Molière
Molière, pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin (1622 – 1673), drammaturgo e attore teatrale francese.
Citazioni di Molière
modifica- Ah, che bella cosa è saper qualcosa. (da Il Borghese gentiluomo, scena IV)
- Certamente voi siete orefice, signor Josse. (da L'Amour Médecin, I, 1)
- Vous êtes orfèvre, Monsieur Josse.
- Dopo questo, compiango chi si fida di una donna! | Anche la migliore è sempre artefice di malizie; | È un sesso creato per farci dannare. | Chiudo con te per sempre, sesso infido, | E ti mando al diavolo con tutta l'anima. (da L'école des maris, atto III, scena IX)
- È il pubblico scandalo ad offendere: peccare in silenzio è non peccare affatto. (da Tartuffe, IV, 5)
- Le scandale du monde est ce qui fait l'offense, | Et ce n'est pas pécher que pécher en silence.
- È morta di quattro medici e due farmacisti. (da L'Amour médecin, II, 1)
- Elle est morte de quattre médecins et de deux apothecaires.
- Faccio sempre bene il primo verso, ma fatico a fare gli altri. In fede mia, la fretta è cattiva consigliera.[1]
- Gli errori più brevi sono sempre i migliori. (da L'étourdi, IV, 3)
- Les plus courtes erreurs sont toujours les meilleures.
- Il cielo proibisce in verità certi piaceri, ma con lui si trova un accomodamento. (da Le Tartuffe ou l'imposteur, IV, 5)
- Le ciel défend, de vrai, certains contentements: | Mais on trouve avec lui des accommodements.
- Il mondo, mia cara Agnese, è uno strano affare. (da L'École des femmes, atto II, scena V)
- Io riprendo la roba mia dovunque la trovo. (citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 544)
- Je reprends mon bien partout où je le trouve.
- L'avete voluto, l'avete voluto, Giorgio Dandin, l'avete voluto! (da George Dandin o il marito confuso, I, 7)
- Vous l'avez voulu, vous l'avez voulu, George Dandin, vous l'avez voulu.
- Le bestie non sono così bestie come si pensa. (da Anfitrione, v. 108, prologo)
- Les bêtes ne sont pas si bêtes que l'on pense.
- Le donne conoscono l'arte della vendetta.[2]
- Ma gli innamorati, i veri innamorati inventano con gli occhi la loro verità.[3]
- Niente è uguale al tabacco; è la passione della gente a modo e chi vive senza tabacco non è degno di vivere. (da Don Giovanni)
- Piglialo su, | Signor monsù, | Piglialo, piglialo, piglialo su, | Che non ti farà male; | Piglialo su questo serviziale, | Piglialo su, | Signor monsù, | Piglialo, piglialo, piglialo su! (da Monsieur de Pourceaugnac, I, 16)
- Meglio un vizio accomodante | Che una molesta virtù.[4]
- Se non essere cornuti vi sembra un gran bene, l'unico modo è non sposarsi affatto. (da L'École des femmes, V, 9)
- Si n'être point cocu vous semble un si grand bien, | Ne vous point marier en est le vrai moyen.
- Si muore una sola volta, ma per tanto tempo![5] (da Il dispetto amoroso)
- On ne meurt qu'une fois, et c'est pour si longtemps!
Don Giovanni
modificaSganarello — Checché ne dicano Aristotele e tutta quanta la Filosofia, non c'è niente di meglio del tabacco. È la passione delle persone perbene, e chi vive senza tabacco non è degno di vivere.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
Citazioni sul Don Giovanni
modifica- Il Don Giovanni del Molière, con la sua gloriosa discendenza, simboleggia la razza latina e s'oppone alla tetra concezione di Faust, personificazione dei popoli nordici. All'uno sorride la primavera gioconda delle rive incantevoli del Mediterraneo, la vita per la vita e il piacere dell'ora che fugge; all'altro, rinchiuso fra volumi e alambicchi, l'affannosa ricerca del bello amareggia ogni istante e invano Mefistofele ridona la gioventù. (Pietro Toldo)
Il malato immaginario
modifica- Deve aver ammazzato molta gente per essere tanto ricco. (I, V)
- La grande prova d'amore è obbedire alla volontà della donna amata. (II, VI)
- Ahi, non ci sono più fanciulli! (II, 8)
- Ah! il n'y a plus d'enfants.
- Quando la lasciamo fare, la natura si tira fuori da sola pian piano dal disordine in cui è finita. È la nostra inquietudine, è la nostra impazienza che rovina tutto, e gli uomini muoiono tutti quanti per via dei farmaci e non per via delle malattie. (Beraldo: III, 3, 1995)
- È degno, è degno di entrare nel nostro dotto collegio. (III Intermezzo)
- Dignus, dignus est entrare | In nostro docto corpore.
Il medico per forza
modifica- E chi è quello scemo che non vuole che sua moglie sia muta? Piacesse a Dio che mia moglie avesse questa malattia! Mi guarderei bene dal volerla guarire.
- L' ho sempre sentito a di' che nel matrimonio, come nell'altri lochi, contentezza val più meglio che ricchezza.
- La morte non ha sempre le orecchie aperte ai voti e alle preghiere dei singoli eredi; e si ha il tempo di fare i denti lunghi, quando, per vivere, s'aspetta la morte di qualcuno.
- Noi abbiamo cambiato tutto ciò. (II, 4 o 6 secondo le edizioni)
- Nous avons changé tout cela.
- Non c'è niente che valga quel che si ha; e si corre un gran rischio d'ingannarsi, quando si fa conto d'una fortuna che un altro vi conserva.
- Oh che fatica aver moglie! e come ha ragione Aristotele quando dice che una donna è peggio d'un diavolo!
- Tenete a memoria che Cicerone dice che fra l'albero e il dito non bisogna mettere la scorza.
- [fare il medico] Trovo che è il miglior mestiere del mondo; perché, sia che si faccia bene sia che si faccia male, si è sempre pagati in modo uguale. L'affare cattivo non ricade mai sulle nostre spalle, e tagliamo, a piacer nostro, nella stoffa che lavoriamo.
Il misantropo
modifica- [...] stimare tutti vuol dire non avere stima per nessuno. (Alceste; atto I, scena I)
- [...] c'est n'estimer rien qu'estimer tout le monde.
- No, è un'avversione generale, e gli uomini li odio tutti. Gli uni perché sono malvagi e vivono in modo malvagio, gli altri perché ai malvagi si mostrano compiacenti, invece di nutrire per loro quell'odio vigoroso che il vizio deve suscitare in un animo virtuoso. (Alceste; atto I, scena I)
- Oronte:
La speme, egli è pur vero, ci ristora
e nella diurna noia il cor trastulla;
ma, o Fillide, che magro è quel ristoro
se a quell'ultima dea non segue nulla!
Filinte: Già questo esordio, per me è affascinante.
Alceste: (piano) Come? Avete la faccia tosta di trovare bella questa roba?
Oronte:
La bontà che per me mostrato avete
sortir poteva altr'opere di bene;
meglio, o Fillide, non darvi tanto affanno
per non sortire a me che un fil di speme.
Filinte: Ah, con che eleganza è espresso questo concetto!
Alceste: (piano) Perdiana! Vile adulatore, lodate queste sciocchezze?
Oronte:
Se egli è d'uopo che un'eterna attesa
sia destino al mio ardor, morte soltanto
a me tolga il fardel che al cor mi pesa.
Né salvarmi potrete d'altro canto:
ché di eterno sperar fidente attesa
sorte senza speranza eterno pianto.
Filinte: La conclusione è graziosa, amabilissima, ammirevole.
Alceste: (piano) Le colga la peste, alla tua conclusione, diavolo di un inquinatore! Magari avessi concluso col romperti il naso! (Atto I, scena II)
- On peut être honnête homme et faire mal des vers.
- Il mio dolore e i miei sospetti vengono spinti fino all'estremo limite, mi si lascia credere tutto, e di tutto ci si gloria; e ciò non ostante il mio cuore è ancora tanto vile da non riuscire a spezzare la catena che lo tiene avvinto, armandosi di un nobile disprezzo per l'ingrata di cui fin troppo si è invaghito! Ah, come sapete bene servirvi, perfida, contro me stesso, della mia estrema debolezza, e volgere a vostro vantaggio gli incredibili eccessi di questo amore fatale nato dai vostri occhi traditori! Negate almeno questo delitto che mi uccide, e smettetela di fingere d'essere colpevole verso di me; restituitemi, se possibile, quella lettera innocente, e l'amore che vi porto vi darà una mano; sforzatevi, voi, di sembrare fedele, e mi sforzerò anch'io di credervi tale. (Alceste; atto IV, scena III)
- Come?! In questo modo dovrei vedermi sbeffeggiato, dopo tutto quello che mi avete scritto? Dunque il vostro cuore, agghindato di sentimenti d'amore, lo promettete così, a tutto il genere umano? Via, sono stato uno stupido, ma non lo sarò più. Avete fatto vedere quel che siete, e mi avete reso un grande favore, poiché in questo modo io ridivento padrone del mio cuore, e la mia vendetta è in quel che voi perdete. (Oronte; atto V, scena IV)
[Molière, Il misantropo, traduzione di Luigi Lunari, BUR, 2008]
Le saccenti
modifica- Quando su una persona ci si vuol modellare, | si debbono imitare solo i suoi lati belli. (atto I, scena I; 2013)
- La grammatica, che pure i re governa. (atto II, scena VI; 2013)
- Il mio corpo è il mio io, ne voglio prender cura. | Uno "straccio", sia pure, ma lo straccio mi è caro. (atto II, scena VII; 2013)
- Nessuno avrà dello spirito, tranne noi e i nostri amici.[8] (atto III, scena III)
- Nul n'aura de l'esprit, hors nous et nos amis.
- Vi dico che un saccente, | se è fesso, è più fesso di un fesso che è ignorante. (atto IV, scena III; 2013)
- Col matrimonio i libri non c'entrano per niente. (atto V, scena III; 2013)
Citazioni su Molière
modifica- A lui solo, tra i grandi scrittori francesi, è stato consacrato un tempio – la Comédie Française – e una compagnia di «sacerdoti» che celebrano un rito perenne in memoria di lui. Contro i costumi del suo tempo, Molière lanciò la cavalleria del Buon Senso. Andò alla carica con il coraggio di un Murat. E morì sul campo di battaglia. (Jean Dutourd)
- Esempio mirabile dell'arte francese, assennata regolare, quasi rigida nella sua compostezza, Molière fu costretto dalle necessità della corte a dar libero sfogo alle qualità del suo ingegno che nella commedia, quale egli la intendeva, non potevano aver luogo; la fantasia alata, la poesia immaginosa; e venne così nei campi stessi felici dove spazia lo Shakespeare quasi a consolarsi della severità e profondità dei suoi drammi. (Guido Mazzoni (letterato))
- Il don Giovanni di Molière è senza dubbio un libertino, ma è soprattutto un uomo di mondo; prima di cedere all'irresistibile inclinazione che lo trascina verso le donne, egli vuole conformarsi ad un suo modello ideale, quello dell'uomo che sarebbe supremamente ammirato alla corte di un giovane re galante e spiritoso. (Stendhal)
- La grande fortuna di Molière fu di avere l'appoggio di un uomo che nessuno si sarebbe aspettato di vedere accanto a uno spirito libero e ardito: il Re Sole in persona, incarnazione dell'ordine e dell'autorità. (Jean Dutourd)
- La leggenda ci rappresenta Molière, che desina familiarmente con Luigi XIV; i grandi già sdegnosi di avere a commensale l'oscuro commediante, ora fremono e invidiano. Se la leggenda non è in tutto vera, pure qualcosa di vero racchiude in sé; essa è analoga a quella di Carlo V che raccoglie il pennello di Tiziano e significa il rispetto che l'aristocrazia della nascita tributa a quella dell'ingegno. Ma in Luigi XIV v'era pure un'altra causa di simpatia; Molière l'aiutava a debellare i nobili altezzosi, in cui qua e là qualchevolta guizzava ancora la fiamma della ribellione e le scene dell'illustre poeta si popolavano di marchesi pretensiosi e ridicoli. (Pietro Toldo)
- La vita di Molière, uno dei più famosi commediografi di tutti i tempi, fu eroica sotto ogni riguardo. (Jean Dutourd)
- Molière adorava il successo, voleva che il pubblico si divertisse pur mettendolo alla berlina, che è un po' quello che succede ancora oggi. (Alessandro Benvenuti)
- Molière, ragazzi miei, ha avuto l'onestà e il patriottismo a base del suo genio. (Honoré de Balzac)
- Nulla mancò alla sua gloria, Egli mancò alla nostra. (dall'epitaffio sotto il suo busto all'Accademia di Francia)
- Passata l'ora dell'ingiustizia, il tempo, grande regolatore delle passioni, ristabilisce ogni cosa. Un vescovo ottiene il rogo per Giovanna d'Arco, un Papa fece di lei una santa, per Molière si è celebrata una messa. (André Roussin)
- Da vero, grande poeta drammatico Molière ha in sommo grado facoltà di intuire ciò che un dato individuo, raffigurato con certe sue caratteristiche definite, farebbe in una data condizione speciale: ed egli ha sempre l'abilità di porre quell'individuo in quelle tali condizioni dì vita, che meglio giovano a metterne in luce il difetto, il ridicolo, la passione, il vizio che si vuol caratterizzare e sferzare: e sintetizzare perciò in un solo individuo le caratteristiche di quel dato ridicolo, di quella data passione, di quel dato vizio: «Arpagone» non è soltanto un uomo avaro, ma è «l'avaro» tipico, assommando in sé tutte le particolarità di questo vizio; e Molière sceglie appunto quegli episodì che meglio servono a far apparire il vizio di Arpagone: lo mostra fastoso suo malgrado, nell'imminenza del suo matrimonio, e fa sì che la sua passione al denaro si riveli al più alto grado, allorché gli è rubata una cassetta piena d'oro: passione così violenta da abolire in lui ogni altro sentimento: l'amore per la sposa, l'affetto verso i figli.
Così per Tartuffo, così per «Alceste» del Misantropo, così per «Jourdain» del Borghese gentiluomo, così per «Argante» dell'Ammalato immaginario. - Molière non si limita ad osservare gli uomini ed a riprodurne in scena le debolezze, i difetti, i vizì, le passioni, ma mescola all'osservazione degli individui le passioni proprie: artisticamente indifferente, da vero uomo di teatro, che sa sdoppiare la propria anima in tante anime quanti sono i personaggi che raffigura, ed allo stesso tempo poeta e moralista appassionato, che porta sulla scena le sue collere, le sue indignazioni, i suoi fieri ed aspri rancori.
- Molière vive eterno per i grandi caratteri che ha saputo plasmare con forza michelangiolesca: per la mirabile sintesi di vizì, difetti ridicoli, passioni eterne, come è eterna la vita.
In Molière non c'è, salvo forse negli «intermezzi» delle «commedie-ballo», grande fantasia; e non c'è neppure grande ispirazione lirica: è la vita propria che ha suggerito a Molière questa concezione materialistica della vita altrui. Talora però la poesia sgorga, più che dalla natura, dalle cose stesse, dal carattere dell'individuo: la poesia di Molière è l'alta idealità morale che presiede alla vita di Alceste: e sono anche bella e ricca poesia umana i mille intrighi e le mille astuzie usate da servi e da figli giovani contro vecchi padroni e vecchi genitori avari, maniaci e dispotici, perché si possa raggiungere lo scopo prefisso e si possa realizzare il loro sogno d'amore: e possa vincere l'istinto naturale contro le costrizioni di convenienze sociali o di interesse.
Note
modifica- ↑ Da Le Preziose ridicole, in Teatro, scena XII.
- ↑ Da Il Tartufo o l'Impostore, in Teatro, atto II, scena II.
- ↑ Citato in Stefano Benni, Il bar sotto il mare, Feltrinelli, 2006, p. 65. ISBN 8807810778
- ↑ Da Anfitrione, in Teatro, atto I, scena IV.
- ↑ Citato nel film Una canzone per Bobby Long (2004): «Si muore una volta sola e per così tanto tempo...»
- ↑ Da Il Signor di Pourceaugnac, in Teatro, atto III, scena II.
- ↑ Da Il dispetto amoroso; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009, p. 954. ISBN 9788811504894
- ↑ Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli.
Bibliografia
modifica- Molière, Il malato immaginario, a cura di A. Colasanti, traduzione di Patrizia Valduga, Giunti, Firenze, 1995. ISBN 88-09-20712-2
- Molière, Il medico per forza, traduzione di Manlio Dazzi, SET, Torino 1949.
- Molière, Teatro, a cura di Francesco Fiorentino e Gabriel Conesa, traduzione di Aa. Vv., Bompiani, 2013. ISBN 9788858764329
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