Nigel Kneale

scrittore, sceneggiatore e attore mannese (1922-2006)

Thomas Nigel Kneale (1922 – 2006), scrittore, sceneggiatore e attore mannese, creatore del personaggio del professor Bernard Quatermass.

Citazioni di Nigel Kneale

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Fantafestival, 1986.

  • [Su The Quatermass Experiment] Non credo che fosse un'idea molto originale anche se a quell'epoca tutto sembrava fantastico. Non c'erano missili e gli uomini non andavano ancora nello spazio e quindi ogni possibile salto nella fantascienza era solo frutto di congetture. La BBC voleva fare una serie di telefilm ed io proposi la mia idea di raccontare la storia di un razzo che, ritornando dallo spazio, portasse con sé qualcosa di terrorizzante. Non era un'idea profonda ma credo che fu grande il modo in cui venne realizzata.
  • [Su The Quatermass Experiment] La serie nacque quindi direttamente per la televisione e fu trasmessa dal vivo per sei settimane. La diretta fu un grosso problema perché si potevano usare solo pochi filmati già preregistrati e gli effetti speciali erano praticamente proibiti. Erano tempi duri, le telecamere non avevano neanche lo zoom, ma credo che alla fine il pubblico abbia capito quello che fosse lo spirito delle cose. Bisogna dire, poi, che c'era un canale solo e noi eravamo l'unica alternativa alla radio almeno per quella sera. Credo che questo ci abbia aiutato moltissimo.
  • [Su L'astronave atomica del dottor Quatermass] Alla fine devo confessare che il film non mi è piaciuto molto perché, sebbene fosse ben recitato e dotato di veloci movimenti, era guidato da una sceneggiatura troppo rigida e cruda. Penso che sia stata una concessione alle pressioni degli americani.
  • [Su Brian Donlevy ne L'astronave atomica del dottor Quatermass] Donlevy era lontano dai suoi momenti migliori e poi era un alcolizzato.
  • [Su L'astronave degli esseri perduti] Quando la Hammer mi chiamò per il terzo Quatermass mi proposi di evitare assolutamente di compiere gli errori fatti con i primi due. Se il film si doveva girare, volevo un attore inglese o comunque britannico come sarebbe stato lo scozzese Andrew Keir. La produzione trovò poi dei tecnici molto in gamba come il regista Roy Baker e il fotografo Arthur Grant e riusci a convincere la MGM a farsi dare alcuni dei suoi studi. Il colore, poi, ha fatto la differenza ed è venuto fuori un ottimo film.

L'esperimento Quatermass

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Prima puntata

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  • Il professor Bernard Quatermass, direttore del centro, è un uomo di cinquant'anni con i capelli grigi. Ha un aspetto vigoroso ma ora mostra i segni dell'ansia e di una lunga fatica.
  • Quatermass: [...] Maledetti burocratici, maledetti impiccioni! Passano il tempo a metterti i bastoni tra le ruote, e poi appena c'è qualcosa che non va ti saltano addosso come corvi...
  • Annunciatore: Questo è il secondo programma della BBC. Vi leggiamo un comunicato speciale. Poco più di un'ora fa una nave spaziale inglese è atterrata alla periferia di Londra. Progettato e costruito dal Centro Astronautico Sperimentale, il razzo aveva a bordo tre uomini. L'equipaggio non potrà uscire dalla cabina finché la superficie non si sia raffreddata, ma a quanto risulta fino a questo momento, i tre astronauti sono vivi e in buona salute. L'impresa realizzata dai tecnici e dai piloti britannici si può considerare eccezionale: l'astronave ha infatti raggiunto la distanza di oltre un milione di miglia dalla Terra. Data l'importanza dell'avvenimento, e poiché l'atterraggio del razzo ha dato luogo a voci allarmistiche, ci collegheremo ora direttamente con i nostri inviati che si trovano sul posto.
  • Fullalove: È l'umanità che cerca di farsi coraggio, Jack. Perché sa che dall'altra parte del cielo c'è una nuova foresta vergine. Buio pesto di giorno e di notte, il vuoto, e... il gelo.

Seconda puntata

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  • Briscoe (sottovoce): La pressione sanguigna... è incredibilmente bassa. Polso, temperatura, riflessi, lo stesso.
    Quatermass: Era in perfetta forma prima del decollo?
    Briscoe: Sì.
    Quatermass: Forse gli effetti dell'accelerazione? È sempre stata un'incognita.
    Briscoe: Durante i controlli ha toccato i dodici G senza lamentarsi nemmeno d'un mal di testa.
    Quatermass: Non sappiamo che cosa hanno dovuto affrontare quando il razzo è sfuggito al controllo. Un'improvvisa deviazione laterale...
    Briscoe: Nulla che non potessero superare in pochi secondi... (Pausa). Ma non è solo questo.
    Quatermass: Che altro?
    Briscoe: Guarda. (S'avvicinano al lettino.) Per prima cosa, ma questo è il meno, dài un'occhiata alla sua pelle. In certi punti... qui sulla spalla, ad esempio.
    Quatermass: Mi sembra gonfia, ruvida...
    Briscoe: Cosa ne hanno detto i medici dell'ospedale?
    Quatermass: Erano troppo preoccupati per la pressione. Ma va avanti, che altro hai notato?
    Briscoe: Preferirei non parlarne finché non avrò fatto una radiografia completa.
    Quatermass: La struttura delle ossa?
    Briscoe: Potrei sbagliarmi sulla lunghezza d'un arto... se ci fosse stata una riduzione della cartilagine. Ma non sulla forma delle ossa. C'è qualcosa di diverso, ne sono certo. Victor, Victor... (Gli mette una mano sulla spalla. Carroon si volta, lo guarda. Briscoe gli solleva il braccio e lo lascia andare. Il braccio cade adagio, goffamente.) Ecco, vedi, tutte le caratteristiche del movimento sono cambiate...
    Carroon: Cambiate...
    Briscoe: Va tutto bene, Victor.
    Carroon (quasi con violenza): Si cambia. Indietro...
    Quatermass: Sta cercando di dirci qualcosa. Victor, ma che cosa stava cambiando? Quando accadde? Fu dentro il razzo che qualcosa cambiò?
  • Quatermass: Che cos'è?
    Briscoe l'annusa
    Briscoe: È una sostanza collosa, quasi solida... Una specie di gelatina.
    Patterson: Ho provato in punti diversi. Questa roba è dappertutto, dietro tutti i pannelli. Come se... (Si guarda intorno.) Come se una forza centrifuga l'avesse fatta penetrare lì dentro da qui.
    Quatermass: Ce n'è molta?
    Paterson: Sì. (Nella sua voce si avverte la paura.) Che cosa... Che cos'è successo, qui dentro?

Terza puntata

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  • Quatermass: Insomma, nessuna identificazione precisa.
    Briscoe: In un certo senso, è come un residuo postcatabolico...
    Quatermass: Eh? Ricordati che sono soltanto ingegnere!
    Briscoe: Potrebbero essere i resti di un tessuto cellulare morto.
    Quatermass: Animale? (Briscoe scuote la testa.) Umano?
    Briscoe: Penso che potrebbe esserlo stato... ammesso che l'intero struttura cellulare possa essersi totalmente trasformata, cambiata in modo fantastico... Non ho mai visto nulla di simile.
  • Fullalove: [...] Ho sempre pensato che l'amnesia fosse soltanto un trucco cui ricorrono gli imbroglioni e i testimoni reticenti... e persino loro non lo usano più da tempo.
  • Lomax: Un essere vivente... capace di passare attraverso una corazza d'acciaio?
    Quatermass: Come un raggio cosmico, ma vivo...
    Lomax: E invisibile?
    Quatermass: Invisibile per noi.
    Lomax: E tuttavia capace di distruggere...
    Quatermass: Di trasformare... Di riprodurre la vita in altra forma.
    Lomax: Un essere intelligente, dunque...
    Quatermass: Forse...
    Lomax: Più evoluto di noi...
    Quatermass: Diverso...
    Lomax: Ma se era là... Se è entrato nel razzo... Poi, quando tutto è finito, se ne sarebbe andato?
    Quatermass: Forse... è rimasto.

Quarta puntata

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  • Briscoe (avvicinandosi): Abbiamo finito l'autopsia. Su tutti e due i corpi. (A Lomax.) Il rapporto ufficiale dei patologi arriverà tra una mezz'ora.
    Quatermass: E allora?
    Briscoe: Un tipo di morte che non si trova in nessun libro di medicina.
  • Quatermass: Qualcosa che intacca la struttura organica...
    Briscoe: Evidentemente in grado di distruggerla, di separare gli elementi base... e forse trarne nuove energie. Una specie di digestione, direi.
    Quatermass: In questi casi, sì.
    Briscoe: Che intendete dire?
    Quatermass: Nell'astronave il processo deve essere andato molto più in là... I soggetti vi sono stati esposti molto più a lungo. Ci dev'essere stata una distruzione completa e una risintesi parziale di organismi viventi...
  • Judith (lentamente): Noi sappiamo che il razzo non si è mai avvicinato a un altro pianeta o a un asteroide. È possibile che esista una forma di vita vagante nello spazio? Alla deriva, per così dire.
    Quatermass: Una specie di... plancton dell'aria.
    Briscoe: Una forma di vita inconcepibile, per noi.
    Judith: Ma potrebbe non aver forma affatto. Potrebbe essere energia puta, senza struttura organica. Questo si può concepire, no? In un certo senso, potrebbe persino essere dotata di intelligenza.
    Quatermass: Pensate... Non si è mai avvicinata alla Terra, come i pesci oceanici non salgono mai fino a Piccadilly Circus. Ma quando il razzo si avvicina lui... questa cosa, qualsiasi cosa sia, trova a bordo...
    Judith: Tre esemplari viventi. Organismi composti di cellule.
    Briscoe: E dopo? Dopo che li ha invasi?
    Quatermass: Occupare la struttura risultante sia pure per caso, potrebbe essere il metodo migliore per acclimatarsi alla vita sulla Terra.
    Judith: Sì. La struttura risultante... Oh, mio Dio!
  • Fullalove: Signor Paterson... Nel corso della mia lunga carriera ho messo nei guai quasi tutti i direttori di giornali del Regno Unito. Una volta mi divertivo, a fare gli scandali. Ma adesso mi sono un po' rammollito. Mi comincia a piacere la verità.

Quinta puntata

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  • Quatermass: Ci sono già state delle vittime...
    Lomax: Erano spie che cercavano di rapire un eroe nazionale.
    Quatermass: Lo so, lo so.
    Lomax: E per cinquanta milioni di inglesi, è ancora un eroe nazionale. Per distruggere un mito come questo, bisogna avere delle prove sicure al cento per cento. E noi non le abbiamo.
    Quatermass: Sentite. Lomax. Dio sa se vorrei avere torto: non crediate che sia facile, per me. Ho distrutto i miei amici. E adesso debbo anche privarli del loro momento di gloria.
  • Judith: Che cosa c'è ancora di possibile o di impossibile? Gordon, questo è l'ultimo incubo, quando uno si sveglia e si accorge che continua ancora...
    Si nasconde il volto tra le mani. Briscoe le si avvicina, le posa una mano sulla spalla.
    Briscoe: Su, non fare così.
    Judith: Ho paura. (Il solo fatto di ammetterlo la spaventa ancora di più. Si stringe a lui.) Ho avuto paura fin dal principio. C'erano troppe cose che non sapevamo. Noi siamo creature di questa terra, condizionate a questa vita. E la nostra mente non sa concepirne altre. (Si raddrizza.) Quando il razzo sembrava perduto, desideravo una cosa sola: che qualunque cosa gli fosse successo, fosse almeno chiara e definitiva. Anche ora preferirei credere che sono morti tutti quanti lassù, e che ciò che è uscito dal razzo non è... non ha nulla a che fare con... loro.
  • Patterson: Quatermass lavora troppo con la fantasia, per i miei gusti. Non lo sopporto più.
  • Quatermass: Quando non si sa quel che si cerca, si è sempre un po' ridicoli.
  • Ubriaco: Vediamo un po'... Ero in una di quelle stradette dietro Parliament Square. Ero seduto sul marciapiede, vedete, perché... non mi sentivo molto bene. La mia salute... Dunque ero seduto lì, ho sentito quel rumore, e... (Inghiottisce.) e poi l'ho visto. Sono sicuro di averlo visto.
    Lomax: Ma che cosa?
    Ubriaco: In fondo alla strada, appena per un minuto. Così, non ho visto bene come fosse. Ma l'ho visto girare l'angolo... (Si scuote, e sembra ricordare più chiaramente.) Ah, che brutto coso!
    Lomax: E come camminava, questo "coso"? Lento? Veloce?
    L'ubriaco lo guarda con gli occhi vuoti, per un momento.
    Ubriaco: Camminare? Macché camminare! Era attaccato al muro, in alto, e strisciava! (Guarda le facce ansiose intorno a sé, e sbigottisce ancora di più.) Era grande... Strisciava in alto... E... Oddio, forse ero ubriaco sul serio, non credete? Eh? Non credete?
  • Briscoe (guardando nell'incubatrice): Sì, si sta ancora propagando. Fronde grigie, e una quantità di minuscoli viticci...
    Quatermass: Non capisco quelli. (Indicando con un dito.) Là, vedi?
    Briscoe guarda, cambia posizione e borbotta qualcosa. Si passa una mano sugli occhi e guarda ancora.Briscoe: Sporangi! Uno... due... tre... sei... sette... dieci!
    Quatermass: Dieci cosa?
    Briscoe: Zone di spore. Ecco cosa sono, ne sono sicuro! Sta per entrare in fase riproduttiva.
    Quatermass: Devono svilupparsi a una velocità spaventosa. Poche ore fa erano quasi distrutte, e adesso già...
    Judith: Spore...
    Briscoe: Ognuna di quelle piccole macchie può generare centinaia di migliaia.
    Judith: Pensi... che ci sia pericolo?
    Briscoe non risponde. Entrambi si voltano a Quatermass che sta fissando il pavimento.
    Quatermass (agitatissimo): Se il frammento che abbiamo qui è a questo stadio di sviluppo, a che stadio è il... la struttura principale? Può essere allo stesso stadio o può averlo passato, o può non averlo ancora raggiunto. Non lo sapremo prima di averla trovata! E forse allora sarà troppo tardi.

Sesta puntata

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  • Quatermass: È terrificante, la velocità con cui si sviluppa!
    Briscoe: Non c'è quasi stato intervallo fra il primo contatto e l'inizio della distruzione dei tessuti. Tutti gli animali se ne sono andati.
    Quatermass: Eccetto uno dei topi. Si riesce ancora a distinguerne la forma.
    Briscoe: Da quanto tempo è cominciato questo sfacelo?
    Quatermass: Da quando le spore hanno cominciato a disseminarsi... (Guarda l'orologio)... Diciassette minuti e mezzo!
    Briscoe: Se non l'avessi visto con i miei occhi...
    Quatermass: E se Judith non ci avesse suggerito di provare anche con i vegetali...
    Judith: Era ovvio.
    Quatermass: Può darsi. Comunque, ora sappiamo che niente, assolutamente niente può resistere all'infezione di queste spore.
    Briscoe: Già, né organismi superiori, né inferiori: funghi... alghe... ogni coltura di batteri... Trasforma tutto! E non resta altro che questa pulsazione grigia...
  • Briscoe: Bruciato. (Quatermass annuisce.) Non potremmo usare questo metodo anche contro... l'essere intero?
    Quatermass: Dovremmo prima poterlo chiudere ermeticamente in un forno come questo! E hai dimenticato un'altra cosa... (Si avvia alla porta.)
    Briscoe (seguendolo): Che cosa?
    Quatermass: Che ci troveremo di fronte a un'intelligenza. A un'intelligenza ancora... in parte... umana.
  • Regista: Volete dire che... può uccidere? Che può uccidere tutti?
    Judith: Qualcosa di peggio. Quelle spore si spargeranno a milioni, dovunque ci sia aria e vento. In poche ore qui in Inghilterra, e in pochi giorni su tutta la terra, ogni cosa vivente sarà trasformata... (Indica lo schermo.)... in un orrore così.
    Regista: Ma... (Resta a guardare lo schermo, ammutolito.)
    L'assistente singhiozza e si stringe di più a Judith
    Assistente: Avrei potuto essere a casa, a quest'ora... A casa...
    Judith (accarezzandole con una mano la testa): A casa non avrebbe fatto nessuna differenza.
  • Funzionario: Bene, li avviserete che c'è da aspettarsi il peggio. Ma cercate anche di dare l'impressione che tutto si aggiusterà, in fondo... Insomma... potreste dire che tutto va... per il meglio...
    Cronista: Cioè?
    Quatermass (al funzionario): No, diremo le cose esattamente come stanno. Niente di più e niente di meno. Una volta tanto! E una volta che può essere l'ultima...
  • Cronista: Signori e signori, questa sera... in gravissime circostanze, purtroppo... ho il piacere di presentarvi il professor Bernard Quatermass, del British Experimental Rocket Group.
    Avvicina il microfono a Quatermass, mentre Camera I lo inquadra. Quatermass esita un momento, poi comincia a parlare.
    Quatermass: Avevo preparato un annuncio diverso, ma... Ecco, è quasi una confessione personale... Tre giorni fa, credevo di aver assicurato un trionfo tecnico al mio paese, per avere diretto il ritorno dallo spazio di un razzo con tre uomini a bordo. Era la prima volta che si andava così lontano! E Dio sa che non dico questo... che non lo dico più... per farmene un merito... (Pausa.) Non è più una questione di merito, ora... ma anzi di colpa. Io... ho portato sulla Terra la cosa più spaventosa che mai si sia conosciuta. Ciò che l'altro giorno è uscito dal razzo non era un uomo. Era... il resto di tre uomini! Un amalgama umano, in balia di ciò che... è entrato nel razzo a un milione di miglia dalla Terra, e che li ha trasformati prima in un individuo solo, d'aspetto umano, e poi nell'essere che è ora nell'abbazia. Quest'essere ha ancora, credo, le loro facoltà e le loro conoscenze. In questi tre giorni esso ha scoperto il modo di adattarsi alle condizioni di esistenza sulla Terra... e il modo di assicurarsi che tra poco, su questo pianeta lui solo sopravviverà. (Pausa.) Ha assunto la struttura organica che vedrete ora voi stessi...
    Dissolvenza. Interno del furgone. Davanti agli schermi, il regista preme un pulsante.
    Regista: Camera Due e Tre...
    Stacco sui due schermi. Entrambi sono occupati quasi per intero dalla massa pulsante. Le navate sono bloccate, le colonne nascoste da superfici mobili, palpitanti. I viticci si contorcono e si estendono... La voce di Quatermass continua dall'autoparlante.
    Voce di Quatermass: Un piano è stato preparato per distruggerlo. Ma se fallisse, o anche soltanto se non riuscisse completamente, miliardi di microscopiche spore cominceranno a disseminarsi sul mondo... e la vita come l'abbiamo conosciuta finora cesserà di esistere: ogni creatura, ogni sostanza vivente, si trasformerà in... in ciò che vedete sullo schermo.
    Il regista si copre gli occhi.
    Dissolvenza. Quatermass che guarda fisso verso la Camera Uno.
    Quatermass: Secondo i nostri calcoli, non resta più che un'ora, forse meno, perché le spore comincino a disseminarsi. Non possiamo usare esplosivi, che disperderebbero le spore invece di distruggerle. Ma possiamo forse contare sui lanciafiamme dei carri armati che stanno arrivando ora. "Forse" possiamo contarci. Tuttavia se il peggio dovesse accadere... io... (Cerca le parole.) vi chiedo perdono.
  • Fullalove: Stiamo per morire. Come gli uomini nel razzo...
    Quatermass: Non sono morti. Se solo lo fossero! Sono diventati la parte essenziale di quell'essere: assimilati del tutto, corpo e mente.
  • Quatermass: Potete vincere questo mostro. Senza di "voi" non può vivere sulla Terra... può solo sapere attraverso il vostro sapere... capire attraverso il vostro intelletto. Può solo esistere per la vostra sottomissione. Victor Carroon... Ludwig Reichenheim... Charles Greene... dovete resistere, dovete fermarlo... Con tutto il vostro potere e il mio unito al vostro... potete ucciderlo! Anche se "voi"... come uomini... dovete morire!

Progetto Quatermass

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Le pietre

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  • Grice: Secondo i miei calcoli è caduto in quella direzione. (Indica in diagonale dal finestrino). Sarebbe un bel colpo trovarlo.
    Dillon: Mmm... già.
    Grice: La fortuna bussa tre volte.
    Dillon: Eh, sì, questa è la terza volta.
    Grice: Per lo meno da quando siamo qui noi.
    Dillon: Sei ancora convinto di averne già individuati prima?
    Grice: Sono pronto a scommettere. È stato l'anno scorso, prima che vi uniste a noi, capitano. Ne ho rilevati nelle zone sud.
    Dillon: È stato quando si è scatenata la psicosi degli "oggetti volanti non identificati?"
    Grice: Proprio allora, capitano.
    Dillon: I giornali non parlavano d'altro. Ma poi tutto è finito in una bolla di sapone, come al solito.
    Grice: Eppure era vero.
    Dillon: Il fenomeno è stato spiegato ufficialmente con dati scientifici.
    Grice (poco convinto): Sì, capitano.
    Si alza sul sedile, guardando fisso in un punto. Poi si risiede.
    Dillon: Hai visto qualcosa?
    Grice: Solo una pecora.
    Dillon: Dal momento che le autorità hanno messo tutto a tacere è evidente che volevano evitare troppe chiacchiere sull'argomento. Una decisione che mi sa tanto di ordine dall'alto: rigorosamente vietato parlare di oggetti volanti non identificati!
  • Quatermass: Vi ricordate perché avevo appeso qui questo progetto? Un giorno aspettavo l'arrivo di alcuni inviati del Ministero, e volevo impressionarli. Una colonia sulla Luna! Cupole pressurizzate grazie alle quali l'uomo potrebbe vivere su un mondo senz'aria! Essere i primi a farlo! Uno di loro mi chiese "Ma in che modo contate di trasportare tutto quel materiale sulla Luna?". Mi ero già preparato la risposta. Una risposta che conteneva una ben dosata sicurezza in se stessi, proprio come piace a quei signori del Ministero. "Ci serviremo di una piccola flotta di missili a tre stadi opportunamente modificati" dissi. "Faremo diversi viaggi. Centinaia di viaggi accuratamente calcolati e studiati. Sono certo che l'impresa è possibile". Già, ho risposto così...
    Pugh: È ancora possibile.
    Quatermass: Non per noi. Noi siamo fuori causa, ormai.
    Si volta verso la finestra. Oltre gli edifici del Laboratorio di Ricerche Spaziali sporge l'antenna di un radiotelescopio e il muso del missile eretto sulla sua rampa.
    Paula: Guai ne sono già successi, eppure abbiamo continuato.
    Quatermass: Questa volta è qualcosa di più di un normale guaio. Tutto il progetto si basava su questi missili!
    Paula: Sono sicura che riuscirai a scoprire cos'è che non va.
    Quatermass: Non si tratta di questo, Paula. Il Ministero ha speso un mucchio di quattrini per finanziarci, e cos'ha ottenuto? Due prototipi, dei quali uno è esploso e il secondo non può nemmeno venire collaudato. Tireranno una bella riga su tutto il progetto.
    Paula: Sei convinto che decideranno di annullare tutto?
    Quatermass: Li conosco, Paula. Non vorranno più saperne.
    Paula: E io sono sicura che ti sbagli.
    Quatermass: Purtroppo non mi sbaglio. La decisione è nell'aria già da un po'. Piccole decurtazioni, tagli su forniture d'importanza capitale... E questo quando le cose sembravano ancora andar bene. Adesso il vento è decisamente cambiato. E il Ministero deve soddisfare richieste più consone ai suoi gusti.
  • Pugh: Paula doveva essere appena una ragazzina quando è successa quella faccenda col primo missile.
    Quatermass: Studiava ancora. È stato allora che si è messa in testa di studiare fisica per lavorare con me. E io sono stato tanto stupido da permetterglielo! Vorrei che fosse ancora viva sua madre. Aveva molto più senso di me!
  • Quatermass (camminando nervosamente avanti e indietro): Arrendermi? Sai benissimo, Leo, che non sono un tipo da arrendermi. Mi piace andare fino in fondo. Quando mi taglieranno definitivamente i viveri mi metterò a costruire missili in cortile! D'altra parte ho cominciato così.
  • Pugh: Capitano, siete sicuro di aver portato tutti i frammenti?
    Dillon: Sicurissimo.
    Quatermass: Perché questa domanda, Leo?
    Pugh (parlando lontanamente): Perché la meteorite è cava.
  • Robert: [...] Fred non sopporta i dottori. Come me! Sono tutti comprati dal governo.
    Quatermass: Chi?
    Robert: I dottori. Lavorano tutti per il governo, no? Quando il governo non se ne occupava, le cose andavano meglio, ve lo dico io!

L'impronta

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  • Dawson: Il nostro Comitato rappresenta tutti coloro che lavorano al Progetto. E facciamo le cose come vanno fatte, nel migliore dei modi. Da noi il progetto si aspetta la massima collaborazione. Collaborazione che dimostriamo tenendo la bocca chiusa, come se fossimo in guerra. (Indica con una mano i cartelli attaccati alle pareti.) Non diciamo niente di quello che sappiamo, anche se sappiamo molto poco.
    Quatermass: Mi pare che riusciate benissimo.
    Dawson: Signore, non ci piace la gente che crea difficoltà.
    Quatermass (esasperato): Benissimo! Ammetterò allora di aver commesso l'esecrabile delitto di essere andato a ficcare il naso dove un paio di burocrati non vogliono che lo ficchi! Questo mi mette sotto la vostra tutela?

La fabbrica

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  • Pugh: Troppe macchine, questo è. Una volta ero un genio matematico, sapete? Davvero, non sto scherzando. Da ragazzo ero un vero prodigio. Anche quando mi sono unito a vostro padre ero ancora capace di calcolare a mente con esattezza la traiettoria di un missile...
    Paula: Lo so. Papà dice che non ha mai conosciuto nessun altro in grado di fare altrettanto.
    Pugh: Adesso invece, da quando ho imparato a premere un pulsante... Il mio cervello non riesce più a fornirmi delle idee.
    Paula: Leo...
    Pugh: E senza idee gli uomini diventano tali e quali alle macchine. (E si passa una mano sulla fronte). L'idea! Concepire qualcosa! Ecco che cosa mi ha portato qui. L'idea di tracciare rotte spaziali per astronavi. Strade a quattro dimensioni che seguono la curva delle relatività, asfaltate con la miglior marca di continuum...
    Paula: Parlatemi di quando eravate un bambino prodigio!
    Pugh: Oh... È cominciato alle elementari. La maestra si divertiva a farmi fare calcoli complicati giusto per il gusto di vedermi dare la risposta... così! (Fa schioccare le dita). Le piaceva immensamente stupirsi ogni volta. "Oh, Leo", esclamava. "Farai molta strada. In te vedo un gran benefattore dell'umanità!" Bella roba. E voi Paula, sentiamo, che tipo di bambina eravate?
    Paula: Io avevo paura del buio.
    Pugh: Magnifico! Ottima reazione normale.
    Paula: Non del tutto normale. La mia era una paura scientifica.
    Pugh: Davvero?
    Paula: Sì. Nei miei incubi mi trovavo sempre a bordo di un'astronave costruita da papà... Per essere sinceri quell'astronave assomiglia terribilmente alla vecchia automobile che avevamo a quei tempi. Comunque io ero a bordo, e finivamo per sbagliare strada, così ci trovavamo immersi nel buio per sempre!

L'arrivo

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  • Quatermass: [...] Cerca d'immaginarti un... un organismo per il quale l'ossigeno non è fonte di vita ma causa di morte.
    Queste creature arrivano sulla Terra racchiuse dentro quegli involucri di pietra... quelli che finora abbiamo chiamato meteoriti, e sono tenuti in vita da un miscuglio di gas: metano, ammoniaca e probabilmente idrogeno. Sono i gas che compongono la loro atmosfera naturale.
    Paula: E cosa succede quando raggiungono la Terra?
    Quatermass: L'involucro si rompe, e la creatura ne esce, ma nella nostra atmosfera può vivere soltanto un paio di minuti... o forse pochi secondi. Ha l'aspetto di una bolla... una bolla scura. Se in quei secondi viene a contatto con... con...
    Paula: Un essere umano? (Quatermass fa segno di sì con la testa.) Continua. Se vengono in contatto, che cosa succede?
    Quatermass (fissandola): L'istantanea invasione di tutto il sistema nervoso, che partendo dal punto di contatto si estende alle facoltà intellettive della vittima, al conscio e al subconscio.
    Paula: E dopo... dopo, la creatura muore?
    Quatermass: Non è questo il punto più importante.
    Flower (che nel frattempo si è avvicinato): La morte non è importante?
    Quatermass toglie di tasca un pacchetto di sigarette e ne accende una con mani che tremano visibilmente.
    Quatermass: Nelle ultime ore ho pensato e ripensato a questo problema, e ho trovato un'unica spiegazione possibile: quelle creature sono parte di un organismo multiplo. Sono una sola creatura composta da miliardi di individui con un unico cervello, un unico centro cosciente. Capite cosa significa? Quello che uno di loro viene a sapere, la sua esperienza, è istantaneamente trasmessa a tutti gli altri, a tutti contemporaneamente, in qualsiasi posto si trovino.
    Paula: Dio mio...
    Flower: E dell'essere umano che cosa succede?
    Quatermass: Credo che nel processo il suo cervello subisca un forte trauma.
    Flower: Una specie di lavaggio cerebrale?
    Quatermass: Qualcosa del genere. Il risultato è un nuovo istinto che lo spinge ad agire esclusivamente a beneficio dell'invasore.
  • Quatermass: [...] Pensiamo ora a Winnerden Flats, un piccolo centro isolato scelto per caso per installare una piccola base governativa di ricerche scientifiche. Una notte quella zona è stata... possiamo dire conquistata, con tutti i suoi abitanti, compreso il personale militare specializzato, ed è diventata un focolaio d'infezione protetto dalle stesse vittime contro le interferenze di estranei. Lì sarebbero in seguito state ospitate le nuove creature provenienti dallo spazio. E gli arrivi continueranno per quanto su bassa scala, in numero appena sufficiente per alimentare... diciamo l'epidemia, infettando coloro che entravano nel recinto della fabbrica.
    Flower: Credi che tutti quelli... Sì... Sì, certo, dev'essere così.
    Quatermass: È adesso la fabbrica è quasi messa a punto. La cupola finita l'hai vista anche tu, Flower, e hai visto che contiene quella specie di magma in ebollizione. Adesso aspettano qualcosa per compiere la mossa successiva.
    Flower: Secondo te, quello strano miscuglio gassoso nel quale Ward ha trovato la morte dovrà ospitare le creature dell'asteroide?
    Quatermass: Sono del parere che per il momento non c'è ancora niente di vivo dentro quei gas. In caso contrario il povero Ward non sarebbe più uscito di là... Mi chiedo come saranno realmente quelle creature una volta immesse nel loro ambiente naturale. Quelle cupole sono alte una sessantina di metri...

La furia

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  • Mcleod: E allora? Che cosa c'è là dentro?
    Quatermass: C'è quello che è contenuto nelle pietre. Una sostanza viva.
    Paddy: Viva, avete detto?
    Quatermass: Una sostanza che respira... se quelle creature respirano... Un miscuglio di gas che in pochi secondi uccide un essere umano, e che si nutre di fango a base di ammoniaca. Gas e ammoniaca che compongono il mondo dal quale essi provengono, un mondo che io non so dove sia, ma che certamente è lontano milioni e milioni di chilometri.
    Ernie: Milioni di chilometri!
    Un operaio: È impossibile. Io non ci credo.
    Quatermass: Li ho visti! Là nella cupola essi riprendono la loro natura originale. Sono... Sono un'unica creatura multipla. Tra poco quella cupola ne sarà piena!
    Quatermass indica la gigantesca sagoma tondeggiante. Il gruppo di operai guarda in quella direzione. Trattengono il respiro.
    Mcleod: E si nutrono di fango?
    Quatermass: Esatto. Quella poltiglia a base di ammoniaca è l'unico cibo sintetico che viene prodotto in questa fabbrica. E voi avete dato una mano a renderne possibile la produzione.
  • Quatermass: Le persone con quel segno non sono più esseri umani, e non ragionano più come tali. Sono burattini che fanno solo quello che il burattinaio fa fare loro.

La distruzione

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  • Quatermass: Ascoltatemi, si può raggiungere il satellite dal quale provengono queste creature. Se non tentiamo, ne verranno altri, a migliaia. Raggiungeranno le loro colonie costruite sulla Terra, dove potranno moltiplicarsi sotto la protezione delle loro stesse vittime, perché in tutte le loro colonie ci sono uomini come voi che si prenderanno cura di quelle creature, e le nutriranno finché non saranno in grado di diffondersi su tutta la Terra. E allora tutta la razza umana sarà ridotta come voi a una condizione di schiavitù forzata. E sarà così per sempre, o finché serviremo alle creature... perché poi, forse, ci uccideranno tutti, o moriremo perché non ci sarà possibile vivere nella loro atmosfera venefica. Mi avete capito? Quelle creature non hanno nessuna pietà per quelli di cui si servono, e stermineranno la nostra razza!
  • Quatermass: Leo! Guarda la Terra! Quell'alone luminoso tutto attorno... Dev'essere l'alba. Non avremmo mai sognato di vedere questo spettacolo, vero? Questa era un'esperienza fatta per i giovani selezionati a far parte di un equipaggio scelto, e non per dei vecchi come noi impegnati in una missione da Kamikaze...

Quatermass e il pozzo

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L'annello mancante

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  • Quatermass: Sono passato di qui un momento prima di andare a una conferenza al Ministero della Guerra.
    Roney: Ministero della Guerra? Pensavo che la tua attività fosse esclusivamente di natura civile.
    Quatermass (con una smorfia): Così era, infatti.
    Roney: Santo cielo! Hanno messo le mani anche addosso a te?
    Quatermass: Se rispondo di sì, rivelo un segreto di Stato. Mah! Dicono che bisogna camminare coi tempi.
  • Quatermass: Sai, Roney, nonostante tutti i tuoi guai sei fortunato. Gli ominidi fossili non hanno alcun interesse militare!
  • Quatermass: Il gruppo Ricerche Missili esiste perché io l'ho voluto.
    Ministro: Comunque si tratta di un progetto governativo. Lo è sempre stato.
    Quatermass (in tono ostinato): Il progetto doveva avere intenti pacifici, solo di ricerche scientifiche. Invece è stato assorbito dal Ministero della Guerra, i suoi scopi sono stati stravolti (ignora il gesto di protesta del Ministro e prosegue) ed è diventato il Deterrente morte, una macchina mostruosa che minaccia la vita dell'uomo!
  • Breen: È prevista, entro un periodo di cinque-sette anni, l'installazione di basi permanenti sulla Luna e se possibile anche su Marte. Tali basi saranno tutte a scopo militare, come esige l'attuale situazione politica mondiale.
    Generale: Inizia così una gara di velocità. (Il tic nervoso gli tende gli angoli della bocca)
    Breen: Una gara, infatti, come al solito. Chiunque riesca a stabilire queste basi nello spazio dominerà la Terra. Saranno arsenali di missili balistici, armi teleguidate e pronte a intervenire istantaneamente e automaticamente in risposta a un'azione militare sulla Terra. Se una nazione ne aggredisce un'altra e la cancellasse dalla faccia del globo con un attacco nucleare, verrebbe a sua volta annientata dalla controffensiva dallo spazio. Il concetto del Deterrente Morte è questo.
    Quatermass: (in tono stanco): Credete veramente che i missili raggiungerebbero il loro bersaglio con tanta precisione?
    Breen: Cadrebbero indubbiamente sulla Terra.
    Quatermass: Distruggendo tutto?
    Una breve pausa.
    Breen (calmo, mentre si rimette a sedere): La colpa ricadrebbe su chi per primo ha scatenato l'attacco.
    Quatermass: Già. Ma saremmo stati noi a distruggere l'umanità per compiere un atto di vendetta!
    Ministro (pacato): Posso avere la certezza che sarà costante preoccupazione di tutti rendere questi missili il più precisi possibile?
    Breen: Naturalmente!
    Generale: Saranno l'arma risolutiva.
    Ministro: Una spada di Damocle sospesa sulla testa di chiunque mantenga un atteggiamento aggressivo.
    Generale: Potremmo chiamare il progetto Operazione Damocle.
    Ministro (compiaciuto): Sì... sì, è una buona idea!
    Quatermass scatta in piedi. È sconcertato, sconvolto.
    Quatermass (gridando): Basta! (Tutti lo guardano, sbalorditi.) Arma risolutiva! Non pretenderete di credere a una cosa simile! Non sono mai esistite armi risolutive, e non ne esisteranno mai. (Accalorandosi) Tutti questi discorsi significano unicamente che fin dall'inizio abbiamo affrontato il problema della conquista spaziale spinti da un solo pensiero: la guerra. (L'emozione gli impedisce quasi di continuare.) Non capite... non avete ancora capito che le scoperte scientifiche hanno aperto al mondo una nuova dimensione. È questa la grande occasione offerta agli uomini perché rinuncino finalmente a ostinarsi nei loro errori. E prima che a ogni altra cosa, rinuncino alla guerra. Non dobbiamo conquistare lo spazio portando con noi il nostro odio e le nostre beghe di confine!

I fantasmi

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  • Quatermass: Avete qualche idea?
    Breen: Potrebbe trattarsi di una bomba volante.
    Quatermass: Una V-1 o una V-2? No. Non si tratta né l'una né dell'altra.
    Breen: I tedeschi hanno inventato un sacco di cose strane durante la guerra. Molte più di quelle di cui siamo venuti a conoscenza, temo.
  • Signorina Groome: Credevo che tutti gli scienziati fossero scettici!
    Quatermass: Molti di noi non lo sono, o per lo meno cercano di avere una mentalità aperta.

Le creature

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  • Quatermass: Avete detto qualcosa a proposito di una figura.
    West (dopo una breve pausa, a voce bassa): Era piccolo. Come... come un nano.
    Quatermass: Un nano?
    Alle sue spalle, Barbara va in fretta al tavolo.
    West: Era... era orribile. Non so come dire... orribile...
  • Breen: Ma non è possibile!
    Quatermass accosta la mano al punto su cui era diretta la fiamma. Si acciglia, tocca la superficie con cautela, poi appoggia decisamente il palmo. Guarda Breen, e il colonnello tocca a sua volta lo stesso punto.
    Breen (sbalordito): Non capisco. La fiamma ossidrica ha funzionato ininterrottamente per cinque minuti.
    Quatermass: Non l'ha nemmeno scaldato.
    Potter: Ho insistito sempre nello stesso punto.
    Breen (irritato): Ho visto.
    Potter: Volete che provi ancora, colonnello?
    Breen (scuote la testa): No. Possiamo abbandonare la speranza di tagliare la paratia con questo sistema.
    Potter ripone il suo equipaggiamento. Quatermass passa e ripassa le dita sulla lucida superficie perfettamente liscia.
    Quatermass: Un ottimo sportello per casseforti! Credo che sia una specie di ceramica, resistente a un calore di oltre tremila gradi, e più dura del diamante. Questa è la sostanza che tutti gli specialisti di missilistica sognano di inventare: un materiale insensibile al calore, che permetta di passare incolumi attraverso l'atmosfera terrestre.
    Breen: Cosa state pensando?
    Quatermass: Niente... Ma voi credete che i tedeschi abbiano fatto una scoperta simile nel quaranta e che poi ne abbiano perso la formula? Si potrebbe chiedere a von Braun, no? Perché non lo fate?
  • Quatermass: [...] Roney, secondo te è possibile che questi... diciamo fantasmi, siano stati, da sempre, un normale fenomeno interpretato erroneamente?

Gli incantesimi

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  • Gibson: Cosa c'è là dentro, sergente?
    Sergente: Insetti...
    Gibson: Come sarebbe a dire? Che genere di insetti?
    Sergente: Non so... Sono enormi... e morti. (Si porta una mano allo stomaco e l'altra alla bocca.) Qella puzza si sente fin qui.
  • Quatermass: Allora li ha già classificati come insetti?
    Roney: [...] Puoi anche chiamarli artropodi, se lo preferisci. È un termine che comprende tutti gli insetti, più i ragni, gli scarafaggi, eccetera. Certo che nessuno degli artropodi conosciuti ha quella curiosa conformazione a tre gambe. Anche le antenne presentano un problema interessante. (Le indica.) Sono sagomate come corna.
    Quatermass: I demoni cornuti di quegli antichi manoscritti... Vien fatto di pensare che la loro immagine fosse stata proiettata, chissà come, nella mente degli uomini. E la faccia poi...
    Roney: Una faccia notevole.
    Quatermass: Non è solo questo... Roney, non l'ha mai vista rappresentata, incisa sulle pietre, sui muri, in decine di Paesi? È un'immagine del subconscio? Una specie di memoria razziale?
  • Quatermass: [...] All'epoca in cui ero ragazzo scoppiò la grande polemica: esistevano veramente i canali?, e chi li aveva costruiti? Ricordo ancora la mia grande delusione quando gli esperti decisero che su quel pianeta non poteva esistere vita e che perciò non potevano esistere i marziani!
    Roney: Un mondo antichissimo... Morto prima che si scoprisse la sua vita. Un marziano...
  • Roney: Solo la forma del cranio non coincide con gli altri dati. Per il resto questi ominidi seguono esattamente la scala evolutiva.
    Quatermass: Scimmie con il cranio eccezionalmente sviluppato, dunque.
    Roney: Eccessivamente, direi, per questo tipo di creature. Un volume di circa mille centimetri cubi.
    Quatermass: Era intelligente, secondo te?
    Roney: Mi chiedi troppo. Comunque, grosse dimensioni del cervello non implicano necessariamente l'intelligenza.
    Quatermass: Già... Quanti ce n'erano di questi ominidi in Hobbs Lane?
    Roney: Sei o sette.
    Quatermass: Dunque, sei o sette ominidi nella parte posteriore dello scafo...
    Roney: Non sappiamo con certezza se quella era la parte posteriore.
    Quatermass: Supponiamo che sia così. E nel compartimento anteriore invece... (guarda il corpo del marziano) ... c'erano questi.
    Roney: Cosa stai pensando?
    Quatermass: La volontà di sopravvivere ha radici antichissime... Senti, Roney, se noi terrestri scoprissimo, o per meglio dire sapessimo con certezza che fra un centinaio d'anni, o fra un migliaio, la nostra Terra soccomberà in seguito a gravi perturbazioni climatiche, cosa faremmo?
    Roney: Niente, credo. Continueremmo a lottare fra di noi come al solito.
    Quatermass (sorridendo): Sì, hai ragione. (Una pausa.) Ma se non fossimo uomini... cioè, se non fossimo fatti in questo modo...
  • Quatermass: Il dottor Roney e io siamo convinti che quegli artropodi non siano creature di questa Terra.
    Ministro: E da dove verrebbero?
    Quatermass (stringendosi nelle spalle): Può darsi da Marte.
    Ministro: Marte... Marte è un pianeta morto, se si escludono quattro ciuffi di licheni!
    Quatermass: Può darsi che cinque milioni di anni fa le condizioni di quel pianeta fossero diverse.
    Ministro: Ah...
    Quatermass: Immaginate che in quell'epoca, su quel pianeta, vivessero creature tecnicamente molto progredite.
    Ministro: Immaginare non fa danno a nessuno.
    Dà un'occhiata a Breen che guarda Quatermass in maniera ostile.
    Quatermass: E immaginate anche che la loro tecnica abbia dato il modo a queste creature di arrivare sulla Terra quando i nostri antenati erano ancora allo stadio degli uomini-scimmia del Pliocene. E adesso immaginate che questi marziani possedessero enormi conoscenze di biologia.
    Ministro: Biologia? Volete sottintendere che c'è un nesso tra...
    Quatermass: Gli uomini scimmia trovati negli scavi di Knightsbridge hanno caratteristiche anomale.
    Breen: E ne sarebbero responsabili i vostri insetti?
    Quatermass: I vostri, colonnello. Siete stato voi il primo a vederli. (Breen si appoggia allo schienale della poltrona fissandolo). Probabilmente quelle creature non potevano vivere nella nostra atmosfera troppo ricca di ossigeno e impregnata di batteri. Così, per il viaggio di ritorno sulla Terra, loro si sono chiusi in quel compartimento stagno, mentre nel resto dello scafo sono state imbarcate le scimmie mutanti, risultato dei loro esperimenti.
    Un lungo silenzio segue le parole di Quatermass. Il segretario fissa lo scienziato, e deglutisce più volte: il suo pomo d'Adamo va su e giù visibilmente. Il Ministro fissa i giornali sparsi sul tavolo. Il colonnello Breen si protende in avanti.
    Breen: Credete che sia andata così?
    Quatermass: Ho detto prima che sono solo opinioni, congetture.
    Breen: Quelle scimmie sarebbero state portate dalla Terra a un altro pianeta e poi...
    Quatermass: Sottoposte a un processo di mutazione. Immagino che lo scopo dell'esperimento sia stato quello di accrescere l'intelligenza dei nostri antenati... (Dopo una breve pausa aggiunge) ma non lo posso giurare...
    Segretario: In altre parole sarebbe una specie di... di colonizzazione...
    Quatermass (approvando con un cenno della testa): Può infatti essere stato un loro sistema per prendere possesso della Terra. Forse sapevano già che il loro mondo era destinato a morire, e una colonia era sempre meglio di niente.
  • Ministro (con voce tesa): Vi rendete conto della conclusione a cui si arriva accettando le vostre teorie? La nostra attuale condizione di esseri umani sarebbe dovuta all'intervento di... (con un ampio gesto della mano indica i giornali sparsi sul tavolo) di alcuni insetti!
    Quatermass (in tono calmo): Me ne rendo conto.
    Ministro: Colonnello Breen, voi accettate queste teorie?
    Breen: No! (si alza.) No, non accetto una sola parola di quanto ha detto il professor Quatermass. Quatermass, mi avete chiesto prima se avevo una mia teoria. È arrivato il momento di comunicarla. (Si rivolge al Ministro.) E la mia teoria non coinvolge né Marziani né assurdi mostruosi esperimenti.
    Ministro: Vi prego di continuare.
    Breen: Quello scafo è un'arma tedesca, e non risale a milioni di anni fa ma solo al millenovecentoquarantaquattro.
    Quatermass: Breen, non potete ostinarvi a...
    Breen: Quando si sono resi conto che stavano perdendo la guerra, i tedeschi hanno deciso di ricorrere all'arma della paura, e hanno lanciato una loro bomba V destinata a produrre... ('batte l'indice sui giornali) esattamente gli effetti che ha prodotto! (A Quatermass.) Grazie al vostro aiuto. Anche se ormai è un po' tardi per gli scopi che i tedeschi si erano prefissi.
    Ministro: Come spiegate la presenza di quelle creature?
    Breen: Falsi! Ottimi falsi ottenuti con carne vera e ossa. È un vecchio trucco che gli etnologi conoscono bene!

La cavalcata dei demoni

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  • Quatermass: Non mi ha voluto ascoltare!
    Roney (ancora insonnito): Chi?
    Quatermass: Il ministro. È pieno di paura, anche se non lo dimostra. Ha paura della stampa, paura dei colleghi, paura di fare qualcosa che lo renda vulnerabile agli attacchi degli avversari politici. E vuole le spiegazioni più facili!
    Roney si è alzato ed è andato ad accendere la luce. Indica il marziano.
    Roney: Spiegazioni facili a proposito di questi? (Mentre Quatermass si toglie il cappotto, aggiunge) Vuoi essere più chiaro?
    Quatermass: Ci proverò, anche se le parole mi sembrano tutte inadatte. Non gli è piaciuta l'idea dei marziani e degli esperimenti biologici compiuti nel Pliocene. "Vi rendete conto di quello che significa?" mi ha detto. "Vorreste insinuare che la nostra condizione di esseri umani è dovuta all'intervento di insetti?" Era indignato. È stata un'offesa alla sua dignità. Il colloquio col ministro mi ha fatto capire che genere di lotta deve aver sostenuto Darwin a causa delle sue teorie!
  • Ministro: Molto... molto curioso.
    Segretario: Sì. Quelle straordinarie figure da insetto...
    Quatermass: Artropodi, esattamente come i tre corpi trovati nello scafo. Abbiamo assistito a un massacro che secondo me è di natura rituale... forse per la conservazione della razza, per preservarla da mutazioni. Sulla Terra avviene qualcosa di simile, per esempio, fra le termiti.

Il diavolo

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  • Roney: Gli animali... Stanno uccidendo gli animali!
    Quatermass: Non soltanto quelli. Roney, è la cavalcata dei demoni... (Si gira di scatto portandosi le mani alle orecchie per non sentire più gli urli.) Era questa l'immagine rinchiusa nello scafo! E ora rivive...
    Roney: Riportata in vita dall'energia umana?
    Quatermass: Sì. Era il mezzo studiato per preservare la razza. Dovevano distruggere ogni mutante, ogni creatura vivente che si allontanasse dallo schema prestabilito. Ogni creatura vivente e ogni cosa che non fosse come loro avevano stabilito! Oggi stanno preservando dalle mutazioni la loro colonia... Con cinque milioni di anni di ritardo!
  • Quatermass (parlando al microfono): Quello che vi abbiamo trasmesso è il resoconto completo degli avvenimenti di Hobbs Lane. Posso solo aggiungere che Matthew Roney era un uomo generoso e un amico sincero. È in uomini come lui che sta la nostra speranza, perché sono gli uomini come lui che hanno sconfitto i marziani che vivono in noi. Se ora dovessimo scoprire un altro di quegli scafi, la nostra prima esperienza ci permetterà di averne ragione facilmente. (Carrello avanti fino a inquadrare Quatermass in primo piano.) Ma abbiamo imparato anche qualcos'altro: ogni guerra, ogni crisi, è un avvertimento per noi. (Una pausa.) Noi siamo i marziani, e se non riusciremo a controllare noi stessi, la Terra sarà il secondo pianeta morto del Sistema Solare!

Quatermass: la Terra esplode

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Incipit

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— Era il corpo di un uomo! — urlò Quatermass. Si protese, bussò sul vetro antiproiettili, avvicinò quanto gli fu possibile la bocca al rozzo tubo acustico. — Torniamo indietro.
L'autista finse di non sentire. Era chiavo che fingeva perché, attraverso il tubo, a Quatermass giungeva il rumore del motore. Bussò di nuovo sul vetro, finché i dolori dell'artrite non gli paralizzarono le nocche.
Si voltò a guardare dal finestrino posteriore del taxi, protetto da una rete di ferro. Il corpo, se davvero di un corpo si trattava, era ormai scomparso. A lato della strada erano accesi solo due lampioni, e uno funzionava a intermittenza. Non erano di grande aiuto alla vista di un vecchio, nel buio. Però si era trattato di una forma umana, e nel momento stesso in cui la superavano, lui aveva capito che non era semplicemente un ubriaco o un drogato. Perché? Certo, aveva notato l'angolatura innaturale assunta da gambe e braccia. Sotto i vestiti laceri, il corpo doveva essere tutto gonfio. Probabilmente si trovava là da giorni.

Citazioni

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  • "Non mi sono concesso gran che semplicemente perché non ne ho mai avuto il tempo" aveva scritto nelle sue memorie. "In senso lato, tutta la mia vita è stata un piacere: ho fatto quello che volevo fare".
    Anche quelle memorie erano un indulgere al piacere. Le scriveva nel presbiterio, nella stanza a sud che dava sul lago, da cui il sole, quando si mostrava, traeva riflessi luminosi. Lui rivangava il passato, lo riviveva. Rimpianti, prove, giustificazioni. Si alzava all'alba, dopo le poche ore di sonno che gli occorrevano, per stendere sulla carta quello che aveva ricordato o sognato: momenti esaltanti d'introspezione, di creazione, e tutti gli orrori del passato.
    Scrivendo, si buttava a capofitto in accanite discussioni con gente di un altro tempo. Loro gli ripetevano i soliti appunti, ormai inutili, sul carburante o sulle sospensioni cardaniche; e lui sentiva sempre la tentazione di uscirne vincitore, perché, detto francamente, era lui ad avere in mano la penna.
    Le battaglie coi ricordi continuavano finché qualcuno non entrava nella stanza con un messaggio, o magari con una tazza di brodo, e allora lui fissava quel qualcuno senza capire, perché apparteneva al presente. Maire, ormai inacidita. Hettie, a volte. Avrebbe dovuto parlare con Hettie... (p. 4)
  • Quatermass torse il collo indolenzito per guardare il fondale. Rappresentava un cielo nero, pieno di stelle. In primo piano, scarsamente convincenti, due mani si stringevano in un gesto d'amicizia. Una era circondata da stelle rosse, l'altra da stelle bianche, con le rispettive strisce e falce-e-martello.
    Chi aveva dipinto quel fondale non sapeva disegnare mani. (p. 10)
  • — Mi dispiace, mi dispiace proprio. Non sono stata io a decidere di trasmettere un programma a quest'ora. Decidono tutto gli americani. È il loro spettacolo, la loro ora di massimo ascolto. Madonna! Avere un'ora di massimo ascolto, avere un pubblico!
    — Non l'avete?
    — Oh, sì! Per due o tre ore al giorno, tra un'interruzione di corrente e l'altra. Se non gli hanno rubato il televisore, se non li hanno terrorizzati al punto da farli scappare chissà dove, sì, allora abbiamo un pubblico!
    — Però continuate a lavorare.
    — Lo sa Dio perché. Lo sapete perché ci fanno continuare? Perché insistono con queste trasmissioni? Tutta una ipocrisia! Bisogna fare finta che questo sia ancora un paese civile, che tutto sia normale, eccetera eccetera. — Sbuffò. — A ogni modo, eravamo i migliori. I migliori del mondo.
    — In campo televisivo?
    — Chiaro! Di cosa credevate che parlassi? — Sbuffò ancora. — Ma adesso... Ora di massimo ascolto, le tre di notte. E ai russi sta bene perché da loro è l'alba. Già, le masse si alzano presto! (p. 11)
  • — [...] È lo stadio di Wembley — disse Kapp. — Un tempo era solo teatro di sport innocenti.
    Quatermass non capiva bene.
    — Mi pare di aver letto qualcosa...
    — Lo chiamavano il mattatoio.
    Infatti! — Ma davvero incoraggiano...
    — L'idea era quella di frenare la violenza. E che differenza poteva fare qualche cadavere in più o meno?
    — Ma non ha funzionato.
    Kapp sorrise. — C'è qualcosa che funziona? (p. 28)
  • Kapp accese la radio per il notiziario. Si sapeva già in anticipo cosa aspettarsi: non proprio bugie, semmai verità distorte. Al termine del notiziario ci si sentiva falsamente rassicurati, convinti che in altri paesi le cose andavano peggio. Non si smentivano nemmeno adesso. (p. 29)
  • L'equipaggio di un'astronave era stato invasato da una creatura aliena e, tornato, era diventato l'osceno portatore di un contagio sconosciuto. Quello era stato l'incidente peggiore, perché del tutto imprevisto. Già. Si tenta di difendersi dalle incognite del futuro, ma solo per essere colpiti alle spalle dal passato. E l'altra volta... Quella macchina organica sottoterra sin dal Pliocene, risvegliata alla sua normale attività che aveva la portata di un incubo...
    Quelle cose erano successe. Cercare di ricordare chiaramente gli avvenimenti, di scriverne, significava soffrire troppo. Ripensando a quei fatti, aveva dovuto abbandonare il capitolo che li riguardava, e sapeva che non lo avrebbe mai completato perché gli sarebbe mancata la forza di farlo. (pp. 40-41)
  • Sentiva ben poco in comune con Hettie. "È un tipo chiuso, la nostra piccola" aveva detto Maire, e lui le aveva dato ragione. Sembrava che Hettie non soffrisse per la morte dei genitori. Lui aveva pensato che fosse insensibile. Soltanto in seguito aveva capito: anche lui aveva fatto lo stesso. Molti anni prima, quando era morta la sua moglie, la madre della madre di Hettie, lui si era seppellito nel lavoro. Ma Hettie non aveva un lavoro in cui seppellirsi, e così si era trasformata in pietra. Forse piangeva quando era sola. Poi, un giorno, era entrata nella sua stanza, come per caso. Probabilmente voleva parlargli, ma lui non ne aveva voglia. Era impegnato in una discussione. Sulla carta. Un dialogo affascinante con vecchi colleghi. Non poteva interrompere. La liquidò in fretta. Il mattino dopo, lei se n'era andata. (p. 44)
  • — I vecchi sono sempre così ingordi? — chiese Debbie.
    Quatermass non guardò i genitori della bambina. Guardò solo lei: grandi occhi spalancati che volevano sapere.
    — Sempre — rispose. — Hanno assaggiato tante cose in vita loro che sanno già cos'è meglio. (p. 45)
  • — Io sono ebrea. Mia madre diceva sempre che se si è ebrei si pensa vecchio. (p. 46)
  • — Quando tutto quello che abbiamo costruito sarà arrugginito o crollato o scomparso, le pietre saranno ancora qui. E fra un milione di anni arriveranno gli amici di Alpha Centauri, le scopriranno e diranno che le abbiamo erette noi. (p. 47)
  • L'incredulità, diceva la voce fredda, è un mezzo di autodifesa. Quando le sensazioni sono troppo forti, scatta un interruttore di sicurezza, dopo di che, tutto quello che esula dalla norma viene rifiutato. (p. 73)
  • — Papa! — urlò Sarah.
    La bambina puntò l'indice. Qualcosa si muoveva fra le tenebre in cima alla scala. Un viso pallido, affilato come quello d'un roditore, si scuoteva, si girava in cerca di una direzione da seguire. Dalle labbra usciva il tentativo singhiozzante d'un canto.
    — Leh! Leh! Leh! (p. 80)
  • La stanchezza fece dormire Quatermass per parecchie ore. Poi si rizzò a sedere in un letto misterioso ed ebbe paura per la sua mente, perché non capiva dove si trovava. La finestra della camera era spostata e rimpicciolita. Nella stanza c'erano forme sbagliate. Un telaio, un cavallo a dondolo. Poi ricordò.
    Il letto era abbastanza morbido, ma ormai il sonno era scomparso. Di tanto in tanto udiva mormorii e movimenti attutiti da altre stanze. Si chiese se dovesse andare ad aiutarli, ma decise di no. Se avessero avuto bisogno di lui l'avrebbero chiamato.
    Sonnecchiò. I terrori familiari giunsero e scomparvero, come sempre. Una creatura spettrale, semimeccanica, lo assaliva dal sottosuolo. Un uomo camminava, e una pianta era stata assorbita dal suo braccio. Poi, però, si trovò a correre fra le pietre di Ringstone Round, e le sue membra si erano come vetrificate, le articolazioni scricchiolavano, e un giovane delinquente con un tirapugni d'ottone gli si avvicinava, e lui sapeva cosa sarebbe successo... (p. 81)
  • Il semplice fatto di prendere una decisione era uno stimolante, scoprì Quatermass. Decidere significava agire, far scorrere adrenalina. A meno che non fosse il contrario: l'adrenalina si metteva in moto per la paura, e questo provocava la decisione. Causa ed effetto, effetto e causa. Non importava. Per la prima volta da tanti anni, si trovava al comando di una stuazione. (p. 88)
  • — Tutti questi anni...
    — Anni mostruosi. Abbiamo cominciato col distruggere le cose, poi siamo passati a distruggere le persone. Abbiamo cercato di inventare spiegazioni, ma abbiamo trovato solo scuse. I difetti del sistema, le contraddizioni della società! Balle inventate da cretini per altri cretini, da digerire prima che qualcuno li uccidesse o rapisse o...
    — Potrebbe essere stato quello!
    — Certo che è stato così. —
    Annie lo guardò: la voce di Quatermass era eccitata. Anche il suo viso era stravolto. Non la sentiva più.
    — Stava arrivando — sussurrò Quatermass. Lei non riusciva quasi a sentirlo. — Centrava il bersaglio.
    — Cosa?
    — E tutti questi anni non sarebbero nulla... Solo lo stadio finale... Se venisse da molto lontano... Dovrebbe sondare, provare, cercare. Cos'hai detto? Cosa gli ha preso? Non capisci?
    Per poco lei non urtò contro la siepe.
    — Vuoi dire che è stato tutto provocato? È questo che vorresti...
    — Una forza immensa. Si è avvicinata per decenni. Decenni per noi, ma solo poch secondi su un'altra, inconcepibile scala temporale.
    Annie continuò a guidare in silenzio, cercando di assimilare l'idea. Quatermass corrugava la fronte, si mordeva le labbra, come se il suo cervello stesse febbrilmente studiando, valutando le prove.
    — Non voglio crederci — disse lei. — È ancora peggio.
    — Supponiamo, supponiamo, supponiamo! Colpirebbe gli organismi umani più vulnerabili, quelli di formazione più recente, i più giovani. E cosa hanno sempre detto? Hanno detto che non li capivamo...
    — Sì, certo! Fobie ossessive!
    — Credi? — Quatermass si stava frugando in tasca. — O magari sentivano qualcosa che noi non sentivamo? Ed erano rabbiosi con noi proprio per quello? (pp. 93-94)
  • Quatermass era ubriaco. O quasi. Era stato uno sbaglio finire in quel maledetto pub col vecchio Trethearne, dato che nelle sue intenzioni c'era una conversazione seria. E il sistema di guida di un razzo era una faccenda serissima. Il loro progetto era giunto a un punto critico. E se non riuscivano a trovare la soluzione giusta, quell'aggeggio maledetto non sarebbe servito nemmeno per trasportate la posta da Londra a New York.
    Ma Trethearne si rifiutava di prendere Quatermass sul serio. Continuava a ridere da dietro il bicchiere e a dire cose come: — Bernard, non fare il ragazzino! Non puoi accelerare le nuove tecnologie! — Il che era stupido. In America c'era Goddard, con i soldi che gli aveva procurato Lindbergh. E in Germania, i laboratori di Fritz von Opel avevano un nuovo tecnico di cui si diceva un gran bene, un certo Wernher von Braun. Nel giro di pochi anni, ammesso che non scoppiasse un'altra guerra, qualcuno sarebbe arrivato a risultati seri, avrebbe costruito un razzo spaziale funzionante a dovere.
    Non il vecchio Trethearne. Continuava a ripetere che un razzo deve avere la coda, e che per non perderla bisognava tenerlo sospeso a dei ponteggi, e un razzo sospeso dev'essere per forza un razzo piccolo, e un razzo piccolo non è una cosa seria, come Quatermass aveva capito fin dall'inizio. — Bernard, ragazzo mio, non cercare il pelo nell'uovo; insomma, non cercare di insegnare qualcosa al nonno. — Tre o quattro whisky da due soldi e Trethearne partiva, perdeva il controllo. Aveva fatto la Grande guerra. Quello era stato il suo periodo di fulgore, e da allora non aveva più imparato niente. (pp. 124-125)
  • Il passato è più importante.
    L'aveva detto lei, la Clare di Joe Kapp, citando qualcuno. E lui aveva ribattuto di no, pensando che non avrebbe dovuto esserlo. Ma lo era. Dopo tutto, il passato era quello di cui era fatta una persona, lo scheletro della sua vita. (p. 125)
  • — Una volta — disse lentamente Arthur — ho letto in un libro che possono esistere molti. Centinaia di migliaia di pianeti.
    Vero, certo. Ma solo a livello di speculazione matematica, di gioco con fattori casuali e probabilità. Il libro che aveva letto Arthur, probabilmente, era una delle solite porcherie con le copertine sgargianti che si trovavano a chili nelle edicole delle stazioni ferroviarie, il cui contenuto era un ammasso confuso di magia, UFO, piramidi egiziane, mostri di Loch Ness, Bibbia e percezioni extrasensoriali, quasi che fosse possibile cucire assieme tutti quegli argomenti. Come spiegare che se nell'universo esistevano quelle centinaia di migliaia di pianeti, sarebbero stati tutti diversi l'uno dall'altro? Distanza dal sole, pressione, atmosfera: innumerevoli criteri andavano soddisfatti prima che un nucleo di materia potesse trasformarsi in quella che si definisce vita, o magari in un semplice filo d'erba. Senza dubbio, nel libro di Arthur era tutto più semplice. (p. 130)
  • Il collasso sociale aveva avuto una curiosa gradualità. Era stato come scendere una scala con pianerottoli molto ampi: una corsa verso il basso sugli scalini, una sosta sul pianerottolo, un'altra discesa, un altro pianerottolo. Per un po', erano sorti dubbi sull'effettivo rapporto tra violenza e crollo sociale. Non si sapeva se la catastrofe avesse portato le bande giovanili a scatenarsi perché si sentivano insicure, come sostenevano gli apologeti dei ragazzi, o se fosse vero il contrario. Grock non aveva dubbi. Era stato l'uso delle armi a distruggere tutto. (p. 152)
  • Un altro segno di vecchiaia: voler raccogliere avidamente le cattive notizie, gioire dei dati che preludevano al disastro finale. (p. 166)
  • — La strage peggiore è stata a Disneyland — disse Annie.
    Lui ne rimase estremamente colpito. Non aveva mai visto Disneyland, ma gli era sempre sembrata un'idea ridicola. Costruzioni fasulle per la beatificazione di Topolino. Il pensiero che fosse stata scelta proprio Disneyland era grottesco. Come al solito, migliaia di ragazzi; e il fatto che fossero sempre accorsi lì in passato avrebbe dovuto servire da avvertimento. Ma perché lì? Cosa li attirava? Tentò disperatamente di trovare un rapporto: Paperino, Pippo, le pietre megalitiche. Cos'era stato, in tempi passati, il territorio a sud di Los Angeles? Terreno degli indiani d'America? Degli Apaches? E ancora prima, ancora prima degli indiani? Chi viveva lì? (pp. 166-167)
  • Gurov aveva tolto qualcosa di tasca, la carezzava e maneggiava distrattamente, come per distendersi i nervi. Era un palottoliere, molto piccolo e molto vecchio.
    — Quando i computer mi sconfiggono — disse, — io torno al pallottoliere. L'ho sempre usato, fin da bambino. Mi fa apparire immagini nella mente, mi aiuta a vedere il problema. (p. 214)
  • Zibetto puro, perfetto — annuì Chisholm, chino su una provetta. Fiutò ancora una volta. — Come siete riuscito a isolarlo.
    Misru sorrise. Il vecchio era in gamba col fiuto, ma conosceva pochissimo la tecnologia moderna. — Ve lo mostrerò — rispose.
    — Un tempo lo usavano gli spagnoli — mormorò Chisholm. — Cioè, usavano gli zibetti per profumare la pelle dei guanti. Mm... mm. Per ottenerlo si servivano di metodi piuttosto insoliti. — Misru capì che stava per lanciarsi in una descrizione dettagliata. — Gli zibetti venivano stipati in una gabbia. Ne mettevano talmente tanti che non riuscivano più nemmeno a muoversi. La sostanza veniva secreta dall'ano e prelevata con un cucchiaio particolare. Piuttosto crudele.
    — Io non sono stato crudele — disse Misru. — L'ho fabbricato in laboratorio.
    Chisholm era incredulo.
    — Non uno zibetto di questa qualità!
    — È sintetico.
    — Impossibile! (pp. 215-216)
  • — Quatermass... Pensi ancora che stiano mietendo?
    — Sì.
    — Forse sbagliamo. Quando mai si è visto buttare via così il raccolto?
    — Non buttano via tutto. Prendono qualcosa.
    — E cosa, secondo te?
    — Una... traccia. Un profumo. Per arricchire l'esistenza di... esseri inconcepibili. Forse, nemmeno per questo. Forse... è una cosa che li diverte. (p. 218)
  • L'orrore vero dei fantasmi doveva essere che non esistevano, mentre loro credevano di esistere. Ingannavano se stessi. Non potevano influenzare la realtà. Non potevano fare niente, solo guardare. Il loro tempo era trascorso. (p. 221)
  • La figura avvolta nella pelliccia si grattò. Un tintinnio di gioielli. Fumo dalla sua bocca. Kapp aspettò la conclusione logica, che non si fece attendere.
    — Scienziato, se vuoi venire con noi, devi toglierti tutto questo dal cervello.
    — Togliermi dal cervello?
    — I tuoi peccati. Le porcherie che hai imparato qui.
    Kapp tremò. Per quanto non volesse, quelle teorie balorde lo tenevano come prigioniero.
    — Non si può... disimparare — disse.
    — Si può, si può! Basta con le parole!
    — Devi tirartele fuori! — sibilò Bee.
    — Tirartele fuori!— sorrise Caraway.
    — Le parole?
    Kickalong annuì. — Perfetto. Cominci a capire.
    — E come? — chiese Kapp.
    Kickalong depose il candelabro, rivolse a lui tutta la sua attenzione. — Nella stessa maniera in cui sono entrate. Sulle ginocchia della mamma. È lì che hai cominciato a sbagliare, fin dall'inizio. Mamma, come si chiama questo? Mamma, questo è un cucchiaio? E questo un braccio? Questa è una gamba?
    Kickalong fece un cenno.
    Afferrarono Kapp, lo trascinarono avanti. Kickalong si diede un colpo sul braccio. — Cos'è questo? — chiese.
    Kapp aveva la bocca secca.
    — Non voglio!
    — Dillo!
    — Dillo, dillo! — urlarono gli altri.
    Kickalong batté ancora sul braccio, fissò Kapp in viso. Con aria d'attesa.
    — Un braccio — disse Kapp. Ma Kickalong scosse la testa. Un altro colpo sul braccio. Terrorizzato, Kapp scoprì di voler sentire la risposta esatta. La risposta che non era una risposta.
    — Leh-leh-leheh-leheh! — gemette Kickalong.
    Tutti si unirono a quel canto, a quell'ululato che mozzava il fiato. — Leh-leh-leheheh-lehehe! (pp. 235-236)
  • Sua nipote era irreale, immobile e lontana come la fotografia. Oppure la realtà si era capovolta, e le cose che lui aveva in tasca erano vive, erano la ragazza immersa nel passato, e il viso che gli stava davanti era la fotografia, una semplice immagine.
    Poi arrivò.
    Un rombo poderoso scese dal cielo. Una luce accecante avvolse Gratton Halt, li abbagliò, ferì gli occhi. Le creature pallide e urlanti che gli stavano attorno avevano alzato le mani, si beavano in quella gloria cosmica.
    Non riusciva più a vedere Hettie. Il cervello gli trasmise un ordine.
    Gli restavano solo pochi minuti istanti. Si lanciò avanti, inciampò nel corpo di Kapp, sbatté contro qualcosa di metallico.
    Il pulsante rosso era fuori portata della sua mano, irraggiungibile.
    Sulle sue dita, uno scintillio di cristalli.
    Qualcosa si strinse a lui. Hettie. Il viso della ragazza era vicino al suo, ed era invaso dai cristalli. Occhi che si trasformavano in vetro. Un ultimo istante per provare la disperazione, il terrore umano.
    E lei seppe, perché lui sapeva. La mano di Hettie strinse quella del vecchio, le ridiede forza. Diventarono una cosa sola.
    Hettie fece scendere le due mani sul pulsante rosso. (pp. 252-254)

Explicit

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Epilogo
Il cratere era profondo centonovanta metri.
Quando fu trascorsa qualche settimana, una squadra d'esplorazione si calò sul fondo. Consisteva di P. G. Gurov e di altre persone, con le migliori tute antiradiazioni. Riferirono che il cratere non aveva nulla di particolare. La bomba aveva funzionato come previsto. Più tardi, corse voce che quegli uomini avessero cercato qualcosa che poteva essere sepolto sottoterra. In ogni caso, non trovarono niente. Forse la cosa era stata distrutta dall'esplosione. Oppure era sepolta ancora più in profondità.
L'importante era che il messaggio fosse stato ricevuto. Da allora, le stragi cessarono.
Poco per volta, terra e cielo tornarono normali. La paura restò, ma il fenomeno non si manifestò mai più. Forse non sarebbe più tornato.
Il cratere venne riempito e ricoperto con uno strato gigantesco di cemento, per neutralizzare le radiazioni residue.
Nel cemento venne piantata una pietra, per commemorare quello che era accaduto lì. Era una grande pietra sarsen, un megalite.
P. G. Gurov fu uno di quelli che si recarono a renderle omaggio.
Gli dispiaceva lasciare la sua adorata Repubblica Russa, finalmente tornata libera; ma fu felice di rivedere l'Inghilterra, un paese che si stava riprendendo, in cui tornavano a fiorire i dolci campi verdi e le città tranquille. Adesso i bambini potevano giocare sicuri e cantare, come avevano fatto per secoli, le loro innocenti, antiche filastrocche:

Uffiti, puffiti,
a Ringstone Round son guai,
se ti vola il cappello
non lo ritroverai.
Poi tira le brache
su fino al mento,
e chiudi il mantello
con la spilla d'argento.
E appena sarai pronto,
avvia l'incantesimo.
Uffiti, puffiti, puff!
Uffiti... puffiti... puff...


FINE

Filmografia

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Bibliografia

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  • Nigel Kneale, L'esperimento Quatermass, 1959, traduzione di Gerardo Lanceri, Arnoldo Mondadori Editore, 1978.
  • Nigel Kneale, Progetto Quatermass, 1960, traduzione di Andreina Negretti, Arnoldo Mondadori Editore, 1977.
  • Nigel Kneale, Quatermass e il pozzo, 1960, traduzione di Andreina Negretti, Arnoldo Mondadori Editore, 1963.
  • Nigel Kneale, Quatermass: la Terra esplode, 1979, traduzione di Vittorio Curtoni, Arnoldo Mondadori Editore, 1980.

Altri progetti

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