Giovanni Prati

poeta e politico italiano (1814-1884)

Giovanni Prati (1814 – 1884), scrittore, poeta ed uomo politico italiano.

  • Andò Marco alla caccia e colle fisse | pupille un augellin prese di mira; | ma Laura [moglie di Marco Minghetti] impietosita a Marco disse: | Perché tiri all'uccel che a te non tira? [1][2]
  • Brev'ora han dato i cieli | alla beltà mortale. (da Ariberto)
  • Chi versa l'uman sangue, il sente | odorar nelle mani eternamente. | Dopo l'ora mortal, tutta la vita | non è finita! (da Canti per il popolo: Vendetta)[3]
  • Dove Ferdinando regna | Regno di Dio non v'è.[4][2]
  • I defunti, che pietosi e cari | vengon ne' sogni a favellar con noi | d'un'armonia migliore. (da Viaggio notturno)[3]
  • Margherita una grande speranza | per l'Italia comincia da te. [5][2]
  • [...] nel mio pensiero, come una stella, | tu ognor spuntavi, Genova bella, | co' tuoi palagi dove tra gli ori | brillano eterni marmi e colori, | colle tue cento colline care, | Co' tuoi navigli, col tuo gran mare. (da A Genova varcando di notte i gioghi alla volta della città[6])
  • Nell'ora che un velo | rabbruna gli obbietti, | si parlano in cielo | le stelle e l' amor. (da Eros[2])
  • Perchè Adelia, il tuo cor rompe in sospiri, | e raro il detto su' tuoi labbri suona, | e chiusa in bruno la gentil persona, | soletta e malinconica t’aggiri?... || E più dei crocchi, ove elegante e bella | seder potresti, e più dell’infinito | strepitar delle turbe, ami il romito | favellìo d'una fronda o d'una stella?[7].
  • Perché affrettar l'arrivo | della giornata negra? | Ne' baci miei t'allegra | o brevemente vivo! | Progenie impoverita | che cerchi un ben lontano, | nella mia rosea mano | è il nappo della vita.[8]
  • Quello ch'è storia non cangia mai. (da La cena di re Alboino)[3]
  • Ricca è l'Italia, ma ricca assai. (da Una cena di Alboino re)
  • Rosmunda, bevi! (ovvero Bevi, Rosmunda). (da Una cena di Alboino re)[3]
  • Tornano al vaso i fiorellini miei, | tornan le stelle.... tornerà anche lei! (da Tutto ritorna)[3]
  • Tu non sai | che i morti al mondo non ritornan mai! (da Tutto ritorna)[3]
  • Va, sciagurato, mi metti orrore; | sei delatore! (da Canti per il popolo – Il delatore)[3]
Giovanni Prati

Citazioni su Giovanni Prati modifica

  • Egli ha il brutto vezzo di pubblicare tutte le inezie che gli vengono in mente per via, la qual debolezza lo compromette non poco con chi mai non suole considerare la letteratura un giuoco da conversazione. (Francesco Regli)
  • Egli sentiva che il poeta doveva dirigere le volontà del suo paese, e additò in Carlo Alberto, in Vittorio Emanuele II, nella Casa di Savoja la salvezza d'Italia. Per questo, fu oltraggiato, perseguitato, cacciato qua e là, nel '48, come idrofobo sovvertitore; ma egli non ismentì la sua fede; anzi l'accrebbe, divenne il vero profeta dei destini d'Italia. I suoi canti patrii sono sinceri gridi del suo cuore. (Raffaello Barbiera)
  • Il Prati e l'Aleardi avevan versato un fiume di lacrime retoriche, s'eran conquistata un'invidiabile popolarità a furia di romanticherie e di lamentazioni; poi erano scomparsi nel mondo delle ombre, trascinandosi dietro i loro versi e il loro nome. (Enrico Annibale Butti)
  • In Prati vi sono due poeti; v'è quello che scrive come amore gli detta, e v'è quello che butta giù endecasillabi, ottonari, quinari, solo per mettersi un nastro da cavaliere sull'occhiello dell'abito. (Pompeo Gherardo Molmenti)
  • La consacrazione del genio di Beranger fu nell'onesta sua povertà, e che la negazione morale del genio di Prati sta nell'aver fatto merce de' suoni della poetica e armonica sua lira ai despoti di una sventurata nazione. (Virgilio Estival)
  • Perché, o bizzarra natura, invece di creare del Prati un vero poeta, ti sei stancata a mezza via, ed hai stampato un misto di giullare di corte e di poeta? Perché, o bizzarra natura, hai voluto permettere che quegli il quale scriveva quei versi dell'Edmenegarda, che han fatto brillare tante, lacrime in tanti begli occhi, abbia potuto scrivere ancora che il monte fa intorno a sé un mantello di lampi e di paure? I versi del Prati ci danno l'idea di quei sigari svizzeri, eccellenti fino alla metà, e che dalla metà in giù conviene buttare da un canto. (Pompeo Gherardo Molmenti)
  • Prati, un dì trovatore della fede e dell'amore, oggi Byron ansimante, canta il dubbio, la superstizione e la stregheria in un Armando squallido e nebbioso, e non trova più l'estro antico se non per destare dalle corde stracche della lira sua cauti epitalamici e cortigianeschi oroscopi. (Giuseppe Guerzoni)

Note modifica

  1. Epigramma osé, sfottente nei confronti del ministro Minghetti, del quale era nota la passione venatoria, ma sul quale correva la diceria (infondata) di poca virilità.
  2. a b c d Citato in Romano Bracalini, La Regina Margherita, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1985. ISBN 88-17-16555-7
  3. a b c d e f g Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921.
  4. Distico dedicato al re borbonico che aveva protestato poiché alla grande festa data a Torino nel 1850 in onore di Elisabetta di Sassonia, promessa sposa di Ferdinando di Savoia, duca di Genova, erano presenti numerosi fuoriusciti dal suo regno.
  5. Chiusa del Carme nuziale scritto nel 1868 per le nozze del principe Umberto con la cugina Margherita di Savoia.
  6. In Poesie varie, a cura di Olindo Malagodi, Gius. Laterza e Figli, Bari, 1916, vol. I, p. 82, vv. 39-44.
  7. Citato in Luigi Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, Fratelli Bocca Editori, Firenze, 1897, vol. I, p. 217
  8. Da Canto d'Igea. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Altri progetti modifica