbe troppo lento. Tanto più che sappiamo che i batteri sono comparsi solo quattrocento milioni di anni dopo il principio della Terra. La vita è comparsa molto rapidamente, ed è per questo che gli scienziati hanno ipotizzato che essa debba avere origini extraterrestri. Anche se, a mio avviso, questa non è una vera e propria risposta". "D'accordo, ma...". "Secondariamente, c'è un problema di coordinazione. Se si accetta la teoria attuale, allora tutta la straordinaria complessità della vita altro non è se non l'accumularsi di eventi casuali... una serie di eventi genetici riuniti insieme. Ma osservando attentamente gli animali, si direbbe che molti elementi debbano aver avuto un'evoluzione simultanea. Prendiamo per esempio i pipistrelli, che sono guidati dall'eco degli ultrasuoni da loro emessi. Per fare una cosa simile, molti elementi devono evolversi. I pipistrelli hanno bisogno di un apparato speciale per emettere suoni, di un udito speciale per udire l'eco, di un cervello speciale capace di interpretare i suoni, e di un corpo capace di scendere in picchiata per catturare gli insetti. Se tutte queste cose non si evolvono contemporaneamente, non vi è alcun vantaggio. E immaginare che tutto questo avvenga per puro caso è come immaginare che un tornado possa abbattersi su un cimitero di rifiuti industriali e mettere insieme un jumbo jet funzionante[2]. Difficile da credere". (p. 240)
  • E' la massima scoperta scientifica del ventesimo secolo. Non puoi studiare niente senza modificarlo. (Ian Malcolm, p. 286)
  • Quindi, cara Kelly, farai bene a imparare subito una cosa, anche se sei molto giovane. La gente non la smetterà mai di dirti delle cose. E perlopiù, magari il novantacinque per cento delle volte, quello che ti dicono è sbagliato. (Sarah Harding, p. 269)
  • Una volta che le cose vanno male, tendono a proseguire su quella linea. Come il vecchio detto per cui non c'è il due senza il tre. La teoria della complessità ci dice che la saggezza popolare ha ragione. Le cose negative si accumulano. Le cose precipitano tutte insieme. Questo è il mondo reale. (Ian Malcolm, p. 287)
  • Talvolta penso che siamo una sorta di peste che cancellerà ogni forma di vita dalla Terra. Siamo così efficienti nel distruggere che talvolta mi viene da pensare che quella sia proprio la nostra funzione. Forse, nel corso di millenni e millenni, ogni tanto compare un animale che uccide il resto del mondo, sgombera il campo e permette che l'evoluzione muova il prossimo passo. (Ian Malcolmp. 433)
  • "Anche tu stai ascoltando quella tirata?", chiese l'ingegnere. "Non prenderla troppo sul serio. Sono solo teorie. Gli esseri umani non possono fare a meno di elaborarle, ma la verità è che sono solo fantasie. E mutano in continuazione. Una volta, quando l'America era un paese giovane, la gente credeva in una cosa chiamata flogisto. Sai cos'è? No? Be', non importa, perché in realtà non è mai esistita. Un tempo si credeva anche che il comportamento fosse determinato da quattro umori. E si riteneva che la Terra avesse solo poche migliaia di anni. Ora crediamo che la Terra abbia almeno quattro miliardi di anni, crediamo nei fotoni e negli elettroni, e siamo convinti che il comportamento umano sia controllato da cose come l'Io e l'autostima. A noi queste convinzioni sembrano più scientifiche e superiori a quelle del passato". "E non è così?" Thorne si strinse nelle spalle. "Sono solo fantasie. Non sono realtà. Hai mai visto un'autostima? Me la potresti mettere su un piatto? E un fotone? Me ne puoi portare uno?" Kelly scosse il capo. "No, ma...". "E non ci riuscirai mai, perché queste cose non esistono. Per quanto seriamente le prenda la gente. Tra cent'anni rideranno di noi. Diranno: "Ma pensa che allora credevano nei fotoni e negli elettroni. Come potevano essere così stupidi?". E rideranno, perché avranno a disposizione fantasie più aggiornate e e migliori". (p. 433)

Jurassic Park

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Negli ultimi decenni del ventesimo secolo si è verificata una febbre dell'oro scientifica di proporzioni inaudite: la furibonda e avventata corsa alla commercializzazione dell'ingegneria genetica. Questa impresa è stata portata avanti con tanta celerità, con un così scarno contributo di spiegazioni obiettive da precludere una piena comprensione della sua portata e delle sue implicazioni.
La biotecnologia promette di essere la più grande rivoluzione nella storia dell'uomo. Entro la fine di questo decennio avrà di gran lunga sorpassato l'energia nucleare e i computer per quanto riguarda l'impatto sulla nostra vita quotidiana. Per citare le parole di un commentatore: «La biotecnologia trasformerà tutti gli aspetti della vita umana: l'assistenza medica, l'alimentazione, la salute, il modo di divertirsi, i nostri stessi corpi. Niente sarà più lo stesso. La biotecnologia cambierà letteralmente il volto del pianeta».

Citazioni

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  • Ma il potere scientifico è come una ricchezza ereditata: ottenuta senza disciplina. Leggi cosa hanno fatto altri, compi il passo successivo. Lo puoi fare quando sei ancora molto giovane. Puoi progredire molto velocemente. Senza bisogno di una disciplina che duri molti decenni. Non ci sono maestri: gli scienziati vecchi vengono ignorati. Non c'è alcuna umiltà dei confronti della natura. C'è solo la filosofia del diventa-ricco-presto, fatti-presto-un-nome. Imbroglia, menti, falsifica: non ha importanza. Non per te, o per i tuoi colleghi. Nessuno ti criticherà. Nessuno ha standard etici. Stanno tutti cercando di fare la stessa cosa: fare qualcosa di grande, e farlo presto. E poiché puoi arrampicarti sulle spalle dei giganti, ti è possibile realizzare qualcosa velocemente. Prima ancora di sapere di preciso di cosa si tratti, sei già lì a divulgarlo, brevettarlo e venderlo. E il compratore avrà ancora meno disciplina di te. Il compratore si limita ad acquistare il tuo potere, come una qualsiasi merce. Il compratore non concepisce nemmeno l'idea che una qualche disciplina possa essere necessaria.
  • Nel pensiero degli esseri umani, cento anni sono un periodo lungo. Un centinaio d'anni fa non avevamo automobili, aeroplani, computer e vaccini... Era un mondo totalmente diverso. Ma per la terra, cent'anni sono niente. Un milione d'anni sono niente. Questo pianeta vive e respira su una scala molto più vasta. Non possiamo immaginare i suoi ritmi lenti e potenti e non abbiamo l'umiltà di provarci. Abitiamo qui solo da un batter d'occhio. Se domani non ci fossimo più, la Terra non sentirebbe la nostra mancanza.
  • Quello che interessa veramente agli scienziati sono i risultati. E si concentrano sul problema se possono o meno ottenere qualcosa. Non si fermano mai a chiedersi se devono fare qualcosa. Opportunamente definiscono tali considerazioni superflue. Se non fossero loro a farlo, sarebbe qualcun altro. La scoperta, credono, è inevitabile. Così cercano semplicemente di essere loro a farla. Ecco il gioco della scienza. Anche la pura scoperta scientifica è un atto aggressivo, penetrante. Richiede grandi attrezzature e cambia letteralmente il mondo. Gli acceleratori di particelle feriscono la terra e lasciano scorie radioattive. Gli astronauti lasciano rifiuti sulla Luna. C'è sempre qualche prova che gli scienziati erano là, a fare le loro scoperte. La scoperta è sempre uno stupro del mondo naturale. Sempre.
  • Un giorno è come un'intera vita. Si comincia col fare una cosa e si finisce col farne un'altra, si esce per fare una certa commissione e non la si fa... E alla fine dei nostri giorni, l'intera vita risulta essere stata all'insegna del caso, del tutto fortuita. Una vita intera ha la forma di un solo giorno.

L'isola dei pirati

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Sir James Almont, nominato governatore della Giamaica da sua maestà Carlo II d'Inghilterra, era per abitudine un uomo molto mattiniero. Ciò si doveva in parte alla sua condizione di anziano vedovo, in parte ai sonni inquieti causati da una gotta dolorosa e un po' anche all'inevitabile adeguamento al clima della colonia giamaicana, che subito dopo il sorgere del sole diventava caldo umido.

QUI GIACE
IL CAPITANO
CHARLES HUNTER
1627-1670
ONESTO AVVENTURIERO E MARINAIO
AMATO DAI SUOI COMPATRIOTI
NEL NUOVO MONDO
VINCIT

[Michael Crichton, L'isola dei pirati, traduzione di Gianni Pannofino, Garzanti Libri, 2009]

Per molto tempo l'orizzonte era stato una piatta e monotona linea azzurra che separava l'Oceano Pacifico dal cielo. L'eli­cottero della Marina degli Stati Uniti sfrecciava a bassa quota sfiorando le onde. Nonostante il fracasso e le vibrazioni delle pale, Norman Johnson si addormentò. Era stanco: viaggiava su vari velivoli militari da oltre quattordici ore. Non era cosa cui un professore di psicologia di cinquantatré anni fosse abi­tuato.

Citazioni

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  • È una sensazione strana scoprire quanto sono intelligenti queste creature [i cefalopodi], soprattutto i polpi. Lo sai che un polpo è più intelligente di un cane e che sarebbe probabilmente molto migliore anche come animale domestico? È una creatura meravigliosa, molto furba e anche molto sensibile. Solo che noi non pensiamo mai a loro in questi termini. (Beth, p. 32)
  • «Un buco nero», disse Harry, «è una stella morta, compressa. Fondamentalmente una stella è come un enorme pallone da spiaggia, gonfiato dalle esplosioni atomiche che avvengono al suo interno. Quando una stella invecchia e rimane senza combustibile nucleare, la palla si sgonfia e diventa molto più piccola. Se si sgonfia abbastanza, diventa talmente densa e ha una tale gravitazione che continua a sgonfiarsi, a restringersi, sino a diventare molto densa e molto piccola sino ad avere un diametro di pochi chilometri. A questo punto è un buco nero. Non c'è niente nell'universo che sia denso quanto un buco nero».
    «Sono neri perché sono morti?».
    «No. Sono neri perché trattengono tutta la luce. I buchi neri hanno una tale gravitazione che attraggono a sé tutto quanto come degli aspirapolvere – tutto il gas e la polvere interstellare che li circonda, e persino la luce. La risucchiano completamente». (p. 103-104)
  • La fecondità del mare è enormemente superiore a quella della terra. È nel mare che è cominciata la vita ed è qui che è comparsa per la prima volta la competizione intensa tra gli animali. Una risposta alla competizione è il produrre quantità enormi di discendenti. Sono molti gli animali marini che lo fanno. Di fatto noi pensiamo che il passaggio degli animali sulla terraferma sia stato un passo avanti positivo nell'evoluzione della vita. Ma in realtà quelle remote creature, scacciate dall'oceano, cercavano soltanto di sfuggire alla competizione. E potete immaginare cosa successe quando i primi pesci-anfibi s'arrampicarono sulla spiaggia e allungarono la testa per dare un'occhiata e videro questa terra vasta e asciutta dove non esisteva competizione. Per loro doveva essere una sorta di terra promessa. (Beth, p. 150)
  • Uno zoologo dovrebbe essere obiettivo [...] ma io ho dei sentimenti per gli animali come chiunque altro. Verso i polpi i miei sentimenti sono amichevoli. Sono molto intelligenti, sai? Ne avevo una volta uno in una vasca che aveva imparato ad ammazzare gli scarafaggi e a servirsene come esca per catturare i granchi. Il granchio troppo curioso veniva a indagare sullo scarafaggio morto e allora il polpo usciva dal suo nascondiglio e lo acciuffava. In effetti il polpo è talmente sveglio che il maggior limite del suo comportamento è la durata della sua vita. Vive infatti soltanto tre anni, insufficienti per sviluppare qualcosa di complicato come una cultura o una civiltà. Forse se vivessero quanto noi, sarebbero da tempo i padroni del mondo. (Beth, p. 154)
  • Non esistono pazienti resistenti. Mostratemi un paziente resistente e io vi mostrerò un terapeuta resistente. Se con un paziente non arrivate a nulla, fate qualche altra cosa, qualsiasi altra. Ma fate qualcosa. (dottor Stein, p. 333)
  • Gli tornò ancora in mente il dottor Stein. Qual era la sua battuta preferita? «Capire è una tattica dilatoria». Si arrabbiava molto quando lo diceva. Quando gli studenti del suo corso di specializzazione la facevano lunga sui pazienti e sui loro problemi, li interrompeva infastidito. «Che importanza ha? Che importanza ha capire la psicodinamica del paziente? Volete capire come si nuota o volete buttarvi e cominciare a nuotare? Solo quelli che hanno paura dell'acqua vogliono capirla. Gli altri si tuffano e si bagnano». (p. 338)
  • Sul vostro pianeta c'è un animale che si chiama orso. È un grosso animale, a volte più grosso di voi, ed è intelligente e ingegnoso e ha un cervello grande come il vostro. Ma si distingue da voi per un aspetto importante. Non sa svolgere quell'attività che chiamate immaginazione. Non sa costruirsi immagini mentali di come la realtà potrebbe essere. Non sa concepire quello che chiamate passato e quello che chiamate futuro. Questa particolare capacità di immaginare è ciò che ha fatto la grandezza della vostra specie. Null'altro. Non la vostra disponibilità a imitare, non l'attitudine a servirvi di utensili, né il linguaggio, né la violenza, né la cura dei piccoli né il raggrupparvi in società. Non è nessuna di queste cose, che hanno anche altri animali. La vostra grandezza è nell'immaginazione.
    La capacità d'immaginare è la parte principale di quella che chiamate intelligenza. Voi pensate che essa sia soltanto un utile mezzo per risolvere un problema o per far succedere qualcosa. Ma è l'immaginarlo che lo fa succedere. Questa è la dote della vostra specie e questo è anche il pericolo, perché voi non scegliete di controllare la vostra immaginazione. Immaginate cose meravigliose e immaginate cose terribili, ma non vi assumete la responsabilità di scegliere. Dite d'avere in voi sia il potere di fare il bene sia quello di fare il male, l'angelo e il demonio, ma in verità in voi avete una cosa soltanto: la capacità di immaginare. (essere nella sfera, pp. 343-344)
  • In condizioni di estremo terrore, la gente prende decisioni sbagliate. (Norman, p. 354)
  • In un certo senso, pensò, siamo tutti fatti di memorie. La nostra personalità viene formata partendo dalle memorie, la nostra vita è organizzata intorno a memorie, la nostra cultura viene eretta su quelle fondamenta di memorie comuni che noi chiamiamo storia e scienza. E ora, rinunciare a una memoria, a una conoscenza, al passato... (p. 373)

Incipit di alcune opere

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Casi di emergenza

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Nelle prime ore del mattino, l'università di Harvard informò il Massachusetts General Hospital che alcuni studenti, che al momento stavano occupando un edificio dell'università per protestare contro l'attività di reclutamento svolta nei campus dalle forze armate, avrebbero potuto essere inviati all'ospedale per il trattamento delle lesioni subite durante la rimozione forzata dal luogo occupato. Questo avvenne alle 5 del mattino, e benché risultasse poi che cinquanta studenti erano stati feriti, nessuno di essi venne ricoverato al MGH.

Codice Beta

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I fatti sono questi:

1. Il 22 agosto 1972 sette uomini arrivarono con voli diversi al Salt Lake International Airport di Salt Lake City, Utah. Provenivano da Las Vegas, Chicago, Dallas e New York. Tutti e sette sono stati identificati; tutti e sette hanno legami con la criminalità organizzata. Al momento attuale ne sono stati interrogati quattro e la loro testimonianza fornisce la parte più cospicua di questo rapporto.

Spuntò l'alba sulla foresta pluviale del Congo.
Il sole pallido bruciò il freddo del mattino e l'umida nebbiolina appiccicosa, rivelando un gigantesco mondo silenzioso. Alberi enormi con tronchi di dieci metri di diametro salivano ad altezze di sessanta metri, dove spiegavano la loro densa fronzuta tettoia, nascondendo il cielo e gocciolando perpetuamente. Tendine di grigio muschio, e rampicanti e liane, penzolavano aggrovigliate dagli alberi; orchidee parassite spuntavano dai tronchi. Al suolo, enormi felci, luccicanti d'umidità, crescevano all'altezza del petto di un uomo e racchiudevano la nebbia. Qua e là una macchia di colore: i fiori rossi dell'acanthema, veleno mortale, e il viticcio azzurro della dicindra che si apriva solo di primo mattino. Ma l'impressione di base era quella di un vasto, smisurato mondo grigio-verde, di un luogo estraneo e inospitale.

I cercatori di ossa

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William Jason Tertullius Johnson, figlio maggiore del costruttore navale di Philadelphia Silas Johnson, entrò allo Yale College nell'autunno del 1875. Secondo il presidente della scuola che aveva frequentato a Exeter, Johnson era «dotato, attraente, atletico e in gamba», ma, aveva aggiunto, anche «testardo, pigro e terribilmente viziato, con una spiccata indifferenza per tutto ciò che esula dal suo piacere. Se non trova uno scopo nella vita, rischia di cadere vergognosamente nell'indolenza e nel vizio».

Il silenzio degli abissi

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Alle prime luci dell'alba si era inerpicato sulle colline lasciandosi alle spalle la piatta distesa di Kingston. Aveva attraversato minuscoli villaggi, con le caratteristiche capanne appollaiate ai lati della strada, poi era sceso giù per vallate dalla lussureggiante vegetazione tropicale, intrise di umidità nella foschia mattutina, e infine era risalito per ritrovare l'aria fredda delle alture che proteggevano la costa settentrionale.

Il terminale uomo

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Scesero al pronto soccorso a mezzogiorno e si sedettero sulla panca appena oltre la porta girevole che si apriva sul parcheggio delle ambulanze. Ellis, il più anziano, era nervoso, preoccupato, distante. Invece Morris, il più giovane, era calmissimo: mangiò una caramella. Ne appallottolò l'involucro infilandoselo nella tasca della giacca bianca.
Di lì vedevano la luce del sole che da fuori batteva sul grande cartello con la scritta PRONTO SOCCORSO, e su quello più piccolo: PARCHEGGIO RISERVATO ALLE AMBULANZE. In lontananza si sentirono delle sirene.

In caso di necessità

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I cardiochirurghi sono tutti dei bastardi, e Conway non fa eccezione. Piombò come un uragano nel laboratorio di anatomia e virologia patologica alla 8,30 del mattino; indossava ancora il camice e il berretto verde da sala operatoria ed era furibondo. Quando Conway è furente parla a denti stretti con voce atona, gli si arrossa la faccia e gli si chiazzano le tempie.

L'evoluzione di Andromeda

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Quando tutto ricominciò, Paulo Araña era annoiato. Annoiato e assonnato. Gli mancava solo un anno prima del pensionamento dall'impiego alla Fondazione nazionale dell'Indio, meglio conosciuta cone funai, l'acronimo in portoghese. Di stanza ai confini di un territorio posto sotto la tutela del governo, che si estendeva nel bacino dell'Amazzonia, il sertanista, ormai oltre la cinquantina, aveva trascorso la sua carriera a fare la guardia all'entroterra ancora incontaminato del Brasile.

La grande rapina al treno

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A quaranta minuti da Londra, il treno del mattino della South Eastern Railway raggiunse la velocità massima, ottantasei chilometri all'ora, percorrendo i verdi campi ondulati e i ciliegeti del Kent. Sulla locomotiva verniciata di un blu intenso, si poteva vedere ritto in piedi il macchinista in divisa rossa, senza la protezione di una cabina o di un parabrezza, e il fuochista accovacciato ai suoi piedi che gettava palate di carbone nella caldaia rosseggiante. Dietro la sbuffante locomotiva e il tender c'erano tre carrozze gialle di prima classe, sette vagoni verdi di seconda e infine un grigio bagagliaio senza finestrini.

La vendetta del deserto

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BARNABY
La Grande Piramide di Cheope riempiva l'orizzonte. Era una costruzione titanica, una gigantesca massa di pietra giallo-bruna che si innalzava possente, sfidando l'immaginazione. Vicino alla base, nella vasta ombra che essa proiettava, Harold Barnaby parlava con una guida.

La vita elettronica

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Questo è un libro sugli essere umani e i computer. Si basa su una serie di postulati fondamentali:

1. Gli esseri umani sono più importanti dei computer.
2. Gran parte delle nostre convinzioni sui computer sono errate.
3. Usare un computer è facile.
4. Questa è una fortuna, visto che tutti dovremo imparare a usarlo.
5. Non è altrettanto facile fare buon uso del computer.
6. E questa è una sfortuna poiché tutti dovremo imparare a usarlo.
7. I computer possono essere molto divertenti.
8. C'è chi vorrebbe togliere loro questa caratteristica.

Mangiatori di morte

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Sia lode a Dio, il Misericordioso, il Compassionevole, il Signore dei Due Mondi, e siano felicità e pace per il Principe dei Profeti, il nostro Signore e Maestro Maometto, che Dio benedica e gli elargisca pace e felicità continue e durature sino al giorno della Fede!

NANIGEN
9 OTTOBRE, ORE 23.55

A ovest di Pearl Harbor, la Farrington Highway correva accanto ai campi di canna da zucchero color verde scuro alla luce della luna. Per molto tempo quella era stata una zona agricola di Oahu, ma di recente le cose avevano iniziato a cambiare. A sinistra si scorgevano i piatti tetti metallici del nuovo parco industriale di Kalikimaki, che brillavano argentei in mezzo al verde circostante. Marcos Rodriguez sapeva che in realtà non si trattava di un vero e proprio parco industriale; la maggior parte degli edifici erano capannoni affittati a basso prezzo. Poi c'erano un negozio di prodotti per la nautica, un tizio che fabbricava tavole da surf su misura, un paio di officine e un fabbro. Praticamente nient'altro.

Vasco Borden, quarantanove anni, si aggiustò il bavero della giacca e raddrizzò la cravatta mentre percorreva l'elegante corridoio moquettato. Non era abituato a vestirsi elegante, anche se l'abito che aveva addosso, blu scuro, se l'era fatto fare su misura per dissimulare la sua massa di muscoli. Borden, ex giocatore di football americano, lavorava come investigatore privato specializzato nel recupero di ricercati. Era un armadio di due metri per centoventi chili. In quel preciso istante era alle calcagna del suo uomo, un ricercatore di trent'anni dalla calvizie incipiente, ex dipendente della MicroProteonomics di Cambridge, Massachusetts, che si stava dirigendo verso la sala conferenze.

Non previsto dal computer

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Sabato 14 giugno
le perthus, francia: La dinamite, avvolta con cura in carta da regali, stava sul sedile posteriore come un qualsiasi oggetto senza importanza. Alcune ore prima, Miguel vi aveva buttato sopra la giacca sportiva, e ora, fermandosi in coda a una fila di macchine che aspettavano di passare la dogana spagnola, non pensò affatto all'involto: era del tutto normale e stava al sicuro.

È mezzanotte. La casa è immersa nel buio. Non so come andrà a finire. I ragazzi stanno tutti malissimo e continuano a vomitare. Sento mio figlio e la mia figlia maggiore che vomitano in due bagni diversi. Sono andato poco fa a controllarli, per vedere che cosa tiravano su. Sono soprattutto preoccupato per la più piccola. Ho dovuto indurre il vomito anche a lei. È la sua sola speranza.
Io credo di stare bene, almeno per ora. Ma la prospettiva non è certo delle migliori: le persone coinvolte in questa storia sono quasi tutte morte, ormai. E troppe sono le cose su cui non posso avere certezze...
I macchinari sono stati distrutti, ma potrebbe essere ugualmente troppo tardi.
Sto aspettando Mae. È andata al laboratorio di Palo Alto dodici ore fa. Spero che ce l'abbia fatta. Spero sia riuscita a spiegare quanto è disperata la situazione. Credevo che dal laboratorio qualcuno si sarebbe fatto sentire, ma ancora non ho ricevuto notizie.
Mi fischiano le orecchie, e non è certo un buon segno. Sento delle vibrazioni nel petto e nell'addome. La piccola più che vomitare, sta sputacchiando. Mi gira la testa. Spero di non perdere i sensi. I ragazzi hanno bisogno di me, soprattutto la piccola. Hanno paura. E non posso certo rimproverarli.
Anch'io ho paura.
E pensare che una settimana fa il mio problema principale era quello di trovare un lavoro! Ora, invece, mi viene quasi da ridere.
D'altra parte, le cose non vanno mai come ci si aspetta.

Punto critico

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Ore 5,18
Emily Jansen tirò un sospiro di sollievo. Quel lungo viaggio in aereo stava per giungere al termine. Dai finestrini filtravano scie di luce mattutina. In braccio a lei, la piccola Sarah, intenta a risucchiare fragorosamente ciò che rimaneva del contenuto del biberon e ad allontanarlo da sé con i pugnetti, strizzò gli occhi per l'improvviso chiarore. «Buono, vero?», le disse Emily. «Okay... oplà...».
Si appoggiò la neonata a una spalla, dandole dei colpetti sulla schiena. La bimba fece un ruttino gorgogliante e si rilassò.
Sul sedile accanto, Tim Jansen sbadigliò, stropicciandosi gli occhi. Aveva dormito tutta la notte, sin dalla partenza da Hong Kong. Emily, invece, non riusciva mai a dormire in aereo; era troppo nervosa.

Rivelazioni

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DA: DC/M
ARTHUR KAHN
TWINKLE/KUALA LUMPUR/MALAYSIA

A: DC/S
TOM SANDERS
SEATTLE (SUA RESIDENZA)

TOM,
IN VISTA DELLA FUSIONE, RITENGO PREFERIBILE INVIARTI QUESTA COMUNICAZIONE A CASA ANZICHÉ IN UFFICIO:

LA PRODUZIONE TWINKLE SI È ATTESTATA SUL 29% DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA NONOSTANTE GLI SFORZI PER INCREMENTARLA. CONTROLLI NON SISTEMATICI SUI DRIVE MOSTRANO CHE I TEMPI MEDI DI RICERCA HANNO UN ARCO DI VARIABILITÀ DI 120-140 MILLISECONDI SENZA UNA CHIARA INDICAZIONE DEL PERCHÉ NON SIANO CONFORMI ALLE SPECIFICHE.

Sol levante

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DIPARTIMENTO DI POLIZIA DI LOS ANGELES
TRASCRIZIONE RISERVATA DI VERBALI INTERNI

Contiene:

Trascrizione di interrogatorio videoregistrato

Agente investigativo Peter J. Smith
13-15 marzo

Oggetto:

"Omicidio Nakamoto" (A8895-404)

Questa trascrizione è di proprietà del Dipartimento di Polizia di Los Angeles ed è destinata esclusivamente a uso interno. L'autorizzazione a copiarla, a citarne brani, a riprodurla con qualsiasi mezzo o a rivelarne o diffonderne i contenuti è regolata dalla legge. Qualsiasi uso non autorizzato comporta severe sanzioni.

Per qualsiasi informazione rivolgersi a:
Direzione della Divisione Affari Interni
Dipartimento di Polizia di Los Angeles
Casella postale 2029
Los Angeles, CA 92038-2029
Telefono: (213) 555-7600
Fax: (213) 555-7812

Trascrizione di interrogatorio videoregistrato
Agente investigativo P.J. Smith
13-15 marzo

Caso: "Omicidio Nakamoto"

Descrizione dell'interrogatorio:
Il soggetto (tenente Smith) è stato interrogato per 22 ore nell'arco di 3 giorni da lunedì 13 marzo a mercoledì 15 marzo. L'interrogatorio è stato registrato su videocassetta S-VHS/SD.

Stato di paura

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Parigi Nord
Domenica 2 maggio 2004
Ore 12.00

Nel buio, lui le toccò un braccio e disse: «Resta qui». Lei non si mosse, aspettò. C'era un forte odore di acqua salata. Udì il flebile gorgoglio dell'acqua.
Poi si accesero le luci, riflettendosi sulla superficie di una grossa vasca lunga circa cinquanta metri e larga venti. Avrebbe potuto essere una piscina al coperto, non fosse stato per i dispositivi elettronici che la circondavano.
E per lo strano marchingegno all'estremità opposta della vasca.

Sua eccellenza la droga

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L'agente, appostato all'incrocio della strada di Santa Ana con la statale 85, vide tutto. Alle tre del pomeriggio un Angelo gli passò davanti, curvo sulla moto, a centottanta all'ora. Il poliziotto in seguito raccontò che l'Angelo aveva sul volto un ghigno folle mentre proseguiva la sua corsa, serpeggiando fra le auto.

Timeline

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Non avrebbe dovuto prendere quella scorciatoia.
Dan Baker sobbalzò, quando la sua nuova berlina Mercedes S500 imboccò lo sterrato, per inoltrarsi nella riserva navajo dell'Arizona settentrionale. Intorno a loro, il paesaggio si faceva sempre più desolato: a est, in lontananza, le mesas rosse; a ovest, deserto piatto a perdita d'occhio. Avevano superato l'ultimo villaggio mezz'ora prima, case polverose, una chiesa e una piccola scuola rannicchiate contro una rupe, dopodiché non avevano incontrato più nulla, neppure un cespuglio. Nient'altro che il vuoto deserto rosso. Da almeno un'ora non incrociavano automobili. Era mezzogiorno, e il sole accecava. Baker, un imprenditore edile quarantenne di Phoenix, cominciava a sentirsi a disagio. Tanto più che sua moglie, un'architetta, era una di quelle artiste con poca pratica di benzina e radiatori. Il serbatoio era a metà, ma il motore dava segni di surriscaldamento.

Zero assoluto

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«Sei comodo, nonno?»
Sentirsi chiamare così fece trasalire Peter Ross, che si adagiò contro lo schienale e fissò Todd, il nipote undicenne armato di una piccola videocamera che teneva premuta contro il viso.
«Sto bene, Todd.» Si schiarì la gola. Erano nella sua casa estiva di Cape Cod. L'intera famiglia si era riunita lì per il fine settimana: suo figlio James, sua figlia Emily e i loro bambini. Compreso il nipote più grande.
«Questa è una videointervista con mio nonno, il dottor Peter Ross, primario di radiologia al Boston Memorial Hospital. Sei pronto?»

Citazioni su Michael Crichton

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  • Sono ambiguo riguardo le opere di Crichton, siccome includono elementi dubbiosi anti-scientifici. Però non mi posso lamentare d'un tizio che mi include nei ringraziamenti del suo best seller... Il film [Jurassic Park] non era male, ma non li perdonerò per aver presentato Brachiosaurus come un goffo dagli arti pesanti. Io non avevo niente a che fare con quello. Credevo che fosse un peccato che i brachiosauri, potenzialmente onnivori e certamente non placidi come mucche, avrebbero mancato l'opportunità di papparsi di quei mocciosi sull'albero. (Gregory Scott Paul)
  1. Errore di traduzione presente nell'edizione Garzanti
  2. Cfr. Fred Hoyle: "Che quella faccenda complicata e complessa che è una cellula sia nata spontaneamente e per caso sulla Terra ha la stessa probabilità che un tornado, passando su un deposito di rottami, ne tiri fuori un Boeing 747 perfettamente funzionante. (Times, 1981)

Bibliografia

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  • Michael Crichton, Andromeda (The Andromeda Strain, 1969), traduzione di Vincenzo Mantovani, Garzanti, Milano, 2018. ISBN 978-88-11-60247-7.
  • Michael Crichton, Casi di emergenza (Five Patients, 1970), traduzione di Maria Teresa Marenco, TEA, Milano, 1999. ISBN 88-7818-535-3.
  • Michael Crichton, Congo (Congo, 1980), traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 1997. ISBN 88-11-66690-2.
  • Michael Crichton, I cercatori di ossa (Dragon Teeth, 2017), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2018. ISBN 978-88-11-60173-9.
  • Michael Crichton, Il mondo perduto (The Lost World, 1995), traduzione di Maria Teresa Marenco, Garzanti, Milano, 1996. ISBN 8846203054.
  • Michael Crichton, Il terminale uomo (The Terminal Man, 1972), traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 1993. ISBN 88-11-66728-3.
  • Michael Crichton, Jurassic Park (Jurassic Park, 1990), traduzione di Maria Teresa Marenco e Andrea Pagnes, Vallardi, Milano, 1993. ISBN 8811975085.
  • Michael Crichton, L'isola dei pirati (Pirate Latitudes, 2009), traduzione di Gianni Pannofino, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 978-88-11-68576-0.
  • Michael Crichton, La grande rapina al treno (The Great Train Robbery, 1975), traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811679516.
  • Michael Crichton, La vita elettronica (Electronic life: how to think about computers, 1983), traduzione di Maria Teresa Marenco, Garzanti, Milano, 1984.
  • Michael Crichton, Mangiatori di morte (Eaters of the Dead, 1976), traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 2005. ISBN 9788811678762.
  • Michael Crichton, Next (Next, 2006), traduzione di Barbara Bagliano, Garzanti, Milano, 2007. ISBN 8811685753.
  • Michael Crichton, Preda (Prey, 2002), traduzione di Gianni Pannofino, Garzanti, Milano, 2003. ISBN 8811665035.
  • Michael Crichton, Punto critico (Airframe, 1996), traduzione di Paola Bertante, Garzanti, Milano, 1999. ISBN 8811669111.
  • Michael Crichton, Rivelazioni (Disclosure, 1994), traduzione di Maria Teresa Marenco, Garzanti, Milano, 1998. ISBN 8846200616.
  • Michael Crichton, Sfera (Sphere, 1987), traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 1999. ISBN 8811668603.
  • Michael Crichton, Sol levante (Rising Sun, 1992), traduzione di Maria Teresa Marenco, Garzanti, Milano, 1992. ISBN 88-11-66098-X.
  • Michael Crichton, Stato di paura (State of Fear, 2004), traduzione di Barbara Bagliano, Garzanti, Milano, 2005. ISBN 88-11-67856-0.
  • Michael Crichton, Timeline. Ai confini del tempo (Timeline, 1999), traduzione di Paola Bertante e Gianni Pannofino, Garzanti, Milano, 2000. ISBN 978-88-11-66036-1.
  • Michael Crichton alias John Lange, Codice Beta (Binary, 1972), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2014. ISBN 978-88-11-68495-4.
  • Michael Crichton alias John Lange, Il silenzio degli abissi (Grave Descend, 1970), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2016. ISBN 978-88-11-68821-1.
  • Michael Crichton alias John Lange, La vendetta del deserto (Easy go, 1968), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2017. ISBN 978-88-11-68823-5.
  • Michael Crichton alias John Lange, Non previsto dal computer (Odds On, 1966), traduzione di Argia Micchettoni, Garzanti, Milano, 1972.
  • Michael Crichton alias John Lange, Sua eccellenza la droga (Drug of Choise, 1970), traduzione di Mario Lamberti, Garzanti, Milano, 1972.
  • Michael Crichton alias John Lange, Zero assoluto (Zero Cool, 1969), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2015. ISBN 978-88-11-68822-8.
  • Michael Crichton e Daniel H. Wilson, L'evoluzione di Andromeda, (The Andromeda Evolution, 2019), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2021. ISBN 978-88-11-81878-6.
  • Michael Crichton e Richard Preston, Micro (Micro, 2011), traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti, Milano, 2012. ISBN 978-88-11-68683-5.

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