Klaus Kinski

attore e regista tedesco

Klaus Kinski, pseudonimo di Nikolaus Karl Günther Nakszyński (1926 – 1991), attore tedesco.

Klaus Kinski nel 1988

Citazioni di Klaus Kinski

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  • [Su Werner Herzog] È matto, solo per questo lavoriamo insieme. (dal documentario Kinski, il mio nemico più caro)
  • Quando interpreto un personaggio, anche se è la persona più spregevole del mondo, divento lui per tutta la durata del film. (dichiarazione del 1979)
When I play a character, even if he's the most despicable person in the world, I become him for the duration of the production[1]

Intervista di David Grieco, L'Unità, 6 aprile 1980

  • Al mio agente ho sempre detto: «Non ti far mandare il copione, chiedi i soldi. Se ti sembra proprio mediocre in partenza, allora spara dieci volte di più, così, se ce li danno facciamo pure questa merda».
  • I registi ti saltano sulle spalle e ti succhiano il sangue. Ma sono degli imbecilli. Altrimenti, come potrebbero essere migliaia? Migliaia di persone che si fanno chiamare registi solo perché ce l'hanno scritto sul passaporto.
  • [Su Federico Fellini] Sapete com'è lui, i soldi li divora.
  • Chiedo sempre tanti soldi perché chi vuol vedere le mie boccacce deve pagare un caro prezzo. Del denaro, in realtà, non mi importa. Non ci credo, così come non credo al calendario umano. Al massimo, serve per prendere l'aereo. Perché l'aereo fa parte di questo sistema. L'universo, intanto, se ne fotte. Pure io me ne fotto.
  • Mi sento ripetere in continuazione «Lei è di sinistra?». Sì, rispondo io, quando mi masturbo lo faccio sempre con la sinistra.
  • [Su Bertolt Brecht] Lui mi capiva, e mi diceva: «A Berlino Est io ho il diritto di fare il clown, ma credo proprio che per te non avrebbero abbastanza umorismo».
  • Io sono russo, cinese, italiano, tutto quello che vi pare, ma tedesco mai. I tedeschi ti guardano come un canarino in gabbia.
  • [Su Aguirre, furore di Dio] In quell'inferno, una notte che cercavo a tentoni un cacatoio (si dice così), scivolai e finalmente lo trovai. Mi misi ad urlare e dissi «Basta! È uno schifo! Me ne vado!». Che cosa poteva rispondere Herzog? «Se te ne vuoi andare, ti ammazzo prima!»

Conferenza stampa a Roma come ospite d'onore della quinta edizione del Festival di Fantascienza, La repubblica, 12 maggio 1985

  • Certo che ho rifiutato di lavorare con Ken Russell, con Spielberg, con Fellini... Sì, anche con Fellini, lui mi piace ma io voglio tanti soldi, perché lui prende tanti soldi. Ma non sempre rifiuto per soldi, altre volte per impazienza, perché non mi va di andare nel paese dove si dovrebbe girare, perché un regista vuole subito impormi qualcosa che non è mio, che non mi appartiene.
  • Perché rispondere a uno che ti chiede le ragioni che ti fanno scegliere un film? È come chiedere perché uno va a fare la pipì...
  • Nessuno deve dirmi niente, neanche a scuola. Non volevo che i professori mi imponessero qualcosa, io volevo solo imparare. Infatti hanno detto che ero un criminale, fin da bambino. Figuriamoci se accetto ordini da un regista. perché dovrei? Uno è regista perché? perché lo dice il passaporto? Poi dipende da come ti dicono le cose. Perché dovrebbero prendermi per un braccio? Se lo fanno, io reagisco subito, anche con un pugno, certo
  • Il teatro non mi piace, perché ti prende troppo, è come un vampiro. Avevo un progetto con Roman Polanski, ma avremmo dovuto stare sei mesi a New York. Come si può vivere a New York? Attraversare una strada di New York o di Parigi è pericoloso, è duro. Non è dura la giungla. La faccia senza sorriso della gente, i bambini del Nicaragua con un fucile a spalla a dieci anni, queste sono cose dure.

Intervista di Lamberto Antonelli, La stampa, 5 settembre 1986

  • Non sopporto quei registi che si attribuiscono il merito di un film interpretato da me. Come se mi avessero diretto a bacchetta. Io invece non sono mai stato diretto da qualcuno. Non faccio nemmeno le prove di una scena. Arrivo sul set e recito la mia parte come lo sento di fare. Se vado bene è merito mio. Del resto dicono tutti, compreso il mio amico Werner Herzog, che sono un genio... Un genio? Cos'è mai un genio? Chi può stabilirlo o misurarlo? Comunque io non lo so né mi importa di saperlo.
  • Quali registi preferisco? Non mi interessa dirlo. Ma per esempio non ho mai voluto fare film con Fellini o Visconti anche se me lo hanno proposto, perché non mi pagavano in proporzione al tempo che avrei dovuto perdere con loro.
  • Il set è una specie di zoo ed io al posto delle unghie ho il mio talento. Non sono un cieco che ha bisogno di essere guidato. E nello zoo non voglio sarci come un animale in gabbia.
  • Dei film che ho fatto (ma sono assai più quelli che ho rifiutato) non mi interessa per niente. Non vado nemmeno a vederli quando escono e non cerco di sapere quel che poi ne succede. È cosa che riguarda il regista e il produttore. Quando incomincio un film non ho nemmeno la voglia di stare a dire perché lo faccio. Scriva pure quel che le pare, che lo faccio solo per i soldi.

Intervista di Maria Pia Fusco, La repubblica, 15 luglio 1988

  • Io non interpreto Paganini, io sono Paganini, così come sono stato Rimbaud, Aguirre, Nosferatu, Fitzcarraldo, Villon, Woyzeck. Non ho mai studiato la reincarnazione, la verifico ogni volta, ho dentro di me le anime di milioni di persone, di cose, di animali. Di Paganini ho sentito parlare da bambino, mi seduceva il suono della parola, avrebbe potuto essere un fiore, un insetto, qualunque cosa. Poi, un giorno di tanti anni fa, per le strade di Vienna, sono stato rapito dall' immagine di un volto scarno e febbricitante, un piccolo ritratto tra violini e spinette nella vetrina di un negozio di strumenti musicali. Sono rimasto a guardarlo per ore, sono entrato e ho chiesto chi fosse: sapevo che era lui, Paganini.
  • [Su Nastassja Kinski] Continuo a provare lo stesso affetto di sempre, le mie braccia sono sempre aperte per lei, anche se oggi vive circondata di cretini che non voglio neanche nominare.
  • Il film è finito, l'ho visto centinaia di volte e ogni volta mi sconvolge la stessa emozione. È una favola piena di magia, il racconto di un'esistenza ripercorsa all'indietro durante un concerto a Parma, il primo videoclip del cinema, scene e sequenze che si susseguono per associazione. Abbiamo girato al Regio, illuminato da tremila candele e, quando Accardo mi ha visto, anche lui ha esclamato "Ma è proprio tornato Paganini!"
  • Ho sempre detestato i gruppi elettrogeni e la violenza delle luci artificiali sul set. Quello stupido di Herzog ha illuminato la giungla con i riflettori! Io ho voluto ricreare la stessa atmosfera di 150 anni fa, quando gli ambienti erano illuminati dalle candele. Per gli esterni basta la luce naturale. Ho comprato migliaia di candele, tutte in Vaticano. Gli abbiamo dato tanti di quei soldi che dovrebbero rivalutare Paganini, a cui fu negata la sepoltura. Un'altra cosa che ho sempre detestato sul set è il ciak. Io non l'ho mai usato. Abbiamo avuto difficoltà a montare i 93 mila metri di pellicola che ho girato, tre volte di più di un film cosiddetto normale, ma ho evitato durante le riprese l'irritazione di quello che viene a interrompere la concentrazione per battere il ciak.
  • Non ho mai rispettato nessuno, né posso dire di aver imparato da qualcuno, se mai dai vecchi film classici, oppure da Eisenstein e Kurosawa. Gli altri non hanno nulla da insegnarmi, né i grandi registi con cui ho lavorato, né quelli dei film brutti che ho fatto. È vero, ne ho fatto tanti, come una puttana mi sono venduto per soldi, ma ho sempre scelto io a chi vendermi e a quale prezzo. Che fosse un film di prima categoria, o di seconda o di terza, ho dato me stesso con lo stesso impegno, con la stessa voglia di dare emozione. Non so se c'entra la mia infanzia povera, segnata dal rumore ossessivo e incessante della macchina da cucire con cui mia madre confezionava ad ogni ora del giorno e della notte borse di stoffa gommata per rimediare qualche soldo in più, però il mio rapporto con il denaro è molto particolare. Servono per comprarmi la libertà, per me sono un elemento naturale, come l'aria, la luce, l'acqua. Posso pretendere centinaia di sterline da una dama inglese che vuole intrattenere i suoi ospiti con il monologo dell'Amleto ed esibirmi per un bicchiere di vino sul tavolo di una bettola piena di ubriaconi che faccio commuovere con Villon. Paganini si comportava allo stesso modo.
  • [Su Niccolò Paganini] Era l'espressione della musica stessa, il suo corpo ne viveva le vibrazioni, bruciante sempre di febbre, evocava qualcosa di soprannaturale. Dava così totalmente se stesso quando suonava, che ne usciva sfinito, distrutto da crisi che sembravano epilettiche. Come lui, anch'io non sento radici. Lui apparteneva alla sua musica. Io non sono né polacco, né tedesco, preferirei essere russo, il carattere russo mi corrisponde meglio. Ma non ho nostalgie per nessun paese, sto bene ovunque ci sia gente che mi piace, ovunque posso trovare un albero o un fiore che può rendere bello il mondo, ovunque ci sia amore.

Kinski Uncut

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  • Sì, ho la violenza in me, ma nessuna violenza negativa. La mia violenza è la violenza dell'uomo libero che si rifiuta di sottomettersi. La creazione è violenta. La vita è violenta. La nascita è un processo violento. Le tempeste e i terremoti sono dei movimenti violenti della natura. La mia violenza è la violenza della vita. Non è la violenza contro la natura, come la violenza dello stato, che manda vostri figli al mattatoio, vi uccide la mente, e vi strappa le anime!
Yeah, I've got violence in me, but no negative violence. My violence is the violence of the free man who refuses to knuckle under. Creation is violent. Life is violent. Birth is a violent process. Tempests and earthquakes are violent movements of nature. My violence is the violence of life. It is not violence against nature, like the violence of the state, which sends your kids to the slaughterhouse, deadens your minds, and drives out your souls! (p. 2)
  • Ciò che insegnano in queste scuole di recitazione sono delle cazzate incredibili, da far rizzare i capelli. A quanto pare, l'Actors Studio in America è la peggiore. Gli studenti là imparano come essere naturali – ovvero, si dimenano, si scaccolano e si grattano le palle. Questa stronzata si chiama "method acting". Come si può "insegnare" a qualcuno ad essere un attore? Come si può insegnare a qualcuno come e cosa provare e come esprimerlo? Come può qualcuno insegnarmi come ridere o piangere? Come essere felice e come essere triste? Cosa sia il dolore, o la disperazione o la felicità? Cosa siano la povertà e la fame? Cosa siano l'odio e l'amore? Cosa sia il desiderio e l'appagamento? No, non voglio perdere tempo con questi deficienti arroganti.
What they teach in these acting schools is incredible, hair-raising crap. The Actors Studio in America is supposed to be the worst. There the students learn how to be natural - that is, they flop around, pick their noses, scratch their balls. This bullshit is known as "method acting." How can you "teach" someone to be an actor? How can you teach someone how and what to feel and how to express it? How can someone teach me how to laugh or cry? How to be glad and how to be sad? What pain is, or despair or happiness? What poverty and hunger are? What hate and love are? What desire is, and fulfillment? No, I don't want to waste my time with these arrogant morons. (p. 59)
  • Durante una recitazione, tutto funziona da solo. Ho risolto il mistero: devi sottometterti silenziosamente. Apriti e lasciati andare. Lascia che tutto ti penetri, anche le cose che fanno più male. Sopportalo. Fatti una ragione. Questa è la chiave magica! Il testo viene da solo, e il suo significato scuote l'anima. Di tutto il resto si occuperà la vita che deve essere vissuta senza risparmiarsi. Non devi permettere alle tue ferite di rimarginarsi; devi continuare a riaprirle per fare sì che le tue viscere diventino uno strumento meraviglioso capace di tutto. Tutto ciò ha il suo prezzo. Divenni così sensibile che non potevo vivere in condizioni normali. Ecco perché le ore tra le recitazioni sono le peggiori.
At a performance everything works out on its own. I've solved the mystery: You have to submit silently. Open up, let go. Let anything penetrate you, even the most painful things. Endure. Bear up. That's the magic key! The text comes by itself, and its meaning shakes the soul. Everything else is taken care of by the life one has to live without sparing oneself. You mustn't let scar tissue form on your wounds; you have to keep ripping them open in order to turn your insides into a marvelous instrument that is capable of anything. All this has its price. I become so sensitive that I can't live under normal conditions. That's why the hours between performances are worst. (pp. 72-73)
  • Il flamenco dello Zingaro non ha niente a che fare con il flamenco per i turisti. Il vero flamenco è come il sesso.
The flamenco of the Gypsy has nothing to do with the flamenco for tourists. Real flamenco is like sex. (p. 179)
  • [Su Martine Carol] Non è ossessionata solo dalle pellicce, ma colleziona anche vestiti, case, terreni, isole, e, più di tutto, i diamanti. Molti diamanti. Diamanti grandi. I più grandi hanno la taglia delle uova di piccione, e li indossa già a colazione. Provo pena per lei. Rinuncerebbe a tutto solo per essere qualche anno più giovane.
Not only is she obsessed with fur, she also collects clothes, houses, land, islands, and, above all, diamonds. Lots of diamonds. Big ones. The biggest are the size of pigeon eggs, and she's already wearing them for breakfast. I feel sorry for her. She'd give it all up just to be a couple of years younger. (p. 185)
  • I western. Uno dopo l'altro. Diventano sempre più schifosi, e i cosiddetti registi diventano sempre più terra-terra. E più sono incompetenti, più si comportano in modo ostile.
Westerns. One after another. They get shittier and shittier, and the so-called directors get lousier and lousier. And the more incompetent they are, the more hostile they act. (p. 210)
  • [Su Werner Herzog] Il suo linguaggio è goffo con un'indolenza da rospo, prolisso, pedante, smozzicato. Le parole gli si rovesciano dalla bocca in frasi frammentate, che egli trattiene il più possibile, come se stessero guadagnando interessi. Ci vuole un'eternità e un giorno poiché egli riesca a rigurgitare un ammasso di moccio cerebrale solidificato. Poi si contorce in un'estasi dolorosa, come se avesse zucchero sui suoi denti marci. Una macchina di ciance al rallentatore. Un modello obsoleto con un interruttore rotto — non può essere spento se non gli tagli del tutto la corrente elettrica. Quindi gli dovrei spaccare il grugno. No, dovrei metterlo KO. Ma anche se fosse privo di sensi, continuerebbe a parlare. Anche se gli si tagliassero le corde vocali, continuerebbe a parlare come un ventriloquo. Anche sgozzato e decapitato, inconsapevoli nuvolette gli penderebbero dalla bocca come gas emessi dalla putrefazione interna.
His speech is clumsy, with a toadlike indolence, long winded, pedantic, choppy. The words tumble from his mouth in sentence fragments, which he holds back as much as possible, as if they were earning interest. It takes forever and a day for him to push out a clump of hardened brain snot. Then he writhes in painful ecstasy, as if he had sugar on his rotten teeth. A very slow blab machine. An obsolete model with a non-working switch – it can't be turned off unless you cut off the electric power altogether. So I'd have to smash him in the kisser. No, I'd have to knock him unconscious. But even if he were unconscious he'd keep talking. Even if his vocal cords were sliced through, he'd keep talking like a ventriloquist. Even if his throat were cut and his head were chopped off, unconscious speech baloons still dangle from his mouth like gases emitted by internal decay. (p. 213)
  • [Su Werner Herzog] Dovrebbe essere buttato vivo ai coccodrilli! Un'anaconda dovrebbe strangolarlo lentamente! Un ragno velenoso dovrebbe pungerlo e paralizzargli i polmoni! Il serpente più velenoso dovrebbe morderlo e fargli esplodere il cervello! No – gli artigli di una pantera dovrebbero sgozzarlo – sarebbe tanto meglio per lui! Grosse formiche rosse dovrebbero pisciargli negli occhi bugiardi e ingozzarsi delle sue palle e delle sue budella! Dovrebbe beccarsi la peste! La sifilide! La febbre gialla! La lebbra! Non serve a niente; più gli auguro le morti più atroci, più mi perseguita.
He should be thrown alive to the crocodiles! An anaconda should strangle him slowly! A poisonous spider should sting him and paralyze his lungs! The most venomous serpent should bite him and make his brain explode! No – panther claws should rip open his throat — that would be much too good for him! Huge red ants should piss into his lying eyes and gobble up his balls and his guts! He should catch the plague! Syphilis! Yellow fever! Leprosy! It's no use; the more I wish him the most gruesome deaths, the more he haunts me. (pp. 220-221)
  • Herzog è un verme miserabile, odioso, malevolo, avaro, assetato di denaro, perfido, sadico, sleale e vigliacco. Il suo cosiddetto "talento" non consiste in altro che tormentare creature indifese e, se necessario, torturandole a morte o semplicemente assassinandole. Non gliene frega di niente e di nessuno tranne la sua carriera come cosiddetto cineasta. Spinto da una dipendenza morbosa al sensazionalismo, crea le difficoltà e i pericoli più insensati, rischiando l'incolumità e perfino le vite degli altri – giusto per poter dire alla fine che lui, Herzog, ha superato difficoltà che parevano insormontabili. Per i suoi film ingaggia ritardati e dilettanti pivelli su cui può tiranneggiare (e presumibilmente ipnotizzare!), e gli paga un salario da fame oppure un tubo. Utilizza anche aborti e storpi di ogni taglia e forma concepibile, semplicemente per rendere interessante la scena. Non ha neppure la più pallida idea su come girare i film. Ora non tenta neanche più di dirigere gli attori. Tempo fa, quando gli ordinai di chiudere il becco, rinunciò a chiedermi se sono disposto a seguire le sue stupide e noiose idee.
Herzog is a miserable, hateful, malevolent, avaricious, money-hungry, nasty, sadistic, treacherous, cowardly creep. His so-called "talent" consists of nothing but tormenting helpless creatures and, if necessary, torturing them to death or simply murdering them. He doesn't care about anyone or anything except his career as a so-called filmmaker. Driven by a pathological addiction to sensationalism, he creates the most senseless difficulties and dangers, risking other people's safety and even their lives – just so he can eventually say that he, Herzog, has beaten seemingly unbeatable odds. For his movies he hires retards and amateurs whom he can push around (and allegedly hypnotize!), and he pays them starvation wages or zilch. He also uses freaks and cripples of every conceivable size and shape, merely to look interesting. He doesn't have the foggiest inkling of how to make movies. He doesn't even try to direct the actors anymore. Long ago, when I ordered him to keep his trap shut, he gave up asking me whether I'm willing to carry out his stupid and boring ideas. (p. 222)
  • Nessun estraneo può immaginarsi la stupidità, l'isteria boriosa, l'autoritarismo, e la noia mortale nel girare un film per Billy Wilder.
No outsider can imagine the stupidity, blustering hysteria, authoritarianism, and paralyzing boredom of shooting a flick for Billy Wilder. (p. 299)
  • La gente mi chiama un "attore". Che cos'è? In ogni caso, non ha niente a che fare con le cazzate di cui le persone hanno sempre blaterato. Non è né una vocazione né una professione – sebbene sia il modo così che mi guadagno da vivere. Ma allora fa lo stesso a carnevale il mostro a due teste. È qualcosa con cui devi provare a convivere – fino a che non impari come liberarti. Non c'entra niente con fesserie come il "talento", e non è niente di cui vantarsi o andare fiero.
People call me an "actor". What's that? In any case, it has nothing to do with the shit that people have always blabbered about it. It's neither a vocation nor a profession – although it's how I earn my living. But then so does the two-headed freak at the carnival. It's something you have to try and live with – until you learn how to free yourself. It has nothing to do with nonsense like "talent", and it's nothing to be conceited or proud of. (p. 310)

Citazioni su Klaus Kinski

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  • Era un attore eccezionale, Klaus Kinski. E molta della sua rabbia, della sua pazzia, credo nascessero dal fatto che si riteneva incompreso: perché lui, davvero, era bravissimo, davvero avrebbe potuto interpretare qualsiasi grande ruolo nel cinema e invece poi si è dovuto accontentare. Per mangiare, per poter andare avanti, è stato costretto a fare tutti i western, anche quelli decisamente mediocri. Di grandi film ne ha girati pochi: e questo lo feriva, nel profondo. Lo rendeva furioso [...] L'ho visto lavorare: oltre alla sua straordinaria maschera, aveva una capacità davvero diabolica dal punto di vista della recitazione. La consapevolezza di tutto questo, e la parallela sensazione dell'ingiustizia, di tanto in tanto gli facevano perdere il controllo: diventava una bestia. Faceva veramente paura. [...] Penso che fosse soprattutto molto infelice. (Claudia Cardinale)
  • Era un grande attore, ma anche un uomo pazzo come un cavallo, che un momento prima era dolcissimo e un attimo dopo si trasformava in una belva infuriata con tutti, senza che fosse successo nulla a motivare quel repentino cambiamento d'umore. (Luigi Cozzi)
  • Non comprendevo allora, ma era un grandissimo artista. Aveva un amore maniacale per il cinema, per il suo lavoro. Quando preparava i film o i personaggi aveva con loro una profonda immedesimazione. Per fare Paganini, che è stato il mio primo film, si vestiva da Paganini tutti i giorni e girava per casa ascoltando musica classica a tutto volume! (Debora Caprioglio)
  • Non era un padre. Il novantanove per cento delle volte ero terrorizzata da lui. (Nastassja Kinski)
  • [Su Nosferatu a Venezia] Quel giorno dovevamo girare la sequenza in cui un'attrice veniva vampirizzata da Nosferatu. Kinski avrebbe dovuto chinarsi sul collo della ragazza – che gli giaceva accanto completamente nuda – e simulare il morso. Ma al ciak, mentre la testa si avvicinava al collo dell'attrice, Kinski le infilò le dita nella vagina. Gli altri della troupe non se ne accorsero perché il gesto era coperto dal suo corpo di spalle, ma essendo io posizionato col microfono sul fianco, vidi tutto. Sentii davvero l'impulso di prendere Kinski e scaraventarlo a terra. Tra l'altro era un'inquadratura tagliata alla vita e dunque quel comportamento deplorevole – che non sarebbe finito sulla pellicola – non aveva davvero nessuna giustificazione. Se non la più squallida. Finita la scena, l'attrice si alzò e senza dire nulla se ne andò piangendo nel camerino. (Luciano Muratori)
  • Schizzofrenico è la definizione adatta! Talvolta era una persona adorabile, ma bastava poco per farlo andare su tutte le furie e poi era letteralmente ossessionato dal sesso! (Luigi Cozzi)
  • Tutti coloro che hanno conosciuto Klaus Kinski, attore geniale dal fisico incredibile, con quegli occhi allucinati, lo sguardo fisso, terrificante, lo sanno: Klaus era completamente svitato. (Claudia Cardinale)
  • Mai avuto problemi. Siamo diventati amici subito. Aveva insistito che se doveva fare Renfield [ne Il conte Dracula] l’avrebbe fatto solo all’interno di un vero manicomio. Io gli dissi che per me non c’era problema, ma i produttori temevano che una volta fatto entrare in un posto come quello non l’avrebbero più fatto uscire!
  • Non c’era bisogno di spiegargli le cose, ma quando non era convinto o la scena era particolarmente difficile era capace di farti 10 versioni diverse dell’interpretazione. Tanto per farti capire le sue enormi potenzialità espressive.
  • Parlavo spesso di [Werner Herzog] con Klaus Kinski che, come sai, è suo amico e mi diceva sempre che era pazzo, stupido e pretenzioso. Ma naturalmente anche Kinski è pazzo. Completamente.
  • Fin dai suoi esordi teatrali Kinski si fece subito la fama di attore irrequieto e litigioso, insofferente degli obblighi di contratto e pronto a cambiare di sua iniziativa parole e movimenti sulla scena. Ad ogni recita Kinski sentiva il bisogno di modificare qualcosa. La stessa caparbietà lo ha fatto litigare anche con i registi cinematografici, non sempre disposti a cambiare una scena per le pretese di un attore.
  • La sua filosofia è sempre stata l'indifferenza verso la qualità del film che stava interpretando. L'importante, ripete spesso Kinski, è che mi paghino. Ma questa preferenza per il denaro non significa trascuratezza nelle interpretazioni: Kinski recita sempre con impegno, sia che a dirigerlo sia l'artigiano del sexy-horror Jesus Franco o l'apprezzato maestro del nuovo cinema tedesco Werner Herzog.
  • Percorrere la carriera cinematografica di Kinski è una specie di viaggio nell'inferno del cinema europeo, tra spaghetti-western, pessimi gialli teutonici, semi-porno all'italiana. Sino all'approdo glorioso sulle sponde del vampirismo.
  • Quando un produttore aveva bisogno di un attore per interpretare la parte del folle o del criminale subito il pensiero andava a Klaus Kinski. Il volto di Kinski si trovò a comparire rapidamente, spesso per pochi minuti, in decine di horror o di gialli realizzati in grande economia. Erano sufficienti quei pochi attimi, con la semplice apparizione del suo volto, per risollevare le sorti di pellicole scadenti o mediocri. Se c'era Kinski lo spettatore non si dimenticava del tutto un film altrimenti sicuro di finire nell'oblio.
  • Da lui ho imparato qualcosa di particolare sulla corporeità. l'ho definita la "spirale kinskiana": era un modo di entrare in campo da dietro la macchina da presa. Se entri in un campo di profilo e poi ti giri, non c'è suspense. Allora lui si metteva di fianco alla comparsa e ruotava la gamba. Così il corpo entra in campo con un movimento organico. Mettiamo che tu sia la macchina da ripresa: lui stava qui [a fianco della macchina da presa] ed entrava in campo muovendosi a spirale. Così si crea una tensione misteriosa e sconcertante.
  • Era un autodidatta. Spesso lo si sentiva fare esercizi di dizione per 10 ore di seguito. Era incredibile. Si comportava sempre come se fosse stato un genio caduto dal cielo, il cui talento era un dono della grazia divina. In realtà, si esercitava e studiava moltissimo.
  • Kinski si chiuse in bagno per due giorni e due notti e nei suoi attacchi di rabbia ruppe tutto in mille pezzi. La vasca, il water era tutto ridotto in briciole. Fu incredibile, non avrei mai pensato che qualcuno potesse sbraitare per 48 ore.
  • Nel 1991 è morto nella sua casa a nord di San Francisco. Si è buttato via. Era come se si fosse consumato.
  • Noi due insieme eravamo come due masse critiche che, al contatto, formavamo una miscela pericolosa. Qualcosa di altamente esplosivo.
  • Ogni mio capello bianco lo chiamo Kinski.
  1. (EN) Citato da Caryn James nel Necrologio sul New York Times, Klaus Kinski, 65, Actor Known For His Portraits of the Obsessed, nytimes.com, 27 novembre 1991.

Filmografia

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Bibliografia

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  • Klaus Kinski, Kinski Uncut, traduzione di Joachim Neugroschel, Bloomsbury Publishing PLC, 1996, ISBN 0747529787

Voci correlate

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Altri progetti

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