Silvana Mangano

attrice italiana (1930-1989)

Silvana Mangano (1930 – 1989), attrice italiana.

Silvana Mangano nel 1958

Citazioni su Silvana Mangano

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  • [A Roma] C'erano donne come Silvana Mangano o la principessa Pallavicina o la contessa Crespi. Eleganti e meravigliose, sempre. E ora? (Roberto Capucci)
  • Cara Silvana, è tanto che ti devo una lettera. Una lettera, se non «un mazzo di magnifiche rose». Invece di scrivertela privatamente, te la scrivo pubblicamente. Ciò non pone dei limiti alla confidenza e all'affetto, ma le conferisce, forse, un maggior valore».[1] (Pier Paolo Pasolini)
  • Era spuntata improvvisamente da una risaia del cinema italiano già così ricco di bellezze di ogni genere, e la sua presenza faceva parte dei momenti di sogno in cui la sessualità non è la sola a parlare. Ma lei non voleva questa gloria artificiale e soltanto a malincuore ritornava sullo schermo. Ogni volta, tuttavia, era indimenticabile come in Morte a Venezia. Muore a cinquantanove anni per un intervento ai polmoni, il che sembra ridicolo quando ci si ricorda della sua apparizione con una tee-shirt nera in Riso amaro. Per una volta la bellezza e l'intelligenza si mostravano insieme. (Julien Green)
  • La mondina in calzoncini, interpretata da Silvana Mangano, divenne un'icona del cinema italiano e anticipò il fenomeno delle maggiorate degli anni Cinquanta. (Tullio Kezich)
  • La ricordavo in Riso amaro, una specie di bomba sessuale. Mi disse che al solo pensiero di quel film provava uno schifo profondo. Aveva cominciato da poco una cura dimagrante. La sua bellezza mi sconvolse. La Mangano, con cui sarei restato amico per il resto della vita, fu il mio canto di addio. C'è sempre un vertice che è difficile da superare. Credo di averlo toccato con lei.(Roberto Capucci)
  • Non aveva la passione del cinema e della recitazione. [...] A Silvana non importava niente, lo faceva solo per suo marito, e trascinata dall'enorme successo personale che aveva riscosso. [...] Non ha mai condotto una vita normale: si è sposata giovanissima con un uomo che la idolatrava e l'ha viziata in modo assurdo. Non ha conosciuto la realtà, incapace com'era di prendere autonomamente persino un tram. [...] Suscitava negli uomini furibonde passioni. Ha avuto delle grandi amitiés amoureuses, che si mantenevano per quel che ne so su un piano di lettere, telefonate, visite di omaggio. Era in ogni caso una donna fascinosissima, misteriosa. (Suso Cecchi D'Amico)
  • Poche dive del nostro cinema hanno saputo calarsi con altrettanta naturalezza nei panni di una popolana e in quelli di una nobildonna. Miss Roma a sedici anni, figlia di padre siciliano e madre inglese, diventa star con «Riso amaro» di Giuseppe De Santis, nel 1948, imponendosi come primo sex symbol del neorealismo. Il suo mambo in «Anna» di Lattuada (canta: «Arriva il negro Zumbon/ballando allegro il bajon») nel 1951 turba gli italiani, e se ne ricorda Moretti in «Caro diario». Nel 1959, come prostituta veneta di «La grande guerra» di Monicelli, tiene testa ai colossi Sordi e Gassman. Per Pasolini sarà Medea in «Edipo Re» (1967). Anche Luchino Visconti la vorrà di sangue blu – in «Morte a Venezia» e «Ludwig» – ma in «Gruppo di famiglia in un interno» (1974) la trasforma in un' arricchita. (Alberto Pezzotta)
  • «Riso amaro» (1949) occupa un posto importante nella storia del cinema e in quella del costume. Giuseppe De Santis seppe fondere realismo sociale e mélo, mitologia e riflessione sui media, con un occhio all'epica sovietica e uno al noir hollywoodiano; e la mondina Silvana Mangano si impose come oggetto di desiderio. (Alberto Pezzotta)
  • Silvana, fin dal primo rumoroso successo che l'aveva proclamata Diva a diciott'anni, aveva odiato il proprio corpo come segno ingovernabile di una femminilità troppo esplicita, e che la iscriveva, di diritto, tra le «maggiorate fisiche» allora in gran voga (Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Silvana Pampanini, e le altre...).
    E, dal primo momento, si era tenacemente applicata a distruggere, innanzitutto, l'elemento materiale, naturale, per dir così, del suo stesso successo: mangiava sempre di meno (ma all'epoca il fenomeno dell'anoressia era sconosciuto anche ai medici), fumava sempre di più (e milioni di sigarette, alla fine, l'avrebbero uccisa, a 57 anni). (Adele Cambria)
  • È la mia attrice preferita. Mi piace il suo sguardo intelligente e malinconico, mi affascina quella sua umanità densa, dolente. E mi è sempre piaciuta la sua scelta di ruoli. Ammetto che seguire una carriera come la sua...
  • È più convincente nelle parti drammatiche, meno tagliata per la comicità: i suoi occhi tristi, dove si intravede un mare in tempesta, contrastano con gli accenti comici di personaggi come la prostituta Costantina nel film La grande guerra [Mario Monicelli del 1959]. Insomma, la Loren ha una personalità solare, come se dicesse alla gente "sono bella, guardatemi!"; la Mangano aveva una personalità intimista, delicata e al tempo stesso potente.
  • [L'interpretazione di Teresa] La sua prostituta in uno degli episodi dell' "Oro di Napoli" [regia di Vittorio De Sica, del 1954] è straordinaria: credo che lì abbia toccato il vertice assoluto dell' interpretazione. Anche in quel caso è una donna piena di dignità ed è struggente il modo in cui esprime lo smarrimento, lo stupore, la paura, quando capisce di essere stata sposata da un uomo che non la ama e che, portandola all'altare, vuole solo espiare una colpa. Confesso che, ripensando alla scena in cui scopre la verità, mi vengono i brividi.

Filmografia

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  1. Da una lettera all'attrice, protagonista del suo film Teorema, per chiederle perdono dello scandalo che il film aveva suscitato, pubblicata su Il Tempo Illustrato nel 1968.

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