Beowulf (personaggio)
leggendario eroe e re dei Geati
Beowulf, protagonista dell'omonimo poema epico.
Citazioni di Beowulf
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Un grande servigio vogliamo rendere a lui, al famoso Signore dei Danesi; e, se retto è il mio pensiero, una certa questione non può esser tenuta nascosta. Tu sai se così è, se, come in verità abbiamo udito narrare, non so qual creatura letale, un essere che compie azioni d'immotivato odio, nelle notti oscure, terribilmente, dà prova, tra gli Scylding, della sua mostruosa malvagità, provocando vergogna agli uomini, e ammassi di cadaveri. Con cuore non avaro posso io, a questo proposito, consigliare Hrothgar su come egli, saggio e buono, possa abbattere il nemico, su come alleviare le sue pene ardenti, dovesse mai mutare o migliorare il tormento dei suoi assilli; altrimenti, egli per sempre dovrà sopportare il tempo della tribolazione e dell'aspro bisogno, mentre là, nell'alto suo luogo si erge la migliore delle case.
- E ora con Grendel, col feroce uccisore, io mi misurerò, da solo contro l'orco. Ora, quindi, voglio chiederti, Principe dei gloriosi Danesi, difensore degli Scylding, quest'unico dono: che tu non neghi, protettore dei guerrieri, nobile signore delle genti, poiché di lontano fino a qui io giunsi, che io soltanto, e questa fiera compagnia di uomini, questa impavida compagnia, liberiamo Heorot. Ho anche appreso che questo feroce uccisore, nella sua natura selvaggia, non si cura delle armi. Anch'io allora sdegnerò (e per questo mi ami Hygelac, il mio capo e signore!) di portare con me, in battaglia, la spada o l'ampio scudo dalle borchie gialle; perché con la mia stretta io afferrerò il nemico e con lui ingaggerò una lotta mortale, odio contro odio - e al giudizio del Signore si presenterà colui che la morte coglierà.
- Il Fato salva spesso un uomo non destinato ancora a morire, quando il valore non lo abbandona.
- [Rivolto a Unferth] Pure ti sei fatto assassino dei tuoi fratelli, dei congiunti più prossimi. Per questo, sebbene acuta sia la tua intelligenza, patirai la dannazione dell'Inferno. Ti dico, in tutta verità, figlio di Ecglaf, che mai Grendel avrebbe portato a termine tanti atti d'orrore, quell'uccisore feroce e tremendo, a onta del tuo signore, umiliandolo qui, dentro Heorot, se il tuo cuore e la tua anima fossero invero tanto fieri quanto tu li proclami.
- Cosa migliore è per ogni uomo vendicare l'amico piuttosto che lamentarne a lungo la morte. Nel tempo fissato, per ognuno di noi verrà il termine della vita nel mondo; e chi può, si conquisti la fama prima della morte. Nulla di più alto può lasciare dietro di sé, quando muore, un cavaliere valoroso.
- In gioventù affrontai ardito molte azioni di guerra e ancora, vecchio difensore del mio popolo, io ricercherò la lotta e ne otterrò la fama, se quell'agente di male e di rovina uscirà dalla sua casa di terra per incontrarmi.
- Non cederò di un sol passo dinanzi al guardiano del tumulo; e sul pendio del colle accadrà a noi due ciò che il Fato, l'Arbitro d'ogni uomo, ha per noi decretato. Impavido è il mio cuore, e contro questo nemico alato voglio astenermi da ogni minaccioso vanto.
- Col mio valore io conquisterò l'oro; se no, la guerra, crudele e malvagia e mortale, si prenderà il vostro principe.
- Non posso fermarmi oltre. E voi, uomini famosi in guerra, ordinate che per me, quando sarà pronta la pira su un promontorio che si protende nel mare, si eriga un tumulo che si veda chiaramente. Alto dovrà torreggiare su Hronesnæs, un monumento per il mio popolo, che i viaggiatori sul mare chiameranno dipoi il Tumulo di Beowulf, sì, anche quelli che di lontano spingono innanzi, veloci, le loro grandi navi sulle onde dell'oceano
- [Ultime parole] Il fato ha spazzato via tutti i miei congiunti, li ha portati al destino che era loro assegnato, uomini nobili e valorosi - e ora io debbo seguirli!
- Allora ditemi, padre, se il vostro dio è ora l'unico dio, che ne ha fatto di tutti gli altri, gli Aesir e i Vanir? È un guerriero tanto potente da avere avuto la meglio su tutti loro, anche su Odino? [...] Deve essere un tipo tremendamente impegnato, il vostro dio, se deve sbrigare il lavoro di tanti. Come fa, per esempio, a lottare con i giganti, a tenere sotto controllo i figli di Loki, a preparare le truppe ad Asgard, e a trovare ogni giorno il tempo di dispensare tanto amore e grazia e perdono al suo popolo? [...] Non sto cercando di prendervi in giro, prete. Queste domande mi perseguitano davvero, e credevo che voi avreste avuto le risposte, dato che dite che questo dio senza nome parla con voi.
- Ammetti di aver fatto sesso con una selvaggia donna dei Vandali eppure ti offendi quando il povero vecchio Olaf solleva la questione delle pecore?
- Che gli dei siano dannati e annegati! [...] Se ancora non hanno capito che un venticello e un po' d'acqua non riusciranno mai a spaventarmi, allora sono solo degli esseri sciocchi!
- Hanno trovato la morte che cercano tutti gli uomini coraggiosi, e ora sono einheriar, spiriti di guerrieri morti che hanno combattuto valorosamente in battaglia. Insieme hanno attraversato da eroi Valgrind, sono stati accolti da Bragi e dalle Valchirie. Oggi cavalcheranno nelle ampie e verdi pianure di Asgard, preparandosi per il momento in cui si uniranno agli dei e combatteranno contro i giganti durante il Ragnarök. E questa notte, mentre noi abbiamo ancora freddo e siamo esausti e fradici di pioggia, loro banchetteranno alla tavola di Odino nel Valhalla e al mattino si sveglieranno con gioia al canto del gallo Gullinkambi per galoppare di nuovo nei campi di Idavoll. Non moriranno vecchi e malati e costretti a letto.
- Le tre norne siedono ai piedi di Yggdrasil, tessendo le trame del Fato di tutte le nostre vite. Io non sono altro che un filo nel loro telaio, come lo siete voi, mia signora. I nostri destini sono già stati orditi in quell'arazzo quando il mondo era ancora giovane. Non si guadagna nulla preoccupandosi di ciò che non possiamo cambiare.
- Potrei dirvi, mia regina, che nella saggezza dei miei anni ho appreso che nessuna beltà vale un simile tremendo prezzo. Potrei dirvi che era solo una rivoltante strega del mare che mi ha ammaliato con un sortilegio e mi ha indotto a pensare che fosse tanto bella. Ma quale vantaggio ne trarremmo? Sì Wealtheow, è splendida, una bellezza oltre ogni giudizio e oltre mere parole e quasi oltre la fantasia. Una bellezza per quale morirebbe gli stessi dei di Asgard. [...] O addirittura il vostro Gesù spirituale. [...] Anche lui sarebbe sceso dalla sua croce romana per amore di una simile bellezza.
- Sono uno che colpisce, lacera e squarcia, uno che cava gli occhi agli avversari. Sono i denti delle tenebre e gli artigli della notte. Sono tutte le cose che credevi di essere tu. Mio padre, Ecgtheow, mi ha chiamato Beowulf, Lupo delle Api, come certi chiamano l'orso che è ghiotto di miele.
- Una corazza forgiata dall'uomo riuscirà soltanto a rallentarmi. No. Stanotte combatteremo alla pari, questo Grendel e io. Deciderà il Fato. Le norne hanno già tessuto il loro arazzo del destino e io non posso disfarlo né con il cuoio né con il freddo ferro. Che il demone mi affronti mentre sono disarmato, se è così che osa farlo.
- È il momento, fratello. Che tu ci creda o no. Puoi uccidere il mondo, mutar pianure in pietre, trasformare d'incanto la vita in Io ed essa, ugualmente le forti radici fenderanno la tua caverna e la pioggia la purificherà: il mondo esploderà di verde, lo sperma sgorgherà nuovamente. È una promessa. Il tempo è la mente, la mano che fa (dita sulle corde dell'arpa, spade d'eroi, gli atti, gli occhi delle regine). E con essa ti uccido.
- Grendel, Grendel! Tu crei il mondo sussurrando attimo per attimo. Non te ne avvedi? E non importa se ne fai una tomba o un giardino di rose.
- Un turbine insensato nel flusso del tempo, un'accozzaglia temporanea di brandelli, qualche frammento accidentale, una nube... Complessità: polvere verde. polvere purpurea, oro. Ulteriori ricercatezze: polvere sensibile, polvere copulante...
- Gli dei non permetteranno che io muoia sulla tua debole lama. Gli dei non permetteranno che io muoia di spada o inghiottito dal mare. Gli dei non mi lasceranno morire nel sonno consumato dal tempo.
- Il mare è mia madre. Non mi riprenderebbe mai nel suo scuro grembo.
- Io, Beowulf, ho ucciso una tribù di giganti nelle Orchadi, frantumato il cranio di serpenti di mare. E questo... questo vostro troll non vi darà più disturbo.
- Io sono squartatore, trucidatore, distruttore, sgozzatore. Io sono le zanne nelle tenebre, gli artigli nella notte. La mia è forza, lussuria e potere. Io sono Beowulf!
- La creatura non ha né spada, né armatura. E io non ho armi capaci di abbattere un mostro. Combatteremo alla pari. E sarà il Fato a decidere.
- Quanti mostri devo ancora annientare? La madre di Grendel? Il padre? Lo zio di Grendel? Per voi devo forse sterminare un intera stirpe di demoni?
- Sai, Ursula, quando ero giovane, io pensavo che essere re volesse dire andare in battaglia ogni mattina, contare l'oro e il bottino nel pomeriggio e giacere con bellissime donne ogni notte. Ma ora, niente è piacevole come avrebbe dovuto essere.
- Se noi moriremo, sarà per la gloria, non per l'oro.
- Serba un ricordo di me. Non come re o eroe, ma come uomo, fallibile e imperfetto.
- Siamo noi uomini mostri adesso. Il tempo degli eroi è morto, Wiglaf. Il Cristo dio lo ha ucciso, e ha lasciato l'umanità con nient'altro che martiri piangenti, paura e vergogna.
- Il mare mi ha generato, e ti rispedirò nella sua tomba di fango.
- Il nostro destino è vincolato, antico demone. Il tempo degli eroi è finito, ed è arrivata la morte a portarci via entrambi.
- Siamo gli ultimi eroi. Impegniamoci tutti a conquistare l’onore e la gloria prima di morire. Solo allora le nostre gesta vivranno per sempre.
Citazioni su Beowulf
modifica- Al momento della sua nascita, le norne avevano già tessuto il destino di Beowulf e, in tutte le lotte fino al giorno della sua morte, lui aveva solo seguito il corso di quel filo. (Caitlín R. Kiernan)
- Beowulf è una figura a metà tra Sigurdhr e san Giorgio. Forse è per questo che lo sentiamo più vicino. (David Quammen)
- Tutti noi abbiamo i nostri demoni.
Beowulf pensava che il suo fosse Grendel... (Neil Gaiman)
- Confidava egli nella propria forza e nella stretta delle proprie mani possenti. Tale sarà sempre la fede d'un uomo, quand'egli pensa di conquistarsi una gloria imperitura nella guerra: per nulla lo turberà il pensiero della morte.
- Così il popolo dei Geati, i compagni del suo focolare, lamentarono la caduta del loro sovrano, dicendo tra le lacrime che egli era sempre stato, tra i re della Terra, il più generoso degli uomini e il più cortese verso gli uomini, il più gentile verso il suo popolo e il più desideroso di lode.
- Di questo, degli atti di Grendel, giunse notizia, nella sua casa lontana, al cavaliere di Hygelac, apprezzato tra i Gaeti; in quell'epoca della vita umana qui, sulla Terra, era egli il più forte, nobile e di statura ben superiore a quella d'ogni altro uomo. Ordinò che gli si approntasse una buona imbarcazione sulle onde, dicendo che là, oltre le acque dove nuota il cigno, voleva ricercare il re guerriero, quel principe famoso, poiché di uomini aveva bisogno. Poco ebbero da ridire su quel viaggio i sapienti, sebbene egli fosse loro caro; incoraggiarono quel cuore coraggioso e osservarono gli auspici. Campioni del popolo dei Geati quell'uomo valoroso aveva trascelto tra i più arditi che poteva trovare e quindici in tutto, ora, si avviarono verso la nave fatta di legno, mentre il guerriero che conosceva il mare li conduceva ai confini della terra.
- Molti dichiarano, tra i Due Mari, nessun altro, sotto il cielo che tutto racchiude, che lo superasse tra quanti reggono lo scudo, e che fosse il più degno di ricevere il potere regale.
- La voce, benché potente, era mite. La voce d'una cosa morta, calma come i rami secchi e il ghiaccio quando il vento ci soffia sopra. Aveva un viso strano che, a poco a poco, mi appariva sempre più sconvolgente: l'avevo già visto, o così mi parve per un istante, in un sogno quasi dimenticato. Gli occhi avevano un taglio all'ingiù, e non ammiccavano mai, spietati come gli occhi di un serpente. Non aveva più barba d'un pesce. Sorrideva mentre parlava, ma era come se la voce gentile, il sorriso infantile anche se leggermente ironico, nascondessero qualcosa, il potere magico di ridurre scogliere di pietra in cenere, come il fulmine incenerisce gli alberi. (Grendel)
- Mentre parlava, la sua mente pareva assai lontana come se, per quanto cortese, fosse del tutto indifferente - un estraneo non solo tra i Danesi, ma ovunque. (Grendel)
- Mi sorpresi a non ascoltarlo, ne fissavo solo la bocca che si muoveva - o così mi pareva - indipendentemente dalle parole, come se il corpo dello straniero fosse un artificio, un travestimento per qualcosa di infinitamente più terribile. (Grendel)
- Io so che sotto il tuo fascino apparente, sei un mostro tanto quanto mio figlio, Grendel. (Madre di Grendel)
- Sei colui che chiamano Beowulf? Il bell'orso? Il lupo? Che uomo forte sei. Hai la forza di un re. Il re che un giorno diverrai. (Madre di Grendel)
- Un uomo come te potrebbe ispirare il più grande poema mai cantato. La tua storia continuerebbe a vivere anche quando tutto ciò che un re vivo sarà cenere. (Madre di Grendel)
- Il tuo regno è il tuo terreno di caccia, Beowulf. Come il lupo, segni il territorio con l’odore del sangue delle tue vittime, e ci può essere un solo capobranco.
- Se la mia borsa fosse grande come il tuo ego, Beowulf, sarei l’uomo più ricco delle Terre del Nord! Ma chi ti ha fatto re?
- So che il tuo fascino nasconde un mostro come mio figlio Grendel. O forse peggio.
- Appartengono all'orso di cui Bēowulf porta il nome, al Figlio dell’Orso della fiaba europea, quella terribile morsa delle dita, quel braccio tanto forte da mandare ogni lama in frantumi. Bēowulf non è certo il conte Roland, né tantomeno il cavaliere cortese; ma non si avvicina neppure ai meno sofisticati eroi vichinghi, un Gunnarr o un Sigfrido. Le dita, il braccio, appartengono invece (insieme alla furia improvvisa e intermittente che «gonfia» la mente di Bēowulf) a uno dei tipi più curiosi e interessanti della letteratura norrena. Il guerriero imbestialito e travolgente chiamato berserkr o úlfhéðinn, che non cessa di essere misterioso per il fatto di essere correntemente documentato. Sono eccessi tipici del berserkr, quelli che Bēowulf in punto di morte si vanta di avere sempre saputo evitare (e in cui invece è caduto il suo modello negativo nel poema, il folle e crudele re Heremōd); la strage «a mente gonfia» (nella transe?) degli amici e dei familiari. Certo seguita, come nelle ballate, da disperati rimorsi.
- Il giovane Bēowulf potrebbe godersi «il suo podere in patria», crogiolandosi nella sua già straordinaria e meritata «fama di guerra». Ha ammazzato giganti e serpenti marini. Ha dimostrato di saper nuotare per cinque notti di seguito, e d’inverno. Che cosa lo spinge dunque a traversare un braccio di mare, laboriosamente (cominciando col farsi costruire una nave), contrastatamente (il re suo zio lo supplica in tutti i modi di togliersi l’idea dalla mente), non richiesto, male accolto (interrogato sospettosamente dalla sentinella, sbeffeggiato alla corte danese), per andare a incontrare in un paese straniero un Orco più straniero ancora, devastatore ormai cronico? Affare dei Danesi, gli ripete giustamente il re: se la vedano loro, con Grendel; ognuno ha in casa sua mostri a sufficienza con cui fare i conti. C’è un tipo speciale di stupidità, nell'irrequieta e attiva cultura germanica antica, che è il non avere mai visto nulla di chi è rimasto a casa (aisl. heimskr). Il viaggio di Bēowulf è soprattutto un’esperienza inevitabile di formazione. Lo spingono, certo, il suo «largo» e soccorrevole «cuore», e la sicurezza di una forza fisica senza confronti. Ma, altrettanto sicuramente, lo attira la rischiosa «avventura», la «forza dell’ignoto». Ha voglia di studiare da vicino l’enorme e sgraziato «Vagabondo della marca», intravisto appena tra le nebbie da qualche superstizioso contadino.
- Questo solitario ragazzo di provincia, che, come si scoprirà in seguito, ha subito un’adolescenza di goffaggini e di umiliazioni, è capace, senza parere, di essere allo stesso tempo un po’ di Achille e un po’ di Ulisse: di unificare i due grandi tipi umani, mitici, letterari del Forte e dell’Astuto, del Braccio e della Mente, di Þórr e di Odino.
- Senza vederlo mai in faccia, sentiamo dire di lui cose suggestive o impressionanti. Dicerie di marinai sulla sua formidabile forza fisica («la potenza di trenta uomini nella stretta del pugno»), commenti del guardacoste sulla sua altezza (māra) e sul suo aspetto «senza pari» (ænlic), relazioni dell’ambasciatore di Hrōðgār sulla sua eccezionale «imponenza». E grande e rumoroso. La corazza gli sferraglia addosso, e i suoi passi attraverso la reggia fanno «tuonare le tavole dell’impiantito». Come non pensare alle leggende proliferate, nel Nord, intorno all'eccezionale altezza di personaggi storici di cui si conservano per secoli gli scheletri come curiosità?
- Dove passa il confine del mostruoso? Bēowulf indossa con naturalezza i suoi muscoli e la sua smodata statura. Ne è, anzi, candidamente fiero. Ma è più fiero di una capacità acquisita, la bravura nel nuoto: come Byron andrà più orgoglioso della traversata dell'Ellesponto che di tutti i suoi successi con le donne. Bēowulf sa che la sua qualità di ēacen («fuori norma», «eccessivo»: un aggettivo applicato altrimenti solo a oggetti e soggetti prodigiosi, e sempre con una sfumatura di sospetto e di biasimo) ha stabilito definitivamente la sua funzione. Verrà usato, al suo paese, da ariete e da gladiatore. Toccherà a lui, fin da ragazzo, sbaragliare ogni sorta di pericolosi aggressori, giganti e serpenti marini; e, quasi suo malgrado (durante una bravata di adolescente), infilzare dieci «orche» che minacciavano le navi di passaggio. È automatico che si deleghi a lui solo il tremendo duello con Grendel, e l’inseguimento subacqueo della madre di Grendel. Nessun altro che lui, anche quando è vecchio, potrebbe fare fronte alla «Guerra volante» del drago devastatore.