Marshall McLuhan

sociologo canadese

Herbert Marshall McLuhan (1911 – 1980), sociologo canadese.

Marshall McLuhan nel 1945

Citazioni di Marshall McLuhan

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  • Continuo ad essere stupito dal panico e dalla paura che provano le persone quando gli effetti di una qualsiasi tecnologia o ricerca sono rivelati loro. Grosso modo è come la rabbia del padrone di casa quando la sua cena viene interrotta da un vicino che gli va a dire che la casa gli sta andando a fuoco. Questa irritazione, quando si parla di conseguenze, sembra essere una specialità dell'uomo occidentale.[1]
  • Nessuno al Concilio di Trento seppe riconoscere gli effetti psichici e sociali di Gutemberg.[2] Umanamente parlando, la Chiesa oggi non sta molto meglio.[3]
  • L'obsolescenza non ha mai significato la fine di qualcosa, ma solo l'inizio.[4]
  • La mia definizione dei media è molto estesa; include ogni tecnologia che crea estensioni del corpo e dei sensi umani, dai vestiti al computer.[5]
  • La televisione porta la brutalità della guerra nel comfort del salotto. Il Vietnam è stato perduto nei salotti d'America, non sui campi di battaglia del Vietnam.
Television brought the brutality of war into the comfort of the living room. Vietnam was lost in the living rooms of America — not the battlefields of Vietnam.[6]
  • Nella Chiesa si entra in silenzio e in ginocchio. Invece c'è la tendenza a salire subito sul pulpito.[7]
  • Oggi metà del mondo è occupata a tenere l'altra metà "sotto sorveglianza". Questo infatti è ciò che ostacola la comunicazione nell'età del software e dell'informazione globale. Nella precedente era della meccanica chi "aveva" teneva sotto sorveglianza chi non "aveva". Questa antica passione per i piedipiatti è stata ormai relegata nel mondo del divertimento di massa. Lo Stato di polizia non è un'opera d'arte ma un balletto burocratico di sirene intermittenti. Questo è un modo come un altro per accorgersi che le attività spionistiche delle nostre innumerevoli agenzie accreditate per l'investigazione sono non soltanto arcaiche ma fuori del tempo e irrilevanti.[8]

Aforismi e profezie

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  • È soltanto la visione critica che può mitigare il processo non ostacolato dell'automatismo.
  • I deboli ed i confusi venerano le finte semplicità della franchezza brutale.
  • I soldi sono la carta di credito di un uomo povero.
  • Il cambiamento dei costumi mentali è un processo impersonale irresponsabile ed inconscio che rende privi di difese sia l'individuo sia la massa.
  • Il compito dell'intellettuale è esplorare il massiccio inconscio dell'uomo collettivo.
  • Il corpo femminile tiene il passo con le esigenze dell'industria tessile.
  • Il marchio del nostro tempo è la reazione contro i modelli imposti.
  • La maggior parte della gente è terribilmente a disagio se non sa di avere la stessa opinione dei propri simili.
  • La risposta è sempre all'interno del problema, mai al di fuori.
  • La scienza genuina è neutrale, tuttavia i suoi effetti pratici, legati agli appetiti del mercato, sono tutt'altro che neutrali.
  • Le agenzie di pubblicità esprimono per la collettività ciò che i sogni esprimono per l'individuo.
  • Non è libertà di ascolto la possibilità di accendere o spegnere la radio.
  • Nulla retrocede come il successo.
  • Ogni giorno l'uomo medio è ridotto in poltiglia servile.
  • Oggi il futuro non è più pensato come migliore, ma come diverso: non è il futuro umano, ma l'anteprima dei modelli del prossimo anno.
  • Oggi la parola scritta non risponde più al bisogno dell'informazione: è stata inghiottita dall'immagine.
  • Parlare di libertà e mai di potere è il risultato di una diffusa confusione mentale.
  • Quello di cui c'è bisogno non è attaccare la lampante imbecillità, ma spiegare ciò che la sostiene. (p. 64)
  • Se siete timidi allora ditelo con i carri armati.
  • Senza lo specchio della mente nessuno può vivere una vita umana di fronte al sogno meccanizzato del nostro tempo.
  • Un ragazzino possiede già tutte le qualità mentali che il mondo richiede o tollera.

La cultura come business

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  • Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione.
  • L'aspirazione della nostra epoca alla totalità, all'empatia ed alla consapevolezza in profondità è un complemento naturale della tecnologia elettrica.
  • L'intellettuale aspira a percepire e godere un ordine ed una simmetria nel mondo e nella propria vita che sono negati agli altri uomini.
  • Noi viviamo, per così dire, miticamente ed integralmente, ma continuiamo a pensare secondo gli antichi e frammentari moduli di spazio e di tempo dell'era pre - ellettrica.
  • Ogni cultura ed ogni epoca hanno un modello preferito di percezione e di conoscenza e tendono a prescriverlo per tutti e per tutto.
  • Ora che - dopo l'avvento dell'energia elettrica - il nostro sistema nervoso centrale viene tecnologicamente esteso sino a coinvolgerci in tutta l'umanità, e a incorporare tutta l'umanità in noi, siamo necessariamente implicati in profondità nelle conseguenze di ogni nostra azione.
  • Se l'Ottocento è stato il secolo della poltrona del direttore, il nostro è il secolo del divanetto dello psichiatra.

La galassia Gutenberg

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  • Il mito, al pari dell'aforisma e della massima, è caratteristico di una cultura orale. Giacché, fino a quando l'uso della parola scritta non ha privato il linguaggio della sua risonanza multidimensionale, ogni parola è un mondo poetico a sé, una "divinità momentanea", una rivelazione, come dovette sembrare agli uomini non-letterati.
  • La nuova interdipendenza elettronica ricrea il mondo ad immagine di un villaggio planetario.
  • La stampa è la tecnologia dell'individualismo.

La luce e il mezzo

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  • Coloro che ricevono la Parola di Dio come un'idea meravigliosa o un concetto, la perdono presto.
  • La contaminazione è solamente la rivelazione di una situazione che cambia ad alte velocità.
  • La difficoltà della Verità è nel fatto che la Verità non è semplice se non per coloro che la colgono come un tutto. La vera definizione di un entusiasta, sarebbe quella di un individuo che ha afferrato una singola verità, ma senza volere nè poter essere in grado di porla in relazione con altre verità. Costui è incapace di comprensione e di umanità.
  • La libertà cristiana si può trovare nella libertà corporativa, nel corpo mistico di Cristo, la Chiesa. L'era elettronica ha coinvolto l'uomo nel suo stesso mondo in una maniera tale da non avere più una libertà individuale. Egli ha solo una libertà corporativa nel contesto tribale. La speranza dell'uomo è di poter essere cambiato attraverso il sacramento, così da poter eventualmente raggiungere una consapevolezza di sè nella comunità e scopre la libertà individuale nella comunità stessa.
  • La passione più profonda dell'uomo è il suo desiderio di trovare un significato.
  • Non ho sbagliato nel ricordare continuamente che il "Principe di questo mondo" è un grande P.R. man, un grande venditore delle novità hardware e software, un grande ingegnere elettronico, un grande maestro dei media. Questo magistero dev'essere non solo ambientale, ma anche invisibile perché ciò che è ambientale è invincibilmente persuasivo nel momento in cui viene ignorato.
  • Non sono arrivato alla Chiesa con supponenza. Sono entrato in ginocchio. È il solo modo per entrare. Quando le persone iniziano a pregare, hanno bisogno di verità: è tutto.
  • [...] oggi la partecipazione è uno schema universale in cui il pubblico diventa attivo. Non c'è più pubblico nel nostro mondo, su questo pianeta tutto il pubblico è stato reso attivo e partecipe.
  • Ora la religione cattolica, come puoi constatare nella tua esperienza, è la sola a benedire ed impiegare tutte quelle facoltà dell'uomo atte a produrre il gioco e la filosofia, la poesia e la musica, l'allegria e l'amicizia con un fondamento molto carnale.
  • Quando sto studiando gli effetti dei media sto veramente studiando la vita subliminale di tutta la popolazione, mentre loro si affannano con grandi tribolazioni a nascondere a se stessi quei medesimi effetti.
  • Se Chesterton fosse stato un mero intellettuale con una normale quantità di energie, certamente sarebbe stato preso sul serio da quei tremila europei acculturati. Lo stesso si potrebbe dire di Dickens. Ma in un'epoca di basso ottimismo, di credi che si sgretolano e di fedi vacillanti, egli ha camminato con sicurezza e selvaggiamente, elogiando la vita e benedicendo i decadenti. È diventato una leggenda quando ancora era in vita. Nessuno potrebbe desiderarlo diverso da com'è.
  • Tutte le forme di inganno, tutte le forme di irrilevanza, tutte le forme di ripetizione reiterata sono spazzate via e questa completa ripulitura comporta l'annullamento delle vecchie identità personali di secoli di eredità culturale.

La sposa meccanica

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  • Il sensazionalismo ed il sadismo sono termini quasi gemelli.
  • L'ora della rabbia e della protesta é tipica dei primi stadi di ogni nuovo processo.
  • La moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo.
  • La pubblicità è la più grande forma d'arte del ventesimo secolo.
  • La vita reale appare spesso un'imitazione dell'arte. Oggi, dell'arte del manifesto.
  • Oggi i modelli di eloquenza non sono i classici, ma le agenzie pubblicitarie.
  • Oggi il tiranno non governa più con il bastone o con il pugno di ferro ma, travestito da ricercatore di mercato, pascola il suo gregge sui sentieri della praticità e della comodità.


Gli strumenti del comunicare

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  • Il medium è il messaggio.
  • L'elettricità ha ridotto il globo a poco piu che un villaggio e, riunendo con repentina implosione tutte le funzioni sociali e politiche, ha intensificato in misura straordinaria la consapevolezza della responsabilita umana.
  • I media sono materie prime o risorse naturali, esattamente come il carbone, il cotone o il petrolio.
  • Per l'uomo tribale, lo spazio era il mistero incontrollabile. Per l'uomo tecnologico, è il tempo a occupare lo stesso ruolo.
  • Il concentrico, con la sua infinita intersezione di piani, è infatti necessario all'approfondimento della conoscenza. Ne è di fatto la tecnica, e come tale è necessario allo studio dei media, poiché nessun medium esiste o ha signifìcanza da solo, ma soltanto in un continuo rapporto con altri media.
  • L'interesse per l'effetto anziché per il significato è una novità fondamentale dell'era elettrica in quanto l’effetto mette in gioco la situazione totale e non un solo livello d'informazione.
  • Il primo effetto della tecnologia elettrica è stato l'ansia. Quello attuale sembra sia la noia. Siamo inizialmente passati per le tre fasi – allarme, resistenza, spossatezza – che si verificano in ogni malattia e in genere di fronte a ogni situazione critica, individuale o collettiva.
  • Il prezzo dell'eterna vigilanza è l'indifferenza.
  • Il mito di Narciso riguarda direttamente un determinato aspetto dell'esperienza umana, come dimostra la provenienza del nome stesso dal greco narcosis, che significa torpore. Il giovane Narciso scambiò la propria immagine riflessa nell'acqua per un'altra persona. E questa estensione speculare di se stesso attutì le sue percezioni sino a fare di lui il servomeccanismo della propria immagine estesa o ripetuta. La ninfa Eco cercò di conquistare il suo amore con frammenti dei suoi stessi discorsi, ma senza riuscirvi. Narciso era intorpidito. Si era conformato all'estensione di se stesso divenendo così un circuito chiuso. [...] Il senso di questo mito è che gli esseri umani sono soggetti all'immediato fascino di ogni estensione di sé, riprodotta in un materiale diverso da quello stesso di cui sono fatti.
    Studiosi di medicina come Hans Selye e Adolfe Jonas sostengono che tutte queste estensioni, sia in salute sia in malattia, non sono che tentativi di conservare l'equilibrio. Essi le considerano «autoamputazioni» e ritengono che il corpo ricorra al potere o alla strategia autoamputativa quando la sua percezione non riesce a individuare o evitare la causa dell'irritazione.
    Questo è il senso del mito di Narciso. L'immagine del giovane è un'autoamputazione o un'estensione determinata da processi irritanti. In quanto revulsivo essa produce un torpore generale o uno shock che impedisce il riconoscimento. L'amputazione di sé vieta il riconoscimento di sé. Il principio dell'autoamputazione come sollievo immediato alle tensioni del sistema nervoso centrale si applica facilmente all'origine di tutti i media di comunicazione, dalla parola al calcolatore.[9]
  • È significativo che siano proprio le merci più usate nei rapporti sociali – sigarette,cosmetici e sapone per cancellare i cosmetici – ad addossarsi in massima parte il fardello del mantenimento dei media.
  • Ogni invenzione o tecnologia è un'estensione o un'autoamputazione del nostro corpo, che impone nuovi rapporti e nuovi equilibri tra gli altri organi e le altre estensioni del corpo.
  • L'accettazione docile e subliminale della loro influenza ha trasformato i media in prigioni senza muri per gli uomini che ne fanno uso.
  • I nuovi media e le nuove tecnologie con cui amplifichiamo ed estendiamo noi stessi costituiscono una sorta di enorme operazione chirurgica collettiva eseguita sul corpo sociale con la più totale assenza di precauzioni antisettiche.
  • Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un'azienda privata o dare in monopolio a una società l'atmosfera terrestre.
  • Archimede disse una volta: «Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo». Oggi ci avrebbe indicato i nostri media elettrici dicendo: «M'appoggerò ai vostri occhi, ai vostri orecchi, ai vostri nervi e al vostro cervello, e il mondo si sposterà al ritmo e nella direzione che sceglierò io».
  • Quando una nuova tecnologia penetra in un ambiente sociale non può cessare di permearlo fin quando non ha saturato ogni istituzione.
  • Ogni tecnologia crea nuove tensioni e nuovi bisogni negli esseri umani che l'hanno generata. Il nuovo bisogno e la nuova risposta tecnologica nascono dal fatto che ci siamo impadroniti della tecnologia già esistente: è un processo ininterrotto.
  • La fotografia estende e moltiplica l'immagine umana alle proporzioni di una merce prodotta in serie. Le dive del cinema e gli attori più popolari sono da essa consegnati al pubblico dominio. Diventano sogni che col denaro si possono acquistare. Possono essere comprati, abbracciati e toccati più facilmente che le prostitute.
  • L'avido desiderio di prostituirsi dell'umanità resiste al caos della rivoluzione.
  • Dire che «la macchina fotografica non può mentire» equivale semplicemente a sottolineare le numerose frodi che vengono compiute in suo nome. Al punto che il cinema, preparato dalla fotografia, è divenuto sinonimo di fantasia e d'illusione, trasformando la società in quello che Joyce definiva un «al nights newsery reel» [una bobina di pettegolezzi per tutte le sere], dove alla realtà si sostituisce un mondo reel [che significa bobina, ma con un assonanza ironica con real, reale]. Joyce la sapeva più lunga di chiunque altro sugli effetti della fotografia sui nostri sensi, sul nostro linguaggio, e sui nostri processi mentali.
  • Per un'intelligenza non preparata, qualunque lettura e qualunque film, come qualunque viaggio, è sempre un'esperienza banale e non nutritiva.
  • Tutti i media hanno come primo fine quello di ammettere nella nostra vita percezioni artificiali e valori arbitrari.
  • Le vere notizie sono le cattive notizie.
  • Gli inserzionisti comprano spazio e tempo sui giornali e sulle riviste alla radio e alla tv; in altre parole comprano un pezzo del lettore, dell'ascoltatore o dello spettatore esattamente come se affittassero le nostre case per una riunione pubblica.
  • In America i film non sono inframmezzati da inserzioni pubblicitarie soltanto perché il cinema è in se stesso la maggior forma di propaganda per i beni di consumo.
  • Il nazionalismo era ignoto nel mondo occidentale fin quando, nel Rinascimento, Gutenberg rese possibile vedere la madre lingua in veste uniforme.
  • I padroni dei media si sforzano sempre di dare al pubblico ciò che esso vuole perché sentono che il loro potere è nel medium e non nel messaggio o nel programma.
  • L'automobile è divenuta il carapace, il guscio protettivo ed aggressivo, dell'uomo urbano e suburbano.
  • L'automobile è diventata un articolo di vestiario senza il quale ci sentiamo nudi, incerti e incompleti.
  • La pubblicità oggi sembra basarsi sull'avanzatissimo principio secondo il quale la più piccola unità modulare, se ripetuta in modo rumoroso e ridondante, finirà gradatamente per imporsi. Il principio del rumore viene spinto così fino al livello della persuasione, e ciò corrisponde di fatto alle tecniche del lavaggio del cervello.
  • Confluiscono assai più riflessioni e ben maggiore cura nella composizione di un'inserzione che appare con preminenza su un giornale o su una rivista che nella redazione degli articoli e degli editoriali.
  • Se esaminati consapevolmente, i messaggi pubblicitari paiono assurdi come le note di un inno sacro applicate a un numero di spogliarello. Ma essi sono appositamente destinati, da quegli uomini-rana dello spirito che sono i "creativi" di Madison Avenue, a un livello di semi-consapevolezza. La loro esistenza è una testimonianza, oltre che un fattore, della situazione di sonnambulismo di una metropoli stanca.[10]
  • Ogni innovazione non è soltanto distruttiva commercialmente, ma corrosiva sul piano sociale come su quello psicologico.
  • In realtà i media elettrici non allargano la dimensione spaziale, ma piuttosto la sopprimono. Grazie all'elettricità ristabiliamo ovunque rapporti diretti, come nel più piccolo dei villaggi.
  • La radio, come qualunque altro medium, ha un suo manto che la rende invisibile. Ci si presenta apparentemente in una forma diretta e personale che è privata e intima, mentre per ciò che più conta è una subliminale stanza degli echi che ha il potere magico di toccare corde remote e dimenticate.
  • Tutte le nostre estensioni tecnologiche devono essere subliminali, altrimenti non potremmo resistere alla loro suggestione.
  • Visto fuori dagli Stati Uniti, qualunque film americano sembra un esempio di sottile propaganda politica.
  • Con la tv lo spettatore è lo schermo. Esso viene bombardato da impulsi leggeri che James Joyce definiva la «Carica della brigata leggera» e che imbevono la «pelle della sua anima di sospetti sobconscious» [gioco di parole tra subconscious, «subconscio» e sob, «singhiozzo»].
  • La dimensione fredda della tv è anche il viso freddo, senza espressione, dei teenager.
  • Non ha molta importanza che s'introduca il televisore in ogni aula: la rivoluzione è già avvenuta nelle case. La tv ha mutato la nostra vita sensoriale e i nostri processi mentali.
  • Il funerale di Kennedy rivelò il potere della tv di coinvolgere un'intera popolazione in un processo rituale. In confronto i giornali, i cinema e persino la radio sono soltanto congegni per produrre beni di consumo.
  • Inchiostro e fotografia stanno soppiantando carri armati e soldati. La penna diventa di giorno in giorno più potente della spada.
  • All'espressione guerre des nerfs, in uso venticinque anni fa, è andata man mano sostituendosi quella di «guerra fredda». È in realtà una battaglia elettrica d'informazioni e d'immagini che si spinge assai più a fondo e con risultati assai più ossessivi di quelli raggiunti dalle antiche guerre calde delle ferramenta industriali.
  • Le «guerre calde» del passato si servivano di armi che abbattevano i nemici l'uno dopo l'altro. E anche la guerra ideologica del XVIII e XIX secolo cercava di convincere, uno alla volta, gli individui ad adottare punti di vista diversi. La persuasione elettrica della foto, del cinema e della tv, funziona invece imbevendo di una nuova imagerie intere popolazioni.
  • L'agglomerato urbano è stato preceduto dalla fase del cacciatore e del raccoglitore di cibo, e oggi, nell'era elettrica, gli uomini sono tornati, psichicamente e socialmente, a condizione di nomadi. Solo che adesso si parla di raccolta d'informazioni e di elaborazione di dati.
  • Mentre nell'era meccanica della frammentazione il tempo libero era assenza di lavoro, o puro ozio, nell'era elettrica è vero il contrario. Ora che l'età dell'informazione richiede l'uso simultaneo di tutte le nostre facoltà, ci accorgiamo di riposare soprattutto quando siamo intensamente coinvolti, come del resto accade sempre agli artisti, in tutti i tempi.
  • La velocità elettrica richiede una strutturazione organica dell'economia globale nello stesso modo in cui la meccanizzazione attraverso la stampa e la strada condusse all'accettazione dell'unità nazionale. Non dimentichiamo che il nazionalismo fu nell'epoca rinascimentale una formidabile invenzione e una rivoluzione che eliminò molte delle antiche regioni con in conseguenti rapporti di sudditanza. E questa rivoluzione fu attuata quasi totalmente grazie all'accelerazione dell'informazione mediante i caratteri mobili uniformi.

Citazioni su Marshall McLuhan

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  • Le frasi di McLuhan sono un po' come i geroglifici egiziani che si prestano sempre a diverse interpretazioni. (Gianpiero Gamaleri)
  • – Un certo Marshall McLuhan ha nei limiti angusti del suo essere una grande intensità, mi capisci? Lui è un grande mediatore...
    – Che cosa non darei per avere un'enorme palata di cacca di cavallo. Ma cosa fa uno quando si trova incastrato in una coda con un tipo del genere alle spalle?
    – Ehi, un momento, questo è un Paese libero, io sto esprimendo le mie opinioni.
    – Ma certo deve dirlo a voce alta. Ma insomma non si vergogna di pontificare così. Ma la cosa più buffa è Marshall McLuhan... Ma lei sa niente di Marshall McLuhan?
    – Ah, davvero? Senti, io tengo un corso all'università di Columbia, si chiama Tv, media e cultura, e credo che le mie valutazioni sul critico McLuhan... be', abbiano una certa validità.
    – Ah davvero?
    – Sì.
    – Oh, è buffo perché, guarda caso, il signor McLuhan è proprio qui... quindi... Senta per favore. Senta, senta. Lei venga qui! Diglielo!
    – Ho sentito quello che ha detto. Lei... lei non sa niente del mio lavoro. Lei sostiene che ogni mia topica è utopica. Come sia arrivato a tenere un corso alla Columbia è una cosa che desta meraviglia! (Io e Annie)
  1. Citato in La luce e il mezzo: riflessioni sulla religione, introduzione di Gianpiero Gamaleri, traduzione di Gianluca Sanna, cura di Giorgia Biolghini, Armando, Roma, 2002, prefazione, p. 24. ISBN 88-8358-282-9
  2. Dalla lettera ad Alan Maruyama dell'11 gennaio 1972. Citato in
  3. Dalla lettera a Walter Ong del 18 dicembre 1969. Citato in La luce e il mezzo: riflessioni sulla religione, prefazione, p. 25.
  4. Citato in AA.VV., Il libro del business, traduzione di Martina Dominici e Sonia Sferzi, Gribaudo, 2018, p. 325. ISBN 9788858016589
  5. Da Intervista a Playboy, FrancoAngeli, 2013.
  6. Citato in Christie McCormick, The undiluted wisdom of Marshall McLuhan, Montreal Gazette, 16 maggio 1975; citato in Elizabeth M. Knowles, The Oxford Dictionary of Quotations, Oxford University Press, 1999.
  7. Citato in Gianfranco Ravasi, L'incontro: ritrovarsi nella preghiera, Oscar Mondadori, Milano, 2014, p. 41. ISBN 978-88-04-63591-8
  8. Da Morto Erle Stanley Gardner lo scrittore che vende di più in tutto il mondo, Toronto Star, 12 marzo 1970; in La cultura come business: il mezzo è il messaggio, edizione canadese a cura di Eric McLuhan e Frank Zingrone, edizione italiana a cura di Gianpiero Gamaleri, introduzione di Giampiero Gamaleri, Armando Editore, Roma, 1998, p. 115. ISBN 88-7144-756-5
  9. Da Understanding Media: The Extensions of Man, 1964, pp. 51-52-53, traduzione di E. Capriolo, Il Saggiatore, Milano, 1967. Citato in Amalia Mele, Da un'altra vita: antropologia della cura, Guida, Napoli, 2000, p. 161. ISBN 88-7188-431-0
  10. In La sfida della pubblicità, a cura di Vanni Codeluppi, FrancoAngeli, Milano, 1995, p. 54. ISBN 88-204-8578-8

Bibliografia

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  • Marshall McLuhan, La sposa meccanica, SugarCo, 1994. ISBN 9788871984018
  • Marshall McLuhan, La cultura come business, traduzione di Claudia Gasperini e Mario Gemelli, Armando, 1998.
  • Marshall McLuhan, La luce e il mezzo. Riflessioni sulla religione, traduzione di Gianluca Sanna, Armando, 2002.
  • Marshall McLuhan, Aforismi e profezie, a cura di Marco Pigliacampo, Armando, 2011.
  • Marshall McLuhan, Capire i media. Gli strumenti del comunicare, traduzione di Ettore Capriolo, Il Saggiatore, Milano, 2011. ISBN 9788856502800
  • Marshall McLuhan, La galassia Gutenberg, traduzione di Stefano Rizzo, Armando, 2011.

Filmografia

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Altri progetti

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