Spazio (fisica)
nozione di spazio in fisica
Citazioni sullo spazio inteso come entità fisica.
- D'ora in poi lo spazio di per se stesso e il tempo di per se stesso sono condannati a svanire in pure ombre, e solo una specie di unione tra i due concetti conserverà una realtà indipendente. (Hermann Minkowski)
- Fisici teorici creativi come Paul Dirac e John Wheeler hanno sviluppato proprio questa idea [di Mendeleev], assimilando lo spazio a un insieme di granuli o di bolle di sapone. In tale concezione, lo spazio non ha più la passività di un semplice sistema di coordinate. È un principio attivo che dà origine al mondo materiale, una sostanza magica la cui curvatura, la cui granularità e le cui eccitazioni definiscono la massa delle particelle, la loro carica elettrica e tutti i campi d’interazione ai quali esse sono soggette. Per esempio, lo spazio potrebbe essere mosso da fluttuazioni che ne modificano di continuo la forma, rendendola estremamente complessa: instabile, discontinua, caotica. Lo spazio potrebbe persino rivelare dimensioni nascoste supplementari. (Jean-Pierre Luminet)
- Grandissimo lo spazio, perché tutto comprende. (Talete)
- In righe li torchio i torrenti molesti, | e quelli smagrati li penso a fil di piano; | la superficie idolatro, lo spazio detesto, | è sacra la superficie, lo spazio è profano. (Ferdinand Hardekopf)
- L'energia e lo spazio: due espressioni e due diversi modi di considerare la stessa cosa. (Friedrich Nietzsche)
- La casamatta inconcepibilmente vasta sarebbe uno stabbio?! Una gabbia?!
Il concetto di limitazione dello spazio mi mette un vero orgasmo che aumenta fino alla frenesia. Aria, aria... Mi sento soffocare. Ho scoperto che lo spazio in cui mi trovo non può misurar più di due metri quadrati. (Theodor Kröger) - Lo spazio è la prigionia del corpo, il tempo è quella dello spirito. (Carlo Maria Franzero)
- Lo spazio è la statura di Dio. (Joseph Joubert)
- Lo spazio è uno sciame dentro gli occhi; e il tempo | un canto nelle orecchie. (Vladimir Nabokov)
- Lo spazio non esiste più. (Manifesti futuristi)
- Mi è accaduto durante le passeggiate solitarie per i boschi che circondano Baarn di fermarmi di colpo sui miei passi, colto da una sensazione allarmante, irreale e allo stesso tempo deliziosa: mi trovavo faccia a faccia con l'inspiegabile. Quell'albero davanti a me, come oggetto, come parte dei boschi, può non essere sorprendente. La distanza, lo spazio, che è tra di noi sembra, comunque, improvvisamente enigmatica. Non conosciamo lo spazio. Non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo sentiamo. Siamo in mezzo a esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla. Posso misurare la distanza tra me e un albero, ma quando dico "tre metri", quel numero non svela in alcun modo il mistero. Vedo solo frontiere, segni; non vedo lo spazio vero e proprio. Il vento che soffia sul mio viso pungendomi la pelle, non è spazio. Quando tengo un oggetto tra le mani, non sento l'oggetto spaziale in sé. Lo spazio resta impenetrabile, un miracolo. (Maurits Cornelis Escher)
- Nella natura noi abbiamo cognizione, propriamente, soltanto del movimento, senza il quale le impressioni sensoriali sono impossibili. Pertanto tutti i rimanenti concetti, per esempio quelli geometrici, sono creazioni artificiali della nostra mente, tratte dalle proprietà di movimento; ecco perché lo spazio, in sé, separatamente, per noi non esiste. (Nikolaj Ivanovič Lobačevskij)
- Per l'uomo tribale, lo spazio era il mistero incontrollabile. Per l'uomo tecnologico, è il tempo a occupare lo stesso ruolo. (Marshall McLuhan)
- Se dal solo fatto che un corpo è esteso in lunghezza, larghezza e profondità concludiamo giustamente che esso è una sostanza, perché ripugna del tutto che il nulla abbia un'estensione, lo stesso si deve concludere anche per lo spazio supposto vuoto; infatti, poiché in esso vi è estensione, necessariamente vi è anche sostanza. (Cartesio)
- Sia chiaro che lo spazio non è altro che un modo di particolarizzare che non ha esistenza reale di per se stesso. [...] Lo spazio esiste sono in relazione alla nostra coscienza che particolarizza. (Aśvaghoṣa)
- L'origine psicologica del concetto di spazio, o della necessità di esso, è lungi dall'essere così ovvia come potrebbe apparire in base al nostro abituale modo di pensare. Gli antichi geometri trattano di oggetti mentali (retta, punto, superficie), ma non propriamente dello spazio in quanto tale, come più tardi è stato fatto dalla geometria analitica. Il concetto di spazio, tuttavia, è suggerito da certe esperienze primitive. Supponiamo che si sia costruita una scatola. Vi si possono disporre in un certo ordine degli oggetti, in modo che essa risulti piena. La possibilità di queste disposizioni è una proprietà dell'oggetto materiale "scatola", qualcosa che è dato con la scatola, lo "spazio racchiuso" dalla scatola. Questo è qualcosa di differente per le varie scatole, qualcosa che in modo del tutto naturale viene pensato come indipendente dal fatto che vi siano o no, in generale, degli oggetti nella scatola, Quando non vi sono oggetti nella scatola, il suo spazio appare "vuoto". Fin qui, il nostro concetto di spazio è stato associato alla scatola. Ci si accorge però che le possibilità di disposizione che formano lo spazio-scatola sono indipendenti dallo spessore delle pareti della scatola. Non sarebbe possibile ridurre a zero tale spessore, senza che si abbia per risultato la perdita dello "spazio"? La naturalezza di tale passaggio al limite è ovvia, e ora rimane al nostro pensiero lo spazio senza scatola, una cosa autonoma, che tuttavia appare così irreale se dimentichiamo l'origine di tale concetto. Si può capire che ripugnasse a Descartes il considerare lo spazio come indipendente da oggetti corporei, capace di esistere senza materia.
- Occorre tener presente che esiste un numero infinito di spazi, i quali sono in moto gli uni rispetto agli altri. Il concetto di spazio come qualcosa che esiste oggettivamente ed è indipendente dalle cose appartiene già al pensiero prescientifico, non così però l'idea dell'esistenza di un numero infinito di spazi in moto gli uni rispetto agli altri. Quest'ultima idea è senza dubbio inevitabile da un punto di vista logico, ma per lungo tempo non svolse una parte importante nemmeno nel pensiero scientifico.
- Osserviamo nondimeno che l'idea di spazio assoluto, che implica quella di riposo assoluto, era per Newton fonte di inquietudine.