Ezio Zermiani
giornalista italiano
Ezio Zermiani (1941 – vivente), giornalista italiano.
Citazioni di Ezio Zermiani
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- [Nel 2012, «cosa manca nelle corse di oggi rispetto a quelle del passato?»] Oggi manca un aspetto che invece c'era in passato: l'aspetto leggendario, quello del mito... [...] quelli che correvano sulle macchine, erano gli ultimi cavalieri del rischio, entrati nella leggenda proprio perché come prima cosa, anche sè è brutale e fa male dirlo, morivano... A dimostrazione che uno sport pericoloso assume una connotazione che è diversa rispetto a quello che è il semplice gesto sportivo... [...] Facendo un paradosso, la corrida entra nella mentalità di chi la segue solamente perché qualche volta vince anche il toro, altrimenti non sarebbe così... Nel circo equestre il gesto atletico del trapezista ha lo stesso valore, dal punto di vista tecnico, con rete o senza rete, ma senza rete vale di più... Sulle piste di rally o di Formula 1, quando non c'erano le condizioni di sicurezza che ci sono oggi, le curve più pericolose erano quelle dove la gente si accalcava... Fino a poco tempo fa, il massimo degli ascolti lo si aveva al momento della partenza, fino a quando c'erano venti bombe in pista che con il pieno di benzina potevano scoppiare... Detta in questo modo, sta male, ma è così, altrimenti non ci si spiega perché la radio sulle condizioni del traffico avverte della coda per incidente e sull'altra corsia altrettanta coda per curiosi. Questa è la storia che ogni volta mi sconcerta...[1]
- [«Cosa rappresenta il circuito di Imola nel Mondiale di Formula 1?»] Un unicum in tutto il calendario, un circuito meraviglioso che non ha eguali. Innanzitutto, dal punto di vista logistico è in posizione perfetta: vicino all'autostrada ma anche in centro città, pur non essendo un circuito cittadino. È comodo, affascinante, facilmente raggiungibile. Volendo azzardare un paragone con il calcio, per me Imola sta alla Formula 1 come il mitico Wembley al calcio, assomiglia tantissimo a uno stadio inglese, dove senti il fiato di chi fa la rimessa in gioco trovandoti magari a due metri dalla panchina. A Imola un Gran Premio lo vivi come si vive una partita di calcio in Inghilterra, praticamente è come avere un paddock in città. Dal punto di vista squisitamente tecnico, invece, per un pilota sono decisivi i saliscendi. Mancando i rettilinei importanti, come quelli di Monza, Imola diventa un circuito molto più guidato. Per questo motivo i piloti si divertono di più [...].[2]
- Pur con possibilità economiche molto ridotte rispetto ai colossi, Gian Carlo ha funzionato perché ha saputo interpretare, come nessuno al mondo, lo spirito della Formula 1 raggruppando tutto sotto un unico box. E per tutto intendo la simpatia e l'ospitalità, la scoperta dei talenti e i risultati. In Gian Carlo traspariva la passione al di là di qualsiasi tipo di ritorno di carattere economico. Reincarnava perfettamente la Romagna grazie alla sua genuinità e alla sua passione. Trovare oggi una figura così, con questo spessore umano, è impensabile, perché oggi comandano esclusivamente tecnologia e soldi, per ospitalità e passione è meglio passare più avanti o guardare indietro e proprio per questo Minardi era una mosca bianca. [...] E poi non dimentichiamo il lato squisitamente sportivo. [«In che senso?»] Beh, i piloti più forti sono tutti passati da lui, tranne Senna. Che gli aveva promesso che avrebbe chiuso la carriera con Gian Carlo. Evidentemente Minardi non è stato solo una brava persona, ma anche un grandissimo talent scout.[2]
- [Su Mauro Forghieri] Abbiamo fatto un po' di strada insieme e anche un po' di pista. Devo dire che tra tutti quelli che ho conosciuto dell'ambiente, piloti, progettisti, giornalisti, era forse quello di maggior carisma. Effettivamente è stato un grande innovatore. Da buon inventore e genio italiano spaziava in tutto lo scibile della tecnica. Era ammirevole come riuscisse ad intuire quanto fosse importante l'aerodinamica. Riusciva a progettare i motori, aveva capito l'importanza del turbo e aveva compreso addirittura che il mondo delle corse stava cambiando. In effetti, lo spostamento del motore dall'anteriore della macchina alla parte posteriore non veniva accettata dal grande Vecchio [Enzo Ferrari]. Quando lui me lo raccontava col sorriso, mi raccontava che il Vecchio gli aveva detto: "Mi scusi ingegnere, ma che cosa mi dice? Un motore dietro? Ma li ha mai visti lei i buoi che spingono il carro?". L'aveva accettata così come era, un'idea folgorante, perché faceva parte del buon senso, ma non se la sentiva di andargli addosso dicendogli che sbagliava tutto. Infatti, si è arrivati a mettere il motore dietro soltanto dopo un anno, perché Ferrari non si era convinto, così come non si era convinto del turbo. Forghieri lo diceva con grazia e dolcezza, soprattutto riuscendo a dire che il Vecchio apparteneva a un altro tempo, ma che aveva avuto grandi meriti nel riuscire a sviluppare il mito del Cavallino. Perciò lo assecondava in tante cose e lo guardava con tenerezza. Questo mi faceva divertire, perché faceva parte del suo carattere. Sul lavoro lo chiamavano Furia, perché aveva degli scatti improvvisi e voleva che le cose venissero fatte in un certo modo. Era perfezionista, però era di animo dolce, gentile, disposto a voler bene alla gente e le assecondava, soprattutto il vecchio Ferrari. [...] Tante volte non veniva nemmeno capito dal punto di vista tecnico da quelli che gli stavano intorno. Questo perché vedeva lontano e nessuno riusciva a seguirlo.[3]
Dall'intervista di Beatrice Frangione al podcast Pit Talk, 15 settembre 2020; trascritto in morinigallaratipublishing.net, 22 settembre 2020.
- [Nel 2020, «qual è, secondo lei, il più bello tra i mille Gran Premi corsi dalla Ferrari?»] La più bella corsa che mi ha colpito è quella che ho definito "un segno del destino": Monza '88. Siamo a pochi giorni dalla scomparsa del Grande Vecchio, del mito, di colui che ha creato la Ferrari e che l'ha resa un brand ancora più importante della Coca Cola. La Ferrari è in crisi, ma vince incredibilmente, con Alboreto e Berger. Sarà l'unica occasione, quell'anno, in cui la McLaren non dominerà un Gran Premio, con un Senna beffato ma per nulla arrabbiato dell'accaduto: come lui stesso dichiarò "forse qualcuno da lassù ha ritenuto che oggi fosse giusto vincesse la Ferrari"...
- [Su Lewis Hamilton] Un bambino che correva coi kart, che con l'impudenza classica di chi è consapevole di essere un grande va a tirare la giacca al manager della McLaren dicendogli: "Mi prenda sotto la sua protezione, io le farò vincere molti mondiali". Lui decise di dargli fiducia portandolo in Formula 1. E guardate cosa ha fatto. Devo dire che a me subito Hamilton non piaceva, aveva l'atteggiamento tipico di chi si lamenta perché non gli danno la merenda. Ricordo che alcune cose non mi erano piaciute, come il "mi penalizzano perché sono nero". Non era vero, anzi. In molti si ricorderanno che parecchie cappelle che fece in pista gli furono perdonate, a differenza di altri. [...]. Tutte attenzioni mai avute per nessun altro. Tutti, però, sin dal suo esordio, avevano capito che il ragazzo sarebbe stato forte. Oggi riesce anche a fare appelli sociali giustissimi, ciò dimostra la grandezza di uno che anche in questo sport ci sguazza e ci nuota in maniera stupenda. È un fuoriclasse con assoluta possibilità di concentrazione, senza distrazioni...
- [«Com'è nata la scelta di portare la figura dell'inviato ai box?»] Per la Rai dell'epoca il problema era trasportare le emozioni a casa della gente in uno sport difficile da capire. Arriva Piola per far comprendere gli aspetti tecnici, e arriva anche la possibilità, per via del mio carattere aperto, di riuscire a portare la simpatia. Per me, uno degli obiettivi più importanti era far capire alle persone la grandezza di questi esseri al volante, dal primo all'ultimo. A quei tempi le macchine erano diverse e pericolose, c'erano venti bombe schierate in griglia. Con il presentarsi di questo tipo di situazione, il fatto di riuscire a parlare e scherzare e dopo un secondo calarsi la visiera e partire, era qualcosa di bello. Mai come in quel momento uno sorrideva alle cose che gli venivano dette: erano davvero super uomini. Eppure, il Corriere della Sera scrisse che Zermiani distraeva i piloti nel momento più delicato della corsa. Oggi è una cosa infattibile, ma il problema è questo: i piloti avevano un enorme potere contrattuale con Ecclestone, e se quest’ultimo faceva cose che a loro non andavano bene, scioperavano. Della serie "Se a noi piloti quel giornalista ci fa parlare e sta qui, a noi va bene. Punto e basta"...
Citazioni su Ezio Zermiani
modifica- [«E i favolosi Anni '80 con Ezio Zermiani e le sue gag con Piquet? Ce n'è una inedita, magari troppo pesante per andare in onda?»] In Brasile i poveri vestono il morto con abiti buoni e poi all'ultimo momento, prima di chiudere la bara, glieli tolgono per riciclarli. Fatto sta che Zermiani aveva cambiato sarto e si vestiva da uno che gli faceva giacche con maniche sproporzionatamente lunghe e spalle esageratamente larghe. Un vero falegname. Una volta in griglia, a pochi attimi dal giro di ricognizione, Nelson chiamò Ezio e gli disse imperturbabile a telecamere spente: "Condoglianze, Zermiani. Immagino che il tuo defunto doveva essere molto più grande di te". (Mario Poltronieri)
Note
modifica- ↑ Dall'intervista di Antonio Azzano, Formula 1 leggendaria: "Quando in pista c'erano venti 'bombe'...", formulapassion.it, 31 dicembre 2012.
- ↑ a b Dall'intervista di Luca Alberto Montanari, Formula 1, lo storico inviato Rai Ezio Zermiani racconta storie e aneddoti su Imola, settesere.it, 17 aprile 2021.
- ↑ Citato in Carlo Platella, Mauro Forghieri nei ricordi del motorsport italiano, formulapassion.it, 2 novembre 2022.
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