Mohammad Khatami

filosofo e politico iraniano

Mohammad Khatami (1943 – vivente), filosofo e politico iraniano.

Mohammad Khatami nel 1997

Citazioni di Mohammad Khatami

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  • Il nuovo governo rileva la guida del paese dalle mani di una luce splendente della rivoluzione, dell'Islam e dell'Iran.[1]
  • Noi vogliamo pace e sicurezza e il messaggio della nostra rivoluzione è il messaggio della spiritualità, della pace, della sicurezza. Ma vogliamo questo per tutta l'umanità e ci opponiamo all'arroganza dei grandi paesi.[1]
  • Ciò che propongo è che debba avvenire un dialogo tra le culture e le civiltà. E come primo passo, suggerirei che le culture e le civiltà non debbano essere rappresentate da politici ma da filosofi, scienziati, artisti e intellettuali. [...] Il dialogo porterà a un linguaggio comune e un linguaggio comune culminerà in un pensiero comune, e questo si convertirà in un approccio comune al mondo e agli eventi globali.
What I propose is that dialogue should take place among cultures and civilizations. And as a first step, I would suggest that cultures and civilizations should not be represented by politicians but by philosophers, scientists, artists and intellectuals. [...] Dialogue will lead to a common language and a common language will culminate in a common thought, and this will turn into a common approach to the world and global events.[2]

Citazioni su Mohammad Khatami

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  • Khatami era riformista, e anche il parlamento in quel periodo era a maggioranza riformista, eppure tutto questo non ha portato a nessun vero cambiamento. Il motivo è la costituzione dell'Iran, per la quale tutti i poteri davvero importanti sono in mano alla guida suprema, che è stato Khomeini fino al 1989, e da allora è Ali Khamenei. Il presidente della repubblica e il parlamento hanno pochissimi poteri, in confronto. (Shirin Ebadi)
  • Kathami significava speranza, ma era una speranza che, come tale, non poteva resistere a lungo. Aveva paura. Non aveva coraggio e neanche tanto potere. Non è riuscito a usare i milioni di consensi ricevuti, e il popolo lo ha superato, è più avanti di lui. Ora appartiene al passato: cerchiamo un nuovo presidente. (Kader Abdolah)
  • L'ambivalente, per non dire contraddittorio atteggiamento di Khatami verso il movimento per la democrazia ha suscitato richieste di dimissioni. "Khatami! Khatami! Fà qualcosa, oppure vattene!" è uno degli slogan intonati in questi giorni nelle università iraniane. Lo showdown in corso a Teheran ha rivelato che esistono due Iran. Uno è formato da studenti con la faccia rasata che indossano T-shirts e jeans, e fanno il segno "V". Appartengono chiaramente alla classe media, e ascoltano, anche in pubblico, cassette di musica pop. Le loro donne badano che il "hijab", ovvero il velo obbligatorio, non copra interamente i capelli pettinati con cura. Il loro grido di guerra è: "Democrazia subito!". A fronteggiare questo campo a Teheran c'era in questi giorni il campo degli Hezbollah: uomini dall'aria fosca e dalla barba cespugliosa, vestiti completamente di nero e armati con bastoni e coltelli. Le loro donne indossavano spessi veli e urlavano la loro rabbia furibonda contro i dimostranti. Il grido di guerra di questa gente è: "Allah Akbar!" (Allah è il più grande!). Tra i principali leader iraniani, Khatami è forse il solo tuttora capace di parlare a entrambi i campi. (Amir Taheri)
  • L'hojatolislam Mohammad Khatami è stato eletto alla presidenza della Repubblica con il voto massiccio dei giovani, delle donne, degli intellettuali, dei liberali e della sinistra islamica. I veri vincitori sono gli iraniani, il grande perdente è il regime. (Magdi Allam)
  • Quando Khatami si è presentato, lo hanno votato contro il sistema precedente. Dopo sei anni che cosa ha fatto? Continuano le prigioni, le uccisioni, il 60 per cento della popolazione è composto da giovani sotto i 30 anni che non vedono futuro, c'è parecchia droga, prostituzione, corruzione dappertutto, la condizione della donna è triste. Ma giovani e donne hanno coraggio e lottano. (Farah Pahlavi)
  • Alla minima scossa si è sempre allineato al regime.
  • Il problema non è Khatami come persona, così come nella vecchia Urss non lo erano i vari Andropov e Gorbaciov. Quando un sistema politico è in un vicolo cieco, come la Repubblica Islamica oggi, le persone contano poco.
  • In un certo modo non è diverso da Gorbaciov. Può tentare una perestrojka iraniana. Ma come può un regime basato sulla legge divina e non sulla volontà popolare trovare risposte adeguate alla società civile?
  • Non voglio mettere in dubbio Khatami e le sue buone intenzioni. La domanda da porsi è come, in un paese dove altri controllano la radio e la tv di Stato, l'esercito e le forze dell' ordine, il sistema giudiziario, la politica estera e i servizi segreti, il Presidente possa realizzare la promessa di ripristinare la legalità e devolvere il potere alla società civile. In Iran Khatami non è riuscito a proteggere nemmeno i giornali e i giornalisti che lo sostenevano, figuriamoci se può farsi carico delle richieste di maggiore libertà e di democrazia dei nostri giovani.
  • Ora è chiaro che il presidente Khatami non ha nulla di diverso da Khomeini: la sua funzione è quella di preservare la repubblica islamica. Di recente gli studenti lo hanno accolto urlandogli dietro: «Vergogna!». È stato uno spettacolo commovente.
  1. a b Citato in In Iran Rafsanjani lascia il posto a Khatami, la Repubblica, 4 agosto 1997.
  2. (EN) Da una lecture alla Australian National University, 24 maggio 2009; citato in Dialogue: The Way to Peace, in CAIS Bulletin, vol. 16, n. 1, 2009, p. 4.

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