Eugène Scribe
scrittore, drammaturgo e librettista francese
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Augustin Eugène Scribe (1791 – 1861), scrittore, drammaturgo e librettista francese.
Citazioni di Eugène Scribe
modifica- Coraggio, su coraggio! | Siamo del mare i figli: | Si sprezzino i perigli, | Iddio ci guiderà. | Sì, vendichiam l'offesa, | Spezziamo il rio servaggio; | Osiamo! e l'alta impresa | Il ciel proteggerà! (da Les vêpres siciliennes, coro di siciliani, atto primo, scena III, 13 giugno 1855[1])
- O patria, o cara patria, alfin ti veggo! | L'esule ti saluta | Dopo sì lunga assenza; | Il tuo fiorente suolo | Bacio, e ripien d'amore | Reco il mio voto a te, col braccio e il core! | O tu, Palermo, terra adorata, | De' miei verdi anni – riso d'amor, | Alza la fronte tanto oltraggiata, | Il tuo ripiglia – primier splendor! | Chiesi aita a straniere nazioni, | Ramingai per castella e città: | Ma, insensibili ai fervidi sproni, | Rispondeano con vana pietà! – | Siciliani! ov'è il prisco valor? | Su, sorgete a vittoria, all'onor! (da Les vêpres siciliennes, Procida, atto secondo, scena I, 13 giugno 1855[1])
- Noto in tutto l'universo e in molti altri luoghi. (da Le Philtre, I, 5; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 778)
- Connu dans l'univers et dans mille autres lieux.
Citazioni su Eugène Scribe
modifica- Eugenio Scribe, di cui ammiriamo l'ingegno versatile, e la inesauribile produttività, non ha messo il suo nome per davvero che a una diecina di commedie, prestandolo e associandolo invece a infiniti sedicenti collaboratori, che sgrossavano la materia prima, come i manovali, e a lui la rimettevano pel tocco magistrale e per la politura definitiva. (Giuseppe Costetti)
- Lasciando ai giudici competenti la grande questione, io mi contenlo di dire che Dumas figlio è quello che divise finora collo Scribe il regno della commedia. Questi due sono i due astri maggiori, intorno ai quali si aggirano pianeti e satelliti che possono a loro tempo brillare di maggior luce e tenere il campo con gloria più duratura. (Francesco Dall'Ongaro)
- Le commedie di Alessandro Dumas (figlio) hanno un merito vero ed incontrastabile, ed è quello di dipingere una fase dei costumi contemporanei che lo Scribe non aveva osato toccare: il regno del demi-monde a Parigi. Scribe come ho già detto aveva scoperto il Dio Milione; il Dumas ne usa a dovizia, e gli ha innalzato un altare speciale nella Question d'argent, ma non ha scoperto se non la Dama dalle Camelie, o per dir meglio non l'ha scoperta, ma l'ha tradotta dinanzi al pubblico, aprendo la discussione sui suoi meriti e demeriti rispettivi. (Francesco Dall'Ongaro)
- Né le parodie dello Shakespeare, né il Fausto di Goethe sacrilegamente manomesso bastarono a vincere l'apatia dell'epoca nostra. La fonte delle lagrime è isterilita: vogliamo ridere. Dateci la commedia sociale: che c'importa de' nostri antenati. Ponete sulla scena il mondo attuale, fate la nostra caricatura, e verremo a riscontrarne la verità.
A questo appello rispose, dopo tanti altri, lo Scribe, e la commedia regna con lui. (Francesco Dall'Ongaro) - Non si regna per trenta e più anni su tutti i teatri d'Europa senza un perché ; e se fosse dato allo Scribe di esigere un solo scudo per ogni recita delle sue cose in Italia, egli raddoppierebbe la sua fortuna, che è molto rispettabile. Lo Scribe non ha certamente inventato la commedia nella patria di Molière e di Beaumarchais, ma l'ha mantenuta in onore durante la momentanea e violenta irruzione del dramma, e la breve risurrezione della tragedia che si denomina classica. Al patrimonio già ragguardevole e imperituro dei suoi predecessori, egli aggiunse parecchi tipi, parecchi «caratteri, parecchie combinazioni sceniche di grande effetto. Egli inventò un nuovo deus in machina, il Dio Milione che interviene in quasi tutte le sue commedie, e ne rende cosi verosimile l'intreccio e la soluzione. (Francesco Dall'Ongaro)
- Una volta al celebre attore drammatico Eugenio Scribe giunse una lettera di un tale che gli offriva un forte lucro finanziario se avesse acconsentito a unire i loro due nomi in una produzione teatrale. Si trattava insomma di un vanitoso disposto a pagargli lautamente l'onore di esser creduto suo collaboratore.
Scribe, invece di limitarsi a rifiutare l'offerta, sentendosi offeso dalla proposta, rispose: «Non ho l'abitudine di attaccare al mio carro un asino insieme con un cavallo!».
Con questa risposta «pepata» [...] il celebre commediografo riteneva di essersi liberato dall'importuno, ma rimase assai male al ricevere dal medesimo questa seconda lettera: «Padronissimo di mal comprendere i vostri interessi rifiutando di unire i nostri destini letterari, ma ciò non vi consente il diritto di darmi... del cavallo!».
Chi restava quindi... l'asino? (Carlo Mascaretti)
Note
modificaOpere
modifica- Il Conte Ory (1828)
- Adriana Lecouvreur (1849)
Altri progetti
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