Filippo Facci

giornalista italiano

Filippo Facci (1967 – vivente), giornalista italiano.

Filippo Facci nel 2015

Citazioni di Filippo Facci

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  • A Roma non c'è da accumulare modernità in case labirintiche: c'è da aprire bene le finestre.[1]
  • Craxi ha modernizzato negli anni '80 il Paese e l'ha arricchito.[2]
  • Esiste sicuramente una parte di internettiani che a mio avviso è sottoacculturata e che secondo me occupa la maggior parte del blog di Grillo.[3]
  • Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti.[4]
  • Ho il massimo disprezzo per la maggioranza di quelli che io ritengo essere i grillini, i grillanti o quelli che volete. Quindi, se questo è il terreno, il nuovo linguaggio della politica, visto che posso permettermelo perché non sono un politico, la risposta al vaffanculo di Grillo è: vaffanculo ci vada lui e quelli che lo sostengono.[5]
  • I fatti non sempre rispecchiano la verità.[6]
  • [...] il razzismo non è solo l'essere intolleranti con il diverso, ma è anche il sottolineare ogni volta che comunque è diverso.[7]
  • Io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.[8]
  • La condanna a Fabrizio Corona è assurda e basta, il condannato meriterebbe la grazia presidenziale al pari di altri casi che probabilmente neppure conosciamo. [9]
  • La domanda è se si possa celebrare la vita e la morte di Pelè senza che ogni volta arrivino frotte di partenopei a rompere i coglioni con Maradona.[10]
  • La mia opinione sulla prevalenza, sottolineo e lo dico tre volte, prevalenza e prevalenza della rete che è quella che frequenta e commenta sul blog di Grillo, la rete che si evoca qui, è il peggio di questo Paese.[11]
  • La riconoscenza è una responsabilità che alcuni non sanno reggere e che presto trasformeranno in rancore, talvolta in furore.[12]
  • La rete non esiste.[11]
  • Mi piacerebbe, dunque, negare che parte delle candidature del Pdl facciano espressamente schifo, e che siano solamente plastilina nelle mani del capi-listone. Ma non ci riesco. Nessuno, per definizione, è indegno di entrare in Parlamento: ma quando vedi certi esclusi ti prudono le mani. Militari contro militari, imprenditori contro imprenditori, sindacalisti contro sindacalisti, handicappati contro handicappati, e portavoce, parenti, segretarie, scienziati contro scienziati: va bene tutto. Ma ditemi perché dev'esserci la moglie di Emilio Fede e non Daniele Capezzone, cui Berlusconi di ripiego ha offerto di fare il suo portavoce. Ditemi perché dev'esserci la chirurga di Berlusconi e la fisioterapista di Berlusconi quando di converso hanno spazzato e non sostituito praticamente tutti i liberali (da Alfredo Biondi a Egidio Sterpa a Lino Jannuzzi) per infilare oltretutto anche il tassista Loreno Bittarelli, capopolo della cricca corporativa più illiberale d'Occidente. Non hanno candidato Paolo Cirino Pomicino, ma abbiamo la giornalista del Tg4 Gabriella Giammanco, e Gabriella Carlucci, Elisabetta Gardini, l'avvocatessa Nunzia Di Girolamo già indicata come «la nuova Mara Carfagna» come se ci fossimo già abituati alla vecchia. Chissà che hanno pensato Elio Vito e Antonio Martusciello nel vedersi esclusi a vantaggio della nota conduttrice Elisa Alloro: questo mentre Maurizio Gasparri aveva il fegato di spiegare che le sciampiste stanno tutte a sinistra, dove pure abbondano segretarie e portavoce che di politica capiscono poco ma di accondiscendenza già di più. In compenso nel Pd non c'è l'islamista moderato Khaled Foud Allam, e non c'è neppure Nando Dalla Chiesa: ma c'è Massimo Calearo, che sino a due settimane fa aveva la suoneria del cellulare (sul serio) con l'inno di Forza Italia.[13]
  • Nell'insieme: lavoravo da abusivo per il giornale dei ladri, ero disprezzato dai colleghi e da chiunque in quel periodo sapesse dove scrivevo, completamente gratis, in teoria non potevo neppure entrare in redazione e sotto i miei articoli c'era la firma di un altro. Però c'era la salute.[12]
  • Non ero cretino: ero di mente lineare, poco incline al barocchismo e al retroscena, figlio di mezzi tedeschi, soprattutto crederci era gratis.[12]
  • Non ho nessun atteggiamento di attenzione politologica e sociologica nei confronti del movimento di Beppe Grillo che è un personaggio tra l'altro, io ne sto studiando attentamente la storia, sono stato un po' di giorni a Genova, assolutamente reazionario, assolutamente di destra anche se il suo popolo si sta rivelando per lo più di sinistra.[5]
  • [A Maurizio Belpietro] Tu stesso ricordi che un partito non è una caserma e che su certi argomenti è normale che cambino gli orientamenti. Bene. Se da un lato ti chiedi come le posizioni di Gianfranco Fini su biotestamento e fecondazione possano accompagnarsi all'integralismo di deputati come Giuseppe Valditara e Antonio Buonfiglio, tuttavia, lo stesso ragionamento doveva essere valido all'interno del PdL. [...] A non esserci, poi, e spiace dirlo, è la libertà di coscienza: sbandierata a parole, sono diversi i deputati che hanno raccontato anche pubblicamente – Chiara Moroni tra queste – come le pressioni siano sempre state di senso contrario.[14]
  • Un serio reato di tortura, in Italia, non verrà approvato: non, almeno, per come l'hanno approvato altri paesi e per come il diritto internazionale e la Convenzione Onu - firmata dall'Italia nel 1989 - lo prevedono. (...) Non verrà approvato perché molti italiani e parlamentari pensano che la repressione penale debba avere un carattere punitivo e non rieducativo (come prevedrebbe l'articolo 27 della Costituzione) che è la stessa ragione per cui si criticano i permessi-premio, le semilibertà, la condizionale e i benefici vari. (...) In carcere si deve andare a star male, questo il sentire comune, e mettere la gente in carcere serve anche a levarla dalla circolazione. Non verrà approvato perché verrebbero meno anche strumenti come il 41 bis - il cosiddetto carcere duro - che da noi è considerato intoccabile nonostante sia pienamente equiparabile alla tortura, come hanno riconosciuto molti organismi internazionali.[15]
  • Vedere la radicale Emma Bonino festeggiare l'anniversario del Concordato a Palazzo Borromeo – dopo che aveva combattuto il Concordato per tutta la vita, da anticlericale militante – mi ha ricordato quando da bambino mi davano il Fernet Branca per aiutarmi a vomitare. A voi non farà schifo, a me sì: perché le incoerenze più orrende non sono quelle dei voltagabbana professionisti, gente che del galleggiamento ha fatto un'arte molto italiana: sono quelle degli idealisti, dei promotori dei diritti civili, per esempio di una radicale che fino a due anni fa festeggiava la Breccia di Porta Pia coi compagni anticlericali – la Bonino c'era, ogni 20 settembre – e martedì scorso eccola presenziare solennemente all'anniversario della firma dei Patti Lateranensi all'ambasciata italiana presso la Santa Sede: c'erano le più alte cariche ecclesiastiche e naturalmente il segretario di Stato Vaticano. Domanda: era una scelta obbligata e responsabile, da ministro degli Esteri? Ma nemmeno per idea: e in ogni caso avrebbe potuto mandare uno dei suoi tanti viceministri o capi di gabinetto. Allora siamo troppo severi? No, perché forse non è chiaro che non stiamo parlando di una cerimonia qualsiasi, di una scartoffia burocratica, o di una fisiologica apertura tipo quelle che lo sciamano Pannella sta riservando a un papa sensibile verso il problema dei carcerati: parliamo dei Patti Lateranensi e cioè del Concordato, forse il nemico numero uno dei Radicali dalla fondazione a oggi, quel Concordato contro il quale i Radicali promossero un referendum abrogativo poi bocciato dalla Corte Costituzionale.[16]

Dalla rubrica Appunto, il Giornale

  • Chi pagherà per tutto questo? Solo una cosa è certa: non saranno i magistrati. (da Ponza, Italia, 7 agosto 2009)
  • Prima della nascita non è vita, e spesso neanche dopo. (da Contro la legge 194 una truppa di farisei, 4 gennaio 2008)
  • Ma una vera discesa in campo, Giuseppe Piero Grillo, non l'ha ancora fatta. Deve ancora discuterne col commercialista. (da L'antipolitica di Beppe, business da 4 milioni, 27 aprile 2008)
  • Allevi sta alla musica classica come Adriano Celentano sta alla filosofia teoretica. (da E ora Ligabue alla Scala, 20 dicembre 2008) [proporzione]
  • Non sono le guerre a dividerci, non è la politica a condannarci a questo bipolarismo idiota: sono i casi Noemi ad avere la capacità quasi violenta di ritrasformare l'avversario in un nemico. C'è solo da schierarsi, davvero. Io sto di qua, amici del gruppo Espresso. E voi mi fate schifo. (da Eva Espresso, 2 giugno 2009)
  • Vede, signorina Di Girolamo: tra l'occuparsi di una battona pugliese e l'occuparsi di un santo di Pietrelcina, almeno secondo me, la normalità esiste, e nel mezzo, le dico la verità, l'obiettivo è poter tornare a occuparsi serenamente proprio di quelle come lei. (da L'arte di tacere, 25 luglio 2009)
  • Le manifestazioni possono servire a chi ci va, e la Storia in buona parte è stata scritta da coloro che sono scesi per strada. Ma la Storia, quella Storia, ha svoltato da un pezzo. (da La minoranza rumorosa, 24 ottobre 2008)

Dalla rubrica Appunto, Libero

  • Nessuno pensa che il basket, nel bene e nel male, sia una ragione di vita intesa come specchio di essa. Il basket non è come il calcio, non è come la vita. Questo spiega perché è il calcio quello che ci piace, che ci fa impazzire. (da Elogio del basket, 5 luglio 2010)
  • Seguono piste nere ma probabilmente ne sniffano di bianche. (da Livori in corso, 3 agosto 2010)
  • Le discussioni sui sistemi elettorali paiono un'immensa supercazzola, e personalmente ho imparato che la formula ideale non esiste e che bisogna rassegnarsi al male minore. (da Porcata resta, 17 agosto 2010)
  • L'ennesimo «caso Mondadori» sa tanto di auto usata: hanno già detto tutto i vari autori che detestano Berlusconi e però pubblicano ugualmente a Segrate perché si trovano da dio. (da Berluska non olet, 25 agosto 2010)
  • Oggi le forze politiche con più giovani, paradossalmente, o sono nuovissime (rette però da vecchi arnesi) o sono quelle più carismatiche e meno democratiche, tipo la Lega o il Pdl o l'Idv: la gioventù viene cooptata per decisione di vertice. Non sarà, davvero, che oggi i giovani sono disinteressati o senza palle? (da I Ricostituenti, 22 settembre 2010)
  • Il resto è sociologia. Il villaggetto globale riluce di ragazzette disposte a qualsiasi cosa per denaro e celebrità (e anche di uomini disposti a vendersi in altri modi) e ormai è saltata ogni maschera, ogni commedia, il mercato è decisamente a cielo aperto: ma siamo un Paese che resta cementato a un'ipocrisia profonda, storicamente e culturalmente radicata, inguaribile, ormai codificata. A regnare incontrastato resta non il diritto positivo, ma il diritto naturale, gli usi & consuetudini, il celeberrimo «si fa ma non si dice». Per intanto una cosa è certa: si fa. E si farà. (da Battere in strada non è reato. La escort invece si può fare, 6 novembre 2010)
  • E tu mi associ a 'sti pecoroni con lo zainetto firmato, a me che di sinistra lo fui davvero, a me che Benigni mi sta qua, a me che sdoganai l'Alberto Sordi che voi morettiani avete snobbato esattamente come Totò e Pietro Germi, a me che già nel '77 vi spiegai tutto di quel «Borghese piccolo piccolo» che non vi votava e non vi vota, a me che l'odiato maschilismo l'ho fatto trionfare in «Amici miei», a me che devo pure leggermi i tuoi editoriali, adesso, in cui spieghi che terapia tapioco come se fosse Antani. (da Amici suoi, 2 dicembre 2010)
  • Travaglio non ha un cuore: ha uno schedario giudiziario. (da Caro Travaglio ti scrivo, 3 luglio 2012)
  • Perché Cesare Prandelli è sottratto a qualsiasi spending review? Perché i giornali citano il rinnovo del suo contratto e però tralasciano, o mettono in secondo piano, che il suo ingaggio non è diminuito bensì aumentato? Prandelli è anche amico di Renzi: perché per lui non vale la proposta che i manager statali non guadagnino più di 239 mila euro, cioè l'appannaggio del capo dello Stato? [...] Nota: non me ne frega niente che si abbassi lo stipendio a Prandelli, me ne frega di capire come accidenti funziona questo Paese. (da Prandelli pagato il doppio del manager Fs anche se perde, 26 marzo 2014)
  • Se volete capire come funziona l'editoria italiana, beh, segnatevi anche questa. Allora: sui giornali di ieri furoreggiava una polemicuccia sul caso Marta Russo in quanto il condannato per omicidio, ora, fa l'insegnante a Roma. Ma qual era il celebre caso Marta Russo? Per ricordarlo servirebbe un libro, visto che il caso ancora scandalizza: bene, è da anni che un autore di valore se lo vede rimbalzare da ben sette editori. L'autore è Vittorio Pezzuto, ex portavoce e uomo macchina di Renato Brunetta ma soprattutto autore di «Applausi e sputi», il libro più bello e documentato sul caso di Enzo Tortora, un successo prezioso, una spiegazione del perché i libri restano insostituibili. (da Marta chi?, 10 settembre 2015)

Dalla rubrica L'imperfezione delle donne, Grazia

Intervista di Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 17 aprile 2003

riportata su interviste.sabellifioretti.it

  • Ero molto amico di Craxi. Avevo con lui un rapporto di amicizia assoluta.
  • Io vivevo come uno spiantato, al Giambellino. Me la cavavo scaricando cassette di frutta. Ogni tanto squillava il telefono: "Ciao Filippo, sono Bettino". Il più grande uomo che abbia mai conosciuto telefonava proprio a me.
  • Ero craxiano ad personam. Sono nato anarchico e anticlericale, a 15 anni ero attivista radicale. Scrivevo sull'Unità, su Repubblica, pagine milanesi. Poca roba. Vivevo di espedienti. Rubavo. Mai mangiato così bene come in quel periodo. Perché se rubi, rubi il caviale, mica la carne in scatola.
  • Forattini fa schifo. Io voglio sapere il nome e il cognome di uno a cui piacciono le vignette di Forattini. Voglio vederlo. Voglio fargli l'esame: spiegami questa battuta. Perché ti sembra bella? Che cosa vuol dire?
  • Avevo fatto cinque anni in uno e preso la maturità odontotecnica. Era un diploma che permetteva di andare all'università. Scienze politiche. Feci quindici esami e poi lasciai. Volevo lavorare. Studiavo anche musica, ma smisi.
  • Hippy, capelli lunghi, occhiali tenuti su con il nastro adesivo giallo, uno sfigato. Le ragazze mi ignoravano. Un giorno mi tagliai i capelli a spazzola, mi abbronzai, buttai gli occhiali, mi vestii da fighetto, cominciai a fumare. Fu uno choc. Le donne finalmente mi scoprirono. (In risposta alla domanda "Che tipo eri?")

ilpost.it, 1º marzo 2011.

  • Travaglio se la prende coi giornalisti diffamatori, ma è un diffamatore anche lui. Travaglio dice che una prescrizione non equivale a un'assoluzione bensì a una condanna: quindi lui è stato condannato. Travaglio dice che un innocente che si reputasse tale dovrebbe rinunciare alla prescrizione: ma lui alla prescrizione non rinuncia. Travaglio è favorevole all'abolizione dell'Appello: ma poi ricorre in Appello. Travaglio ha scritto che le corti d'Appello sono solo degli «scontifici» che mantengono inalterato l'impianto accusatorio e che limano soltanto la pena: è proprio quello che è successo a lui. Un italiano vero.
  • [Nelle risposte di Facci ai commenti dei lettori] Per me una condanna per diffamazione – per un giornalista – è la cosa più normale del mondo. Lo è sempre stata. I grandi vecchi del giornalismo hanno centinaia di condanne che son tutte medaglie, come si diceva un tempo. Ora questo imbarbarimento, questo sostituire la fedina alla carta d'identità, questa deformazione per cui i ragazzini considerano clamoroso che un giornalista sia condannato per diffamazione, tutto questo, insomma, è proprio una delle eredità culturali che Travaglio lascerebbe a questo mestiere se domani gli venisse un colpo. È la vera, sola grande diga che ha rotto: a cominciare da quando scrisse che le diffamazioni di Lino Jannuzzi meritavano il carcere. Travaglio ha diverse condanne, ma nessuna definitiva. Da qui la sua pretesa verginità. Peccato che se ne fotta di chiunque sia nelle sue stesse condizioni: per impiccare un politico o un collega gli basta un verbale, e i ragazzini applaudono.
  • [Nelle risposte di Facci ai commenti dei lettori] Per quanto riguarda wikipedia: io non ho MAI querelato nessuno in vita mia, ho sempre trovato il modo di evitare di farlo. Trovo la denuncia un'arma disonorevole, se può essere evitata. In quel caso accadeva che la mia voce su wikipedia, ogni giorno e ogni notte, fosse presa di mira da dei fanatici. Dovetti litigare con un paio di interlocutori di wikipedia perché mi dissero che in sostanza la mia esistenza giornalistica coincideva e soprattutto iniziava con un'inchiesta che feci su Grillo un paio d'anni fa o poco più, che prima praticamente non esistevo. Ogni riferimento a ciò che avevo fatto in precedenza (e le sole cose veramente buone che ho fatto, secondo me e non solo, le ho fatte in precedenza) tendeva progressivamente a sparire. Quando poi praticamente ogni notte qualcuno aggiungeva alla mia biografia su wikipedia che ero stato condannato per pedofilia, che ero un noto pederasta e altre sciocchezze, non ci ho visto più: perché gli interlocutori, circa le mie lagnanze, mi chiedevano semplicemente di riportare 'le fonti' del fatto che una cosa o l'altra non fosse vera. È la malattia di molti internettiani: non comprendono che esistono le fonti primigenie. Ecco perché li minacciai di querela (il che ovviamente non ho mai fatto) così che sotto la mia biografia, oggi, non compare niente. E non me ne frega niente.

Citazioni su Filippo Facci

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  • Facci contiene in sé un abisso che separa come si percepisce (un raffinato prosatore e un serio studioso) e come è (uno che scrive pezzi pieni di sciatterie, refusi, imprecisioni). (Guia Soncini)
  1. Da Facci e il Sorrentino incompreso: non voleva fare un film su Roma, Libero, 29 maggio 2013.
  2. Da Matrix, 5 ottobre 2007.
  3. Da Matrix, 10 ottobre 2007.
  4. Da Il giornalismo che questo Paese merita, macchianera.net, 12 dicembre 2006.
  5. a b Da Tra Silvio e Romano si in..casta solo Grillo, Omnibus, 24 settembre 2007.
  6. Dalla sua rubrica, Canale 5, 15 maggio 2008.
  7. Da La giusta indifferenza, ilpost.it, 16 luglio 2013.
  8. Da Filippo Facci svela il vero volto dell'Islam: "Perché lo odio", Libero, 28 luglio 2016
  9. Citato in Libero, 12 agosto 2014.
  10. Da un post sul profilo ufficiale twitter.com, 31 dicembre 2022.
  11. a b Da Porta a porta, 26 settembre 2007.
  12. a b c Dal libro Di Pietro-la storia vera, Mondadori.
  13. Da Che schifo E adesso come li voto?, Il Riformista, 12 marzo 2008.
  14. Citato da Filippo Facci, Lettera a Maurizio Belpietro, su ilpost.it, 20 agosto 2010., su ilpost.it. URL archiviato il 27 settembre 2019.
  15. Da Per i nostri parlamentari è meglio la tortura della rieducazione, Libero, 20 gennaio 2017
  16. Da Emma Bonino, o in morte dei Radicali, ilpost.it, 21 febbraio 2014.

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