Guido Fink

scrittore, saggista, traduttore e docente universitario italiano (1935-2019)

Guido Fink (1935 – 2019), scrittore, saggista, traduttore e docente universitario italiano.

Guido Fink nel 1989

Citazioni di Guido Fink

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  • [Su Scrivimi fermo posta] È un film molto bello, per certi versi il più sincero e il più struggente tra i film di Lubitsch.[1]
  • [Su La grande strada azzurra] Modesto il romanzo [...] a cui si è ispirato, modesto è anche il film di Gillo Pontecorvo: che tuttavia, mettendo a frutto la lezione del neorealismo e gli "appunti cinematografici" di realtà italiana colti nei suoi migliori documentari e cortometraggi, è riuscito a esordire con un film pulito, onesto, civile: un risultato al giorno d’oggi non trascurabile. Sostanzialmente fedelissimo alla storia di Solinas – alla vicenda di Squarciò, il pescatore della Maddalena che contro la Finanza e i suoi stessi compagni va a pesca con la dinamite, finché dilaniato da un’esplosione muore fiero e solitario com’è sempre vissuto.[2]
  • [Su Ernst Lubitsch] Per molti anni incompreso o sottovalutato dalla critica ufficiale, L. occupa in realtà un posto di rilievo nella storia del cinema come autore di alcune fra le più ammirevoli commedie cinematografiche mai realizzate, basate su uno humour allusivo, un ritmo perfetto e una rassegnata consapevolezza ‒ senza dubbio legata alla sua origine ebraica e mitteleuropea ‒ dei limiti e della natura transitoria di ogni umana esperienza. Celebre è divenuta l'espressione Lubitsch touch, a indicare un "tocco" unico e inimitabile, che si può definire soltanto attraverso l'insieme e, al tempo stesso, le singole tappe di una filmografia fra le più rigorose e "coerenti" della storia del cinema.[3]
  • [Su I migliori anni della nostra vita] Un'opera complessa, difficile a giudicarsi, forse sopravvalutata al suo apparire ma oggi ingiustamente dimenticata...[4]

Una vettura come un'altra

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Terzo romanzo di Henry James, interamente ambientato in quell'Europa che ancora guardava con puritano e timoroso sospetto – o meglio, con quel misto di attrazione e paura che è sola garanzia, almeno sul piano della fiction, di risultati inquietanti e non banali, comunque lontani da piatte divagazioni turistiche –, L'americano (1876-77) imposta con esplicita chiarezza la grande domanda a cui, malignamente, potremmo ridurre tutto l'imponente corpus della narrativa jamesiana, senza contare varie altre voci apparentemente ben lontane da quel corpus, dalle feste mobili degli espatriati degli anni venti a Lolita: nel rapporto fra Vecchio e Nuovo Mondo, chi è il seduttore, chi il sedotto?

Citazioni

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  • Da buon melodramma – e L'americano lo è, senza equivoci o remissioni, con tutti gli elementi esteriori del feuilleton, non ancora sublimati nella metafora come sarà nelle fasi successive dell'opera jamesiana: un castello sinistro, un duello, un delitto segreto, una confessione sul letto di morte, un'eroina che si chiude, sepolta viva, tra le mura di un convento situato in rue de l'Enfer – il romanzo abbonda in contrapposizioni radicali e manichee, bianco contro nero, buoni contro malvagi, innocenza americana contro raffinate crudeltà europee, una mappa perfetta di quel mondo diviso in due che Peter Brooks ci descrive ammirevolmente nel suo L'immaginazione melodrammatica. (p. 9)
  • Non c'è solo teatro ne L'americano: ci sono altre forme di finzione e di rispecchiamento. (p. 13)
  • L'immagine dell'Americano come possibile eroe e summa di ineccepibili qualità dovrà cedere il passo alle crisi e alle interrogazioni dei personaggi inadatti a vivere del nostro secolo. Tutto sommato, non aveva torto quel vetturino, a smontare dalla cassetta e a guardare cos'era successo al suo passeggero.
  • L'americano non è nato su una vettura di piazza, ma su scenari non troppo dissimili: «Rammento che ero seduto in un tram a cavalli americano» scrive James nella prefazione alla New York Edition «quando mi trovai improvvisamente a considerare con entusiasmo, come tema di una "storia", la situazione, in un altro paese e in una società aristocratica, di un mio compatriota solido e deciso, ma insidiosamente ingannato e tradito, e reso vittima di una crudele ingiustizia...» (p. 13)

Bibliografia

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  • Guido Fink, Una vettura come un'altra, introduzione a Henry James, L'americano, Tascabili Economici Newton, Roma, 1993. ISBN 88-7983-346-4
  • Laura, Luisa e Morando Morandini, il Morandini: dizionario dei film 2001, Zanichelli, Bologna, 2000. ISBN 88-08-03105-5
  1. Citato Morandini 2000, p. 1180.
  2. Da Cinema Nuovo, 1957; citato in La grande strada azzurra - Rassegna stampa, mymovies.it.
  3. Da LUBITSCH, Ernst, in Enciclopedia del cinema, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma, 2003.
  4. Citato Morandini 2000, p. 798.

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