Joe Dante
Joseph James "Joe" Dante Jr. (1946 – vivente), regista, produttore cinematografico, montatore, attore e critico cinematografico statunitense.
Citazioni di Joe Dante
modifica- [Su Gremlins 2 - La nuova stirpe] Abbiamo deciso di fare un film che non solo prendesse in giro il primo film ma i sequel in generale con un po' di satira sociale. (da un'intervista di Chicago Reader, 2012)[1]
- [Su Gremlins] È un film molto americano. La cosa interessante è che la Amblin supervisionava da vicino la distribuzione del film in tutto il mondo, e ci teneva a curare l'edizione di ogni paese. E così questo film, come altri, ebbe una versione diversa preparata per ciascuno dei paesi principali dove sarebbe uscito: Italia, Spagna, Francia, Germania... Riscrivevano appositamente i dialoghi. Nel bar, per esempio, i grammofoni suonano musica da birreria nella versione tedesca del film. Ci sono battute e riferimenti a cose americane che sono state a elementi della cultura popolare di ogni paese. Ho sempre pensato fosse uno dei motivi per cui il film ebbe successo così a lungo. La gente nei vari paesi pensava che questi film fossero stati fatti per loro.[2]
- [Su Gremlins 2 - La nuova stirpe] Fu un film piuttosto folle e maniacale. È uno dei miei preferiti. (da un'intervista di Director's Reel, 2015)[1]
- [Su Gremlins] Gizmo avrebbe dovuto, nella sceneggiatura originale, diventare Ciuffo Bianco, il cattivo Gremlin, dopo circa 20 minuti, ed era così che avevamo programmato di fare il film... Ma Steven Spielberg si è messo in testa di cambiare tutto, dopo aver visto tutti i primi test-screen con Gizmo, e a tal proposito disse: "Sai, non dovremmo davvero sbarazzarci di lui, dovrebbe restare in giro ed essere l'eroe per l'intero film". Il che è stato terrificante per noi, perché eravamo a circa quattro settimane dalle riprese e non avevamo idea di come realizzare questo pupazzo, che era davvero piccolo, dovevamo creare un protagonista. (da un'intervista di EW, 6 dicembre 2017)[3]
La repubblica, 28 novembre 1996.
- I miei primi film andarono perduti quando fallì la casa di produzione. Da allora ho capito la precarietà del cinema e ne metto da parte più che posso.
- Ho cominciato a rifugiarmi nell'avventura con i libri, quando da bambino ho avuto la polio che mi ha costretto per un anno a casa. Poi ho cercato l'avventura al cinema che significava la fuga dalla realtà. Non che nella realtà fossi infelice, ma con i film ero più felice. Ricordo che guardavo il cast e sceglievo i film con più uomini. Se c'era qualche diva immaginavo subito lunghe scene con tutte quelle smancerie e i baci, e non ci andavo, mi annoiavano le storie d'amore.
- [Sul recitare] Sono pessimo, lo faccio solo per gli amici. L'unica fortuna è che, non avendo la faccia cattiva, non mi chiamano per fare il mafioso.
La repubblica, 4 dicembre 1997.
- [Su La seconda guerra civile americana] Non appena ho letto la sceneggiatura della Guerra civile mi sono innamorato di questa storia, così estranea alle convenzioni hollywoodiane, e nello stesso tempo piena di altri spunti come ad esempio il razzismo crescente nel nostro paese e la parallela ipocrisia del "politically correct".
- Sempre più spesso in America molti dei soggetti più interessanti trovano spazio solo presso le produzioni televisive. La gran parte del pubblico americano è giovanissimo e disimpegnato e gli esperti di marketing delle majors, che sono tra i maggiori detentori del potere attuale, impongono per il grande schermo dei prodotti a loro uso e consumo. È interessante notare che proprio Mad City realizzato grazie all'entusiasmo di Dustin Hoffman e John Travolta ha finito per deludere le aspettative commerciali. A prescindere dal valore del film, questo è un altro segno a sfavore di chi cerca di fare un cinema intelligente.
- Sul talento e sul genio di Spielberg penso che ci sia poco da discutere. Per quanto riguarda gli effetti della sua concezione del cinema potrei risponderle che è prerogativa di molti grandi causare delle degenerazioni. E comunque non mi limiterei solo a Spielberg: il film che ha cambiato il modo di produrre ad Hollywood è Guerre stellari di George Lucas. Il clamoroso risultato di quel film ha spinto i produttori verso dei film-evento, basati ugualmente sugli effetti speciali e sul merchandising e legati all' assoluto bisogno di riportare a casa un enorme investimento. Ma credo che nessuno possa paragonare in buona fede Incontri ravvicinati o Guerre stellari con Independence day.
- [Su La seconda guerra civile americana] La degenerazione che racconto nel film nasce proprio perché la gente che si è affermata tempo addietro comincia ad opporsi alle opportunità offerte ai nuovi arrivati. È una situazione che si sta irrigidendo progressivamente, con dei connotati xenofobi allarmanti.
La repubblica, 11 luglio 1998.
- [Su Small Soldiers] Ogni film è politico. [...] Certo, non è una cosa che dici ai capi degli studi quando vai a proporre un progetto. Ma io vedo in questo film un chiaro messaggio anti-tecnologico.
- A mio avviso i film devono raccontare una storia, e ben venga la tecnologia se questo permette di raccontarla bene. Ma quando la tecnologia diventa l'esclusiva ragione d'essere di un film, l'interesse precipita, sono guai.
- Fino dai tempi di Corman, i mei film sono sempre stati imperniati su persone che non riescono ad inserirsi nella società. È chiaro che i Commandos, con le loro manie militari e la venerazione per le armi, non potrebbero mai essere gli eroi in un mio film.
Intervista di Gabriele Francioli, Kinematrix.it, 4 agosto 1999.
- [Su Roger Corman] Roger veniva dall'esperienza di The Intruder, una pellicola con un messaggio molto esplicito che la gente non accettò e decise, di conseguenza, di non produrre più opere per cui dover rimettere del denaro. Riteneva un atteggiamento molto più sovversivo e interessante convincere produttori e attori a lavorare con una sceneggiatura "carina" e, solo dopo, cambiare la storia in un modo del tutto inaspettato!
- Non mi sento un "grande regista hollywoodiano", ma semplicemente qualcuno abbastanza fortunato da poter fare film anche grazie a un solo grande successo commerciale negli anni Ottanta.
- [Su Gremlins] Non è un film "normale", ma per qualche scherzo della natura o del periodo in cui è uscito ha toccato le corde giuste ottenendo un grandissimo successo... ma, alla fine, rimane un film stupido, anche se preferisco fare film considerati tali piuttosto che girare storie convenzionali. Il trucco stava nel fare in modo che il mio lavoro non ne risultasse influenzato, perché fare cinema commerciale non mi dice niente!
- [Su Gremlins 2 - La nuova stirpe] Quello è stato un insuccesso, anche perché ho fatto letteralmente tutto quello che volevo. Loro non se ne sono accorti, ma con quel film ho detto due cose: innanzitutto su cosa sarebbero stati per me gli anni '90, con quella storia degli edifici intelligenti alla Ted Turner e che non funzionano mai, della speculazione edilizia da parte di questi grandi capitalisti... sai cosa voglio dire, e poi ho parlato proprio della non necessità di fare i sequel dei film.
- Se guardi The Haunting scoprirai i limiti della computer animation come arte.
- [Su Haunting - Presenze] Invece che lasciare spazio all'immaginazione, si ha una specie di gigantesca farsa computerizzata che non ti impaurisce!
- [Su Independence Day] Oltre a non essere "scary", ha un pessimo contenuto politico.
- Ero convinto del progetto Godzilla, poi... hai visto cosa hanno fatto!
Da Welcome to Werewolfland
Intervista di Jeffrey Schwarz, Kinowelt Home Entertainment, 2003, in Making-of, L'ululato, regia di Joe Dante, 1981, DVD 2 Dischi, Pulp video, 2015.
- A dare inizio al fenomeno fu uno scrittore di nome Curt Siodmak, che nel 1941 scrisse la sceneggiatura per L'uomo lupo. Tirò fuori molte leggende sulla luna piena, l'aconito e un sacco di altra roba, che vennero poi tradizionalmente accettate nei film sui licantropi.
- L'uomo lupo rispecchia l'idea che si ha del licantropo nella cultura popolare. La gente ha fatto commenti del tipo: "Com'è che ha sempre la camicia dentro i pantaloni?" Ma da bambino non ci pensi, e il personaggio era così popolare e così nevrotico che riapparve in diversi altri film e divenne il prototipo dell'uomo lupo. Ma il genere cominciò a perdere popolarità negli anni Settanta. Ci fu La notte del licantropo, un giallo sui licantropi piuttosto malriuscito. Per la parte dei licantropi furono usati grossi cani e lupi veri, cosa che per me fu una delusione. L'idea di andare a vedere un film sui licantropi con un lupo vero, invece di un tipo travestito e truccato era considerata una truffa perché non era abbastanza soprannaturale. Ne tenemmo conto nel fare L'ululato.
- Non inserimmo lo spezzone tratto da L'uomo lupo per far ridere, ma perché riassume il modo di vivere del licantropo. È la scena che spiega cosa vuol dire essere licantropo ed è anche la scena che permette di capire, cosa mai successa in un film di questo tipo, che i personaggi ne sanno quanto lo spettatore sull'argomento.
- In alcuni film la leggenda cambia a seconda del budget che si ha a disposizione. Nel primo film di Dracula prodotto dalla Hammer [Dracula il vampiro], Peter Cushing parla in un grammofono e dice che, a differenza di quello che pensa la gente, i vampiri non si trasformano in lupi. C'è un motivo, come per il fatto che non si trasformano in pipistrelli: non avevano i soldi e hanno trovato una ragione per non farlo.
- Ogni volta che leggo una sceneggiatura, oltre a chiedermi se voglio farne un film mi pongo un'altra domanda: "C'è una parte per Dick Miller?". Se non c'è, come faccio a farne un film?
- Prima di questo film, la tecnica generalmente usata per le trasformazioni era la dissolvenza incrociata. Lon Chaney doveva stare seduto in una sedia. Lo legavano per impedirgli di muoversi e gli cambiavano il trucco. La cosa andava avanti per ore o anche per mezza giornata. In fase di montaggio si creava una dissolvenza tra quelle immagini, ed era così che diventava un licantropo.
- Christopher Lee, con cui ho lavorato in seguito, si scusò con me per aver fatto Howling II. È una di quelle cose che non funzionano. Non aveva senso già dall'inizio, perché la premessa del seguito è che nessuno l'ha vista trasformarsi in lupo, mentre alla fine del primo film si trasforma in televisione, di fronte a tutti. Ma nel secondo film è un grande segreto. Non ditelo a nessuno!
Intervista di Carlo Dutto, Close-up.it, 9 settembre 2009.
- Mi considero fortunato perché ho iniziato a girare film nel periodo di transizione in cui tutti quei film considerati trashy, da drive-in, destinati a un pubblico di ragazzi, iniziarono a diventare film di serie A anche per un pubblico più adulto. Tutto a un tratto arrivò una grande attenzione e tanti capitali per fare film come Batman, considerati di sotto-cultura popolare, da disprezzare.
- La mia paura più grande comunque, il mio incubo ricorrente è di non riuscire a fare più film! Aggiungerei anche che mi ha tremendamente spaventato l'amministrazione Bush!
- L'elezione di Obama devo dire che nei primi tempi mi sentivo sollevato, ma mi spiace ammettere che la sua amministrazione si sta sempre più rivelando più simile a quella di Bush e questo non può che turbarmi. Gli americani hanno troppe paure, sono sempre arrabbiati e per molte cose, e ora anche Obama, dopo gli entusiasmi iniziali è molto meno amato in patria.
- Non sarà il 3D a fare la qualità da sola dei film, ma spero che l'utilizzo del 3D avverrà in modo discriminatorio, solo per quei film dove davvero ce ne sia bisogno!
- Da bambino rimasi folgorato dalla paura vedendo Tarantula, la storia di un ragno gigante che sognavo sotto il mio letto la notte. Sono sempre stato affascinato dai film di paura e dopo alcuni tentativi di fermarmi nella mia passione cinematografica, i miei genitori si sono presto arresi.
- Secondo me un film passa attraverso tre passaggi, che portano a tre film diversi: quando sono scritti, quando sono girati e quando sono montati.
- Il primo film in cui la trasformazione in lupo avviene di fronte alla macchina da presa è in ordine cronologico il mio, L'ululato. Io e la produzione volevamo lanciare il film dal punto di vista commerciale e questo espediente mai provato prima di allora fu la chiave di tutto. Nel mio film, a differenza di quello di Landis [Un lupo mannaro americano a Londra], pur essendo molto meno perfetta dal punto di vista tecnico, può vantare il fatto che degli attori erano nella scena e ho potuto registrare le loro reali reazioni alla trasformazione in atto di fronte a loro. La scena girata da Landis ha anche piccoli errori, per esempio è illuminata male e si vede nell'immagine del braccio.
Intervista di Marco Spagnoli, Fantascienza.com, 11 giugno 2010.
- A convincermi a girare The Hole in 3D è stato soprattutto il potere constatare come la tecnologia sia assolutamente notevole e adatta in questo momento a fare ciò che si desidera. È un ottimo strumento per un cineasta che voglia raccontare una storia in una certa maniera ed è uno sviluppo importante del cinema.
- Quando ero giovane i film si potevano vedere solo al cinema e noi li vedevamo tutti. Poi, però, le cose sono via via cambiate. Oggi il cinema è dappertutto, ma a parte poche persone che hanno studiato e i grandi appassionati, la gente non conosce davvero il grande cinema del passato. Per questo si possono fare remake scadenti e raccontare nuovamente storie in maniera decisamente non all'altezza dell'originale. Anche per colpa di chi fa cinema... i capi stessi degli Studios conoscono poco la storia del cinema e, peggio ancora, non hanno mai visto i film di alcuni registi.
- [Su Roger Corman] Un regista che lavora sempre alacremente per fare in modo che i suoi film brillino di luce particolare. Il problema è che a Hollywood la gente non è interessata alla qualità, ma solo ai soldi.
- È assurdo che dopo tanti film di Mario Bava, Antonio Margariti, Lucio Fulci e Dario Argento solo quest'ultimo sia rimasto a fare questo tipo di cinema. Dove è andato il vostro cinema dell'orrore dopo quella generazione?
- Credo [...] che il vero grande cambiamento nel cinema horror sia arrivato con Halloween: non era il soprannaturale a spaventare, bensì i coltelli e lo slasher in generale. Da un lato era più economico, dall’altro faceva riferimento alla sicurezza personale nella realtà di tutti i giorni.
Intervista di Marco Triolo, Film.it, 22 ottobre 2014.
- Sto incontrando gente da tutto il mondo per mettere insieme una coalizione finanziaria. È davvero complicato. Non dovevo fare queste cose quando lavoravo per gli Studios. Erano loro a darti la sceneggiatura e chiederti se volevi fare il film. Oggi invece passi più tempo a cercare finanziamenti che a girare
- Io preferisco avere meno soldi e meno tempo ma realizzare qualcosa che sia completamente mio, piuttosto che spendere un anno e mezzo a lavorare su un film e dover lottare ogni mattina con i produttori.
- [Su Gremlins] È un film che ha superato le aspettative: quando è uscito è stata una sorpresa, perché lo Studio non aveva alcuna fede nel suo successo, e negli anni è riuscito a mantenere la sua popolarità. Altri film usciti nello stesso periodo e recensiti anche meglio, al contrario, sono stati dimenticati. È davvero notevole.
- Io piango ancora la scomparsa dei corti animati che passavano al cinema, Tom & Jerry, Bugs Bunny... Oggi i bambini guardano Le Superchicche, SpongeBob, roba che non raggiunge la bellezza nemmeno del più semplice tra i corti d'animazione di un tempo. Allo stesso modo, mi chiedo quali siano i film che spingono un bambino a voler fare il regista oggi. Transformers 3? Spider-Man 2? Spider-Man 5? Spider-Man remake 1? Non credo. Sono tutti così simili e non so davvero dove questa generazione possa trovare il proprio Gremlins.
- È da vent'anni che si parla di un altro Gremlins, ma non è ancora arrivato. So che ci sono stati grossi nomi che hanno proposto idee per un nuovo Gremlins, ma nessuna ha attecchito. Non so quali fossero o perché siano state rifiutate, ma so che prima o poi ci sarà un altro film, o magari una serie TV, perché è una saga molto popolare. Penso che la difficoltà maggiore sia sempre stata quella di catturare il tono dei primi due film, che era davvero unico. E siccome la gente per cui lavoravo allora non capì il film, non credo che lo capirà nemmeno chi ci lavora adesso.
- La gente non si rende conto di quanta CGI ci sia in un film: vede l'inquadratura di un campo illuminato dal sole e pensa che sia bellissima, quando in realtà è praticamente tutta finta. Il bello della CGI è che puoi realizzare cose come acqua, onde giganti, cose che una volta dovevi girare in una vasca e altre che non si potevano proprio fare. È uno strumento fantastico, a volte credo sia sovrautilizzato o usato nei posti sbagliati. Io l'ho utilizzata nei miei film sin da quando è stata concepita. Ma penso che ci sia ancora posto per le vecchie tecnologie, che considero ancora perfette.
- [Su Roger Corman] Ogni singola persona che ha lavorato con lui ha usato le stesse tecniche molti anni dopo, che si trattasse di Titanic o di un film di John Sayles. Imparavi a ottenere il massimo nel lasso di tempo tra il "Ciak" e lo "Stop", che è l'unica parte importante, perché il resto non lo vede nessuno.
Intervista di Paolo Gaudio, Ingenerecinema.it, 29 ottobre 2014.
- [Su Mario Bava] Ha avuto una grandissima influenza su di me. È incredibile come il suo cinema venga più apprezzato adesso che non ai suoi tempi: all’epoca i suoi prodotti venivano considerati come secondari, di serie B, mentre oggi li possiamo definire film d'arte: pensate solo all'uso che faceva dei colori o della scenografia. Per non parlare degli effetti speciali. I suoi film e la sua visione sono stati importantissimi per me e per la formazione del mio gusto cinematografico.
- [Su Matinee] Direi che è abbastanza autobiografico: nell’epoca in cui è ambientato il film, il 1962, avevo la stessa età del protagonista e come lui avevo un fratello minore della stessa età, ma non sono mai stato tanto fortunato da partecipare ad una presentazione di un horror movie nel cinema della mia piccola cittadina in New Jersey, ma per il resto è tutto molto simile. Lo spettro della guerra nucleare, i bunker e i comunicati del Presidente in TV. Inoltre, il filmmaker interpretato da John Goodman è una sorta di incrocio tra Roger Corman e Wlliam Castle, due persone che conosco molto bene e che hanno significato molto nella mia vita.
- Purtroppo gli Studios sono molto preoccupati di perdere il loro investimento. Fanno film sempre più costosi e spettacolari e la loro ansia di fallimento aumenta. Così vanno sul sicuro senza rischiare nulla e si convincono che rifare i film che hanno incassato possa portare profitto ancora una volta. Si buttano spesso su remake di film che hanno avuto moltissimo successo in passato e sono convinti che funzionerà ancora. Sto pensando a pellicole come Robocop o Atto di Forza, chi sentiva la necessità di questi rifacimenti? Nessuno! E questo vale anche per i supereroi: sono sempre gli stessi plot, con un terzo atto lunghissimo e poco narrativo, in cui vediamo scene d'azione interminabili con persone attaccate agli elicotteri o interi quartieri spazzati via. Tutte cose che non hanno davvero a che fare con la storia che si sta raccontando. Tutto questo perché sono convinti che la gente voglia solo azione proiettata su schermi giganteschi, ma mi chiedo: quante volte si può distruggere il pianeta Terra? Dopo aver visto 2012 ho pensato: bene, non avremo bisogno più di fare film del genere, invece a quanto pare si!
Intervista di Mario Serenellini, Ilmanifesto.it, 18 marzo 2017.
- [Su Gremlins] All'inizio quei mostriciattoli, minuscoli puppets dell'horror, piacevano solo a me. Alla Warner, che aveva finanziato il film per accontentare Spielberg, di cui ero il pupillo – "il capriccetto di Steven", mi chiamavano –, non l'avevano mai mandato giù. Dopo i super-incassi, mi han dato carta bianca per il n. 2, nel '90. Mi son concesso ogni follia, facendone il mio Helzapoppin': tra l'altro, è stato il primo film contro Donald Trump, all'epoca ordinario magnate immobiliare, anche se la sua parodia, il businessman Daniel Clamp, era molto più simpatico dell'originale.
- Noi fans del fantastico ci assomigliano un po’ tutti : tutti mattoidi, con gli occhiali e una vita interiore pizzicherina. Non rientrando nello stampo, siamo spesso bersaglio prediletto del bullismo : io ero lasciato in pace, perché facevo ridere i miei persecutori. L'humor è un'arma infallibile contro i prepotenti, che non vi toccano più. Buffo, oggi, constatare che molti di quei nerds sono al potere a Hollywood : invece, gli Spielberg e i Lucas non erano il terrore del college, ma ragazzini studiosi, con solide idee.
- [Su La seconda guerra civile americana] Altro telefilm, anch'esso distribuito in Europa ma punito in Usa con una sola proiezione HBO. Rimane il mio preferito, per questo l'ho voluto in apertura della master class alla Cinémathèque : profetico, vent'anni fa, delle frontiere chiuse e dei muri di Trump. Vi si immagina la secessione dell'Idaho da parte d'un governatore razzista. Quando accendo la tv e ascolto i propositi sull'immigrazione di Trump, mi dico che è un film ingiustamente misconosciuto. Si chiude con una nuova guerra di Secessione, oggi non meno probabile di vent'anni fa : al contrario. Continuo a presentarlo nei festival e ogni volta c'è almeno una sequenza che combacia con la realtà del momento. Guardiamo alla Gran Bretagna, all'Italia... Oggi mi sembra che siamo tutti attori di quel film, dove il governatore razzista proclama : "Permettendo l'ingresso di tutti questi – chiamateli come volete : immigrati, rifugiati, illegali, legali, alieni –, li lasciamo liberi di sostituirsi al nostro modo di vivere!"
- Il cinema popcorn è oggi l'unico cinema in Usa. Non è più serie B, più o meno nobilitata.
- Oggi gli effetti speciali han sostituito le buone storie. Un ragazzino tirato sù a Transformers saprebbe gustare Innerspace? Il pubblico giovane ha una conoscenza del cinema che non va più indietro degli anni 90. Se avessi un figlio piccolo, comincerei a sciroppargli cartoons in B/N prima di passare al colore. Oggi tutto è colorato e veloce : accelerazione massima, è l'era del telecomando.
Intervista di Laura Da Prato, Nocturno.it, gennaio 2019.
- [Su Roger Corman] Corman faceva un sacco di film a basso budget: lui mi ha permesso di fare esperienza, sceglieva gli studenti di cinema e li portava sul set; non si guadagnava tanto ma si facevano un sacco di esperienze, si lavorava molto, e siamo anche riusciti, io e la generazione dei registi venuti fuori dalla “scuola Corman”, a sopravvivere con questi film a basso budget, incoraggiati dal fatto che prima di noi anche Coppola e Scorsese avevano fatto un percorso simile e si erano costruiti una carriera.
- [Sul cinema] Oggi l'industria è in una situazione incerta perché il futuro della distribuzione dei film è incerto: nessuno si aspettava lo streaming, così come quando arrivò l'home video e si pensò che il cinema era finito, ma non era così. È sempre stata una situazione un po' apocalittica ma oggigiorno è ancora più complessa.
- [Sul Cinema dell'orrore] Solitamente il genere horror è la prima ovvia scelta per un regista o per un produttore perché si possono produrre horror con un budget ridotto e oggi con la CGI si possono creare scene con un livello tale di violenza che prima non si poteva nemmeno immaginare. Quindi un sacco di persone investono i propri soldi su questo genere, finché non sono troppi.
- [Su L'erba del vicino] Il film era stato pensato come un omaggio a La finestra sul cortile di Hitchcock, ma io non ho ancora capito perché. [...] Era un film un po' disorganizzato perché mentre giravamo c'era lo sciopero degli sceneggiatori, in pratica eravamo gli unici a girare negli studios della Universal quindi, non potendo coinvolgere gli sceneggiatori, pensai che girando il film in sequenza avremmo potuto improvvisare con il cast e questa improvvisazione ci avrebbe guidato verso una risoluzione.
Intervista di Valentina D'Amico, Movieplayer.it, 19 aprile 2019.
- Sono orgoglioso dei film che ho fatto, ma per l'ultimo lavoro con uno studio che ho girato, Looney Tunes: Back in Action, ho subito un sacco di interferenze. Per la mia sanità mentale, ho capito che era meglio lavorare solo a progetti indipendenti con pochi soldi che dover dar retta a persone che hanno pessime idee. La vita è troppo breve.
- Sono entrato nell'industria al crepuscolo di Hollywood, ma le opere prodotte da quel sistema mi hanno ispirato e mi hanno fatto amare il cinema. Quali sono i film e i registi che fanno sognare oggi?
- [Su un terzo film di Gremlins] Se mai lo faranno, sarò l'ultima persona a saperlo. Non vorrebbero me alla regia perché non hanno apprezzato Gremlins 2 - La nuova stirpe. Non hanno capito il film, non volevamo una copia del primo.
- Dopo gli incassi di Gremlins Warner Bros. ha deciso che il mio film successivo sarebbe stato Batman. Avevano una sceneggiatura molto diversa da quella poi realizzata, scritta da uno degli autori di James Bond. Era buona, ma a me in realtà interessava il punto di vista del Joker. Mi sono svegliato una notte pensando "Non posso fare questo film perché non credo in Batman e nella sua idea di giustizia, a me importa solo del joker, non sono la persona giusta". Quando ho rifiutato pensavano che fossi pazzo, ma con il tempo ho capito che era la cosa giusta da fare.
Intervista di Silvia Bizio su La seconda guerra civile americana, Repubblica.it, 8 gennaio 2021.
- Un film ancora più simile alla realtà è Un volto nella folla di Elia Kazan, in cui un sociopatico malato di fama usa la televisione per guadagnare potere imbrogliando tutti. Poi la gente capisce e lui finalmente inciampa su se stesso alla fine. Fino a pochi giorni fa non pensavamo potesse succedere anche nella realtà.
- [Sull'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 2021] Non sono sorpreso: è l'inevitabile risultato degli scorsi quattro anni di perfidia, menzogne e leadership delirante cominciata quando un megalomane pericoloso è sceso dalla scala mobile del suo palazzo dorato e pacchiano stile Saddam e ha annunciato la sua intenzione di candidarsi come Presidente. Ha vinto per via del suo status di celebrità coltivato con attenzione: "Quando sei una star ti lasciano fare qualunque cosa".
- [Su Donald Trump] La peggior cosa che sia capitata all'America dall'11 settembre. E dopo quattro anni di incompetenza, stupidità, in cui si sono girati dall'altra parte mentre vendeva i nostri alleati e spezzava il pane con dittatori autoritari che ammira, ora finalmente ha superato la linea incitando i suoi seguaci, tipo il culto di Jim Jones e della sua setta, a portare la violenza in quella che chiamiamo "la Casa della gente". E questo per non parlare dei 360.000 americani che sono morti per la folle politicizzazione di Trump del virus, mentendo ai suoi sostenitori creduloni che non era nemmeno una minaccia nonostante lui sapesse benissimo la spaventosa verità. Un uomo terribile, terribile.
Intervista di Cristina Piccino, Ilmanifesto.it, 30 giugno 2023.
- [Su Gremlins 2 - La nuova stirpe] Gremlins arrivò del tutto inaspettato, era il film giusto nel momento giusto, per questo ha avuto tanto successo. Gli studios me ne chiesero subito il sequel ma io alla sola idea di dover ricominciare a combattere con quei pupazzi ho rifiutato. Ero inamovibile, allora non c’era la tecnologia degli effetti speciali di oggi. Gli ho detto che potevano cercarsi qualcun altro, ci hanno provato ma non si sono riusciti così sono tornati da me e mi hanno detto che se accettavo la loro proposta avrei avuto carta bianca per fare quello che volevo. Quale regista può rifiutare un’offerta simile? Naturalmente ho accettato.
- [Su Gremlins 2 - La nuova stirpe] È quello più libero, dove ho potuto mettere tutto ciò che volevo, alla fine è quasi un Helzapoppin' in cui ho mescolato molte cose, il musical, Busby Berkley, i riferimenti all’America del tempo che era cambiata in quegli anni. Il primo nasceva invece da una sceneggiatura che mi aveva proposto Spielberg, allora andavano molto i film con ragazzini che volevano essere scienziati, molti non avevano funzionato sul momento poi sono divenuti dei classici. Se rifacessi oggi Gremlins potrei utilizzare la Cgi e sarebbe sicuramente un film molto diverso. Lavoriamo nello spazio delimitato dagli effetti speciali di un determinato periodo, per cui man mano che questi si evolvono, i limiti si ampliano.
- I film che si fanno adesso durano almeno tre ore, spesso non per una reale necessità narrativa ma per poter mettere un cast più numeroso di star e di personaggi che rispondono alle esigenze imposte. Forse è anche per questo che le persone hanno smesso di andare al cinema e preferiscono fare zapping tra Amazon prime e Netflix. Perciò un festival come questo è importante, riporta il pubblico alla dimensione dell’esperienza di vedere un film uscendo di casa in uno spazio condiviso insieme a altri. Il fatto è che il telecomando ci ha fregati: un tempo lontano, quando non esisteva, ci si doveva alzare per cambiare canale, era un po’ più scomodo. Poi è diventato molto facile, e la soglia dell’attenzione si è sempre più abbassata, i videoclip musicali lo hanno intercettato subito e hanno funzionato. Questa abitudine è diventata una forma estetica oltre che un modo di pensare, Hollywood anche per questo aveva istituito le preview dei film, prima dell’uscita, con un campione di pubblico. Per me erano un incubo, se gli spettatori non ridono nel punto giusto o sbuffano il film è già condannato prima di cominciare. Così alla fine i film sono tutti uguali, si fa quello che piace senza correre troppi rischi.
Filmografia
modifica- L'ululato, 1981
- Gremlins, 1984
- La seconda guerra civile americana, 1997
- Looney Tunes: Back in Action, 2003
Note
modifica- ↑ a b Citato in Gremlins 2 compie 30 anni. Joe Dante: "Avevamo più soldi, più gremlins, ma...", Noidegli8090.com, 16 giugno 2020.
- ↑ Citato in Joe Dante ci parla dei trent'anni di Gremlins, intervista di Francesco Alò, Youtube.com, 2 gennaio 2015.
- ↑ Citato in Gremlins: Gizmo all'inizio doveva essere il "cattivo", Noidegli8090.com, 29 febbraio 2020