Impero d'Etiopia

impero africano esistito dal 1137 al 1975
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Citazioni sull'Impero d'Etiopia, noto anche come Abissinia.

Bandiera dell'Impero d'Etiopia

Citazioni

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  • Agli inizi del suo regno Ailé Selassié introdusse in Etiopia la radio. Più tardi, i giornali e la televisione. Malgrado ciò, anche ad Addis Abeba non si sapeva nulla di ciò che accadeva nel resto del mondo. Sia la radio che i giornali e la televisione servivano solo come strumenti di propaganda reale. (Oriana Fallaci)
  • Dopo quello «bianco» sud-africano, e quello egiziano (che si avvale del poderoso apporto sovietico) il potenziale bellico etiopico è il più forte del continente. Gli esperti affermano che la sua aviazione dispone di ottimi piloti e le sue trasmissioni, essenziali nella guerra moderna, di tecnici e mezzi elettronici eccellenti e altamente «sofisticati». Creando uno strumento militare moderno nel quadro di una società rimasta fondamentalmente feudale, Hailé Selassié ha provocato una contraddizione che alla lunga si è dimostrata insanabile e catastrofica per il sistema monarchico e nobiliare. (Arminio Savioli)
  • Fino al settembre 1974 l'Etiopia era un sicuro amico dell'Occidente. Sotto il dominio di Hailé Selassié il paese era da tempo uno dei più stretti alleati dell'America nell'Africa nera. Ma da anni i russi osservavano con interesse come i loro alleati cubani e altri avessero alimentato un movimento secessionista armato in Eritrea: la provincia dell'Etiopia strategicamente situata a nordest, sul Mar Rosso, di fronte all'Arabia Saudita. (Richard Nixon)
  • I preparativi fatti sotto il vecchio regime per avviare lo sviluppo socio-economico del paese erano intesi soltanto a perpetuare il vecchio ordine feudale. (Tafari Bante)
  • In Etiopia, i Re hanno ricevuto la loro missione da Dio e l'alleanza del popolo perché hanno fede nella giustizia delle loro azioni. (Haile Selassie)
  • In Etiopia si ignorava perfino cosa fossero le elezioni, cosa fosse il voto. Se qualcuno avesse spiegato a un pastore del Gondar che aveva diritto d'esprimere la sua opinione e manifestarla con una cosa che si chiama voto, egli sarebbe ritenuto beffato e non ci avrebbe creduto. Naturalmente, non esistevano partiti politici. Neanche clandestini. La polizia segreta era organizzatissima, i telefoni erano controllati, e perfino gli stranieri avevano paura a esprimere un punto di vista che non coincidesse con quello dell'imperatore. Per un nulla si poteva essere accusati di lesa maestà, e finire in prigione o impiccati. (Oriana Fallaci)
  • La mia dinastia regna da quando la regina di Saba incontrò re Salomone e dal loro incontro nacque un figlio. È una dinastia che continua da secoli e per i secoli continuerà. Un re è sostituibile e, del resto, la mia successione al trono è assicurata. (Haile Selassie)
  • La teoria della discendenza del Re dei Re da Salomone fu elaborata nel corso del XIV secolo, l'epoca d'oro dello Stato etiope. Vale a dire: pura leggenda al servizio del potere imperiale. (Albert Sánchez Piñol)
  • Nelle condizioni attuali l'Abissinia è come ai tempi dell'impero axumitico, quando questo si estese da, quasi, il confine dell'Egitto alla terra dei Somali e fino all'Arabia meridionale. Dominata, allora come oggi, da regoli, o ras, che stanno sotto la dipendenza di un Negus, o Βασιλεύς Βασιλέων, non sentiva alcun'influenza dalla coltura dei popoli che erano in contatto o in relazioni con lui. Il Negus soltanto sente questa influenza, senza saperne assimilare gli elementi civili fondamentali, malgrado che mostri la curiosità di sapere e di volere essere civile come i re europei. Ma l'azione sua civilizzatrice che dovrebbe svolgersi sul popolo, resta sempre inefficace; egli non pensa minimamente a questo, non ne ha la minima intuizione; egli ignora che fino a che il popolo sarà selvaggio, è inutile qualsiasi introduzione di prodotti civili presso di lui. (Giuseppe Sergi)
  • Questo paese ha bisogno di riforme molto profonde: innanzitutto di democrazia; poi di una riforma agraria che dia la terra ai contadini per due ragioni umanitarie ed economiche. Il possesso della terra renderà i contadini meno infelici, se non felici: e li stimolerà a produrre di più. Ma la riforma agraria è difficile e complicata. Nel nord non vi sono latifondi, e la proprietà non è privata, ma più o meno collettiva. La terra appartiene alle tribù, ai clan, alle «famiglie allargate». C'è un senso comunitario della vita. Nel centro-sud, invece, il feudalesimo ha distrutto le comunità, ed ha fatto nascere l'aspirazione alla proprietà privata. (Sahle Sellassie)
  • Tutti coloro che hanno visitato l'Abissinia, ne rimangono incantati, trovano che è una regione meravigliosa del continente africano per la bellezza e magnificenza delle montagne, per le vedute stupende, per le ascensioni sulle alture inaccessibili, per la natura selvaggia ed aspra delle situazioni. È una Svizzera africana dall'aspetto montuoso, che fa contrasto al deserto arido e sabbioso che la circonda: ma ciò è ben altra cosa dell'utile che possa ricavarsi dal territorio, e se esso sia adatto allo sviluppo di colonie e di commercio. (Giuseppe Sergi)
  • Gli abissini hanno ricevuto dall'Europa il dono delle sue armi perfezionate ma non quello di sapervi adattare il loro costume guerriero.
  • La cultura in Abissinia è assolutamente primitiva basandosi soltanto sul Vangelo dopo del quale lo spirito etiopico mostra di ignorare o per lo meno di trascurare qualsiasi altra manifestazione che possa essere sortita dal pensiero umano.
  • La posizione dello schiavo in Abissinia non è certo la medesima che esisteva nell'Africa Centrale prima della occupazione europea. Gli schiavi che vivono in Etiopia non sono nè percossi nè soggetti a lavori inumani, ed il loro padrone deve in certo qual modo rispondere dinanzi al Feta negast (la legge abissina) della vita del suo schiavo. Ma questi derelitti che disimpegnano tutti i lavori più gravosi, non hanno nè famiglia, nè beni, nè diritti e la questione della schiavitù in Abissinia, che le potenze civili si sono tacitamente impegnate di non sollevare, costituisce un obbrobrio che non accenna affatto a diminuire.
  • La legge abissina vieta in modo perentorio e minaccia le pene più gravi a coloro che si permettessero di sospettare pubblicamente lo stato meno che ottimo della salute dell'Imperatore. In Abissinia il Negus che riassume in sè tutti i poteri non è concepibile agli occhi della folla che come una divinità sottratta alle cause comuni che possono indebolire gli organismi dei semplici mortali.
  • Non c'è un solo villaggio nell'Abissinia settentrionale e centrale che non ricordi vittime perdute ad Adua. È per questo che il sentimento che ha lasciato la sconfitta nello spirito abissino non è affatto di disprezzo verso di noi. Gli abissini hanno compreso di averci vinto perché ci hanno sorpreso in piena manovra.
  • Nei trascorsi trent'anni abbiamo fatto del nostro meglio per mantenere l'integrità della nostra nazione e per dare all'Etiopia un posto fra le nazioni civili del mondo. Abbiamo avuto la nostra parte di successo e quella di fallimento, ma ogni anno dalla fine dell'occupazione fascista abbiamo fatto un passo avanti sulla via dello sviluppo sociale ed economico.
  • Noi saremo fra i primi a essere eliminati, ma poi verrà il turno dell'uomo della strada. Perché essi sospetteranno di tutti e cacceranno in prigione etiopici di ogni classe sociale, mentre l'esecuzione in massa della nostra gente sarà all'ordine del giorno. Essi spingeranno una popolazione contro l'altra e presto il sottile strato di solidarietà che lentamente si è venuto a formare fra i diversi popoli dell'Etiopia sarà scalpellato via dalla mente degli etiopici. Allora l'Impero, che è stato costruito con il sangue di tanti coraggiosi compatrioti, si disintegrerà e l'Etiopia non sarà più il paese unito, fiero e sagace che è oggi. Ci sono alcuni di noi che vedono con chiarezza ciò che sta per arrivare, ma le nostre mani sono legate dalla lealtà a un uomo, che fa di noi ciò che noi siamo oggi.
  • Poca gente, oggi, capisce ciò che un regime militare potrebbe fare al nostro paese. Non sarà soltanto un governo che darà la priorità alla legalità e all'ordine e che manderà in prigione i politici indesiderati. No, nel nostro paese cercherà di sradicare l'intera élite, perché i militari non si sentiranno veramente al sicuro fintantoché noi saremo in circolazione. Quale follia!
  • In Etiopia non esistono né partiti politici né sindacati e il parlamento ha un ruolo puramente simbolico e nominale in quanto non esistono neanche le elezioni. I due massimi poteri organizzati di questo regime tipicamente feudale sono un potente esercito e una potentissima Chiesa. L'imperatore, che senza dubbio la suprema mente politica del paese, esercita quindi il potere non solo in virtù del suo titolo ma anche grazie ai suoi alti valori personali.
  • L'Etiopia ha un presente modesto, ma vanta un illustre passato nonché un imperatore, il che permette all'etiope analfabeta di guardare dall'altro in basso i popoli della terra che non possono vantare un imperatore in carne e ossa.
  • Nel paese c'era cibo a sufficienza, ma la siccità aveva fatto salire i prezzi e i contadini poveri non potevano più comprarlo. Naturalmente il governo sarebbe potuto intervenire e anche i paesi stranieri avrebbero potuto fare qualcosa. Ma, per motivi di prestigio, il governo si rifiutava di riconoscere che nel paese regnasse la fame, respingendo le offerte d'aiuto. In quel periodo in Etiopia c'era stato un milione di morti, una realtà tenuta nascosta prima dall'imperatore Hailè Selassiè e poi da colui che doveva privarlo del trono e della vita, il maggiore Menghistu. Divisi dalla lotta per il potere, erano uniti dalla menzogna.

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