Farah Pahlavi

ex imperatrice consorte dell'Iran

Farah Pahlavi (1938 – vivente), imperatrice d'Iran.

Farah Pahlavi nel 1959

Citazioni di Farah Pahlavi

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  • [Su Venezia] Purtroppo, questa bella e storica città sta andando in rovina a causa di fattori naturali e industriali, che hanno danneggiato i capolavori architettonici e artistici in essa racchiusi. (da un discorso del 28 settembre 1973)[1]
  • Sono certa che Reza sarà il catalizzatore dell'opposizione. Se un giorno verrà restaurata la monarchia in Iran, sarò la più giovane regina-madre del mondo.[2]
  • Seguo tuttora le opere degli artisti iraniani, a volte a Parigi o a New York e sono felice che gli artisti iraniani siano ancora grandi. Che siano uomini o donne, sono sempre stati grandi. Malgrado tutti gli ostacoli e la censura nel paese, non sono stati capaci di frenare la creatività dei nostri artisti. Alcuni devono lavorare in incognito, come nel cinema, e a volte le loro opere contengono messaggi politici, ma il numero dei nostri artisti è certamente cresciuto rispetto al passato.
I follow the works of Iranian artists even now, sometimes in Paris or in New York and I am happy Iranian artists are still great. Whether they are men or women, they have always been great. Despite all the pressure and censorship inside the country, they haven't been able to stop the creativity of our artists. Some have to work underground, like in cinema, and sometimes their work has political messages, but the number of our artists now has definitely grown in comparison to the past.[3]
  • L'attuale immagine mondiale dell'Iran è terribile, confrontando il passato e oggi. Sono felice che pochi anni fa, al tempo del tumulto dopo le elezioni del 2009, il mondo per la prima volta in tanti anni abbia visto il vero volto degli iraniani e sia le persone dentro il paese che gli stranieri si siano ricordati di nuovo della civiltà, della storia e dell'arte gloriosa dell'Iran. Spero che la situazione cambi e che possano avere il regime che meritano.
The picture of today's Iran in the world is terrible, comparing the past and now. I'm happy that few years ago at the time of Tehran's post-election unrest in 2009, the world for the first time in many years saw the true face of Iranians and both people inside the country and foreigners once again reminded themselves of Iran's glorious civilisation, history and art. I hope the situation changes and they can have the regime they deserve.[3]
  • Credo che nei giorni e negli anni a venire, l'Iran diventerà la culla dell’amicizia, della fratellanza, dell’uguaglianza e della convivenza per tutto il suo popolo, come è sempre stato. Nel sogno di un anno fausto e colmo di speranza e vittoria, auguro prosperità, benessere e felicità al mio popolo.[4]

Da For the love of her people: an interview with Farah Diba about the Pahlavi programs for the arts in Iran

Intervista di Staci Gem Scheiwiller del 18 ottobre 1990, Performing the Iranian State: Visual Culture and Representations of Iranian Identity, Anthem Press, Londra, 2013. ISBN 9780857282934

  • Ho un enorme rispetto, amore, orgoglio e fiducia nelle nostre migliaia d'anni di storia e civiltà. Credo che dobbiamo imparare da essa.
I have an enormous respect, love, pride and belief in our thousands of years of history and civilization. I believe we have to learn from it.
  • Come altri paesi in via di sviluppo, avevamo un complesso d'inferiorità verso il mondo avanzato, e tutto ciò che si faceva fuori dall'Iran era ammirato e considerato più bello. Ma negli ultimi anni della monarchia, oltrepassammo questo periodo di emulazione, e la nostra identità restò salda.
Like other developing countries, we had an inferiority complex about the advanced world, and everything outside Iran was admired and considered more beautiful. But in the last years of the monarchy, we had passed through this period of emulation, and our identity was secure.
  • L'Iran è un paese antico, una delle culle della civiltà. Sebbene fossimo stati invasi da molte culture, come gli elleni, gli arabi, i mongoli e avessimo avuto relazioni con i cinesi e gli indiani, non perdemmo mai la nostra autenticità. Imparammo da altre culture, ed esse impararono da noi. Abbiamo un inesauribile tesoro di bellezza e di ispirazione – nella poesia, nella scienza, nella filosofia, nell'architettura, nella ceramica, nei tessuti, nell'artigianato, nella gioielleria, nella metallurgia, nella pittura, nelle miniature e nelle opere murarie.
Iran is an ancient country, one of the cradles of civilization. Although we had been invaded by many cultures, like the Hellenes, the Arabs, the Mongols and had relations with the Chinese and Indians, we never lost our own authenticity. We learned from other cultures, and they learned from us. We have an unending treasury of beauty and inspiration – in poetry, science, philosophy, architecture, ceramic work, textiles, handicrafts, jewelry, metalwork, painting, miniatures and brickwork.
  • Come tante altre società del Terzo Mondo, abbiamo dovuto liberarci dalla tirannia della resistenza contro il cambiamento e dall'inerzia dello sottosviluppo. Mio marito e io credevamo sinceramente che il cambiamento richiedeva qualche trasformazione culturale. In questo, fummo ispirati ed aiutati da molti iraniani che credevano nel cambiamento sociale ed avevano una conoscenza profonda della nostra cultura. Non è un caso che quelli, come certi mullah che erano contrari allo sviluppo, sono anche virulentemente contrari all'arte, alla bellezza e alla felicità.
Like so many other Third World societies, we had to break loose from the tyranny of resistance to change and the inertia of underdevelopment. My husband and I sincerely believed change required some cultural transformation. In this we were inspired and helped by many Iranians who believed in social change and had deep knowledge of our culture. It is not an accident that those, like some mullahs who were anti-development, are also virulently anti-art, anti-beauty and anti-happiness.
  • Se non si è stati in esilio, non c'è modo di capire quel sentimento.
Unless one has been in exile, there is no way to comprehend that feeling
  • L'architettura non è semplicemente un edificio; riguarda la vita d'una famiglia nella società. La pianificazione di una città, il design urbano, l'alloggio per le persone influenzano così tanto la società e la politica. Non fu solo la nostra esperienza, ma anche l'esperienza per la maggior parte dei paesi in via di sviluppo nel mondo. Non si può togliere un paesano dal suo piccolo villaggio e metterlo in un appartamento di dieci piani. Se sente miserabile e fuor d'acqua, e non saprebbe come vivere in tali condizioni. C'erano così tanti aspetti sociali delle loro vite che dovevamo tenere in considerazione. Inoltre, non fu sempre facile attuare le nostre idee, perché c'erano dei responsabili che non ci credevano.
Architecture is not just one building; it is about the life of a family in society. City planning, urban design, housing for people have so much influence on society and politics. This was not just our experience but also the experience of most of the developing countries in the world. You cannot take a villager from his little hamlet and put him in a ten-story apartment house. He feels miserable and alienated and wouldn't know how to live in those conditions. There were so many social aspects of their lives we had to consider. Also, it was not always easy to implement our ideas, because there were people responsible who didn't believe in them
  • Non mi manca essere un imperatrice. La mia vita non fu facile. Ero là per servire. I privilegi che le persone vedevano da fuori facevano tanto parte della mia vita che non li consideravo straordinari. In retrospettiva, apprezzo alcune delle opportunità speciali che ebbi. Soprattutto mi manca il mio paese – la sua natura, il suo popolo, la sua aria, la sua bellezza. Preferirei tornare in Iran, se potessi, come una semplice cittadina.
I don't miss being an empress. My life wasn't easy. I was there to serve. The privileges people saw from outside were so much a part of my life, I didn't consider them extraordinary. In retrospect, I appreciate some of the special opportunities I had. I especially miss my country – its nature, people, air, beauty. I would rather be back in Iran, if I could, as a simple citizen.
  • Vorrei che il popolo mi ricordi come una persona gentile, vicina al popolo e non separata da esso, che cercava di fare il suo dovere nel miglior modo che conosceva.
I would like people to remember me as a caring individual, close to the people, not removed from them, trying to do my duty in the best way I knew how.

Intervista di Jacki Lyden, La Stampa, 12 febbraio 1999

  • Lo Scià voleva fare presto, perché non potevano far conto in eterno sulle entrate del petrolio. Lui voleva che il Paese si industrializzasse in modo da poter contare su imprese nostre.
  • Mio marito ha governato nel modo in cui ha governato perché voleva che questo Paese fosse indipendente, unito, si sviluppasse e prosperasse. E ha sempre detto che voleva che suo figlio regnasse in modo diverso da lui. Credeva nella possibilità di aprire la società. Credeva nella democrazia e sperava, con il tempo, di poter fare sempre maggiori aperture.
  • Da vent'anni noi iraniani in esilio ci interroghiamo su che cosa si sarebbe potuto fare, dove abbiamo sbagliato. Voglio dire, si può continuare all'infinito, con questo discorso. Molti gruppi che allora erano contro la monarchia, come molti cittadini comuni, oggi dicono che avrebbero dovuto appoggiare lo Scià per le cose positive che faceva e criticarlo per quello che era sbagliato, o pensavano che lo fosse, invece di essere istericamente anti-Scià.
  • Devo dire che ho una grande nostalgia del mio Paese, ma non posso chiamare nessun amico, nessun conoscente che viva ancora lì. A dire il vero, non ne sono rimasti molti. Così ogni tanto chiamo un ufficio e dico che sono, chessò, una studentessa che vive all'estero e mi invento qualche domanda, soltanto per tenere i contatti con la mia gente.
  • Finché non sei in esilio, non conosci questa sensazione, la sensazione di non appartenere a nessun luogo. Sei una zattera in mezzo all'oceano.

Intervista di Fiorella Minervino, La Stampa, 19 novembre 2001

  • Ringrazio mio marito, che mi ha offerto enormi possibilità nel momento migliore del regno, quando c'era voglia di fare e molto denaro grazie al petrolio. Un periodo di progresso e sviluppo. Ho viaggiato per l'Iran, occupandomi dei problemi della donna, dell'infanzia, della povertà. Discutevo con la gente e ne parlavo con mio marito e i ministri per migliorare il paese.
  • Bisogna separare l'Iran dall'Islam. L'Iran della cultura e della civiltà ha accettato l'Islam, che è la nostra e la mia religione, e tuttavia ancora oggi mantiene la propria identità e pensiero.
  • Voi avete avuto l'Inquisizione, noi l'abbiamo ora.
  • Gli Imam devono andare nelle moschee per insegnare la religione, non la politica.
  • Reza si batte perché vinca la libertà: se il popolo vuole la monarchia, lui accetta di tornare. Se si vuole la repubblica, accetterà ugualmente, ma nel rispetto delle libertà.
  • [Sugli attentati dell'11 settembre 2001] È stato uno shock, poi ho pensato che la tragedia ha un legame con quanto è accaduto in Iran. Il mondo ha chiuso gli occhi di fronte alle atrocità della Repubblica Islamica in Iran. Solo le Twin Towers hanno risvegliato l'attenzione sul fondamentalismo.
  • [Su Osama bin Laden] Non lo capisco: condanna l'Occidente ed è riuscito solo a far ammazzare la gente in Afghanistan. Ma se l'Iran fosse rimasto com'era, non ci sarebbero stati i taleban, la guerra del Golfo, l'attentato alle Twin Towers.
  • Quanto all'Iran, dal '63 le donne avevano diritto di voto e potevano studiare. Ora sono considerate cittadine di serie B. Se vanno in strada sole vengono picchiate, a volte sono lapidate o sono costrette a sposarsi a 9 anni con anziani. Ci vuole coraggio a essere donne in Iran, non solo in Afghanistan. E tuttavia le iraniane lottano. Vengono perfino vendute agli stranieri e c'è un'estesa prostituzione a causa della povertà.
  • Il fondamentalismo in Iran fu guardato con occhi benevoli per timore del comunismo. Ora è diverso.
  • Bin Laden è creatura americana: la religione era un'arma contro i sovietici, poi è cambiato tutto.
  • [Sulla morte di Soraya Esfandiary Bakhtiari] Sono rattristata. In qualche modo ha fatto parte della nostra famiglia. Ha avuto una vita orribile, in solitudine. Tempo fa, i miei figli hanno voluto incontrarla e lei ne era stata felice.

Intervista di Fiorella Minervino, La Stampa, 17 febbraio 2003

  • Io non ho mai avuto rapporti con il presidente Mohammad Khatami. È però certo che esiste un gruppo che vuole dilapidare le ricchezze del Paese: hanno dilapidato le società petrolifere dell'Iran, tutte le sue enormi ricchezze.
  • Da una parte vorrei che i governi tirannici e oppressori sparissero e che i nostri Paesi avessero la pace. Al tempo stesso spero non ci sia spargimento di sangue da tutte le parti.
  • Paesi come l'Afghanistan o l'Iraq sono imperfetti per la pace, tuttavia sono importanti per il petrolio. Così per il mondo intero è meglio che conoscano la pace.
  • Il problema di molti Paesi del Golfo Persico è che non hanno un'identità del passato, come invece l'abbiamo noi iraniani. Molti Paesi sono stati disegnati sulla carta dell'Europa tra la fine dell'800 e gli inizi del '900: è per questo che non possiedono una vera identità.
  • Mio figlio Ciro, che negli ultimi anni viene sempre più richiamato in Iran, è per la libertà e la democrazia. È convinto che in Iran la religione debba essere staccata dallo Stato, anche per rispetto alla religione e religiosi, la Repubblica Islamica non ama l'Islam. Reza sostiene che ci vuole la libertà come in Europa, non è che in Francia o in Italia non esistano dei buoni cattolici.
  • [Sulla censura in Iran] Non si vuol mostrare un Picasso o un Renoir, ma si esibiscono nelle strade persone lapidate, attaccate come esempio in cima alle gru perché tutti vedano, o tagliano dita e mani per strada. Renoir invece non lo si può far vedere.

Intervista di Fiorella Minervino, La Stampa, 7 dicembre 2003

  • Dopo la partenza dello Scià sono accadute molte cose: L'Urss ha invaso l'Afghanistan, sono arrivati i Mujahidin, i Talebani, la guerra Iran-Iraq, quella del Golfo, i recenti conflitti. Quelle regioni del mondo non conoscono pace né stabilità. Mio marito pensava che fosse interesse dell'Iran allearsi con gli occidentali, ma conervare buoni rapporti con quasi tutti i Paesi dell'Est e del Terzo Mondo. Si manteneva un equilibrio per la stabilità.
  • Il "santo" si presentò con la promessa di dare i soldi del petrolio a tutti: ognuno avrebbe trovato un'auto davanti alla propria casa. Mio marito invece sosteneva che il Paese doveva prima uscire dall'analfabetismo, andare poco a poco verso la democrazia: non si diventa democratici da un giorno all'altro.
  • Quando Khatami si è presentato, lo hanno votato contro il sistema precedente. Dopo sei anni che cosa ha fatto? Continuano le prigioni, le uccisioni, il 60 per cento della popolazione è composto da giovani sotto i 30 anni che non vedono futuro, c'è parecchia droga, prostituzione, corruzione dappertutto, la condizione della donna è triste. Ma giovani e donne hanno coraggio e lottano.
  • Io ritengo che i Paesi seguono i loro interessi economici e politici. Sadat ha dimostrato che anche in politica ci sono valori morali che contano, e io conservo enorme gratitudine per lui, sua moglie, gli egiziani, così come oggi sono grata a Mubarak e sua moglie.
  • Non parlavamo mai con lo Scià delle mogli precedenti, ci amavamo, avevamo una famiglia, ero molto occupata a fare la regina, e avevamo la stessa visione del mondo.

Intervista di Deborah Solomon, Nytimes.com, 29 febbraio 2004

  • La Repubblica islamica mi mise sulla sua lista nera. Al popolo d'Iran fu promesso il paradiso dai fondamentalisti, i quali aprirono la porta dell'inferno.
The Islamic Republic put me on their death list. The people of Iran were promised a paradise by the fundamentalists, who opened the door to hell.
  • La maggior parte del popolo d'Iran è amichevole verso gli americani, e ammira la libertà e la democrazia in America.
The majority of the people in Iran are friendly to Americans, and they admire the freedom and democracy in America.
  • Per la maggior parte degli iraniani, con c'è mai stato un sentimento antiamericano o antioccidentale, perché non siamo mai stati una colonia d'Europa. Il popolo iraniano capisce che il progresso e la modernità vengono dall'occidente.
For the majority of Iranians, there has never been anti-American or anti-Western sentiment, because we have never been a colony of Europe. The Iranian people understand that progress and modernity come from the West.
When Iran was stable, we had good relations with the rest of the world, and after the Iranian Revolution happened, look what happened in that area – the Iran-Iraq war, the Taliban, the gulf war and now the war in Iraq.
  • Gli americani dicono che il denaro non porta la felicità. Ma aiuta a sopportare l'afflizione con tranquillità.
Americans say that money doesn't bring happiness. But it helps you to live with misery in comfort.
  • L'Iran è un paese grande, tre volte più grande della Francia, e molti americani non sanno niente su di esso. Una volta, una straniera che aveva sentito che ero la moglie dello scià venne a corsa da me e mi chiese se potesse farsi fotografare con me. Dopo, si rivolse a me e disse, «Di quale paese è lo scià suo marito?»
Iran is a big country – it is three times the size of France – and many Americans know nothing about it. Once a stranger who had heard I was the shah's wife came running up to me and asked if she could have her picture taken with me. Afterward, she turned to me and said, "What country is your husband the shah of?"

Intervista di Jean Khakzad, Radio Free Europe, 27 luglio 2010

  • Cerco di dimenticare il passato doloroso come esorto anche i miei connazionali a fare. Non vivo nel passato, vivo nel presente, sperando sempre in un luminoso futuro. Questo è il mio messaggio per i miei connazionali.
I try to forget about the bitter past as I [also] recommend for my fellow countrymen. I do not live in the past, I live in the present, always hoping for a brighter future. This is my message to all my countrymen.
  • Non dimenticherò mai le lacrime negli occhi dello scià il giorno in cui lasciammo l'Iran. In quella pista deserta e nell'aereo, il mio solo pensiero era se fosse l'ultima volta o se saremmo mai tornati.
I shall never forget the tears in the eyes of the shah the day we left Iran. In that deserted runway and in the aircraft, my only thought was whether it was the last time or would [we ever] return.
  • Penso che, come politico, si fosse reso conto che i leader perseguivano i loro interessi politici e che avrebbero gradito molto stabilire relazioni con l'imminente regime in Iran. Per anni mi sono sempre chiesto, come poterono restare in silenzio tutti quelli che all'epoca scrivevano sul tema dei diritti umani, dopo tutti gli avvenimenti disumani verificatisi in Iran negli ultimi anni? Non fu un caso che la caduta dello scià portò ad un Iran nel quale gli Iraniani non avevano più diritti umani.
I think, as a politician, he had realized that the leaders were after their own political interests and they would very much like to establish relations with the [upcoming] regime in the country. But their inhuman behavior was terrifying, along with all the lies that the media would publish. I used to wonder for years, all those who wrote on the [subject] of human rights back then, how did they remain silent after all the inhuman incidents in Iran during the later years? [It was no] coincidence [that] the downfall of the shah [led to an Iran in which] the Iranians no longer had any human rights.
  • Ricordavo che quando lo scià fu ricoverato in ospedale, molti giornalisti stranieri vennero per raccogliere dal popolo del Cairo reazioni negative. Ma avvenne l'opposto, i commercianti nelle strade così come la popolazione in generale furono estremamente lieti di avere lo scià dell'Iran nel loro paese. Ci consideravano una famiglia che li aiutò in tempi difficili.
I remembered that when the shah was hospitalized, many foreign journalists came to gather negative reactions from the people of Cairo. But the opposite happened, the shop owners in the streets along with the general population were extremely glad to have the Iranian shah in their country. They considered us family who helped them in difficult times.
  • Credo che a Dio debba essere piaciuto di averlo portato via prima che potesse vedere la nazione iraniana in quello stato e soprattutto l'attacco di Hussein contro l'Iran. Sono grato a tutti quei soldati iraniani che combatterono coraggiosamente questa guerra e non permisero che la nostra nazione cadesse in mani straniere.
I believe that God [must have] liked him to have taken him away before he could see the Iranian nation in that condition, and especially Saddam [Hussein]'s attack on Iran. I am grateful to all those Iranian soldiers who fought this war bravely and did not allow our nation to fall into alien hands.
  • Nonostante tutte le pressioni su di esso, il popolo sta lottando contro questa soppressione. Il successo degli iraniani in tutto il mondo è il pensiero più bello. Io dico sempre che la buona volontà vince sul male.
Regardless of all the pressures upon them, people are fighting bravely against this suppression. The success of Iranians all across the world is also the happiest thought. What I always say is that goodwill wins over bad.

Intervista di Bob Colacello, Interviewmagazine.com, 8 gennaio 2014

  • Come in tutti i paesi in via di sviluppo, in Iran volevano imitare il mondo esterno, senza sapere cosa andava bene per la nostra nazione.
In Iran, as in all developing countries, they wanted to copy the outside world, without knowing what was good for our own country.
  • Mi si spezza il cuore quando sento che c'è così tanta tossicodipendenza in Iran, perché i giovani non hanno speranza o diventano depressi a causa di tutte le restrizioni nelle loro vite. C'è persino la prostituzione fra i giovanissimi! Bambini che chiedono l'elemosina per strada... Certo, eravamo ancora un paese in via di sviluppo, e c'erano certe aree in cui c'era ancora bisogno di fare tante cose. Ma a quei tempi, avevamo le possibilità. Fortunatamente, i genitori di questi giovani gli dicono cosa eravamo, e vengono a sapere di tutte le assurdità che furono dette durante la rivoluzione e che continuano a essere dette tuttora. Così sanno cosa c'era, e la simpatia verso il mio defunto marito continua a crescere.
It's heartbreaking when I hear that there is so much drug addiction in Iran because young people have no hope or become depressed because of all the restrictions of their lives. Even prostitution among very young people! Children begging in the street … Of course, we were still a developing country, and there were some areas that still needed so many things to be done. But back then, we had possibilities. Fortunately, the parents of these young people tell them what we were, and they learn about all the nonsense that has been said during the revolution and that continues to be said. So they know what was there, and sympathy for my late husband is growing more and more.
  • Sì, la popolazione è raddoppiata, ma questo regime, in nome della religione, ha causato così tanti danni, raccontato così tante menzogne, e c'è così tanta corruzione. Non può rimanere così.
Yes, the population has doubled, but this regime, in the name of religion, has done so much harm, told so many lies, and there is so much corruption. It cannot stay like this.
  • Dei gruppi fanatici in diversi paesi musulmani c'erano, ma credo che sia tutto cominciato con Khomeyni.
There were some fanatical groups in different Muslim countries, but I think it all started with Khomeini.
  • Certo, è angosciante, tutti questi movimenti di fanatici in nome della religione che fanno così tanti danni. Ci sono tanti iraniani che erano religiosi e che non vogliono più parlare di religione a causa di queste persone.
Of course, it's worrisome, all these movements of fanatics in the name of religion doing so much harm. There are many Iranians who were religious and who don't want to talk about religion anymore because of these people.
  • Eravamo musulmani, e lo siamo tuttora. Ma, sapete, mi fu chiesto una volta, «Eri praticante?» dissi, «Pratico i diritti umani», che sono presenti anche in ogni religione; essere buoni, utili, non uccidere, non mentire, essere generosi. Questi sono i valori.
We were Muslims, and we are still. But, you know, I was asked once, "Did you practice?" I said, "I practice human rights," which is also in every religion—to be good, to be helpful, not to kill, not to lie, to be generous. These are the values.
  • C'erano dei comunisti che erano direttamente collegati all'Unione Sovietica. Così in Iran eravamo più preoccupati di una salita al potere dei comunisti. Persino i nostri alleati la pensavano lo stesso. I mullah, i religiosi, erano liberi d'andare nelle loro moschee e dire ciò che volevano dire. Credo che molti – soprattutto i comunisti – pensavano che se fosse venuto Khomeyni e lo scià fosse partito, avrebbero preso il potere. In ogni caso, nessuno di loro credeva nella religione, ma sono andati per strada con i loro veli e così via. Alcuni di questi che parteciparono alla rivoluzione oggi hanno il coraggio di dire, «Abbiamo commesso un grandissimo errore». Ma non si riesce a credere che persino degli intellettuali dicevano d'aver visto l'immagine di Khomeyni sulla luna...
There were Communists who were directly attached to the Soviet Union. So in Iran we were more worried about a Communist takeover. Even our allies thought the same way. The mullahs, the religious people, were free to go into their mosques and say what they wanted to say. I think many people—the Communists especially—thought that if Khomeini comes and the shah leaves, then they will take over. None of them believed in religion anyway, but they went into the streets with their veils and so on. Some of these people who participated in the revolution have the courage to say now, "We made a huge mistake." But you cannot believe that even some intellectuals said they saw the picture of Khomeini on the moon ...
  • Molti ebrei iraniani partirono dopo la rivoluzione. Ricordo che a scuola avevo amici cristiani, avevo amici ebrei, e non c'erano discussioni.
Many Jewish Iranians left after the revolution. I remember, in school, I had Christian friends, I had Jewish friends, and there was no discussion.
  • Le monarchie sono al di sopra dei partiti politici. A volte i partiti politici fanno cose che vanno a discapito del paese perché vogliono battere l'altro partito. In Iran, dove abbiamo diverse religioni e gruppi etnici, era un fattore unificante. Quando si vede cosa successe in Iraq dopo la scomparsa del re, e ciò che successe in Afghanistan, in Egitto, in Libia, in Yemen... Sapete, gli americani accettano molto bene la monarchia britannica, ma quanto al resto, non ne sanno molto. Ma alcune delle monarchie in Europa sono più democratiche di alcuni dei paesi che sono repubbliche. Voglio dire, quando si pensa alla Svezia, la Norvegia, il Belgio, i Paesi Bassi. Quindi sta al popolo decidere cosa vuole.
Monarchies are above political parties. Sometimes political parties do things that are to the disadvantage of the country because they want to beat the other party. In Iran, where we have different religions and ethnic groups, it was a unifying factor. When you see what happened in Iraq after the king was gone, and what happened in Afghanistan, in Egypt, in Libya, in Yemen... You know, Americans accept very well the British monarchy, but the rest, they don't know much about. But some of the monarchies in Europe are more democratic than some of the countries that are republics. I mean, when you think of Sweden, Norway, Belgium, the Netherlands. So it's up to the people to decide what they want.
  • Il fanatismo esiste in ogni religione, che sia cristiana, ebraica o musulmana.
Fanaticism exists in every religion, whether Christian, Jewish, or Muslim.
  • Sapete cosa mi fa andare avanti? Ho la speranza, certo. Ma in realtà sono le e-mail che ricevo dai miei compatrioti, i giovani, che sono nati dopo la rivoluzione, che hanno sentito così tanto. È davvero incoraggiante. A volte li chiamo, cosa che gli dà coraggio ed energia. Così spero che le cose cambieranno, perché è un peccato che un paese come l'Iran non è dove dovrebbe essere, o dove è stato storicamente. È importante per l'Iran, per tutto il medio oriente, e anche per il resto del mondo.
You know what keeps me going? Of course, I have hope. But really it is the e-mails I receive from my compatriots, young ones, who have been born after the revolution, who have heard so much. It's so encouraging. Sometimes, I call them, which gives them courage and energy. So I hope that things will change, because it's a pity that a country like Iran is not where it should be, or where it has been historically. It's important for Iran, for all of the Middle East, and also for the rest of the world.

Spiegel.de, 22 febbraio 2017

  • Molti parlano tuttora di mio marito. Mi dà energia e coraggio il fatto che gli iraniani per strada, sia qui a Parigi che negli Stati Uniti, mi baciano e mi abbracciano spontaneamente, specialmente i giovani; persone nate dopo che fummo costretti a partire. Tramite internet e la televisione, sanno com'era l'Iran a quell'epoca. Sanno cosa avrebbe potuto essere oggi, e incolpano i loro genitori per ciò che successe.
Many people are still talking about my husband. It gives me energy and courage that Iranians on the street, both here in Paris and in the U.S., kiss and hug me out of the blue, especially young people; people who were born after we had to leave. Through internet and television, they know what Iran was like at that time. They know what it could have been today, and they blame their parents for what happened.
  • L'Iran non era un paese conservatore. Non so perché certe persone pensino che solo l'occidente possa avere musei di arte contemporanea e moderna.
Iran was not a conservative country. I don't know why some people think that only the West can have contemporary and modern art museums.
  • Speravamo di diventare un paese moderno. Mio marito innescò la riforma agraria per porre fine al sistema feudale; diritti uguali per le donne; i diritti per gli operai, e la nazionalizzazione delle foreste e delle forniture idriche. L'istruzione, gli ospedali, le biblioteche, l'economia e l'industria: Volevamo creare progresso. I religiosi, ovviamente, come l'Ayatollah Khomeyni, erano contrari a tutto ciò.
We were looking to become a modern country. My husband initiated land reform to bring the feudal system to an end; equal rights for women; worker rights; and the nationalization of forests and water supplies. Education, hospitals, libraries, economy and industry: We wanted to create progress. The religious people, of course, like Ayatollah Khomeini, were against all that.
  • Gli iraniani hanno così tanta cultura e storia. Persepoli fu costruita da operai pagati, non da schiavi. Il cilindro di Ciro il Grande, dal sesto secolo avanti Cristo, fu un precursore della carta dei diritti umani dell'Onu. Le persone dicono, «siete andati troppo veloci». Ma quale governo progressista non vuole andare velocemente? Mi ricordo d'una conversazione con Henry Kissinger in Egitto tanti anni fa quando dissi che forse avremmo dovuto aprire la società cinque o sei anni prima e la rivoluzione non sarebbe avvenuta.
Iranians have so much culture and history. Persepolis was built by workers who were paid, not by slaves. Cyrus the Great's cylinder, from the sixth century B.C., was a precursor of the United Nations human rights charter. People say, "you went too quickly." But what progressive government doesn't want to go quickly? I remember a conversation with Henry Kissinger in Egypt many years ago when I said that maybe we should have opened up society five or six years earlier and the revolution would not have happened.
  • I comunisti dall'Unione Sovietica, dalla Cina e quelli della sinistra erano contro di noi, e unirono le forze con Khomeyni. Mio marito la chiamò una coalizione nefasta del rosso e del nero, in cui il rosso erano i comunisti e il nero i fanatici religiosi. Forse non sapevamo cosa stesse succedendo nelle moschee e sottovalutavamo ciò che stesse facendo questa gente. Non potevamo credere che, dopo tutto quello che lo scià aveva fatto per il paese, sarebbe stato sostituito da qualcuno come Khomeyni.
The communists from the Soviet Union, from China and the leftists were against us and joined hands with Khomeini. My husband called it an unholy coalition of red and black, where red was the communists and black was the religious zealots. Maybe we didn't know what was happening in the mosques and underestimated what these people were doing. We couldn't believe that, after all the Shah had done for the country, he would be replaced by somebody like Khomeini.
  • Non considero queste persone come iraniani. Hanno ucciso così tante persone.
I don't consider these people Iranians. They killed so many people.
  • State paragonando il nostro paese con le democrazie occidentali, ma non potevamo creare la democrazia dall'oggi al domani. Le persone hanno bisogno di tempo per istruirsi e impegnarsi politicamente.
You're comparing our country with Western democracies, but we couldn't create democracy overnight. It takes time for people to get educated and to become politically engaged.
  • Nella nostra lunga storia, l'Iran è stato invaso da tanti altri paesi e, malgrado tutto, l'identità iraniana è sopravvissuta. Il popolo è molto coraggioso, soprattutto le donne, che sono più coraggiose degli uomini.
In our long history, Iran has been invaded by so many other countries and despite it all, the Iranian identity has survived. People are very courageous, especially the women, who are braver than the men.

Colloquio con Francesco de Leo

da Francesco de Leo, L'ultimo scià d'Iran, Guerino e Associati, 2019, pp. 165-178, ISBN 978-88-6250-738-7

  • Lo Scià era un visionario, sapeva dove andava il mondo e ricordo che sottolineava l'importanza della Cina e dell'India. Aveva previsto che se un giorno l'Iran avesse avuto problemi, non ci sarebbero state gravi ripercussioni solo per il nostro Paese, ma per l'intera regione. Così avvenne.
  • Le donne erano libere e avevano il diritto di essere elette. Io stessa sono stata incoronata Imperatrice. Siamo stati il secondo Paese al mondo ad aver avuto un ministro donna, che si occupava della questione femminile, e poi abbiamo avuto ambasciatori donna e parlamentari donna. Le donne erano libere di vestirsi come volevano, potevano portare il velo, che non era quel velo-uniforme che è diventato oggi.
  • Se mi chiede dei ricordi, quelli più belli sono il matrimonio, la nascita dei miei figli e anche quella che chiamavamo la 'Rivoluzione Bianca' del 1963. Si trattava di una serie di riforme introdotte dallo Scià per gli operai, per mettere fine al feudalismo, per i contadini, le donne e la scuola. La maggioranza della popolazione votò in favore della sua approvazione e questo fu una grande gioia per me. Poi, nel 1973, tutto il controllo del petrolio era nelle nostre mani: estrazione, raffinazione, vendita. Anche questo, dopo tanti problemi, fu un'enorme soddisfazione. Tutti i progressi della popolazione, a beneficio di operai, contadini, donne, giovani, mi riempivano di gioia.
  • Quando si parla dell'Iran, le persone che non hanno mai sentito parlare del nostro passato pensano che siamo dei selvaggi, dei fanatici, ma non è così. All'inizio, molte persone non osavano neanche dire che fossero iraniane, il che è una cosa davvero terribile. Fortunatamente, quando la gente visita l'Iran e nota l'ospitalità degli iraniani, torna indietro portando con sé sensazioni positive.
  • Ma come si è potuti passare da Ciro il Grande a Khomeini? È incredibile!
  • La luce vincerà le tenebre e l'Iran rinascerà dalle sue ceneri. Mio figlio, il Principe Reza, che ha veramente dedicato la sua vita all'Iran per trent'anni, che è in contatto con gli iraniani attraverso i social media, crede a una democrazia laica, ai diritti dell'uomo, della donna, alla libertà di religione e all'integrità territoriale dell'Iran. Io, nella mia situazione, dico ai miei compatrioti di non perdere la speranza, la libertà arriverà.
  • Le dirò che proprio oggi ho ascoltato una trasmissione radiofonica in cui si nominavano i Paesi più sviluppati: Norvegia, Danimarca, Svezia, Regno Unito. E tutti questi Paesi hanno una monarchia costituzionale e sono Paesi liberali avanzati. Vi sono al contrario molte repubbliche nella nostra regione e in altre regioni del mondo che non sono democratiche. Abbiamo visto quanto accaduto dopo il crollo delle monarchie in Iran, Afghanistan e Iraq. Tocca alla gente decidere cosa è meglio per sé, ma non è detto che una repubblica sia automaticamente democratica e una monarchia sia automaticamente autoritaria.

Intervista di Andrea Tomasi, Amica.it, 14 ottobre 2021

  • Facilitare l’accesso alla cultura è sempre stato alla base del mio lavoro. Sono convinta che una società progredita e pacifica metta al centro l’educazione contemporanea che stimola il confronto, il dialogo, la tolleranza. Valori che l’arte incarna perfettamente.
  • Lasciai il palazzo di Niavaran in uno stato di trance. Ero talmente confusa che persi tempo a cercare un paio di stivali che usavo in campagna. Chissà cosa mi passava per la testa… L’aeroporto era chiuso da settimane, attraversai quelle enormi hall deserte come un automa. Per la prima volta in vita mia avevo preso dei calmanti, non volevo che lo scià dovesse preoccuparsi per me. Fu lui a guidare l’aereo fino al confine. Una volta passato, consegnò i comandi al pilota e venne a sedersi accanto a me.
  • Lo dico da anni: finché al potere ci sarà la guida suprema, nessun cambiamento sarà possibile. L’inutile intransigenza della Repubblica Islamica e le sanzioni senza precedenti imposte dal governo americano stanno facendo soffrire un popolo. Mi auguro che il buonsenso prevalga.
  • Lo scià aveva un disegno chiaro in testa, inviso agli ayatollah, e improvvisamente sgradito ad alcune potenze straniere che hanno senza dubbio alimentato il dissenso. Mi faccia però ricordare che, pur avendo dalla sua l’esercito, lo scià decise con la partenza di non esacerbare una situazione che sarebbe potuta sfociare in guerra civile. Non voleva il sangue, neppure quello di Khomeini. I fedelissimi dei servizi segreti gli proposero di lanciare un missile contro il volo che lo stava riportando a Teheran da Parigi, lo scià disse di no.
  • Leila e Ali-Reza erano molto uniti, l’esilio e la perdita del padre li ha segnati più dei fratelli maggiori. Mi aiuta pensare che stiano meglio, come Ali-Reza scrisse nel biglietto che mi lasciò prima di suicidarsi.

Intervista di Mariofilippo Brambilla Di Carpiano, Liberoquotidiano.it, 12 agosto 2022

  • Pensi a come era l'Iran, che si chiamava ancora Persia, quando Reza Shah salì al potere nel 1925 e a quali traguardi avesse raggiunto quando noi siamo partiti nel 1979. Immagini il progresso che ci fu in tutti i campi: nel sociale, nell'industria, nella sanità, nell'educazione e nello sviluppo, in tutti questi settori il Paese venne proiettato in avanti. Quello di cui, con il passare del tempo, sempre più iraniani si rendono conto è che lo Scià intendeva aprire la politica interna in senso più liberale appena si fossero consolidati la crescita e lo sviluppo, dando il tempo alle nuove generazioni di essere educate per vivere in una società più moderna.
  • Dai primi anni cinquanta lo Scià Mohammed Reza strinse solide relazioni bilaterali con l'Italia. L'amicizia con Enrico Mattei, presidente dell'Eni, favorì l'accordo petrolifero che cambiò il mercato mondiale dei carburanti interrompendo l'oligopolio delle Sette sorelle. Quando a un certo punto ci fu un problema e tutto il mondo smise di acquistare il nostro petrolio, Enrico Mattei decise di continuare a comprarlo rompendo gli schemi imposti dalle grandi compagnie, dividendo i proventi con il paese produttore. Mattei ebbe in seguito un incidente aereo in cui perse la vita, tutti pensarono che qualcuno avesse voluto sbarazzarsi di lui a causa dell'accordo raggiunto con l'Iran. Il petrolio è sempre stato fonte delle nostre fortune e delle nostre disgrazie.
  • [Su Anwar al-Sadat] Lui ebbe l'umanità di ospitare lo Scià malato e di garantirci la sicurezza. Gli Stati Uniti non volevano che l'Egitto ci ricevesse, il presidente Sadat disse al presidente americano Carter: Jimmy I want the Shah here and alive. Lui a un certo punto non volle più parlare con il presidente Carter e inviò a farlo il suo vice Mubarak.
  • Grazie ai social network gli iraniani sono al corrente di molte cose. Io li utilizzo ed anche attraverso i social sono molto spesso in contatto con i miei compatrioti. Scrivo, registro messaggi a voce, a volte parlo con i miei connazionali, mi da molta gioia parlare con i giovani che sono nati dopo la rivoluzione islamica, questo infonde anche a me molto coraggio. Si può dire che nella società iraniana c'è da tempo una forte propensione all'uso della tecnologia.
  • Se in Iran ci fosse la monarchia Noor succederebbe a suo padre. La nostra vecchia costituzione riconosceva una posizione importante alle donne. Quando lo Scià mi nominò reggente fu per evidenziare l'importanza delle donne, in un paese musulmano del Medio-Oriente.

Intervista per la tv israeliana i24 al giornalista Christian Malard sulle proteste per la morte di Mahsa Amini; riportato in Oggi.it, 25 ottobre 2022

  • La morte di mia sorella mi spezza il cuore. [...] Quando l'Iran sarà libero saranno gli iraniani a scegliere il tipo di governo che preferiscono.
  • Le donne hanno sempre lottato in Iran per la loro libertà e il loro ruolo nella società. [...] Sono sempre state molto coraggiose, ma è la prima volta che osserviamo un movimento di protesta su così larga scala e in tutte le città iraniane. [...] C'è la possibilità che possa destabilizzare il regime. Non solo per le sue dimensioni: adesso il mondo intero sostiene la battaglia per la libertà delle donne iraniane.
  • L'Occidente può aiutare i ragazzi iraniani raccontando che cosa sta succedendo in Iran e quali orrori commette il regime. Può dare voce agli uomini, alle donne, ai lavoratori, ai giovani e ai vecchi, contro un regime corrotto, che ha fatto così tanto male, ha commesso così tanti delitti. In un Paese ricco come l'Iran c'è ancora un'infinita povertà. La gente non ha cibo, non ha lavoro, i bambini devono elemosinare nelle strade, cercare cibo nell'immondizia. L'Occidente può aiutarli moltissimo.

Intervista di Francesco De Leo sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, Repubblica.it, 27 dicembre 2022

  • I nostri giovani hanno dimostrato un coraggio incredibile in questi tre mesi. Hanno sacrificato molto, direi tutto per riprendersi il loro Paese. Non chiamare tutto questo rivoluzione sarebbe un insulto al loro coraggio e al loro sacrificio. Saranno proprio questi giovani a determinare il futuro della nostra nazione e ho fiducia che ci riusciranno. Non tollerano più questo regime. Vogliono un Iran libero, democratico, prospero e unito e sono certa che lo otterranno.
  • [...] le donne iraniane sono forti e resistenti e, al fianco dei loro fratelli, sono in prima linea in questa rivoluzione per la liberazione dell'Iran. Il loro ruolo preminente nelle vicende di questi mesi appare evidente a me e a tutto il mondo. Naturalmente questa non è una novità per noi: abbiamo una lunga storia di donne che hanno plasmato e costruito la nostra nazione e queste giovani ne hanno preso l'eredità.
  • Il movimento di oggi è effettivamente decentralizzato, ma è unito. E questa è anche la visione che mio figlio, il principe ereditario Reza Pahlavi, esprime da quattro decenni ai compatrioti: un Iran unito, laico e democratico, non basato su alcune individualità, bensì su un sistema politico e sulle istituzioni, punto di arrivo di evoluzioni pacifiche e non violente.

Intervista di Livia Paccarié sulle proteste per la morte di Mahsa Amini, Huffingtonpost.it, 28 dicembre 2022

  • Speranza, ansia e dolore. Così posso riassumere il mio stato d’animo. Seguo ogni giorno quello che accade in Iran. Sono piena di ammirazione per i miei giovani connazionali.
  • Le cause sono molteplici. Un catalogo di incompetenza, corruzione, repressione e molti altri mali comuni a tutte le altre dittature. Ma c’è una differenza fondamentale, unica, che è la madre di tutti i mali e la causa principale della situazione attuale. Questo regime non appartiene alla nostra epoca, ai nostri tempi. La teocrazia di Teheran cerca di imporre valori medievali a una società del XXI secolo, una società che vive nell'era digitale. È semplice: i nostri giovani sono istruiti e soprattutto connessi, vogliono vivere, vogliono esistere, seguendo i valori dell'epoca in cui vivono.
  • Oggi è l'intera nazione a essere contro di loro, tutte le classi sociali, tutte le religioni, tutte le etnie. Il dissenso è penetrato anche tra i leader religiosi illuminati, i politici e gli uomini delle guardie armate, nonché tra la classe dirigente. La gente vuole chiudere questo vergognoso capitolo della nostra storia e voltare pagina. Come può il regime sopravvivere a queste sfide?
  • La rivoluzione che sta avvenendo in questo momento in Iran è una rivoluzione dei giovani. Saranno loro a guidare l'Iran con il loro nuovo modo di pensare e le loro idee innovative. Non ho la minima preoccupazione al riguardo.
  • Il nome Pahlavi in Iran è intrecciato al secolarismo. Mio figlio, il principe Reza, ha portato avanti questa tradizione. Per oltre quattro decenni, in qualità di erede della corona Pahlavi, ha fatto della lotta per la democrazia laica la sua missione: un governo in cui la prima e l'ultima parola spetta allo Stato di diritto, derivato dalla volontà del popolo espressa alle urne. Ha anche insistito sulla sostituzione della forma di governo monocentrica con quella basata sulle istituzioni. Insieme al resto della Casa Pahlavi, condivido la sua visione e le sue speranze.

Citazioni su Farah Pahlavi

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  • Come regina Farah ottenne una popolarità quasi immediata. Aveva non poche qualità che riuscivano gradite agli iraniani: era "completamente iraniana" ed anche degna di onore perché discendeva dalla famiglia del Profeta. Era mora con occhi di un nero profondo del genere che molti iraniani amano. (Lo stravagante gusto dello Scià per le bionde non era condiviso dai suoi compatrioti.) Farah sembrava essere un po' più alta dello Scià, ma questo non poteva deporre a suo sfavore. Il fisico atletico della nuova regina ed il suo amore ben pubblicizzato per lo sport sconcertavano alcuni circoli religiosi, ma anche gli iraniani più conservatori adesso capivano che i tempi stavano mutando. (Amir Taheri)
  • Dopo il matrimonio ella si dedicò completamente all'adempimento dei suoi compiti di regina, ed è per me motivo costante di conforto l'interesse profondo che lei mostra verso i problemi sociali del paese. (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Farah Diba è un'amica. Suo marito è rimasto vicino agli Stati Uniti in un periodo difficile. Noi abbiamo riconosciuto l'attuale governo in Iran, ed io non mi oppongo a ciò, ma anche non lascio perdere le mie amicizie personali. (Henry Kissinger)
  • In quanto Imperatrice, era ovviamente molto influente, credo fosse molto popolare e continua tuttora a esserlo tra molte persone in Iran. Nel complesso, credo che abbia esercitato un'influenza positiva. (Ali Ansari)
  • L'Imperatrice è stata una forza molto positiva nella promozione dei diritti delle donne. Infatti, alla fine vennero approvate leggi grazie alle quali la donna raggiunse la parità con l'uomo in molti ambiti. Tra questi, parliamo del diritto di chiedere il divorzio, il diritto di ricevere lo stesso trattamento dinanzi alla legge, il diritto del voto e di essere elette. Alla fine della monarchia, in ogni ufficio del Paese c'erano ministri di governo e deputati in parlamento di sesso femminile, così come in molte altre professioni. (Hormoz Farhat)
  • Lo Scià Mohammad Reza non era particolarmente interessato alle questioni artistiche, mentre l'Imperatrice era più coinvolta in tutti gli aspetti che riguardavano i movimenti artistici, la musica, la pittura, la scultura, l'architettura e il teatro. È stata una grande sostenitrice e promotrice di queste attività. (Hormoz Farhat)
  1. Citato in Quando l'imperatrice dell'Iran donò 30 milioni di lire per salvare Venezia, La Stampa, 2 dicembre 2019.
  2. Citato in Reza Pahlavi jr imperatore dell'Iran, La Stampa, 31 ottobre 1980
  3. a b (EN) Citato in Former queen of Iran on assembling Tehran's art collection, Guardian.co.uk, 1º agosto 2012.
  4. Citato in Capodanno in Iran: Farah Diba augura un "nowruz di libertà" al suo popolo|Lastampa.it, 20 marzo 2020.

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