Henry James

scrittore e critico letterario statunitense
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Henry James (1843 – 1916), scrittore e critico letterario statunitense.

Henry James nel 1913

Citazioni di Henry James modifica

  • Ci vuole un bel po' di storia per spiegare un po' di tradizione.[1]
It takes an endless amount of history to make even a little tradition.[2]
  • Ci vuole un mucchio di storia per produrre un po' di letteratura.[3]
It takes a great deal of history to produce a little literature.[4]
  • È l'arte che fa la vita, fa l'interesse, fa l'importanza [...] e non conosco alcun sostituto alla forza e alla bellezza del suo processo.[5][6]
  • Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria.[7][6]
  • Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non aver fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quello che i suoi occhi incontreranno.[8]
  • Gatti e scimmie – scimmie e gatti – qui c'è tutta la vita umana![9][10]
  • In arte l'economia è sempre bellezza.[11][6]
  • L'emozione più intensa della mia vita letteraria, come di quella di parecchi altri, è stata The Master of Ballantrae, puro e forte cristallo, ragazzo mio, lavoro di ineffabile e squisita arte.[12]
  • L'unica cosa che possiamo chiedere a priori a un romanzo, senza esporci a un'accusa di arbitrarietà, è di essere interessante.[13][6]
  • L'unica ragione d'esistere d'un romanzo è che tenti di rappresentare la vita.[13][6]
  • L'unico requisito a mio avviso intrinseco alla stesura di un romanzo è, come ho già detto, la sincerità. Questa libertà è un privilegio splendido, e la prima lezione per il giovane romanziere è imparare a esserne degno. 'Apprezzala come merita', gli direi; 'prendine possesso, esplorala fino al limite ultimo, divulgala, gioiscine. La vita intera ti appartiene, e non prestare ascolto a chi vorrebbe stringerti nei suoi angoli dicendoti che soltanto qua o là dimora l'arte, o a chi vorrebbe persuaderti che questo messaggero divino si libra al di fuori della vita, respirando un'aria rarefatta e torcendo il capo dalla verità delle cose. Non v'è impressione di vita, né modo di vederla e sentirla, cui il disegno del romanziere non sappia offrire uno spazio; considera soltanto che talenti dissimili come Alexandre Dumas e Jane Austen, Charles Dickens e Gustave Flaubert, hanno operato entro questo territorio con pari dignità. Non dare troppo peso all'ottimismo e al pessimismo; sforzati di cogliere il colore della vita stessa. [...] Ricorda che il tuo primo dovere è di essere il più completo possibile – e di rendere l'opera perfetta. Sii prodigo, sii riguardoso, e ambisci al premio'.[14]
  • L'uomo sano e saggio non si allontana mai dalla ragione e non si concede nessuno svago se non quello del proprio lavoro.[15]
  • [Londra] è il più grande agglomerato di vita umana, il compendio più completo del mondo.[16]
  • [Su L'isola del tesoro] [...] perfetto come un gioco di ragazzi ben giocato [...].[17]
  • [Su Isabella Stewart Gardner, a proposito di] quelle sere alla sua mensa e nel suo palco, quei tè nelle sue belle sale coperte di quadri, che mi splendono agli occhi della memoria come vere stazioni di salvezza.[18]

Daisy Miller modifica

Incipit modifica

A Vevey, in Svizzera, c'è un albergo particolarmente confortevole. Di alberghi ce ne sono molti, del resto, dato che accogliere i turisti costituisce la principale attività della cittadina. La quale, come molti viaggiatori ricorderanno, è situata all'estremità di un lago d'un azzurro notevole.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni su Daisy Miller modifica

  • Certo nella sua opera, tutta sotto il segno dell'elusività, del non detto, della ritrosia, questo si presenta come uno dei racconti più chiari, con un personaggio di ragazza pieno di vita, eppure è un racconto non meno misterioso degli altri di questo introverso autore, tutto intessuto com'è dei temi che s'affacciano, sempre tra luce e ombra, lungo l'intera sua opera. (Italo Calvino)
  • Daisy Miller è una personalità terribilmente intrigante, un simbolo della vitalità e della fraschezza tipiche del Nuovo Mondo, che anela all'indipendenza nel rifiuto di adeguarsi alle aspettative sociali del Vecchio Mondo europeo. (Peter Bogdanovich)

Giro di vite modifica

Incipit modifica

Fausta Cialente modifica

Il racconto ci aveva tenuti attorno al focolare col fiato sospeso, ma a parte l'ovvia osservazione ch'esso era raccapricciante, come doveva essere una strana storia narrata la vigilia di Natale in una vecchia casa, non ricordo che suscitasse alcun commento finché qualcuno disse ch'era quello il primo caso in cui s'imbatteva d'una simile esperienza toccata a un fanciullo.
[Henry James, Giro di vite, traduzione di Fausta Cialente, 1995, Einaudi, Torino, ISBN 9788806139865]

Fruttero & Lucentini modifica

La storia ci aveva tenuti abbastanza in sospeso, lì intorno al fuoco. Ma a parte l'ovvia constatazione che era macabra (come si addice, del resto, a ogni strana storia raccontata in una vecchia dimora la vigilia di Natale) non ricordo altro commento finché qualcuno osservò che quello era il solo caso, a sua conoscenza, che una visitazione del genere fosse toccata a un bambino.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni modifica

  • – Sono d'accordo nei riguardi del fantasma di Griffin o di quel che fosse, che l'essere apparso prima al bambino d'un'età così tenera, aggiunge alla vicenda un fascino particolare. Ma per quanto ne so, non è la prima volta che un fenomeno tanto affascinante coinvolge un bambino. Se la presenza d'un bambino dà effettivamente un altro giro di vite, che ne direste di due bambini? (Douglas) (p. 4)
  • Era incredibilmente bello, e la signora Grose non aveva esagerato: davanti a lui ogni cosa veniva cancellata da uno slancio di appassionata tenerezza. ciò che fin dal primo momento mi rapì il cuore fu qualcosa di celeste, qualcosa che non avevo mai trovato, allo stesso grado, in altri bambini: la sua tranquilla, indescrivibile aria di non conoscere altro al mondo che l'amore. (Signorina Giddens) (cap. III, p. 27) [descrivendo Miles]
  • Certo, in teoria tutti concordavamo ch'egli dovesse prender lezioni da me durante quell'incantevole estate, ma ora mi rendo conto che, per intere settimane, fui io piuttosto a ricevere lezioni. Imparai qualcosa – certamente all'inizio – che non avevo appreso nella mia vita modesta e limitata: imparai a divertirmi, e perfino a saper divertire, e a non pensare all'indomani. Era la prima volta, in un certo senso, che mi accorgevo dello spazio e dell'aria e della libertà, di tutta la musica dell'estate e dei misteri della natura. (Signorina Giddens) (cap. III, p. 29)
  • Oso dire che mi consideravo, in poche parole, una giovane eccezionale, e mi confortava la certezza che ciò sarebbe stato sempre più chiaro a tutti. Bene, avevo proprio bisogno di essere eccezionale per poter affrontare le cose eccezionali che, di lì a poco, avrebbero cominciato a verificarsi. (Signorina Giddens) (cap. III, p. 31)
  • Lo so, mi sto comportando come una pazza, ed è un miracolo che non lo sia davvero. Quello che ho visto io, vi avrebbe fatta impazzire, ma ha reso me soltanto più lucida, mi ha fatto comprendere molte altre cose. (Signorina Giddens) (cap. XII, p. 95)
  • Si fanno vedere solo attraverso le cose, per così dire, o al di là di esse... in strani luoghi e in punti elevati, sulla cima delle torri, sui tetti delle case, fuori delle finestre, sulla sponda opposta degli stagni; ma c'è un sottile proposito, da entrambe le parti, di accorciare le distanze e superare l'ostacolo; e il successo dei tentatori è soltanto questione di tempo. Non hanno che da insistere nelle loro tentazioni. (Signorina Giddens) (cap. XII, p. 96-97) [parlando del rapporto tra le apparizioni e i bambini]
  • [...] una donna può sempre leggere in un'altra donna [...] (Signorina Giddens) (cap. XII, p. 98)

Explicit modifica

– Che cosa t'importa ormai di lui, tesoro?... che importanza potrà più avere? Io ti ho, – gridai rivolta all'essere immondo, – mentre lui ti ha perduto per sempre! – Poi, per dimostrare che la mia opera era compiuta: – Là, là! – dissi a Miles.
Ma egli si era già girato di scatto, sbarrava gli occhi, guardava ancora, senza vedere altro che la luce quieta del giorno. Sotto l'impressione di quella perdita di cui io ero tanto fiera, egli emise il grido di una creatura scagliata oltre un abisso, e l'abbraccio in cui lo strinsi avrebbe potuto veramente arrestarlo nella sua caduta. Lo presi, sì, lo strinsi forte... si può immaginare con quanta passione; ma prima che fosse trascorso un minuto cominciai a rendermi conto di ciò che realmente stringevo tra le braccia. Eravamo soli nella placida luce del giorno, e il suo piccolo cuore, spezzato, aveva cessato di battere.

L'americano modifica

Incipit modifica

Carlo Linati modifica

Un chiaro giorno di maggio dell'anno 1868 un signore stava comodamente allungato sul grande divano circolare che in quel tempo occupava il centro del Salon Carré del Museo del Louvre. Questo spazioso sofà è stato tolto via, ora, con gran rimpianto di tutti gli amatori di belle arti dalle ginocchia comode, ma il signore in questione aveva preso possesso di quel morbidissimo divano e, con la testa gittata all'indietro, le gambe distese, guardava intensamente la bella Madonna del Murillo portata dalla luna e godeva con beatitudine della propria agiata posizione.

Pietro Pignata modifica

In una splendida giornata di maggio dell'anno 1868 un signore se ne stava disteso a proprio agio sul grande divano circolare che a quel tempo occupava il centro del Salon Carré, al Museo del Louvre. Quest'ampio sofà è stato in seguito rimosso, con estremo rincrescimento di tutti coloro che, pur amando le bele arti, desideravano riposare ogni tanto le loro ginocchia; ma il signore in questione aveva preso tranquillamente possesso del suo cantuccio più morbido, e, con la testa appoggiata allo schienale e le gambe distese in avanti, stava ammirando la bellissima «Immacolata Concezione» del Murillo, visibilmente compiaciuto della posizione in cui si trovava.

Bruno Oddera modifica

In una luminosa giornata di maggio dell'anno 1868, un gentiluomo era comodamente adagiato sul grande divano circolare che, in quel periodo, occupava il centro del Salon Carré, nel Museo del Louvre. Questa comoda ottomana è stata in seguito tolta, con vivissimo rincrescimento di tutti gli appassionati di belle arti dalle ginocchia un po' deboli; ma il signore in questione si era tranquillamente impadronito del punto più soffice e, con il capo arrovesciato all'indietro e le gambe allungate, stava contemplando la bellissima Madonna del Murillo sorretta dalla luna, e si godeva appieno la propria posizione.

Citazioni modifica

  • Newman guardò per qualche istante la signora Tristram, lisciandosi i baffi.
    «È una vera bellezza?» domandò.
    «No»
    «Oh, allora è inutile...»
    «Non è una bellezza, ma una donna bellissima: due cose assai diverse. Una bellezza non ha difetti sul volto; il volto di una donna bellissima può avere dei difetti che non fanno che rendere più profondo il suo fascino». (1988, p. 49)
  • Il gentiluomo sul divano era un formidabile esemplare americano. Ma non si limitava ad essere un bell'americano; era in primo luogo, fisicamente, un bell'uomo. (1993, p. 19)
  • Come dice il proverbio francese, la più bella donna del mondo può dare soltanto ciò che possiede. (1993, p. 40)
  • Non è una bellezza, ma è bella, due cose molto diverse. Una bellezza ha un viso impeccabile, mentre il viso di una bella donna può avere difetti che servono soltanto a intensificare il suo fascino. (1993, p. 43)
  • Monsieur sa bene com'è Parigi. Una città pericolosa per la bellezza, quando la bellezza non possiede un sou. (1993, p. 47)
  • Io trovo che si riesce a derivare molto più piacere da questa malinconica esistenza se non si guarda troppo per il sottile. (1993, p. 73)
  • La gente è superba soltanto quando ha qualcosa da perdere, e umile quando ha qualcosa da guadagnare. (1993, p. 80)

Ore italiane modifica

  • Genova è il viluppo topografico più intricato del mondo e anche una seconda visita vi aiuta poco a dipanarlo. Nelle meravigliose strade genovesi curve, tortuose, ripide, vertiginose, misteriose, il visitatore è realmente e totalmente immerso nel tradizionale bozzetto italiano. (p. 142)
  • Credo che l'orgoglio della città sia il porto, con la sua grande capacità e che il testamento dell'ultimo duca di Galliera, il quale ha lasciato quattro milioni di dollari per il suo ampliamento e per il miglioramento delle attrezzature, ne farà senza dubbio uno dei più grandi scali commerciali di Europa. (p. 142)
  • In primo luogo avevo trovato il mio albergo, il Croce di Malta, molto accogliente, sistemato com'era in un gigantesco palazzo sul bordo della rada brulicante e non molto pulita. Era la casa più grande in cui fossi mai entrato, solo il pianterreno avrebbe potuto contenere una dozzina di caravanserragli americani. Nell'ingresso incontrai un signore americano, il quale, e ne aveva in realtà pieno diritto, era seccato per quelle dimensioni fastidiose – ci voleva un quarto d'ora per salire dal piano terra – e desiderava sapere se esistevano a Genova degli alberghi «un po' più semplici». L'edificio costituisce un eccellente esempio di architettura genovese; per quanto abbia potuto osservare vi erano poche case più piccole di questo titanico hotel. (p. 143)
  • Come ho accennato, Genova è la più tortuosa e incoerente delle città; distesa qua e là sui fianchi e sulle creste dei dodici colli, è segnata da precipizi e burroni che sono irti di quegli innumerevoli palazzi per i quali, fin dalla prima volta che ci siamo stati, abbiamo udito che il luogo è famoso. Questi grandi edifici, con quelle forme variegate e un po' sbiadite, innalzano i loro enormi cornicioni ornamentali ad altezze vertiginose, dove, in un certo modo indescrivibilmente disperato e pieno di desolazione, sorpassandosi l'un l'altro, sembrano riflettere lo sfavillio e lo splendore del caldo Mediterraneo. Giù a pianterreno, nelle vie strette e senza sole, la gente si muove di un moto perpetuo, andando e venendo, oppure fermandosi sugli ingressi cavernosi o sulla soglia dei negozi bui e affollati, parlando, ridendo, chiacchierando, lamentandosi, vivendo la propria vita in quel modo fatto di conversazione che è tipicamente italiano. (pp. 143-144)
  • [Nel porto di Genova] Qui tutti sono magnificamente abbronzati e vi è un gran numero di quei tipi bizzarri, color del mogano, marinai dal torace nudo con orecchini e cinture cremisi, che sembrano popolare un porto del sud con il coro di "Masaniello". (p. 146)
  • Né tutti i palazzi [di Genova] si allineano su buie stradine; i più belli e i più impressionanti formano una splendida sequenza lungo entrambi i lati di due strade molto ben tenute, su cui si aprono, accanto ai grandi portoni d'ingresso, diverse rimesse per tiri a quattro. Molti di questi sono aperti e svelano all'interno imponenti scalee di marmo con balaustre in forma di leoni accucciati e cortili pomposi circondati da muri di un tenero giallo solare. (p. 146)
  • Uno di questi grandi edifici è tinteggiato di un bel rosso e ospita in particolare quella gente importante di cui ho parlato poc'anzi. Essa in verità vive al terzo piano, ma qui hanno una fuga di stupende sale dipinte e dorate, nelle quali affreschi prospettici coprono i soffitti a volta, mentre ricche modanature danno rilievo alle ampie pareti. Gli eccellenti locatari portano il nome di Van Dyck, sebbene siano membri della nobile famiglia di Brignole-Sale, un rampollo della quale, la duchessa di Galliera, ha da ultimo dato prova della sua nobiltà, facendo dono della galleria di Palazzo Rosso alla città di Genova. (pp. 146-147)
  • [Il Mausoleo di Galla Placidia] Si tratta forse del punto, nell'intera Ravenna, dove l'impressione possiede un'autorità sovrana ed una grande forza emotiva. [...] Su entrambi i lati e dinnanzi a voi, attraverso la luce fioca, si scorgono appena tre enormi sarcofagi barbarici che contengono i resti di altissimi personaggi del basso impero. È come se la storia si fosse nascosta sotto terra per sfuggire alle ricerche e voi l'aveste felicemente riportata alla luce. Sulla destra trovano ricetto le ceneri dell'imperatore Onorio e al centro quelle di sua sorella Galla Placidia, una donna che credo debba aver trascorso una vita decisamente avventurosa. Dall'altra parte sono sepolte le ossa di Costanzo III. Il luogo potrebbe assomigliare ad una piccola grotta naturale, striata di minerali luminescenti; c'è qualcosa di assolutamente spaventoso a sostare in silenzio così vicino a questi tre fantasmi imperiali. L'ombra del gran nome romano si stende su quei giganteschi sepolcri e dimora per l'eternità dentro quelle anguste pareti. (da Ravenna, 2020, pp. 420-421)

Ritratto di signora modifica

Incipit modifica

Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio. Vi sono circostanze in cui, sia che si prenda il tè o no – c'è della gente che non ne vuol sapere – quel momento è in sé delizioso. Le condizioni alle quali io penso, incominciando a scrivere questa semplice storia, offrivano un assetto mirabile per l'innocente passatempo. Gli oggetti necessari alla piccola cerimonia erano stati disposti sulla prateria di una vecchia casa di campagna inglese, nel cuore di uno splendido pomeriggio estivo. Una parte del quale era già trascorsa, ma ancor molta ne rimaneva, ch'era della più bella e fine qualità.

Citazioni modifica

  • È sciocco dubitar di sé stessi come sarebbe dubitare del proprio miglior amico: anzi si deve cercare di essere il proprio migliore amico e di vivere così in eletta compagnia. (p. 48)
  • Uno non rinuncia al suo paese come non rinuncia alla sua nonna: sono ambedue istituzione antecedenti alla sua scelta: elementi del complesso della sua vita che non possono esser completamente eliminati. (p. 86)
  • Chiamo ricca la gente ch'è in grado di realizzare gl'impulsi della propria immaginazione. (p. 177)
  • Quando un'amicizia cessa di crescere, comincia immediatamente a declinare, non essendoci alcun punto di equilibrio tra il piacer di più e il piacer meno. (p. 315)
  • […] essendo infatti uno degli svantaggi dell'esprimere avversione, che voi non potete godere nello stesso tempo il credito dell'esprimer simpatia. (p. 484)
  • Se non siamo buoni americani, siamo certamente europei meschini.[19]

Roderick Hudson modifica

  • Stare a Roma e non far mai una passeggiata a piedi, sarebbe, mi sembra, poco divertente. (p. 251)
  • Ogni persona porta nella sua religione le caratteristiche della sua natura. (p. 254)
  • La chiesa cattolica era un tempo la più superba istituzione del mondo, e s'imponeva alle anime umane. Se in un organismo così potente si scoprono imperfezioni, che fede possiamo avere nelle nostre piccole idee e filosofie? Che cosa è bene e cosa è male? Qual è la cosa che realmente importa? Qual è una giusta regola di vita? (p. 255)
  • Napoli – una città dove il «piacere» è attivamente coltivato. (p. 268)
  • La civiltà di una nazione dovrebbe essere misurata in base alla deferenza verso il sesso debole. (p. 274)
  • Uno scultore non è un sarto. (p. 275)
  • Mi piacerebbe dirvi questo: siate come siete, siate come volete, ma qualche volta fate come vi dico io. (p. 302)
  • Se non fossi venuto a Roma, non mi sarei mai innalzato, e se non mi fossi innalzato, non sarei caduto. (p. 384)
  • Portatemi via da questa terribile Italia, dove ogni cosa mi deride, mi rimprovera, mi tormenta, mi elude. Via da questa terra di bellezza impossibile![20]

Incipit di alcune opere modifica

Gli ambasciatori modifica

Strehter, arrivando all'albergo, chiese per prima cosa del suo amico. Ma non dette segno di disappunto quando gli dissero che Waymar non sarebbe stato lì prima di sera.[21]

Gli amici degli amici modifica

Parlammo di Londra, così, di fronte a noi un gigantesco, scintillante ghiacciaio primordiale; l'ora e la scena suscitavano impressioni di quelle che qui in Svizzera compensano un poco almeno della moderna indegnità del viaggiare ―la promiscuità, la volgarità, la stazione e l'albergo, la pazienza gregaria, gli sforzi per ottenere qualche briciola di attenzione, l'essere ridotti allo stato di numero.[22]

I documenti Aspern modifica

Avevo preso a confidente la signora Prest. Senza di lei in realtà avrei fatto ben poca strada, poiché l'idea decisiva di tutta la faccenda la dovevo soltanto ai suoi consigli d'amica. Era lei che, tagliando netto, aveva sciolto il nodo gordiano. Non si suole far credito alle donne d'alcuna larghezza di vedute, quando ci sia da agire; eppure esse vi danno qualche volta con singolare serenità in una questione uno scorcio ardito, cui gli uomini da soli non sarebbero mai arrivati.[23]

L'altare dei morti modifica

Lui non le poteva soffrire, povero Stramson, le celebrazioni scialbe, e ancor più detestava quelle pretenziose.[22]

L'Angolo Allegro modifica

«Tutti mi chiedono che cosa penso di ogni cosa» disse Spencer Brydon «e io per rispondere faccio del mio meglio, usando un tono evasivo, eludendo il problema, scoraggiandoli con le mie stupidaggini. In verità» aggiunse «a nessuno potrebbe interessare la mia opinione poiché, anche se riuscissi a rispondere con prontezza a domande così sciocche su problemi così vasti, i miei pensieri sarebbero sempre strettamente correlati a me e alla mia esistenza.» Stava parlando con Miss Staverton. Da almeno un paio di mesi cercava ogni pretesto per potere conversare con lei.

Le ali della colomba modifica

Aspettava, Kate Croy, che suo padre rincasasse, ma egli la faceva attendere in modo incomprensibile, e c'erano momenti in cui la ragazza presentava a se stessa, nello specchio sul caminetto, un viso addirittura impallidito dall'irritazione che l'aveva portata al punto di andarsene senza vederlo. A quel punto però era rimasta; cambiando posto, muovendosi dal logoro divano alla poltrona ricoperta di una stoffa lucida che dava l'impressione – l'aveva provata – dello scivoloso e insieme dell'appiccicaticcio. Aveva guardato le stampe giallastre sulle pareti e l'unica rivista dell'anno prima che insieme con un lumetto di vetro colorato e uno sgualcito centrino bianco lavorato coi ferri cooperava a ravvivare l'effetto del tappeto violaceo sulla tavola principale; soprattutto, di tanto in tanto, aveva fatto una breve sosta sul balconcino a cui si accedeva dalle due porte-finestre.

Owen Wingrave modifica

«Parola mia, avete perso la testa!», urlò Spencer Coyle mentre il giovanotto, livido e ansimante, ripeteva: «Ormai ho deciso! Non cambierò idea!». Erano pallidi entrambi, ma Owen Wingrave sorrideva in una maniera assolutamente esasperante per il suo istruttore il quale, tuttavia, conservava abbastanza discernimento da capire che quella smorfia sforzata tradiva un nervosismo estremo, del tutto comprensibile.

Citazioni su Henry James modifica

  • Da buon melodramma – e L'americano lo è, senza equivoci o remissioni, con tutti gli elementi esteriori del feuilleton, non ancora sublimati nella metafora come sarà nelle fasi successive dell'opera jamesiana: un castello sinistro, un duello, un delitto segreto, una confessione sul letto di morte, un'eroina che si chiude, sepolta viva, tra le mura di un convento situato in rue de l'Enfer – il romanzo abbonda in contrapposizioni radicali e manichee, bianco contro nero, buoni contro malvagi, innocenza americana contro raffinate crudeltà europee, una mappa perfetta di quel mondo diviso in due che Peter Brook ci descrive ammirevolmente nel suo L'immaginazione melodrammatica. (Guido Fink)

Note modifica

  1. Citato in Mario Grasso, Punti di vista, FrancoAngeli, Milano, 2001, p. 37. ISBN 88-464-3200-2
  2. Da The Testimony of the Clubs, in The American Scene, Chapman and Hall, Londra, 1907, p. 169.
  3. Citato in Sergio Perosa, L'Euro America di Henry James, Neri Pozza, Vicenza, 1979, p. 19.
  4. Da Hawthorne, cap. I.
  5. Da Lettera a H. G. Wells.
  6. a b c d e Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  7. Da Le prefazioni.
  8. Da Transatlantic Sketches, 1875; citato in Perugia, Guide Electa Umbria, 1993.
  9. Da La Madonna del futuro, in Segreti d'artista, traduzione di Pietro Pascarelli, Edizioni Grenelle, Potenza, 2016. ISBN 978-88-99370-15-2
  10. Più avanti nel testo: «Gatti e scimmie, scimmie e gatti; qui c'è tutta la vita umana!».
  11. Da Le prefazioni.
  12. Dalla lettera a Robert Louis Stevenson del 21 marzo 1890, in Henry James e Robert Louis Stevenson, Amici Rivali. Lettere 1884-1894, traduzione di Lucio Angelini, Milano, Archinto, 1987, p. 51.
  13. a b Da The Art of Fiction
  14. Da L'arte della narrativa; citato in Lilla Maione, introduzione a Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, traduzione di Lilla Maione, Universale Economica Feltrinelli, X ed., Milano, 2014, p. 31.
  15. Da La lezione dei maestri.
  16. Citato in AA.VV., Il libro di Sherlock Holmes, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 294. ISBN 9788858038758
  17. Citato in Emma Letley, Introduzione a Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, traduzione di Paolo Zanotti, Mondadori, Milano, 2014 (ebook). ISBN 8852056270.
  18. Citato in Aline B. Saarinen, I grandi collezionisti americani, Einaudi Editore, 1977 da La Lettura, Rizzoli Editore, dicembre 1977.
  19. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 186. ISBN 9788858024416
  20. Citato in Mario Praz, Cronache letterarie anglosassoni: volume 2, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1950, p. 274.
  21. Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
  22. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  23. Henry James, I documenti Aspern, traduzione di Eugenio Giovannetti, Jandi, Milano, 1944.

Bibliografia modifica

  • Henry James, Giro di vite, traduzione di Fausta Cialente, Einaudi, Torino, 1995. ISBN 9788806139865
  • Henry James, L'americano (The American), traduzione di Carlo Linati, Mondadori, Milano, 1970.
  • Henry James, L'americano, a cura di Pietro Pignata, TEA, Torino, 1988.
  • Henry James, L'americano, traduzione di Bruno Oddera, introduzione di Guido Fink, Newton Compton, Roma, 1993.
  • Henry James, L'Angolo Allegro, traduzione di Adria Tissoni, in Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror, a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
  • Henry James, Ore italiane, traduzione di Claudio Salone, Garzanti, 2006. ISBN 88-11 36646-1
  • Henry James, Owen Wingrave, traduzione di Gianni Pilo, in Storie di fantasmi, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, 1995.
  • Henry James, Ore italiane, introduzione di Franco Cordelli, prefazione di Attilio Brilli, traduzione di Claudio Salone, Garzanti, Milano, 2020. ISBN 978-88-11-81343-9
  • Henry James, Ritratto di signora, traduzione di Carlo e Silvia Linati, Einaudi, 1976.
  • Henry James, Roderick Hudson, traduzione di Margherita Guidacci, Cappelli, 1960.

Filmografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Opere modifica