Enzo Tortora

conduttore televisivo, autore televisivo, conduttore radiofonico, attore, giornalista e politico italiano (1928-1988)

Enzo Tortora (1928 – 1988), conduttore radiotelevisivo, giornalista e politico italiano.

Enzo Tortora negli anni '60

Citazioni di Enzo Tortora modifica

  • [Su Maurizio Costanzo] Costui fa il distributore di mangimi per pesci rossi nelle acque di Stato, ed è nello stesso tempo, consulente subacqueo per le onde, quelle sì privatissime, del dottor Rizzoli.[1]
  • Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo sono anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta.[2]
  • Io ormai divido la gente in due categorie molto semplici: quelli che conoscono sulla pelle l'infamia di una carcerazione [preventiva] in un regime cosiddetto democratico, protratta all'infinito, protratta per anni; e quelli che non hanno la jattura di conoscerla. E allora, se non la conoscono, dovrebbero quantomeno cercare di calarsi nei panni di chi vive questo tormento. Ma è un esercizio che quegli italiani difficilmente fanno. Parlano ed emettono sentenze, anche belle in molti casi. Morali così tonificanti, soprattutto per coloro che non hanno la sventura di trovarsi di fronte all'Italia com'è e non come si dice che sia. Io ho avuto l'amaro privilegio, da questo osservatorio spaventoso nel quale vivo da un anno, di vederla questa Italia che ci hanno creato poco a poco, che ci hanno fatto con questa legislazione degli anni cosiddetti di piombo, dell'emergenza che non finisce mai, del pentitismo che divora, galoppa attraverso i diritti fondamentali del cittadino, distrugge quelli che sono i presidi primordiali di ogni Stato di diritto. Questo è uno spettacolo agghiacciante. Questo è un Paese che io non avrei considerato più il mio. Io me ne sarei andato una volta conclusa la mia vicenda giudiziaria. (su Radio radicale, 7 maggio 1984[3])
  • La televisione è un jet colossale guidato da un gruppo di boy-scout che si divertono a giocare con una tastiera e che rischiano ogni momento di infrangersi sulle rocce.[4]
  • Non una, ma due, tre anche cinquanta Rai-tv dovrebbero esserci, o tentare di esserci, nel nostro Paese. Dissi ancora che dal fatto che ne esistesse una sola , discendevano i condizionamenti politici più avvilenti, e che il teleschermo di Stato diventava, in modo inevitabile, il teleservo degli uomini politici.[5]
  • Non credo di meritare il rogo per avere fatto la sensazionale scoperta che il monopolio tv è probabilmente un male, la classe politica è avida di posti e di potere, e che Canzonissima è una bisca mascherata da giochetto allegro. Dico allegro per dire, si capisce.[5]
  • Provo un'infinita pena per quei funzionari che per non perdere il seggiolino sono costretti a dire "sissignore" a ministri, sottosegretari e parlamentari.[4]
  • Sono stato accusato di essere stato visto a pranzo e a cena, a Milano, con Francis Turatello, pensi che non sapevo nemmeno che fosse morto. Le parrà strano questo, ma la cronaca nera non è mai stato né il mio settore né il mio genere, mi occupavo di tutto eccetto di quello. Camorra, Cutolo, Turatello, questi nomi hanno cominciato a grandinare su di me in modo ossessivo dal momento in cui scattarono le manette. Lei sa che io fui esibito come una sorta di osceno trofeo di caccia dalla televisione di Stato.[6]

Citazioni su Enzo Tortora modifica

  • Del resto, sin dai tempi di Campanile sera, Tortora sa come «promuovere» il ricco materiale umano della provincia, è veramente l'unico, grande conduttore televisivo che sappia toccare, con mano leggera ma ferma, i tasti dell'universo dei «non-integrati». A Portobello, la sua coltivata enfasi retorica, contrappuntata da qualche sapiente lacrima, si dispiega in tutto il suo splendore nelle due rubriche fisse: Fiori d'arancio e Dove sei?, piccole felici anticipazioni dei più grevi tormenti di Agenzia matrimoniale e Chi l'ha visto?. (Aldo Grasso)
  • [Domanda di Alfredo Pigna: Chi preferisce tra i personaggi della televisione?] Dovrei dire Mike Bongiorno perché sono amico di suo padre. Però, francamente, preferisco Enzo Tortora. (Battista Farina)
  • Eravamo in Maremma, stavo cavalcando. Sono caduta e il cavallo mi stava per schiacciare. Non volevo risalire, mio padre mi ha costretta a rimontare, altrimenti ne avrei avuto paura per tutta la vita. Insomma, testa alta e avanti. L'insegnamento di mio padre, insieme all'onestà e alla verità. (Gaia Tortora)
  • Furono [Giovanni] Pandico e [Pasquale] Barra a costringermi a fare quella schifezza di confermare le loro accuse contro Tortora. Ma ci tengo a ricordare che quando ho parlato io Tortora era già in carcere. [Ma perché ha raccontato cose palesemente false?] Mi hanno costretto. Avete idea di chi erano Pandico e Barra? (Giovanni Melluso)
  • L'assoluzione di Tortora rappresenta solo la verità processuale non anche la verità reale del fatto come storicamente accaduto. (Clementina Forleo)
  • Lui non c'entrava nulla, di nulla, di nulla. L'ho distrutto a malincuore, dicendo che gli passavo pacchetti di droga, ma era l'unica via per salvarmi la pelle. Ora mi inginocchio davanti alle figlie. (Giovanni Melluso)
  • Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. (Camilla Cederna)
  • [...] mio padre non è stato vittima di un errore ma di una persecuzione. (Gaia Tortora)

Francesca Scopelliti modifica

  • Da qualche tempo dormivamo in camere separate perché aveva bisogno dell'assistenza di un infermiere. Una sera mi appoggiai al suo letto con i gomiti e lui, con l'ironia che gli era propria, mi disse: "Non capisco perché mi devo tenere questo in camera...". Furono le sue ultime parole.
  • Fu la stessa pubblica accusa, nella persona di Michele Morello, a smontare pezzo per pezzo l'inchiesta e a chiedere di annullare la condanna. Enzo credeva nello Stato di diritto, fu sempre certo che alla fine la giustizia avrebbe trionfato. Si commuoveva se sentiva la banda dei Bersaglieri, si figuri. Non poteva pensare che sarebbe finita male. 
  • Ma lui dominò il male perché aveva precisi obiettivi da raggiungere: ritornare in tv (il famoso "Dove eravamo rimasti?" a Portobello), denunciare lo stato vergognoso delle carceri, portare a casa il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati (vinto ma mai tradotto in pratica.
  • Mi sentii sprofondare in un incubo. Associazione camorristica? Traffico di droga? Pazzesco, incredibile, me lo feci ripetere tre volte. Non era vero, non poteva essere vero. [...] Al momento dell'arresto stavamo insieme da sei-sette mesi. Il colpo di fulmine fu di Enzo, io ero molto più restìa. Non volevo fosse un'avventura. Ma lui mi conquistò con quella sua galanteria innata, da uomo dell'Ottocento.

Note modifica

  1. Citato in Enzo Tortora contro Costanzo e Bongiorno, La Stampa, 24 febbraio 1979.
  2. 20 febbraio 1987, alla prima apparizione in televisione dopo un'assenza di 3 anni per l'accusa di collusione di stampo camorristico.
  3. Citato in Il detenuto ignoto.
  4. a b Da un'intervista del 1968 citato in Dagli esordi con Celentano al successo di Portobello, La Stampa, 18 maggio 1988.
  5. a b Citato in Enzo Tortora lascerà la tv troppo "asservita" ai partiti, La Stampa, 16 ottobre 1969.
  6. Dall'intervista di Enzo Biagi nella trasmissione Rai Linea Diretta, citato in Archeo-Malagiustizia, Tortora a Biagi: «Io esibito come un osceno trofeo di caccia dalla TV di Stato», dagospia.com, 7 novembre 2013.

Voci correlate modifica

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