Portiere
nel gioco del calcio è il giocatore che ha il compito di difendere la porta della propria squadra
Citazioni sui portieri.
Citazioni
modifica- Buona parte della prestazione del portiere si basa su un'enorme concentrazione. A livello di statistica un portiere tocca veramente pochi palloni in confronto a quelli toccati da tutti gli altri ruoli. E quindi bisogna cercare di rimanere concentrati perché da un momento all'altro la palla può arrivare e tu devi essere pronto. Poi c'è tutto un lavoro che non vede nessuno: devi sempre cercare di mantenere la stessa distanza con la linea difensiva, comunicare con i compagni, perché anche se non sei attivo è tuo compito dare indicazioni, tenere sveglia la linea difensiva. Questa cosa del comunicare serve tanto al portiere stesso, in questa maniera rimani dentro al gioco. (Camelia Ceasar)
- Ci sono molti modi di fare il portiere, ma nessuno è facile. Ci sono portieri che bloccano e quelli che giocano, esistono portiere showman e sobri, kamikaze e prudenti. Hanno bisogno dell'esperienza quanto dell'agilità dei riflessi. (Jorge Valdano)
- Ci vuole coraggio anche a stare da soli. L'essere umano non è creato per stare da solo. [...] Il portiere è poco legato all'azione dei compagni e se la squadra attacca non è che posso andare a segnare. Non è che se entro teso in campo posso fare come un centrocampista che corre e con una scivolata smorza la tensione. Il portiere deve aspettare il suo momento. Quindi è anche una questione di pazienza. (Mattia Perin)
- Clown, eroe, gatto volante, kamikaze, salvatore della patria, disastro, disperazione. Che cos'è un portiere? Era il bambino, ancora troppo piccolo per giocare, al quale veniva assegnato questo ruolo tra due pile di libri. È il ragazzino tutto agghindato, con guanti e ginocchiere, sponsorizzato da papà, che porta il pallone e gioca in porta. È uno che ci nasce: magari voleva fare lo stopper, forse il libero, poi è finito tra i pali. In porta lo ha chiamato una irresistibile vocazione, un richiamo all'incontrario della foresta, un'antica frustrazione, ma forse anche quella pazzia leggendaria, il volo di Icaro. Acrobata senza rete. Martire. I guanti servono anche a nascondere le stimmate. Pazzo? Furioso e volante. Agile e un po' più alto dei compagni: ecco i primi segni. (Mimmo Carratelli)
- [Nel 2022] È evoluto tutto, per quanto riguarda il ruolo. Devo dire che un po' mi spiace, in generale, oggi si pensi e si parli di più, a livello mediatico, al gioco di piedi rispetto ai fondamentali del ruolo. Il portiere, del resto, è l'ultimo baluardo per difendere i pali e anzitutto deve pensare a quello. Deve sapersi posizionare bene, essere reattivo, saper dialogare con la squadra, la linea dei difensori. È normale poi che il ruolo in sé, come tutto il resto, si evolva e guardi al futuro. Oggi il ruolo ti impone di saper fare molte più cose rispetto a prima: bisogna giocare in modo attivo con la squadra, fin dai difensori. Oggi il portiere in primis fa superiorità numerica, specie nel possesso, sia per dare scarico quando la linea difensiva è in difficoltà, sia per non buttare il pallone in fallo laterale, tenendo palla e impostando per primo quando necessario, fondamentale per alzare la linea avversaria. In tutto questo lo ripeto: il portiere deve saper parare in primis, il bravo portiere è quello che adempie al proprio ruolo anzitutto, il resto è importante ma viene dopo. (Marco Amelia)
- È un ruolo ingrato. Basta esserne consapevoli, saper reagire alle difficoltà, stare sempre lucidi. (José Manuel Reina)
- I portieri sono satanassi, e diavoli scatenati. I portieri sono angeli spretati che si inventano ali che non hanno. (Vladimiro Caminiti)
- Il portiere, nel calcio moderno, gioca con gli altri ma perde da solo. È un acrobata sul filo, dove quel filo è la linea di porta, sulla quale deve fare il giocoliere con la palla, che se gli manca l'attimo precipita. (Alessandro Bonan)
- Il portiere è un mestiere per uomini forti. Bisogna avere un carattere sicuro, un'abitudine non annoiata ai propri pensieri. Bisogna saper guidare chi gioca davanti a te, intimorire chi tira verso la tua porta. Bisogna essere capaci, psicologicamente, di discese ardite e di risalite. Bisogna avere una visione consapevole del proprio ruolo. Perché il calcio, gioco fatto spesso di poeti e di prosatori, ha bisogno anche di filosofi. Di persone cioè capaci di riconoscere che il loro dovere è essere infallibili e capaci di dare una risposta alla coscienza di non poterlo essere. Il portiere è davvero il numero uno. (Walter Veltroni)
- Il portiere è un ruolo a rischio: ti martellano, e tu sei solo. Ti devi prendere la responsabilità, anche se agisci d'istinto. (Emiliano Viviano)
- Il portiere è un ruolo particolare perché sei lì da solo, magari ti arriva un tiro a partita e in quel momento devi farti trovare pronto. È un ruolo che assomiglia alla vita di tutti giorni fuori dal campo, un errore può servirti per analizzarti e cercare di migliorarti. (Laura Giuliani)
- Il portiere nella interpretazione moderna del gioco è percepito come un guastafeste, come un imbucato alla festa, come una specie di terrorista che cospira contro la felicità pubblica. Se la gioia del calcio è il gol e se i padroni del circo hanno interesse a vendere televisivamente lo spettacolo più gioioso possibile, è chiaro che chi si affanna per non fare entrare i palloni in rete diventa un eversivo e, come tale, deve essere perseguito e limitato. (Luigi Garlando)
- Il portiere su e giù cammina come sentinella. | Il pericolo lontano è ancora, ma se in un nembo s'avvicina | oh allora una giovane fiera s'accovaccia e all'erta spia. (Umberto Saba)
- Io penso che i portieri siano tra i giocatori più intelligenti. Non solo perché devono padroneggiare nervi e eventi che spesso non dipendono da loro ma soprattutto perché un portiere ha molto tempo per pensare. (Walter Veltroni)
- La vita è fatta di piccole solitudini, quella del portiere di più. (Fabien Barthez)
- Ma perché bisogna comprare guanti solo al portiere? Qui sono tutti uguali. Li devono avere pure gli altri. (Angelo Massimino)
- Oggi il portiere è divenuto un carattere vincente nella partita. Esce dai pali, avanza a centrocampo se è il caso. Non lo facevano Zamora o Planicka. Ma, a guardar bene, nell'area di porta, oggi il portiere è prigioniero di mille cavilli che solo quando ha vera classe riesce a superare. (Vladimiro Caminiti)
- Portiere è un ruolo tipicamente napoletano. È il povero cristo che si prende tutte le pallonate della vita, che sta come in croce tra due pali per essere solo battuto, è il giocatore più umiliato e offeso, ed è sempre solo nelle sfortune, nelle disgrazie, nelle sconfitte. Piace quando vola, come il napoletano quando canta. Ma quando finisce a terra irrimediabilmente battuto, non fa neanche più simpatia. È un poveraccio che è andato incontro al suo inevitabile destino. Sì, ci sono i kamikaze, i gatti volanti. Ma anche loro hanno un destino segnato. un destino irrimediabile, un destino napoletano: quello di cadere in ginocchio e prendersela col mondo. (Domenico Rea)
- Se ci pensi il portiere fa il contrario di quello che una persona normale in qualsiasi parte del mondo non fa. Non è che tu cammini per strada e ti butti per terra. O ti fai prendere a pallonate. In porta ci va quello più coraggioso: devi avere coraggio nelle uscite, devi avere coraggio ad andare a contrasto con i piedi sull'attaccante, devi avere coraggio a prendere una pallonata in faccia e la volta dopo se la riprendi non c'è problema... guarda che naso che ho. Si vede che ho il setto nasale deviato. Pallonate, calci, tutto. (Mattia Perin)
- Se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande portiere. In quel momento, non importa quello che hai fatto in passato, perché sembra non avere futuro. (Lev Jašin)
- Secondo me è il ruolo più bello che esista nel calcio, sarò di parte ma è un qualcosa che ti regala un'emozione diversa, che non ti danno gli altri ruoli, sembra quasi di praticare uno sport a parte. Sei da sola, ti alleni sola [...]. Puoi fare la partita perfetta e poi per una disattenzione ti può crollare tutto addosso, bisogna rimanere in equilibrio e cercare di sbagliare pochissimo. Ci vuole anche un po' di pazzia. (Federica Russo)
- Si punta troppo sul gioco di piedi. Il portiere, invece, anche se può sembrare ovvio, deve in primis saper parare. (Luciano Castellini)
- Tutti i portieri, me compreso, hanno dovuto combattere contro le critiche. Questo perché non è facile mantenere le prestazioni al massimo livello. E per un portiere, un errore significa subire gol. E quando ne fai 2 di fila poi la critica ti butta giù. (Jerzy Dudek)
- Un portiere è un angelo. Ha scelto quel ruolo perché ama volare. Ha deciso di barattare la sua sofferta unicità (la maglia diversa, la solitudine, la distanza dall'abbracio dei compagni quando segnano) con quel privilegio: poter volare. (Luigi Garlando)
- [Sulle doti essenziali per un portiere] In primo luogo la sicurezza che sai trasmettere agli altri, alla tua squadra. La devi trasmettere anche a prescindere da quella che hai davvero dentro di te. Anche se tu non sei sicuro devi far intendere agli altri che hai il controllo della situazione e che loro possono confidare su di te. Un portiere insicuro fa una squadra insicura. E poi serve solidità mentale. È la condizione per durare molto e sbagliare poco. Se ci pensa, tutti i grandi portieri hanno avuto carriere lunghe.
- Se sono in palio i tre punti, se è una partita importante il tuo pensiero, anche quando attacca la tua squadra, è tutto concentrato sull'azione, sulla previsione, quasi geometrica, di quali potrebbero essere le insidie di un improvviso rovesciamento di campo. Ma quando la partita ha un risultato certo o è meno importante di altre il portiere, quando la palla è lontana, pensa ai casi suoi, ai suoi problemi di vita quotidiana. È assorto, spesso guarda il pubblico, ma la sua testa è lontana. Questa è la verità, vera. Ma un buon portiere non si distrae, quando si ha bisogno di lui.
- Un portiere deve essere masochista. Come ruolo può essere paragonato all'arbitro. Ha il potere di comandare ma può solo subire gol, non può segnare, e deve sopportare offese continue. La psicologia dovrebbe studiare questo ruolo così contraddittorio. Per me fare una papera è uno shock. Ci metto giorni a riprendermi. Invidio chi ne commette di più. Lo shock non è così grande.
- È strano anche il modo di valutare il portiere. È un bel ruolo. Romantico, dicono. Beh. Certo ha il suo fascino. Ma in Italia si esagera, si sopravvaluta l'importanza del portiere; o salvi la patria o sei un disgraziato. Ci sono recuperi difensivi dei terzini molto più importanti di una bella parata, ma quanti se ne accorgono? Il portiere è un cocktail. È più calmo e riposato, perchè sta fermo mentre gli altri corrono, ma è anche più teso, infatti si chiama estremo difensore, se sbaglia lui è la frittata.
- Io dico che il portiere basta che pari, se poi vola come un angelo o la becca di piede, come faccio spesso io, basta che la palla non vada dentro. Se va dentro, per un bel gesto atletico, io batto le mani a chi m ha infilato. Cosa c'è di strano? Non siamo mica dei selvaggi.
- Io so, per la mia filosofia del ruolo, che noi siamo lì per parare i gol ma anche per beccarli. Un gol per noi è dispiacere (per alcuni dolore, per me no) e per gli altri è spettacolo. Un portiere, secondo me, non deve pensare alla personale prestazione, ma inquadrarsi con gli altri. A me di non prendere gol per 1254' non me ne frega niente, sono robe da contabili, a me basta che si vinca 4-3, quello che posso lo paro e sennò amen.
- Io spero di parare anche coi polpacci e con qualunque altra parte del corpo perché l'importante è che il pallone non finisca in fondo alla rete. Tutto il resto è poesia.
- L'importante è evitare il gol. E se poi i guantoni non si sporcano, pazienza.
- La palla devi sempre prenderla in tutte le maniere, punto. Quando ti ritrovavi davanti gente assetatata di gol come Paolo Rossi o Pruzzo, non potevi andare troppo per il sottile! E allora te ne inventavi di tutti i colori, pur restando nell'ambito del regolamento che allora — non dimentichiamocelo — te lo permetteva. [«Già, il regolamento...»] Oggi giocare per un portiere è diventato impossibile! [Garella se la prende a cuore ed alza il tono di voce, ndr] Appena sfiori il pallone un centimetro fuori dall'area o travolgi l'attaccante per troppo slancio, boom, rosso diretto e te ne vai a fare la doccia! Ma mi spieghi come li dobbiamo fermare 'sti benedetti attaccanti moderni? Mica possiamo scomparire con la bacchetta magica...
- Non è vero che noi siamo calciatori diversi, è che tutti gli altri provano in settimana i loro schemi e noi siamo più obbligati a improvvisare.
- [«Come era il portiere degli anni '90?»] Da un punto di vista tecnico, per le parate, era più forte di quello di oggi. Il portiere del 2010, però, è più completo.
- Il portiere, rispetto ai suoi compagni, deve avere delle caratteristiche psicologiche diverse, deve sfruttare l'errore, la sconfitta, il gol preso per migliorare. Ce ne sono tanti, di ragazzi, che smettono perché quando subiscono il gol sentono e vedono il compagno che li manda a quel paese, o l'altro che allarga le braccia o la altro ancora che si mette le mani nei capelli. Solo chi va avanti, farà il portiere.
- Il portiere che attacca la palla non va sempre bene. Noi aspettavamo la palla. Un po' per scherzo e un po' sul serio, dicevo sempre che il pallone deve essere tuo amico, lo devi accogliere, non respingere, non prenderlo a cazzotti.
- Ormai ogni uscita, per noi portieri, è un rischio. Ammetto di avere qualche remora ogni volta che lascio i pali, perché gli attaccanti hanno capito il trucco: ti vengono incontro, poi all'ultimo momento spostano il pallone e ti arrivano addosso, così non puoi evitarli e l'arbitro concede il rigore. Uscire dalla porta, ormai, è un'avventura pericolosissima...
- Una respinta passa sempre per una grande parata, mentre una palla bloccata diventa una parata facile e questo, in un calcio così spettacolarizzato, ha il suo peso, anche il portiere vuole prendere mezzo punto in più nelle pagelle dei giornali.
- Ai miei tempi i portieri si dividevano in due categorie: freddi e caldi. Freddi erano Yashin, Giuliano Sarti, Cudicini, Zoff. Caldi Moro, Ghezzi e Albertosi. Io ero caldissimo e mi sono preso le mie belle squalifiche.
- Il bello del ruolo, il lato romantico se vogliamo, era nella sua diversità. A me piaceva uscire di porta e arpionare il pallone con una mano sola, fin sul dischetto del rigore uscivo per respingere di pugno. E allora era regola che ogni pallone nell'area piccola fosse del portiere. Adesso vedo che molti hanno la catena corta ma, soprattutto, che pochissimi cercano di bloccare il pallone. Quando finalmente ho avuto un preparatore, la sua domanda più frequente era: perché non l'hai bloccata? E, in caso di respinta, sempre di lato, mai frontale. Oggi sembra che queste cose siano finite in soffitta. Sono cambiati i palloni, sono cambiate le regole non sempre in meglio. Io cancellerei quella che porta rigore ed espulsione sull'uscita del portiere: una volta gli attaccanti ti saltavano, per non farti e non farsi male, adesso ti vengono a cercare, fanno di tutto, per sbatterti addosso, e ci credo: hanno tutto da guadagnare, al massimo rischiano un giallo per simulazione.
- Il ruolo è cambiato da quando i portieri hanno dovuto imparare a usare i piedi, diventando meno diversi, più uguali agli altri. [...] Certo se vedo le foto di quando giocavo io e di adesso sembra passato un secolo. I guanti, per esempio. Non li ho usati per anni o al massimo quelli di lana se pioveva. A mani nude sentivo di più il pallone, anche col freddo. Poi sono arrivati quelli zigrinati, come le coperture delle racchette da ping pong, e adesso ci sono certi guanti che sembrano usciti dai laboratori della Nasa, ma non è il guanto che fa il portiere, e nemmeno la maglia rossa o gialla. Ai miei tempi, solo nera, o grigia. Colpiva di più la fantasia: se l'immagina se poteva esserci un ragno arancione, così come c'era il ragno nero, Jascin?
- Ero sempre alla ricerca, da portiere, della semplicità. E della perfezione, che però non ho trovato. Cercavo di supplire con il piazzamento alla teatralità di un tuffo ad angelo. [...] Non come certi esteti che amano più la foto della parata. Pensi che una volta, all'Olimpico, durante un Inghilterra - Italia mi fecero un tiro che necessitava di un tuffo plastico per prendere la palla. Mi ricordo che, mentre ero in volo, già mi vergognavo.
- Ho sempre desiderato essere portiere, forse perché in campo il portiere è un uomo solo e a me piacciono gli sport individuali.
- Il profumo dell'erba. Sì, l'odore verde del prato. Il portiere lo respira a ogni tuffo. Inebriante. Prima voli, poi atterri lì. E ti resta il sapore della libertà.
- [«Perché sentì di fare proprio il portiere?»] Me lo sono sempre chiesto. Ma in fondo è quello che più mi assomiglia, caratterialmente. Il portiere ha una immensa responsabilità, è l'unico che non può sbagliare. E però di quella responsabilità, se è bravo, conosce la gloria.
- [«Ai vostri tempi non si diceva: "Quel portiere è bravo perché sa giocare coi piedi"...»] No. Io ancora oggi dico: Quel portiere è bravo perché esce con coraggio, blocca la palla, ha un buon piazzamento, sa dirigere la difesa... [...] la realtà rimane la stessa: se un portiere sbaglia, il pallone finisce in gol. La sua resta quindi la figura più determinante di una squadra.
- Quello del portiere è un ruolo di responsabilità, di concretezza, di prevenzione, un qualcosa a parte rispetto agli altri calciatori: devono lottare contro tutti e con sé stessi.