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Elio Andriuoli [Su Genova] L'amo questa città dal duro volto, | dall'avaro sorriso. | Le son figlio | sin nel fondo dell'animo. A Genova, in Alessandro Prusso (a cura di), Tenui bagliori di pitosforo. Antologia poetica, editorialdeloimposible, Genova, 2012, p. 11 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 35. ISBN 978-88-6438-574-7
Elio Andriuoli [Su Genova] Siamo saliti sin quassù [il Righi] a guardare | la città [Genova] che si stende tra il confine | del mare e le montagne. | È come avvinta | da un suo sogno operoso, di cui giunge | l'indistinto brusio a noi che intenti | ne cerchiamo le strade, i campanili, | le piazze. Grigi tetti ci conducono | al porto irto di gru, ove lente salpano | navi e muovono lievi verso il largo, | con rauco grido [...] | le accompagna il cuore. Dal Righi, in Francesco De Nicola, La Liguria dei poeti, De Ferrari Editore, Genova, 1998, p. 67 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, pp. 151-152. ISBN 978-88-6438-574-7
Eugenio Battisti Una diffidenza generale verso qualsiasi cosa odori di contemporaneità, come si vede nel tono generale delle insegne, delle vetrine, delle pubblicità, e come ho dovuto constatare in sede ben più significativa, nell'ambiente studentesco... I difetti che si riscontrano a Genova, se pur comuni ad altre città, se pur giustificati dalla relativa lontananza dalle due capitali, indiziano per altro una gravissima inerzia morale... Escludersi da ogni catena di rapporti dà luogo – oltre all'inerzia e alla stasi – ad un complesso di inferiorità e di colpa, quello di cui soffrono tutti i genovesi che ho conosciuto, nell'ambito dei più vari campi della cultura. ? (1964) Donatella Alfonso e Luca Borzani, Genova, il '68, Fratelli Frilli Editori, Genova, 2008, p. 175. ISBN 978-88-7563-349-3
Angelo Branduardi Noi a Genova abitavamo nel quartiere pittoresco dell'angiporto – cioè contrabbandieri e prostitute – e non eravamo di certo una famiglia ricca. [...] Mia madre non ha mai chiuso la porta di casa a chiave, nonostante sotto di noi ci fossero due fratelli che entravano e uscivano dalla galera. Intervista rilasciata nel dicembre 2010 per la trasmissione televisiva Visioni private, Rai Storia, 26 marzo 2011 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 95. ISBN 978-88-6438-574-7
Fernand Braudel Questa straordinaria città divorante il mondo è la più grande avventura umana del secolo XVI. Genova sembra allora la città dei miracoli. ? Pasquale Costanzo, Lineamenti di diritto costituzionale della regione Liguria, G. Giappichelli Editore, 2011, p. 6. ISBN 9788834818718
Paolo Buzzi [Su Genova] Pugno di camàlo italiano | scagliato contro le onde | brivido d'avvenire elettrico | trasfuso ai caoti trogloditici del mare: | sposa liquida delle solide Alpi | sorella dei valichi e dei tunnels | madre dei sacchi di grano e delle montagne di carbone | figlia delle grue d'acciaio e delle sirene di simcum | tromba megafonica di tutti gli idiomi. ? Maurizio Fantoni Minnella, Genova dei viaggiatori e dei poeti, Editori Riuniti, Roma, 2003, p. 135. ISBN 88-359-5275-1
Lisetta Carmi [Sul cimitero di Staglieno] Mi sono letteralmente innamorata di quella piccola parte del cimitero antico. Ho visto una galleria meravigliosa di tombe imponenti fatte erigere nell'Ottocento da ricchi e colti genovesi. Decine e decine di sculture raffiguranti famiglie di commercianti e industriali, di quella borghesia intelligente che aveva fatto la fortuna della città, e che aveva chiamato a lavorare eccellenti scultori perché raccontassero, con una precisione "fotografica", fisionomie e consuetudini familiari. [...] Detestavo ciò che molte sculture rappresentavano, per esempio lo stereotipo della donna timorosa e dipendente dagli uomini, ma ero anche colpita dalla capacità di chi, ancora in vita, aveva progettato la propria tomba. Le guardavo con occhio ammirato e ho cominciato a fotografare appassionandomi sempre di più, di tomba in tomba, di scultura in scultura, trascinandomi dietro una scaletta per avere un punto di vista più elevato. Ho copiato decine e decine di scritte tombali. Ho preso anche la bronchite. ? Giovanna Calvenzi, Le cinque vite di Lisetta Carmi, Bruno Mondadori, 2013, p. 41. ISBN 9788861599376
Nadia Cavalera [Su Palazzo Reale] dal barocco infila paziente quadri | nel giardino prensile degli specchi in galleria | già sede in fede dei savoia Palazzo reale, in Golphe de Gênes, 1975 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 60. ISBN 978-88-6438-574-7
Nadia Cavalera [Sulla Cattedrale di San Lorenzo] romana regina medievale | in regione gotica striscia | i tre portali francesi Cattedrale di San Lorenzo, in ? Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 138. ISBN 978-88-6438-574-7
Nadia Cavalera [Sulla Cattedrale di San Lorenzo] scalinano i leoni torri campanarie | e fulge il sacro catino | all'ombra d'una mina esplosa Museo di San Lorenzo, in Golphe de Gênes, 1975 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 140. ISBN 978-88-6438-574-7
Jacques Darras I vicoli di Genova sono estremamente adatti ai gatti. | Adatti all'ombra. Autentica riserva di ombre. Di gatti. La gloriosa l'orgogliosa la superbissima Genova | conserva le sue glorie all'ombra.
Les ruelles de Gênes sont eminemement propices aux chats. | Propices à l'ombre. Véritable réserve d'ombres. De chats. La glorieuse l'orgueilleuse la superbissime Gênes | garde ses gloires à l'ombre.
Le chat de la rue Famagouste, in Andrea Doria avec un chat à Gênes, Éd. Lanore, Parigi, 2003 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 49. ISBN 978-88-6438-574-7
Cristiano De André A Genova si respira un clima che porta alla contemplazione e alla riflessione. È una specie di pigrizia che però stimola la creatività, soprattutto in campo musicale. Gli odori, il cibo, l'umore introverso delle persone: tutto può dare spunti per mestieri artistici. ? Maurizio Fantoni Minnella, Genova. Ritratto di una città, Odoya, Bologna, 2014, p. 178. ISBN 978-88-6288-220-0
Fabrizio De André Genova è bella, ti accorgi che è bella quando sei lontano. ? Roberto Paravagna, Note genovesi, Il Piviere, 2013, p. 128
Fabrizio De André Genova per me è come una madre. È dove ho imparato a vivere. Mi ha partorito e allevato fino al compimento del trentacinquesimo anno di età: e non è poco, anzi, forse è quasi tutto. Oggi a me pare che Genova abbia la faccia di tutti i poveri diavoli che ho conosciuto nei suo carruggi, gli esclusi che avrei poi ritrovato in Sardegna, le "graziose" di via del Campo. ? Raffaele Niri, Dori: "Video e fotografie mandateci il vostro Faber", Repubblica.it, 7 gennaio 2009
Fabrizio De André (CHECK) Non posso scrivere del Genoa perché sono troppo coinvolto. L'inno non lo faccio perché non amo le marce e perché niente può superare i cori della Gradinata Nord. Semmai al Genoa avrei scritto una canzone d'amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo. ? Tonino Cagnucci, Il grifone fragile, Lìmina, Storie e miti, 2013, p. 19. ISBN 88-6041-149-1
Louis Énault La genialità dell'uomo sembra qui ingrandire grazie agli ostacoli, e il suo talento non si manifesta mai che di fronte alle difficoltà che sembrano frapporsi ad un libero sviluppo. Se gli architetti che hanno costruito Genova avessero avuto spazio, se avessero potuto abbandonarsi alla fantasia e senza ostacoli ai loro capricci, non avrebbero potuto trovare le infinite risorse e la multipla varietà di motivi, di disegni e disposizioni ai quali la facciata dei loro palazzi deve un'originalità di carattere, e che introduce in ogni anfratto l'inatteso della grandezza. Essi non sarebbero arrivati a queste ingegnose e brillanti combinazioni di portici, di scalinate, di terrazze e di gallerie che offrono al trepidare delle arti il carattere dell'imprevista fantasia e alla più modesta delle materie l'aurea sobrietà. Breve vision hivernale d'un voyageur normand, 1850 Giuseppe Marcenaro, Viaggio in Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1983, pp. 146-147
Louis Énault Vidi Genova, per la prima volta, una mattina d'inverno: l'atmosfera era perfettamente trasparente, il cielo blu pallido e ad un tempo profondo. Durante la notte era nevicato. La neve immacolata – che ancora nessuno aveva calpestato – colorava d'un delicato rosa la cima dei monti che, argentea cresta, era illuminata dai raggi obliqui del sole nascente. [...] Ogni idea che sfumava calma, limpida freschezza, serenità, si svegliarono in me quando dalla prora del vascello contemplai questa bella Genova: la fronte nella neve, i suoi piedi di bianco marmo dolcemente carezzati dalle onde. La città mostrava, per piani, il suo anfiteatro di chiese e palazzi. Nel ricordo si presenta, talvolta, ancor oggi, con una fedeltà ineffabile.
Questa prima vista di Genova è incontestabilmente bella, e occorre gioirne con calma, a lungo, senza ingordigia.
Breve vision hivernale d'un voyageur normand, 1850 Giuseppe Marcenaro, Viaggio in Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1983, pp. 146-147
Beppe Grillo I genovesi sono un popolo strano... Sono quello che di un personaggio pubblico pensano: 'u dixe u dixe, poi u gh'à a villa. U parla e u gh'à a Porsche' ('dice dice, poi ha la villa. Parla parla, e ha la Porsche'). Non è come il milanese, il romano o il napoletano che sono abituati alle foto, alle telecamere, ai personaggi famosi. Se ti vedono pensano con il naso all'insù: 'figurati se lo saluto'. Se poi sei tu che li saluti per primo allora vanno in giro contenti: 'belin, m'ha saluto Grillo'. Sono fatti così. ? Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 83. ISBN 978-88-6438-574-7
Valery Larbaud Sembrava difficile aggiungere della bellezza a Genova eppure è quello che si sta facendo. Si poteva temere di guastarla "modernizzandola" e, vedendo i primi tentativi, lo si poteva anche credere ma adesso ci si accorge che l'apertura di grandi piazze e la costruzione di case altissime non stonano con le vecchie strade dell'antico centro. Fa piacere e non c'è dubbio che fra una diecina d'anni Genova diventerà la più bella città del mondo, dopo Roma. Lo è già. Ma Napoli può competere con lei. Fuori d'Italia, non c'è che Barcellona che possa essere paragonata alle grandi città italiane. ? (gennaio 1932) Carlo Bo, Echi di Genova negli scritti di autori stranieri, Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, Torino, 1966, p. 188
Bruno Lauzi (CHECK) [Perché proprio a Genova nasce la canzone d'autore italiana?] Perché è una città di mare, e il mare porta traffici, linguaggi, culture che arrivano da tutto il mondo. Ma smettiamola di parlare di "scuola" genovese: ciascuno di noi fa storia a sé, e poi non abbiamo insegnato niente a nessuno. ? Cesare G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 1999, p. 33. ISBN 88-200-1214-6
Mauro Macario Che sia ruvida una voce | appena un soffio l'altra | cantano sempre | la poesia in musica | i ragazzi della Foce [i cantautori genovesi] | la mia generazione | li ha seguiti | come antichi cavalieri | sguainati verso il sogno I ragazzi della foce, in ? Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 70. ISBN 978-88-6438-574-7
Max Manfredi Genova è una sorta di città di frontiera, con il mare e quindi le culture mediterranee di fronte, e l'Europa continentale alle spalle. E la mia città mentale è così anche verticale, dai monti al mare con tutto quello che ci sta in mezzo. ? Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 8. ISBN 978-88-6438-574-7
Eugenio Montale Quando io venni al mondo Genova era una delle più belle e tipiche città italiane. Aveva un centro storico ben conservato e tale da conferirle un posto di privilegio tra le villes d'art del mondo; una circonvallazione più moderna dalla quale il mare dei tetti grigi d'ardesia lasciava allo scoperto incomparabili giardini pensili; e a partire dalla regale via del centro una ragnatela di caruggi che giungeva fino al porto [...]. Ma Genova non saprei dimenticarla. Ne conosco il dialetto, l'ho parlato a casa e fuori [...]. Una città che è una striscia di venti chilometri, da Voltri a Nervi, e a mezza via il grosso nodo centrale. Vista da un aereo sembra un serpente che abbia inghiottito un coniglio senza poterlo digerire. Genova nei ricordi di un esule, edizioni Italsider Camillo Arcuri (a cura di), Genova, cara Genova, Edizioni GGallery, Genova, 1988, pp. 21-22
Eugenio Montale [Sulla parola genovese stundàiu] Un misto di orgoglio, di timidezza, di diffidenza, una pratica quotidiana del mugugno, un certo complesso d'inferiorità bilanciato dal senso di una specifica superiorità nell'ordine dei valori morali. Genova nei ricordi di un esule, edizioni Italsider Camillo Arcuri (a cura di), Genova, cara Genova, Edizioni GGallery, Genova, 1988, pp. 21-22
Gino Paoli Il ricordo di Boccadaze e di quando ci vivevo in mezzo alla gente che preferisco, la gente chiusa e sincera, semplice e scorbutica che mi assomiglia. Ricordi di maccaja vissuta nei bar a giocare, o di libeccio, quando non si può andare a pescare e si diventa per forza gente di terra. Il mio fantasma blu. Gino Paoli si racconta a C. G. Romana e L. Vavassori, Sperling & Kupfer, Milano, 1991, p. 90 Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, pp. 19-20. ISBN 978-88-6438-574-7
Gino Paoli [...] in una città immobile come Genova, la fantasia si muove con più violenza, ti viene voglia di fuggire incontro al mondo, per inventarti un dimensione esclusivamente tua. Cesare G. Romana e Liliana Vavassori, Il mio fantasma blu, Sperling & Kupfer, Milano, 1996 Cinzia Comandè e Roberto Bellantuono, Genova per noi, Arcana Edizioni, Roma, 2014, p. 35
Renzo Picasso [Sui genovesi] [...] appassionati critici si adattano sempre con fatale fatalismo orientale agli status quo più disprezzati; da ciò sempre la possibile pacifica soluzione-rinvio e la conseguente forma caratteristica provvisorio stabile. Piazza De Ferrari e le sue comunicazioni occidentali, terrestri, marittime, ecc., 1911 Giuseppe Marcenaro, Genova e le sue storie, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2004, p. 166. ISBN 9788842491439
François Pidou de Saint-Olon [Sui genovesi] Olandesi d'Italia. ? Marco Spesso, A proposito di Genova, il melangolo, Genova, 2012, p. 136. ISBN 978-88-7018-865-3
Ennio Poleggi [Su Genova] Una città sepolta da riscoprire e rivalutare. ? Donatella Alfonso e Luca Borzani, Genova, il '68, Fratelli Frilli Editori, Genova, 2008, pp. 26-27. ISBN 978-88-7563-349-3
Francisco de Quevedo Nelle Indie con onore nasce | e in giro dove il mondo l'accompagna | finisce per morir qui in Spagna | mentre a Genova qualcun lo seppellisce [...] È un cavaliere potente il signor Denaro, vv. 9-12 Elvira Marinelli, Poesia: antologia illustrata, Giunti Editore, 2002, p. 274. ISBN 9788844025496
Giovanni Robbiano Girare a Genova vuol dire sottoporsi ad un supplemento di difficoltà: a fronte dello straordinario potenziale della città, bellissima e quanto mai cinematografica, a fronte di una tradizione di personaggi attivi nel settore e della vitalità continua di un fiorente «vivaio», c'è l'ostilità quasi manifesta della città, refrattaria agli stimoli, dura, pienamente aderente alla sua immagine chiusa. Film D.O.C. Comune di Genova, n. 17, 1996, p. 10 Maurizio Fantoni Minnella, Genova dei viaggiatori e dei poeti, Editori Riuniti, Roma, 2003, p. 195. ISBN 88-359-5275-1
Federico Sirianni Genova è una città che ti lega abbastanza, però ti vincola, ti soffoca. Secondo me è molto bella, anche cinematograficamente, ha una potenzialità descrittiva superiore a tante altre, forse solo Roma ha un'aura così forte. È una città in continuo cambiamento visivo, è come se si muovesse in continuazione, e questo è molto bello per chi deve descriverla. ? Alberto Nocerino (a cura di), Genova canta il tuo canto, Editrice ZONA, Lavagna (GE), 2015, p. 113. ISBN 978-88-6438-574-7
Alain Tanner [Sul documentario Les Hommes du port] Appassionato del neorealismo italiano, era stato per la prima volta a Genova nel 1947, semplicemente per vedere l'Italia, ancora devastata dalla guerra. Vi ero ritornato cinque anni più tardi, a ventidue anni. Avevo deciso di imbarcarmi sulle navi mercantili per vedere il mondo. Prima di partire su un cargo per l'Africa, sono rimasto un anno a Genova, lavorando presso una compagnia di navigazione. Fu il mio primo contatto con il mondo del lavoro, e con gli uomini di mare e del porto.
Ritorno a Genova per la prima volta dopo quarant'anni. Il porto e la città non sono molto cambiati. La città è sempre così bella, così estranea e un po' triste. Il porto sta morendo. Come dappertutto in Italia, il contesto economico, sociale e politico è esplosivo. Si sente che le cose si muovono e che il Paese è sulla soglia di reali trasformazioni. Durante questi quarant'anni, ho abbandonato (non senza qualche rimpianto) la vita di marinaio, e ho fatto del cinema. Mi piacerebbe, adesso, attraverso il cinema, calarmi nella mia memoria del porto di Genova, scrutare il presente e tentare di indovinare l'avvenire. Volevo cogliere i segni del passato di un falso marinaio, per tentare di soddisfare quella mancanza che scava la realtà di un vero cineasta. Articolare questo passato con il presente, confondere l'immaginario con la realtà di questo mondo.
? Maurizio Fantoni Minnella, Genova. Ritratto di una città, Odoya, Bologna, 2014, pp. 199-200. ISBN 978-88-6288-220-0
Paul Valéry [Su Genova] Carruggi. Qui, moltitudini di bambini giocano attorno a povere p... nude, o seminude che si offrono sulla soglia dei loro bassi aperti. È una prostituzione simile al piccolo commercio delle strade. Esse si vendono semplicemente, come poco lontano si vendono castagne, fichi, enormi torte dorate, farinate di ceci. Si va nella vita complicata di questi profondi sentieri come si entrerebbe nel mare, nel fondo nero di un oceano stranamente popolato.
Sensazione da novella araba. - Odori concentrati, odori ghiacciati, droghe, formaggi, caffè abbrustoliti, cacao deliziosi finemente tostati da cui s'esala amarume... - Passanti rapidi su questi marmi raschiati dallo scalpello. - Verso le alture, le stradette si arrampicano, ornandosi di passiere di mattoni e ciottoli. - Cipressi, minuscoli duomi, frati.
Cucine fragranti. - Queste torte gigantesche, farine di ceci, mescolanze, sardine all'olio, uova sode imprigionate nella pasta, torte di spinaci, fritture. - Questa cucina è antichissima.
Genova è una cava d'ardesia.
? Giuseppe Marcenaro, La nuit de Gênes di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994, pp. 89-91. ISBN 88-7058-525-5
Paul Valéry [Su Genova] Dei luoghi sorprendenti, viottoli, deserti, una sorta di inatteso lago nero. ? Giuseppe Marcenaro, Genova e le sue storie, Bruno Mondadori Editore, Milano, 2004, p. 63. ISBN 9788842491439
Paul Valéry Genova, città dei gatti. Angoli neri.
Si assiste alla sua ininterrotta costruzione dal tredicesimo al ventesimo secolo.
Questa città tutta visibile e presente a se stessa; in persistente familiarità con il suo mare, la sua roccia, la sua ardesia, i suoi mattoni, i suoi marmi; in lavorio perpetuo contro la sua montagna. - Americana dopo Colombo.
Noia ineffabile delle cose d'arte - assente a Genova.
? Giuseppe Marcenaro, La nuit de Gênes di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994, pp. 89-91. ISBN 88-7058-525-5
Paul Valéry Genova. Giro verso le Grazie, Castello con Broche... Adesso ho fatto, con le persiane, la penombra del mezzogiorno nella grande camera a mosaico. In attesa dell'ora del ricevimento solenne all'Università.
C'è del silenzio vicino e del rumore lontano - Le stesse campane che ho inteso bambino.
- Si va. Palazzo, Cortile a scalinata sconosciuto... Sala vasta e grandiloquente - Bei damaschi del tavolo e poltrone dorate. Discorsi brevi del rettore e di Celesia - Lungo e scemotto di Broche. Io parlo di Genova...
Cahiers, maggio 1933 Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina, La nuit de Gênes. L'universo poetico di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994, p. 41. ISBN 88-7058-530-1
Paul Valéry Monte Fascie: 834 metri, la sua potenza – color di saio – digrada per ampie, larghe e lente pieghe – domina tutto senza slancio – scende e non sale. Fisionomia monastica e militare. Non chiacchiera. – Dal silenzio nudo e raso e dal tono dolce, su tutta la massa contiene e sorveglia tutta la città, della quale sembra ascoltare tutti i rumori, i galli e le sirene, campane e ruggiti vaporosi, senza mai rispondere. Fare di questo massiccio un bello studio topografico – Felice colui che è consolato dalla scrittura! – Quel disegno, quel rilievo minuzioso esaurirebbe su questi lobi e su questi contorni, mi libererebbe di questa montagna? ? Giuseppe Marcenaro, La nuit de Gênes di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994, pp. 91-92. ISBN 88-7058-525-5
Paul Valéry Tempo semigrigio - mare scialbo, nomi conosciuti - Albenga, Albissola, Finale, Pegli, Sestri - - Stazione Broche e Console. Andiamo a piedi all'hotel de Genes - Via Nuova, Via Cairoli, Via Belli [Balbi? NdT]. Trovo Genova più bella di quanto la pensassi nel ricordo - Circolazione molto vivace - Ai piedi della Salita san Francesco, vista della casa - cena solo - Mediocre - Esco e scendo nel dedalo - San Matteo - Campetto - di notte. Penso di perdermi. Cahiers, maggio 1933 Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina, La nuit de Gênes. L'universo poetico di Paul Valéry, Sagep, Genova, 1994, p. 41. ISBN 88-7058-530-1
Evelyn Waugh A Genova ..., per più di un secolo, le famiglie dei grandi mercanti o professionisti fecero a gara nell'erigere cappelle squisitamente domestiche. Le vediamo tutt'attorno a due grandi quadrilateri e sulle terrazze della collina, dove gli echi di Canova evidenti nei primi esempi, si smorzano in sussurri di Mestrovic e di Epstein nei più recenti. Sono in marmo o in bronzo: un affastellato compatto ed intricato. Figure più o meno drappeggiate, simboli di lutto e speranza. Sono qui collocate in disinvolta intimità con i ritratti dei defunti di un realismo inquietante. Qui stanno le immagini dei cari estinti che mostrano, sull'arco di un secolo, le mutevoli mode: l'uomo coi basettoni, vestito alla finanziera, occhialuto; la signora in crinolina, scialle guarnito di pizzi, il cappellino di piume, ogni bottone o laccio esattamente riprodotto... E gli angeli di marmo che emergono, consolatori, dalle porte di bronzo, sussurrano qualcosa all'orecchio dei parenti inginocchiati: veri tableaux vivants! In uno di questi gruppi l'illusione doppia: una mamma di marmo regge il bambino che bacia il busto di marmo del padre! Verso gli anni '80 lo stile liberty ammorbidisce il troppo acuto cesello. Quello che è stato fatto dopo il 1918 non ha alcun interesse per il vero conoscitore. Il Camposanto di Genova, nel pieno e vero senso della parola, è un museo dell'arte borghese della seconda metà del secolo scorso. Il Père Lachaise e l'Albert Memorial sono nulla al confronto e la loro scomparsa non sarebbe una perdita grave fino a quando questa collezione esisterà. A Tourist in Africa, Londra, 1960 Franco Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Artema, Torino, 1997, p. 1. ISBN 88-8052-009-1
Mitchell Wolfson Verdi lo ha espresso perfettamente. "Popolo della feroce storia." È un luogo che non ha mai superato il suo feroce passato. [...] Una volta che Genova ti entra dentro, non te ne puoi liberare. [...] Genova ha un cuore e un'anima come nessun altro.
Verdi put it best. "Popolo della feroce storia." It's a place that has never gotten over its ferocious past. [...] Once Genoa gets inside of you, it cannot be purged. [...] Genoa has a heart and soul like no other.
? Michael Frank, Genoa Isn't Rome or Florence. That's Part of Its Charm, nytimes.com, 26 aprile 2017