Papa Pio XI

259º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1922 al 1939
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Pio XI, al secolo Ambrogio Damiano Achille Ratti (1857 – 1939), papa della Chiesa cattolica.

Papa Pio XI

Citazioni di Papa Pio XI

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  • Dobbiamo dire che siamo stati anche dall'altra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello [Mussolini] che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. (dall'allocuzione Vogliamo anzitutto, 13 febbraio 1929)
  • E in questo caso [se fosse lo Stato ad essere totalitario], ci sarebbe una grande usurpazione, perché se c'è un regime totalitario – totalitario di fatto e di diritto – è il regime della Chiesa, perché l'uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l'uomo è la creatura del buon Dio [...]. E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di Dio non è che la Chiesa. Allora la Chiesa ha veramente il diritto e il dovere di reclamare la totalità del suo potere sugli individui: ogni uomo, tutto intero, appartiene alla Chiesa, perché tutto intero appartiene a Dio. (dal Discorso agli iscritti alla Federazione francese dei sindacati cristiani, 18 settembre 1938)
  • Finalmente verso le 4 o le 4 1|2 p. [pomeridiane] eravamo sulla cima. Il sole versava declinando i suoi ultimi splendori sul grandioso, indescrivibile panorama: non dimenticherò più la spaventevole bellezza degli abissi che si sprofondano a picco sotto la vetta dalla parte di Valtournanche.[1]
  • La scuola [...] è di natura sua istituzione sussidiaria e complementare della famiglia e della Chiesa [...] tanto da poter costituire, insieme con la famiglia e la Chiesa un solo santuario, sacro all'educazione cristiana. (da Divini illius magisteri)
  • [La scalata del Monte Rosa] Ma chi avrebbe potuto dormire con quell'aria purissima che ci ricercava le fibre e con lo spettacolo che ci stava dinanzi? A quell'altezza... nel centro di quel grandiosissimo fra i più grandiosi teatri alpini... in quell'atmosfera tutta pura e trasparente, sotto quel cielo del più cupo zaffiro, illuminato da un filo di luna e, fin dove l'occhio giungeva, tutto scintillante di stelle... in quel silenzio... Via! Non tenterò di descrivere l'indescrivibile. Tanto io che il prof. Grasselli siamo intimamente persuasi che ben difficilmente ci sarà dato di vedere spettacolo di natura più grandiosamente magnifico. Ci sentivamo dinanzi ad una per noi nuova, imponentissima rivelazione dell'onnipotenza e maestà di Dio... Come potevamo, non dico lamentarci delle fatiche sostenute, ma pur pensarci? E sono molti gli alpinisti (io lo so per quanto ho letto ed anche udito da loro stessi) che, come allora noi, hanno esperimentato in se medesimi la profonda verità del verso che dice:
    Del mondo consacrò Jeova le cime![2]
  • Nessuno ritenga che la santità sia patrimonio di pochi prescelti. Tutti sono obbligati senza eccezione alcuna. (dall'Enciclica su Francesco di Sales; citato in Natale Ginelli, La tua via, Edizioni Paoline, Milano, 1957)
  • Sembra che un'oscura minaccia (minaccia confermata da tutta una nube di sospetti, ingerenze e difficoltà) si libri e stia sospesa sulle organizzazioni ed opere, massime giovanili, di "Azione cattolica", la pupilla degli occhi Nostri, e sembra pure correre pericolo l'educazione e la formazione cristiana della gioventù che è la parte più squisita del divino mandato euntes docete[3]. Sembra che un'altra volta si riveli e si pronunci una concezione dello Stato che non può essere la concezione cattolica, mentre fa dello Stato il fine, e del cittadino, dell'uomo un mezzo, tutto in quello monopolizzando ed assorbendo. (dall'allocuzione al Sacro Collegio del 20 dicembre 1926; citato in Arturo Carlo Jemolo, Chiesa e Stato in Italia. Dalla unificazione a Giovanni XXIII, Piccola biblioteca Einaudi, II edizione riveduta, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1970, pp. 221-222)
  • Quell'uomo, ragazzo mio, fa rapidi progressi, e invaderà tutto con la forza di un elemento naturale. Mussolini è un uomo formidabile. Mi ha capito bene? Un uomo formidabile! (citato in L'Illustration, 9 gennaio 1937; in Yves Chiron, Pio XI. Il Papa dei patti Lateranensi e dell'opposizione ai totalitarismi, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006)
  • [Teresa di Lisieux] Il buon Dio ci dice molte cose per mezzo di Lei, che fu come la sua parola vivente.[4]

Ubi Arcano Dei Consilio

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Fin dal primo momento in cui, per gli imperscrutabili disegni di Dio, Ci vedemmo elevati, sebbene indegni, aquesta cattedra di verità e di carità, abbiamo vivamente desiderato di rivolgere la parola del cuore a voi tutti, Venerabili Fratelli, e a tutti i diletti vostri figli, dei quali voi avete il governo e la cura immediata.

Citazioni

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  • Gli uomini, le classi sociali, i popoli, non hanno ancora ritrovato la vera pace dopo la tremenda guerra, e perciò ancora non godono di quell'operosa e feconda tranquillità nell'ordine che è il sospiro ed il bisogno di tutti: ecco la triste verità che da tute le parti si presenta. (1948, p. 249)
  • I danni del passato, tuttora persistenti, vanno sempre più aggravandosi per l'impossibilità di pronti rimedii, dopo che i ripetuti tentativi di statisti e politici, per curare i mali della società, a nulla hanno approdato se pure non li hanno coi loro medesimi fallimenti aggravati. Tanto più perciò di rincrudire l'angoscia delle genti per la minaccia sempre più forte di nuove guerre le quali non potrebbero non essere che più spaventose e desolatrici delle passate, donde il vivere di una perpetua condizione di pace armata, che è quasi un assetto di guerra, il quale dissangua le finanze dei popoli, ne sciupa il fiore della gioventù e ne avvelena e intorbida le migliori fonti di vita fisica, intellettuale, religiosa e morale. (1948, p. 250-251)

Divini Illius Magistri

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Rappresentanti in terra di quel Divino Maestro, il quale, pure abbracciando nella immensità del suo amore gli uomini tutti, anche peccatori e indegni, mostrò tuttavia di prediligere con una tenerezza specialissima i fanciulli e si espresse in quelle parole tanto commoventi: «lasciate che i pargoli vengano a me», abbiamo anche Noi in tutte le occasioni cercato di mostrare la predilezione tutta paterna che loro portiamo, particolarmente nelle cure assidue e negl'insegmamenti opportuni che toccano l'educazione cristiana della gioventù.

Citazioni

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  • La Chiesa non dice che la morale appartenga puramente (nel senso d'esclusivamente) a lei; ma che appartiene a lei totalmente. (p. 281)
  • [...] è diritto inalienabile della Chiesa, e insieme suo dovere indispensabile, vigilare tutta l'educazione dei suoi figli, i fedeli, in qualsiasi istituzione pubblica o privata, non soltanto rispetto all'insegnamento religioso ivi impartito, ma per ogni altra disciplina e per ordinamento, in quanto abbiamo relazione con la religione e la morale. (p. 282)
  • E per primo, con la missione educativa della Chiesa concorda mirabilmente la missione educativa della famiglia, poiché entrambe procedono da Dio, in modo assai somigliante– Infatti alla famiglia, nell'ordine naturale. Iddio comunica immediatamente la fecondità, principio di vita e quindi principio di educazione alla vita, insieme con l'autorità, principio di ordine. (p. 283)

Casti Connubii

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Quanto grande sia la dignità del casto connubio, si può principalmente riconoscere da ciò, Venerabili Fratelli, che Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio dell'Eterno Padre, quando assunse la natura dell'uomo decaduto, in quella amorosissima economia con la quale compié la totale riparazione della nostra schiatta, non solo volle comprendere in maniera particolare anche questo principio e fondamento della società domestica e quindi del consorzio umano; ma richiamandolo inoltre alla primitiva purità della istituzione divina, lo elevò a vero e «grande» sacramento della Nuova Legge, affidandone perciò tutta la disciplina e la cura alla Chiesa sua Sposa.

Citazioni

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  • Con questo stesso amore si debbono conciliare tanto gli altri diritti quanto gli altri doveri del matrimonio, in modo tale che non solo sia legge di giustizia ma anche norma di carità quella dell'Apostolo: «Alla moglie renda il marito quello che le deve, e parimenti la moglie al marito»[5]. Rassodata finalmente col vincolo di questa carità la società domestica, in essa fiorirà necessariamente quello che è chiamato da Sant'Agostino ordine dell'amore. Il quale ordine richiede da una parte la superiorità del marito sopra la moglie e i figli, e dall'altra la pronta soggezione e ubbidienza della moglie, non per forza, ma quale è raccomandata dall'Apostolo in queste parole: «Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l'uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa»[6]. Una tale soggezione però non nega né toglie la libertà che compete di pieno diritto alla donna, sia per la nobiltà della personalità umana, sia per il compito nobilissimo di sposa, di madre e di compagna; né l'obbliga ad accondiscendere a tutti i capricci dell'uomo [...]. Se l'uomo infatti è il capo, la donna è il cuore; e come l'uno tiene il primato del governo, così l'altra può e deve attribuirsi come suo proprio il primato dell'amore. [...] anzi, se l'uomo viene meno al suo dovere, appartiene alla moglie supplirvi nella direzione della famiglia. (cap. I)
  • Questa emancipazione dicono dovere essere triplice: nella direzione della società domestica, nell'amministrazione del patrimonio, nell'esclusione e soppressione della prole. La chiamano emancipazione sociale, economica, fisiologica; fisiologica in quanto vogliono che la donna, a seconda della sua libera volontà, sia o debba essere sciolta dai pesi coniugali, sia di moglie, sia di madre (e che questa, più che emancipazione, debba dirsi nefanda scelleratezza, già abbiamo sufficientemente dichiarato); emancipazione economica, in forza della quale la moglie, all'insaputa e contro il volere del marito, possa liberamente avere, trattare e amministrare affari suoi privati, trascurando figli, marito e famiglia; emancipazione sociale, in quanto si rimuovono dalla moglie le cure domestiche sia dei figli come della famiglia, perché, mettendo queste da parte, possa assecondare il proprio genio e dedicarsi agli affari e agli uffici anche pubblici. Ma neppure questa è vera emancipazione della donna, né la ragionevole e dignitosa libertà che si deve al cristiano e nobile ufficio di donna e di moglie; ma piuttosto è corruzione dell'indole muliebre e della dignità materna, e perversione di tutta la famiglia, in quanto il marito resta privo della moglie, i figli della madre, la casa e tutta la famiglia della sempre vigile custode. Anzi, questa falsa libertà e innaturale eguaglianza con l'uomo tornano a danno della stessa donna; giacché se la donna scende dalla sede veramente regale, a cui, tra le domestiche pareti, fu dal Vangelo innalzata, presto ricadrà nella vecchia servitù (se non di apparenza, certo di fatto) e ridiventerà, come nel paganesimo, un mero strumento dell'uomo. (cap. II)

Quadragesimo Anno

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Quarant'anni sono passati dalla pubblicazione della magistrale Enciclica «Rerum novarum» di Leone XIII, Nostro Predecessore di s. m., e tutto il mondo cattolico, mosso da un impeto di calda riconoscenza ha preso a celebrarne la commemorazione con uno splendore degno del memorabile documento.

Citazioni

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  • Lo sciopero è vietato; se le parti non si possono accordare, interviene il Magistrato. (§ 95)
  • Un partito infatti del socialismo andò soggetto alla trasformazione stessa che abbiamo spiegato sopra, rispetto all'economia capitalistica, e precipitò nel comunismo; il quale insegna e persegue due punti, né già per vie occulte o per raggiri, ma alla luce aperta e con tutti i mezzi, anche più violenti una lotta di classe la più accanita e l'abolizione assoluta della proprietà privata. E nel perseguire i due intenti non v'ha cosa che esso non ardisca, niente che rispetti: e dove si è impadronito del potere, si dimostra tanto più crudele e selvaggio, che sembra cosa incredibile e mostruosa. Di che sono prova le stragi spaventose e le rovine che esso ha accumulato sopra vastissimi paesi dell'Europa Orientale e dell'Asia. Quanto poi sia nemico dichiarato della santa Chiesa, e di Dio stesso, è cosa purtroppo dimostrata dall'esperienza e a tutti notissima. Non crediamo perciò necessario premunire i figli buoni e fedeli della Chiesa contro la natura empia e ingiusta del Comunismo; ma non possiamo tuttavia, senza un profondo dolore, vedere l'incuria e l'indifferenza di coloro che mostrano di non dar peso ai pericoli imminenti, e con una passiva fiacchezza lasciano che si propaghino per ogni parte quegli errori, da cui sarà condotta a morte la società tutta intera con le stragi e la violenza. Ma soprattutto meritano di essere condannati coloro che trascurano di sopprimere o trasformare quelle condizioni di cose, che esasperano gli animi dei popoli e preparano con ciò la via alla rivoluzione e alla rovina della società. (§ 112)
  • Venerabili Fratelli e diletti figli, abbiamo dato uno sguardo all'odierno ordinamento economico, e l'abbiamo trovato guasto profondamente. Di poi, richiamato a nuovo esame il comunismo e il socialismo, e tutte le loro forme, anche più mitigate, abbiamo trovato che sono molto lontani dagli insegnamenti del Vangelo. (§ 128)

Non Abbiamo Bisogno

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Non abbiamo bisogno di annunciare a voi, Venerabili Fratelli, gli avvenimenti che in questi ultimi tempi hanno avuto luogo in questa Nostra Sede Episcopale Romana e in tutta Italia, che è dire della Nostra propria dizione Primaziale, avvenimenti che hanno avuto più larga e profonda ripercussione in tutto il mondo, e più sentitamente in tutte e singole le diocesi dell'Italia e del mondo cattolico. Si riassumono in poche e tristi parole: si è tentato di colpire a morte quanto vi era e sarà sempre più caro al Nostro cuore di Padre e Pastore di anime... e possiamo bene, dobbiamo anzi soggiungere: «e il modo ancor m'offende».

Citazioni

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  • Abbiamo già detto che serbiamo e serberemo e memoria e riconoscenza perenne per quanto venne fatto in Italia con beneficio della Religione, anche se con contemporaneo non minore, e forse maggiore, beneficio del partito e del regime.
  • Ché se di ingratitudine si vuol parlare, essa fu e rimane quella usata verso la Santa Sede da un partito e da un regime che, a giudizio del mondo intero, trasse dagli amichevoli rapporti con la Santa Sede, in paese e fuori, un aumento di prestigio e di credito, che ad alcuni in Italia ed all'estero parvero eccessivi, come troppo largo il favore e troppo larga la fiducia da parte Nostra.
  • Noi, certi fino alla evidenza, di essere e di mantenerci sul terreno religioso, non abbiamo mai creduto che potessimo essere considerati come «un potere estero», massime da cattolici e da cattolici italiani. (p. 437)

Citazioni su Papa Pio XI

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Fides intrepida.[7]
  • Questo papa, a differenza del predecessore [Benedetto XV], aveva una concezione che si potrebbe dire intransigente, teocratica e totalitaria del cattolicesimo e dei suoi rapporti con la società civile. Gli strumenti per realizzare questa concezione dovevano essere, nell'animo del pontefice, la politica concordataria e l'azione cattolica. Egli detestava il socialismo e il comunismo, e, pur deplorandone le intemperanze, vedeva con simpatia il fascismo in quanto argine antibolscevico e anche per la sua natura illiberale. (Giampiero Carocci)
  1. Da Ascensione al Cervino direttamente da Zermatt., Club Alpino Italiano Rivista Mensile, n. 2, vol. IX, 20 febbraio 1890, p. 66, tecadigitale.cai.it.
  2. Da Al Monte Rosa (Punta Dufour) da Macugnaga e prima traversata del Colle Zumstein, in Bollettino del Club Alpino Italiano: per l'anno 1889, Torino, 1890, p. 18.
  3. Andate ammaestrate tutte le genti. Mt 28,19.
  4. Da Ai conterranei della Beata Teresa del Bambino Gesù. La Stella di Lisieux. 30 aprile 1923, in Discorsi di Pio XI, edizione italiana a cura di Domenico Bertetto, vol. 1: 1922-1928, Torino, Società editrice internazionale, 1960, p. 122.
  5. Paolo di Tarso, I Cor., VII, 3: Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.
  6. Paolo di Tarso, Ephes. V, 22-23: Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
  7. Per approfondimenti vedi la voce Profezia di Malachia su Wikipedia.

Bibliografia

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