Louis Énault

scrittore e giornalista francese

Louis Énault (1824 – 1900), scrittore e giornalista francese.

  • Gli slavi si concedono volentieri, ma non si danno mai. E Chopin è più polacco della Polonia.[1]
  • La genialità dell'uomo sembra qui ingrandire grazie agli ostacoli, e il suo talento non si manifesta mai che di fronte alle difficoltà che sembrano frapporsi ad un libero sviluppo. Se gli architetti che hanno costruito Genova avessero avuto spazio, se avessero potuto abbandonarsi alla fantasia e senza ostacoli ai loro capricci, non avrebbero potuto trovare le infinite risorse e la multipla varietà di motivi, di disegni e disposizioni ai quali la facciata dei loro palazzi deve un'originalità di carattere, e che introduce in ogni anfratto l'inatteso della grandezza. Essi non sarebbero arrivati a queste ingegnose e brillanti combinazioni di portici, di scalinate, di terrazze e di gallerie che offrono al trepidare delle arti il carattere dell'imprevista fantasia e alla più modesta delle materie l'aurea sobrietà.[2]
  • Vidi Genova, per la prima volta, una mattina d'inverno: l'atmosfera era perfettamente trasparente, il cielo blu pallido e ad un tempo profondo. Durante la notte era nevicato. La neve immacolata – che ancora nessuno aveva calpestato – colorava d'un delicato rosa la cima dei monti che, argentea cresta, era illuminata dai raggi obliqui del sole nascente. [...] Ogni idea che sfumava calma, limpida freschezza, serenità, si svegliarono in me quando dalla prora del vascello contemplai questa bella Genova: la fronte nella neve, i suoi piedi di bianco marmo dolcemente carezzati dalle onde. La città mostrava, per piani, il suo anfiteatro di chiese e palazzi. Nel ricordo si presenta, talvolta, ancor oggi, con una fedeltà ineffabile.
    Questa prima vista di Genova è incontestabilmente bella, e occorre gioirne con calma, a lungo, senza ingordigia.[2]
Louis Énault
  1. Citato in Nino Salvaneschi, Il tormento di Chopin, dall'Oglio Editore, 1934
  2. a b Da Breve vision hivernale d'un voyageur normand, 1850; citato in Giuseppe Marcenaro, Viaggio in Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1983, pp. 146-147

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