Diego Calcagno
scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano (1901-1979)
Diego Calcagno (1901 – 1979), poeta, giornalista, sceneggiatore e paroliere italiano.
Citazioni di Diego Calcagno
modifica- [Su Malombra] Era difficile portare sullo schermo la densa materia del piu inquietante romanzo fogazzariano. Soldati, il letteratissimo Soldati, lo ha fatto. Si tratta di un lavoro nel quale lo sforzo di fare qualcosa di molto grosso e di molto bello è evidente: evidente anche nei risultati. Ma i pregi di Soldati, ora surrealista, ora medianico e ora crepuscolare, sono stati decantati tanto che sarebbe uggioso ripetersi. È da osservarsi piuttosto come sugli attori la follia di Marina di Malombra si riflette così che sembrano tutti un po' matti, Tra le trovate, c'è molto gergo lombardo, alcune didascalie tipo 1915 e una voce d'oltretomba. [...] In quanto alla Miranda, bisogna intendersi. Dividerei le artiste in tante categorie: le vezzose, le tenebrose, le rugiadose, le smorfiose. La Miranda è la capolista delle misteriose. Alcune parti le stanno dunque a pennello. Ma, siamo sinceri, ella non ha nulla di araldico. [...] Per essere obbiettivi, questo film ha anche bellissimi squarci: quello della passeggiata nel parco con la bicicletta dalla ruota altissima e con la musica deliziosa, quello della morte dello zio, quello del discorso del frate nel salotto, quello del pranzo sulla veranda. La graduatoria degli attori, prescindendo dalla protagonista e dal dignitosissimo Corrado Silla, è questa: Biliotti, Irasema Dilian, Nino Crisman, Gualtiero Tumiati, Moschini, la Dondini. L'elemento piu affascinante è, questa volta, la fotografia. È dolcissima la ricerca dei panorami. Il gusto del lago, allucinatorio, dà un brivido di angoscia e di piacere. Bella Italia, amate sponde. Così viene voglia di mormorare. E, poiché alla fine del film si afferma che nel mondo c'è una speranza per tutti, vien voglia di dire a Soldati che da lui, cosi bravo e cosi sensitivo, il nostro cinematografo spera sempre di più.[1]
- Fuga a due voci è da segnarsi nella pagella del regista Bragaglia come il migliore dei compiti sinora da lui presentati e, nel giorno che si faranno le medie, egli se ne avvantaggerà per lo scrutinio finale. [...] Dallo spunto [iniziale] nascono equivoci, sorprese, imbrogli, il tutto immaginato con un brio e con un estro ai quali le consuete ricette comico-sentimentali non ci avevano invero abituati. [...] Non sono molte le circostanze nelle quali soggettista, dialoghista, sceneggiatore, operatore e regista hanno impegnate e fuse le loro risorse con eguale felicità.[2]
- [Su Soltanto un bacio] In questo film si respira una grande aria di simpatia. C'è Valentina Cortese, la protagonista, per la quale ho molta amicizia, c'è Jone Salinas che è piena di pepe, c'è Campanini con una lussuosa pelliccia dal bavero di lontra, c'è il probo Barnabò. Viene voglia di fare della cronaca mondana, come si usava ad un tempo. C'è insomma tanta gente cordiale e gioviale, c'è una vicenda sentimentale e garbata. E nessuno può affermare, alla fine dei conti, che il film non lo abbia divertito. Che cosa si vuole dal cinematografo? Mi fanno ridere coloro che, commentando un film, si mettono mentalmente in una posizione severa ed astratta come se dovessero commentare un libro di Spinoza.[3]
- [Dagli Appennini alle Ande] non dico affatto che si tratti di un film privo di pregi. Nonostante la scenografia un po' troppo rimarcata e leziosa, nonostante l'abbondanza dello zucchero di cui è cosparso, nonostante che abbia, qua e là, una certa lentezza, questo film di pregi ne ha parecchi. Tra essi lo splendore della fotografia, il senso del mare, lo stupore della natura, la squisitezza di alcune sequenze e la buona recitazione. Il piccolo Cesare Barbetti si distacca per molte lunghezze dagli altri fanciulli che il cinema ha sperimentato. Che sia spuntato un nuovo Jackie Coogan? [...] Ma mi è piaciuta più di tutti Leda Gloria, commovente mammina, attrice tra le più mutevoli, ora parossistica e ora tanto plausibile. Questa è stata una delle sue migliori prove [...].[4]
- Se io fossi onesto ci mette di fronte a un De Sica inaspettato. Il destino degli irresistibili che si allontanano lentamente dalla loro irresistibilità inspira sempre un sentimento di malinconia [...]. Ma De Sica avanza con disinvoltura e garbo verso altre età. [...] Egli rinuncia ai cinque o sei anni nei quali avrebbe potuto ancora darla ad intendere [e ci si presenta] un po' curvo e con un paio d'occhiali. De Sica timido e miope: ecco la novità.[5]
- [Su Violette nei capelli] Sia benedetto il cinematografo quando ci riporta all'età beata nella quale le nostre sorelle avevano i riccioli d'oro sulle spalle. Noto infatti che stuoli di ragazze diciottenni dal volto ancora acerbo sono recentemente mosse all'assalto dell'impero delle ombre. Il rapporto tra il cinema e la giovinezza dovrebbe essere sempre più intenso. Esso è salutare, dà bontà e dolcezza, cancella gli anni al cuore di tutti. [Il film] è narrato con briosa leggerezza da Carlo Ludovico Bragaglia, che ha saputo scegliere bene i suoi attori.[6]
Note
modifica- ↑ Da Film, 2 gennaio 1943; citato in Le parole dello schermo, fondazione.cinetecadibologna.it, giugno 2006, p. 31.
- ↑ Da Film, 10 aprile 1943; citato in Savio, p. 150.
- ↑ Da Film, 12 settembre 1942; citato in Chiti, p. 343.
- ↑ Da Film, 20 marzo 1943; citato in Chiti, p. 98.
- ↑ Da Film, 28 marzo 1942; citato in Savio, p. 316.
- ↑ Da Film, 7 febbraio 1942; citato in Savio, pp. 395-396.
Bibliografia
modifica- Roberto Chiti e Enrico Lancia, Dizionario del cinema italiano: i film, Gremese Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8440-351-0
- Francesco Savio, Ma l'amore no: realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel cinema italiano di regime (1930-1943), Sonzogno, Milano, 1975.
Filmografia
modifica- Desiderio (1946)
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