Boris - Il film

film del 2011 diretto da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo

Boris - Il film

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Titolo originale

Boris - Il film

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 2011
Genere commedia
Regia Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Soggetto Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Sceneggiatura Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Produttore Fausto Brizzi, Mario Gianani, Lorenzo Mieli
Interpreti e personaggi

Boris - Il film, film italiano del 2011, diretto e co-sceneggiato da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo.

TaglineDopo "Lo squalo" un altro gigante del cinema

Incipit modifica

[La scena si apre su un set all'aperto della fiction Il giovane Ratzinger, con Stanis per protagonista, e tutta la troupe è ferma in attesa]
Biascica: Aoh, e allora?
Arianna: Eh... un momento. [si avvicina sbuffando ad Itala] Itala, adesso giriamo. [Itala in tutta risposta fa un rutto; viene poi inquadrata una roulotte dal cui interno si sente René gridare]
René: E io non la giro! Non me ne frega un cazzo! No Lopez, non esiste, la scena è già una merda di suo e se la giriamo al rallenty diventa irricevibile.
Lopez: Ma perché?
René: Perché fa schifo!
Lopez: Ma hai girato migliaia di scene brutte, René, non capisco qual è il problema.
René: Non la giro!
Lopez: Ti ho già detto che la rete non transige, René. A parte che la scena è bella: il giovane Ratzinger che, alla notizia della scoperta del vaccino antipoliomielite, corre felice e lo fa al rallenty su una musica emozionante, punto e basta.
René: Ah sì?
Lopez: Tu devi fare quello che ti diciamo noi, devi girare le scene come te lo diciamo noi, capito? Altrimenti sei fuori e noi prendiamo un altro regista.
René: E io me ne vado alla concorrenza.
Lopez [scoppiando a ridere]: Che minchia dici? La concorrenza? Ma allora non hai capito un cazzo! Questo Paese non ce l'ha una concorrenza, la concorrenza siamo noi, siamo sempre noi. Guarda, chiudi gli occhi. Dai chiudili! [René li chiude] Dai, adesso riaprili! [René li riapre] Eccola la concorrenza! [Lopez ride. Arianna apre la porta e si rivolge ai due]
Arianna: Scusate, siamo in un ritardo mostruoso. Vi prego giriamole tutte e due: una versione al rallenty e l'altra a velocità normale e poi decidete al montaggio.
Lopez: Bravissima Arianna! Ecco... No! Grazie perché mi aiuti a fare chiarezza: questa scena si gira solo al rallenty e basta, ecco.
René: Ok. [esce dalla roulotte ed abbandona il set]

Frasi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Ma lo vuoi capire che chi è contro di me, è contro di sé. Ferretti sei finito, sei finito. Testa di merda! (Lopez) [a René che sta abbandonando il set]
  • Ammazza 'sti gnocchi... coi mirtilli. Certo che qua c'hanno messo tutto: il primo, il secondo, pure er dolce... si cerco bene c'è pure il conto, mortacci loro. (Itala) [voce fuori campo durante i titoli di testa]
  • La nostra casa è la televisione: è come la mafia, nun se ne esce se non da morti. (René) [a Sergio]
  • Questo fa un ponte: crea sinergia. Sinergia! (Ingegnere) [in una scena della fiction Sottaceto]
  • La casta, il libro scandalo di due giornalisti che dimostra quanto i politici italiani siano una casta che nel tempo si è attribuita ogni sorta di scandaloso privilegio. Un'élite intoccabile. Una truffa legalizzata, da tre miliardi di euro l'anno. (René) [voce fuori campo]
  • L'artista, per definizione, fa quello che gli pare. (Brusini) [a René]
  • È un terreno minato, René. Niente nomi. Nessun nome di politico, nessun nome di partito. Io ambienterei tutto in Brasile. Perché secondo te, non c'è una casta pure là? Secondo te, tutto sta filando liscio in Brasile? (Sceneggiatore timorato)
  • Ma voi c'avete presente il film Matrix? [...] Ve faccio capì come faceva Neo, eh? Guardate, eh. Arrivava il proiettile sparato dal cattivone, un proiettile speciale. Rallenty. Primo proiettile: schivato. Secondo proiettile. A un certo punto il proiettile si avvicina a un millimetro dalla faccia e lui proprio – me lo so' studiato – proprio le parole precise, lui arriva il proiettile e fa: bu-cio de cu-looo! (Martellone) [durante il suo spettacolo teatrale E sti cazzi]
  • La ristorazione è l'unica cosa seria in questo Paese. (Arianna) [ad Alessandro]
  • Lo sai quanto spende la rete per la fiction all'anno? Trecento milioni. E per il cinema? Quaranta. Sai cosa vuol dire questo? Che io, qui dentro, per sopravvivere, devo lottare come un pazzo. (Lopez) [a Sergio]
  • Questo è un buon copione, ma se sarà un buon film dipende solo da te. (Sceneggiatore 2) [a René]
  • E così abbiamo pensato, facciamo un bel progetto alla Gomorra: Un grande libro, un grande regista e un film in cui ce se capisce e non ce se capisce. Io non c'ho capito un cazzo! [ride] (Sergio) [ai dirigenti della casa di produzione]
  • Benvenuto al cinema, René. Vieni qua. Guarda, guarda qua, guarda. [mostrando un bagno] In questo cesso ha urinato Antonioni! Capisci? Ti emoziona? (Lopez)
  • Renato, Renato, Renato... Ti dico una cosa sola, Renato: Gianfranco Fini.. Perché non sono un imitatore, Renato, io ti do proprio un'interpretazione del personaggio... Fini con le... cravatte rosa... il senso delle istituzioni... (Stanis) [mentre viene prelevato dai paramedici su una barella dopo aver tentato di suicidarsi, poiché René non lo vuole scritturare nel suo film]
  • Comunque te stanotte nun devi dormi', devi mezzo dormi', co' mezzo cervello, come i pinguini. (Sergio) [ad Alessandro]
  • Scusate, scusate, avete da accendere? Mi rendo conto che da Presidente della Camera dovrei dare il buon esempio ovviamante. (Stanis) [nei panni di Gianfranco Fini, intrufolandosi mentre si sta girando una scena del film]
  • René, io mi sentivo finta, veramente molto molto finta. Non mi piacevo per niente. (Marilita Loy)
  • Allora signori. Non ci sarà nessun discorsone stavolta, perché mi hanno già fatto perdere troppo tempo. Dirò solo tre parole: voglio qui Boris! (René) [alla vecchia troupe]
  • Mai e poi mai svilire il ruolo del Parlamanto. Ogni cittadino ha dei diritti ma anche dei doveri. Francamante. (Stanis) [intrufolandosi sul set nei panni di Gianfranco Fini]
  • Guarda che io ho un cugino omosessuale, per cui figurati se mi scandalizzo. Anzi addirittura sordo e omosessuale, che è proprio un mix infernale. (Lopez)
  • Io mi ricordo di tutte le volte che abbiamo suonato insieme. Ma quanto eri stonato! Non posso che citare Ol' Dirty Bastard: "Shimmy shimmy ya, shimmy yam, shimmy yay". E ho detto tutto. Ciao Francesco. (Amico di Campo) [dicendo l'elegia funebre per Francesco Campo]
  • È morto il mio migliore amico. E con Francesco se ne va, se ne va una parte di me forse... forse la più bella. Ci tengo a raccontarvi solo questo piccolo aneddoto: qualche giorno fa, Francesco è entrato nel mio camerino. È come se avesse, uno strano presentimento. Mi ha detto, mi ha detto: "Stanis, se mi dovesse succedere qualcosa, io voglio che sia tu a fare il mio ruolo, perché sei il più grande attore che io abbia mai conosciuto". Questo mi ha detto. [rivolto al feretro] Ci penso io, Fra'. Ci penso io. (Stanis) [dicendo l'elegia funebre per Francesco Campo]
  • Arturo, so' papà. Mamma c'è? No? Vabbe, dije così a mamma: dije che stamo a gira' 'na scena dove ce sta' uno che fa 'na scoreggia e m'è venuta in mente lei. Aspetta, dije anche che se l'avessimo vista insieme, avremmo riso. Capito? Ciao Artu', forza Roma. (Biascica) [a telefono col figlio]

Dialoghi modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Lopez: Se faccio un'altra cazzata mi retrocedono, mi mandano alla sezione cinema dove ci sono i registi che non si lavano, che puzzano di zolfo, i dirigenti con la salmonella che tra di loro si chiamano "compagno consigliere". Cristo René, io non me li voglio mettere quei golfini pelosi con quegli occhialetti alla Gramsci.
    René: Ma cosa dici? Ma quali occhialetti? Ma cosa stai dicendo?
    Lopez: Mi lascio morire se finisco lì dentro, René. Perché dopo la sezione cinema c'è la radio. Dopo la radio, c'è la morte.
  • Sceneggiatore cechoviano: Parlerà abbastanza della realtà? Se non è abbastanza reale, se ne accorgono. Rileggiti Čechov. La spenta musica della vita...
    René: Sì, però questo è un film un po' più attuale.
    Sceneggiatore cechoviano: Niente è più attuale di Čechov. [durante il dialogo lo sceneggiatore continua a guardare fuori dalla finestra]
    René: Ma, c'hai la macchina in doppia fila?
    Sceneggiatore cechoviano: Eh, sì.
  • Sceneggiatore 1: Le soluzioni per fare 'sto film, Renato, sono due: o fai l'impepata de cozze, oppure fai il film alla Michael Moore. E te di Michael Moore non c'hai niente. Né la credibilità, né il talento documentaristico, né il team di avvocati alle spalle.
    Sceneggiatore 2: Manco la panza di Michael Moore c'hai.
    Sceneggiatore 3: Manco i soldi.
    [...]
    Sceneggiatore 1: E quindi devi fare per forza l'impepata di cozze. Un film cioè verosimile metaforico da spacciare come storia universale. [ride]
    Sceneggiatore 3: Noi, se vuoi l'impepata di cozze, in tre settimane te la scriviamo.
  • Mamma di René: Non ti vedo tranquillo. Hai bisogno di, dì la verità, di cento euro? Dillo a mamma se hai bisogno. Ti ricordi come diceva nonna: dai, dai, dai.
    René: Dai, dai, dai!
  • [Al telefono]
    Stanis: Renato, è una settimana che non rispondi. L'irreperibilità è una cosa che non ti puoi permettere, Renato, io posso essere irreperibile, tu no.
    René: Dimmi Stanis.
    Stanis: Ma cioè, come, tu fai un film per il cinema e non me lo dici?
    René: No... ma t'avrei chiamato. Guarda che non è manco sicuro che si faccia sto film, capito? Non c'è neanche ancora una sceneggiatura, figurati, eh?
    Stanis: Fammi fare Fini.
    René: Eh?
    Stanis: Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, te lo faccio io.
    René: Ma non c'è Fini nel mio film, Stanis.
    Stanis: È un errore, è un errore. Tu vuoi fare un film sull'Italia senza Gianfranco Fini, Renato?
    René: Senti Stanis, abbi pazienza, io c'ho tanti cazzi, va bene? Quando facciamo il cast magari ti richiamo, va bene? Rimaniamo così.
    Stanis: Renato se mi tradisci, io m'ammazzo però. Te lo devo dire... Ti devo dire la verità... M'ammazzo, lo sai che lo faccio.Mi tolgo la vita, Renato.
    René: D'accordo. D'accordo. Ciao Stanis.
  • René: Io penso che bisogni... no, cioè... che bisogna... insomma in sostanza io non voglio fare un film palloso, ecco. Tipo... È già domani... oppure quell'altro, come si chiama... L'inverno della ragione.
    Tullio: René, li abbiamo prodotti noi. Entrambi.
    René: Merda!
  • René: Molti di voi hanno diviso con me più di quindici anni di progetti. Quanta strada abbiamo fatto, eh? Tante esperienze, belle, brutte, facili, difficili. Ora, si apre una nuova fase. Ci saranno tanti altri progetti che noi faremo ancora insieme! Ma non questo film. [tutti i membri della vecchia troupe ci rimangono male] Per questo film, La casta, voi non ci sarete signori. Ma dovete capirmi... Io come regista vi chiedo di capirmi e di fidarvi...
    Duccio [appena arrivato, a Biascica]: Minchia, mi sono perso il discorsone di René. Com'era?
    René: Davvero, scusatemi.
    Biascica: René, io te rompo er culo!
    Itala: A fijo de na mignotta! Ma che se fa così?
    [Tutti cominciano a inveire contro René, a minacciarlo, a lanciargli cose]
  • Arianna: Stanis, mi dispiace ma per i ruoli secondari abbiamo due attori per ogni camerino.
    Stanis: Ruoli secondari?
    Arianna: Sì.
    Stanis: Tu hai letto il copione? Ecco questo episodio ruota intorno a Gianfranco Fini, cioè il mio personaggio, Arianna.
    Arianna: No, io ho letto il copione, il tuo personaggio ha due battute e sei inquadrato da lontano.
    Stanis: Però le inquadrature, se permetti, le decide Renato, d'accordo? E poi si vede che sei televisiva: in televisione si contano le battute, Arianna. Nel cinema conta altro: gli sguardi, i miei primi piani...
    Arianna: Sì, ma tu non hai primi piani perché sono tutti piani sequenza.
  • Lopez: Ma un cazzo! Baranes e i suoi non solo erano i migliori ma facevano punteggio, erano una garanzia per noi. Sei andato a riprenderti quei quattro straccioni.
    René: Sì vabbè ma adesso...
    Lopez: Ma adesso... adesso bisogna presentare del materiale straordinario. Perché devi convincerli che va bene anche così, che stai gestendo in pieno la situazione, che non è vero. Ma ancora qua stai? Guarda che tu stai rischiando, stai rischiando René! Vai, vai a girare questo materiale straordinario, muoviti! Com'è che dici tu: motoreii!
  • Duccio: Questo salone [...] tu come lo vuoi illuminato? Aperto o chiuso?
    René: Ecco, bravo, io non voglio mai più sentire questi aggettivi. Mai più. Chiaro? Ci sarà una via di mezzo, e porca puttana, Duccio.
    Duccio: La tua è una provocazione, René, ma non priva di fondamento.
  • Arianna [dopo aver chiuso una telefonata]: Vabbè ma tu sei un rincoglionito!
    Alessandro: Perché che ho fatto?
    Arianna: Cioè noi ufficialmente stiamo cercando un attore per il ruolo "faccia demmerda", te pare?
    Alessandro: Ma c'era scritto sul copione.
    Arianna [imitando Alessandro]: "C'era scritto sul copione", sei un rincoglionito.
    Alessandro [rispondendo a telefono]: Sì, pronto, mi scusi, c'è stato un problema con... con... Ah, veramente? Scusi può ripetere un attimo per favore, non ho capito bene. [mette in vivavoce in modo che anche Arianna possa ascoltare]
    Voce dal telefono: No, volevo ringraziare per la chiarezza perché ho capito subito dove volevate andare a parare. Allora io ho quattro faccia di merda di quelle diciamo classiche evergreen e poi ho un giovane trentenne promettente, Tatti Barletta, non so se lo conoscete... è una vera faccia demmerda, eh!
  • Itala: René, a me 'sta Casta mica me piace. A me mi piace Gli occhi del cuore, lì è tutto più romantico, capito?
    René: Non avevo dubbi. [urlando] Signori una notizia straordinaria: non piace a Itala, non piace a Itala! E dai, dai, dai!
  • Duccio: E quindi voi venite da questo paese bellissimo dove se uno volesse, dico così per dire, trovare degli stupefacenti di buona qualità non avrebbe problemi.
    Comparsa boliviana: Mah, a Grottaferrata quarcosa se rimedia. Però secondo me, stanno messi meglio a Napoli. O in Sicilia.
  • Lorenzo: Ti va di firmare?
    Alfredo: Non firmo niente.
    Lorenzo: È una petizione che ho trovato su Internet per... trasferire il Vaticano all'estero, affinché anche gli altri paesi possano beneficiare di tutti quei vantaggi che abbiamo avuto noi per secoli, avendoli qui, da noi, a casa nostra.
    Alfredo: Cioè, mi stai dicendo il Vaticano... via.
    Lorenzo: Hai firmato, Dante?
    Dante Milonga: No. [Lorenzo gli passa il foglio e Dante lo firma]
    Lorenzo: Come prima tappa il Vaticano potrebbe andare in Andorra. [...] Cinque anni a paese, poi tra duecento secoli ritornano in Italia. E poi si ricomincia il giro.
  • René [abbattuto]: Io non sono giusto per questo film. Io ho fatto solo la televisione... Il cinema... Non sono capace a fare il cinema. Io ti chiedo scusa per averti coinvolto in questo scempio.
    Marilita Loy: Ma che dici? Tu... tu... tu sei un bravo regista e la sceneggiatura è bella.
    René: Sì, la sceneggiatura è anche bella, ma sono io che sono sbagliato. Io sono una specie di contadino... in questo mondo di persone colte e crudeli. Non credo in me.
    Marilita Loy: Ma no, ma no. René, io credo in te.
    René: Davvero?
    Marilita Loy: Dai, dai, dai.
  • Giornalista: Corinna, in Italia il livello della recitazione è considerato inferiore rispetto ai vostri colleghi spagnoli, francesi. Come ti spieghi questa differenza?
    Corinna: Sì, io ho fatto un piccolo errore di valutazione perché io in tre anni d'accordo con il mio agente dovevo diventare la Ferilli[1] e invece ho sbagliato obiettivo perché bisognava puntare sulla Francia, perché tu ti compri una bella casetta a Parigi, t'impari un po' di francese, bonjour, bonsoir e hai fatto! Che poi – questo non lo scrivere però, eh – l'idea di puntare Sarkozy, ma di chi era? Era mia, no? Solo che quella [Carla Bruni] s'è informata, perché se informa, e ce si è fiondata. Detto questo, ora io penso ad altro, vado avanti. Penso, a Putin!
  • Cristina [parlando da una radio]: Ti ricordi quell'assegno de Gli occhi del cuore 3?
    Sergio: Ah, ah, certo, ecco l'assegno, eh, come no. Dicevo proprio adesso a Corinna che ho un po' di problemi di liquidità...
    Cristina: Corinna? Corinna Negri? La cagna maledetta![2] Salutamela, un sacco. [Corinna sta sentendo la conversazione tra i due e si innervosisce cominciando a stritolare il braccio di Alessandro]
    Sergio: Eh... ma che dici, quale cagna? A me non risulta che qualcuno la chiamasse così.
    Cristina: No no, come no, io me lo ricordo benissimo. René la chiamava "la cagna maledetta"[2] e Biascica "la zoccola". A me stava simpaticissima. Comunque salutamela, eh. E ricordati l'assegno.
  • Duccio: Allora stavo facendo i complimenti allo scenografo per il grande lavoro che ha fatto qui, che è perfetto! Vedi gli oggetti? Ogni cosa vive di luce propria. Parafrasando quel libro che non ho letto, si potrebbe dire che qui "ogni cosa è illuminata".[3]
    René: Bene, mi fa piacere... E quindi?
    Duccio: E quindi non farei niente.
    René: Come non faresti niente?
    Duccio: No cioè... terrei le luce interne, no? Diegetiche, politiche. Cinema poetico-politico.
    René: Mmh... fai vede'.
    Duccio: Biascica, apri tutt.. eh, accendi le luci diegetiche.
    Biascica: Diegetiche... tie'... diegetiche. [apre tutto]
  • Francesco Campo: Senti René, io preferisco dirlo alle persone con cui lavoro, anche per correttezza, insomma... Io, la sera, mi faccio.
    René: Cioè ti fai...
    Francesco Campo: Mi faccio, faccio uso di eroina per dirla burocraticamente, ma solo la sera, mai sul lavoro. No, te lo dico perché magari la sera mi chiami e io è facile che non ti rispondo, insomma.
    René: No, ma figurati. Guarda, anch'io la sera spesso non rispondo al telefono.
  • Stanis [dopo aver visto una scena recitata da Francesco Campo]: Complimenti, complimenti davvero!
    Francesco Campo: Ti è piaciuta?
    Stanis: Come porti la camicia è una cosa fantastica.
  • Corinna: Tu sei Biascica? Tu pensi che io sia una zoccola?
    Lorenzo: No, io non sono Biascica, pero sì, penso che tu sia una zoccola.
  • [Al funerale di Francesco Campo, Alfredo cerca di mascherare una risata]
    René: Che c'è?
    Alfredo [tossendo per mascherare la risata]: Niente.
    René: Che te ridi?
    Alfredo: Niente, 'na stronzata.
    René: E dimmela.
    Alfredo: È fuori luogo.
    René: E vabbè ormai dimmela, no?
    Alfredo [prende il cellulare in mano e facendo una battuta]: Non c'è più Campo... [René lo guarda male] L'ho detto che era 'na stronzata.
  • René: Io pensavo che La casta si potrebbe colorare di commedia, eh? Cioè, farne un film meno cupo, popolare.
    Lopez: Sì, però dì quella parola che hai usato con me, dai dilla, quella parola lì, forza su.
    René: Uhh... poi, ecco...
    Lopez: Dai, su, e dillo...
    René: Sicuro?
    Lopez: René vorrebbe fare un cinepanettone, Dio santo, l'abbiamo detto. Lui vorrebbe fare Natale con la casta. Genio! Genio modesto!
    [Tutti rimangono interdetti e c'è un lungo periodo di silenzio] [...]
    Carolina De Luca: Mi piace moltissimo, moltissimo anche noi. Sì, sì, anche a noi un bel cinepanettone. Ma basta, basta con questi film seri, moralistici. Una bella commedia divertente, goliardica. Non è che hai già parlato con la Warner, no? [...] Voglio dire, sei sempre con noi? Dimmi che sei con noi.
    René: Certo, sì.
  • Glauco [dando agli sceneggiatori le istruzioni per scrivere un cinepanettone]: La cosa che dobbiamo fare è semplicissima: tutti i personaggi che prima vedevamo con occhio critico per via delle loro malefatte diventano positivi. Ladri, tangentisti, corrotti sono positivi. René voleva fare un film che scandalizzasse, che indignasse... [lancia un'occhiata di divertito compatimento a René] I protagonisti di Natale con la casta saranno simpaticissimi bastardi italiani abbronzati e corrotti a cui piace mettere le mani sulle tette. [girando la lavagna sul cui retro c'è un'immagine disegnata di due tette e di un sedere che scoreggia] Popi-popi. Però noi le tette le dobbiamo pensare come l'utopia di Galeano. Che diceva il grande Eduardo Galeano? [gli sceneggiatori restano in silenzio titubanti] Diceva che l'utopia è come l'orizzonte: tu fai due passi avanti, quello s'allontana di due passi. Tu fai tre passi e quello s'allontana di tre passi. Allora dice: a che cosa serve l'utopia? Serve a camminare.[4] E allora, a che cosa servono le tette nel nostro film? [gli sceneggiatori restano in religioso silenzio] A sbietta', a incassa', a fare i soldi! [...] Invece, bisogna partire con un... ecco, io per esempio c'ho un incipit. [rivolgendosi ad uno degli sceneggiatori] Che c'hai, un pezzo di carta? Scrivi. Potrebbe essere: "l'Italia è il paese che amo..."
    Sceneggiatore 1: Ammazza Glauco, cioè sei veramente completo.
    Glauco: Sì, sì aspetta che sennò poi me... allora, "l'Italia è il paese che amo. Qui, ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti."[5] Be', è 'na proposta, poi, insomma, fate voi...

Explicit modifica

[La troupe è di nuovo sul set della fiction Il giovane Ratzinger e si sta girando proprio la scena al rallenty che René si era rifiutato di girare a inizio film, con Stanis che interpreta il futuro papa.]
René: Stop! Ottima!
Arianna: René sei sicuro del rallenty? Non ne vuoi girare un'altra a velocità normale così poi decidi al montaggio?
René: No. Va bene così. Passiamo alla prossima!

Citazioni su Boris - Il film modifica

  • Dopo Lo squalo un altro gigante del cinema.[6] (frase promozionale)

Note modifica

  1. Riferimento a una battuta della stessa Corinna nella seconda stagione.
  2. a b Riferimento a una battuta di René nella prima stagione di Boris.
  3. Cfr. Ogni cosa è illuminata (2002) di Jonathan Safran Foer.
  4. Cfr. Eduardo Galeano, Parole in cammino, Finestra sull'utopia: «Lei è all'orizzonte. [...] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare.»
  5. Cfr. Silvio Berlusconi, messaggio trasmesso ai Tg nazionali, 26 gennaio 1994: «L'Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà.»
  6. Cfr. locandina del film su Screenweek.it.

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