Morte a Venezia (film)
film del 1971 diretto da Luchino Visconti
Morte a Venezia
Titolo originale |
Morte a Venezia |
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Lingua originale | inglese, italiano, polacco e francese |
Paese | Italia, Francia, Stati Uniti d'America |
Anno | 1971 |
Genere | Drammatico |
Regia | Luchino Visconti |
Soggetto | Thomas Mann (La morte a Venezia) |
Sceneggiatura | Nicola Badalucco e Luchino Visconti |
Produttore | Luchino Visconti |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori originali | |
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Morte a Venezia, film del 1971 con Dirk Bogarde e Björn Andrésen, regia di Luchino Visconti.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Io mi ricordo che c'era una clessidra come questa... in casa di mio padre. La sabbia scorre attraverso un forellino così sottile che all'inizio sembra che il livello della parte superiore non debba cambiare mai. Cominciamo ad accorgerci che la sabbia scorre via solo verso la fine. Ma prima di allora ci vuole tanto... che non vale la pena di pensarci. Poi all'ultimo momento, quando non c'è più tempo, ci si accorge che è troppo tardi... ci si accorge che è troppo tardi per pensarci... (Gustav)
- Addio, Tadzio. È stato troppo breve. Che Dio ti benedica. (Gustav)
- Tu non devi sorridere così. Non devi mai sorridere così a nessuno. Io ti amo. (Gustav)
- Saggezza, verità, dignità umana... tutto finito. Ora sei vuoi puoi scendere nella fossa insieme alla tua musica. Hai raggiunto il perfetto equilibrio. L'uomo e l'artista sono ormai una cosa sola: hanno toccato il fondo insieme. Tu non hai mai posseduto la castità. La castità è un dono della purezza, non il penoso risultato della vecchiaia, e tu sei vecchio, Gustav. E non c'è al mondo impurità così impura come la vecchiaia. (voce fuori campo)
- Il genio è un dono di Dio. No, anzi... è una punizione di Dio. È un divampare peccaminoso e morboso di doti naturali.
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Alfred: Questa non è vergogna, è paura! La vergogna è un turbamento di cui tu sei immune perché sei immune dai sentimenti. Tu sei l'uomo della prudenza, dei pudori, delle ripugnanze. Tu hai paura di avere qualsiasi contatto, anche il più normale. Nel tuo rigoroso moralismo vuoi far quadrare a ogni costo la perfezione delle tue opere con quella del tuo comportamento. Ogni cedimento lo interpreti come una catastrofe, come una contaminazione irreparabile.
Gustav: Io sono contaminato!
Alfred: Magari tu lo fossi! Poter essere debitori verso i propri sensi di una condizione irrimediabilmente corrotta e malata! Che gioia per un artista! Pensa quanto è arida la cosiddetta buona salute. Non tanto quella del corpo, ma specialmente quella dell'anima.
Gustav: Io voglio ritrovare il mio equilibrio.
Alfred: Peccato che l'arte sia così indifferente alla nostra morale personale. Altrimenti saresti così solo, irraggiungibile, inimitabile. Dimmi, tu lo sai che cosa c'è in fondo alla strada maestra? La mediocrità.
- Alfred: Imbroglione! Mio caro imbroglione! [ride]
Gustav: Ma che cos'altro vogliono da me?
Alfred: La pura bellezza, il rigore assoluto, il moralismo della forma, la perfezione, l'astrazione dai sensi. DI tutto questo che c'è rimasto? Niente, niente, niente! La tua musica è finita! È nata morta! E tu sei stato smascherato!
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