William Shatner

attore, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico canadese (1931-)

William Shatner (1931 – vivente), attore, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e scrittore canadese.

William Shatner nel 1975

Citazioni di William Shatner

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  • Il vegetarianismo non è solo una dieta, è tutt'un approccio alla vita.
The vegetarianism isn't just a diet, it's an entire approach to life.[1]
  • Non voglio che le persone mi conoscano. Voglio che credano alla mia versione.
I don't want people to know me. I want them to believe my version.[2]
  • Siamo tutti tizzoni dello stesso fuoco. La nostra brace si spegne, siamo cenere, ritorniamo al fuoco.
We're all embers from the same fire. Our ember winks out, we're ashes, we go back to the fire.[3]

Diario del capitano

Documentario su Star Trek, Cbs, 30 novembre 1994

  • Gene Roddenberry aveva un'idea, una carovana in versione stellare, un gruppo di persone nello spazio, le loro storie e le loro avventure. Forse il genio di Roddenberry lo portava a circondarsi di persone di grande talento che trasformarono quella che doveva essere una bella serie televisiva in una serie grandiosa. Persone come Matt Jeffries, che progettò l'Enterprise, aveva messo giù parecchie idee che sottoponeva ai produttori, i quali dicevano "questo ci piace e questo no". Quindi lui assemblò tutte le parti che piacevano, ed è così che nacque l'Enterprise. Bill Theiss aveva un budget di 17,50 $, e spese 1,50 $ in stoffe stravaganti. Trovò delle belle ragazze e mise 75 ¢ di quella stoffa sulle ragazze, contribuendo al fascino di Star Trek. Poi c'era chi scriveva le sceneggiature. Gene Coon è stato la mente nascosta di Star Trek. Lui produceva e scriveva. Era un colonnello della marina in pensione e dette un'impronta alla serie. C'era poi una donna meravigliosa che iniziò come segretaria, ma che in realtà nutriva un grande desiderio di scrivere. Così si offrì per scrivere un episodio ed ebbe una grande carriera come scrittrice di fantascienza. Quella donna era D.C. Fontana.
  • Stavo lavorando ad una serie intitolata For the People, che faceva concorrenza a Bonanza nel suo periodo di maggior popolarità. Nessuno vide mai For the People. Mi chiamò un certo Roddenberry, chiedendomi di andare a Hollywood per visionare un episodio pilota con un attore che apprezzavo molto, Jeffrey Hunter. La puntata non era stata venduta, ma la Nbc era comunque interessata al progetto e volevano provare con un altro episodio pilota. Mi accomodai in una saletta di proiezione e visionai il materiale. C'era una donna dipinta di verde che si dimenava di fronte a un pubblico, e si intuiva una trama piuttosto bizarra. Roddenberry mi chiese cosa ne pensassi di quel primo episodio pilota, e io risposi che secondo me avrebbe dovuto essere un po' più naturale, più scansonato. Ne parlai a lungo con Roddenberry, e il risultato fu che la Nbc decisero di costituire un nuovo cast, fatta eccezione per Leonard Nimoy, che si impegnò a non ridere mai, dando così una caratteristica molto diversa al suo personaggio. Nella prima puntata pilota lo si vede sforzarsi di essere affascinante, nella seconda lo è e basta, senza alcuno sforzo. È così che nacque il secondo episodio pilota che venne venduto. Di lì a poco iniziò la produzione delle prime settantanove puntate.
  • Ora ero il capitano Kirk. Avevo appena interpretato Alessandro il grande, con il suo stile di comando molto dinamico. Avevo svolto delle ricerche su di lui e, fino a non molti anni prima, avevo lavorato come attore classico. Avevo interpretato Enrico V a Stratford, e cercavo di dare al mio nuovo personaggio le sue caratteristiche di nobiltà e di grandi doti di comando. Fu così che mi preparai alla parte.
  • Desideravo così tanto che avesse successo che mettevo in questo ruolo tutta l'enfasi che potevo, e ciò divenne una caratteristica del personaggio. Mi stupivo quando vedevo anche gli altri che lo facevano, e poi pensavo "forse stanno imitando me".
  • Il capitano Kirk era un leader. Io ero stato sui sottomarini atomici e avevo osservato di persona i militari nei ruoli di comando. Avevano degli alloggi singoli e il fatto di essere in una posizione di comando in un certo senso li rendeva isolati. La solitudine del capo è una condizione molto reale. La responsabilità finale ricade sulle sue spalle. Ogni decisione di vita o di morte dipende da lui. Chiunque può dargli dei consigli, ma la responsabilità rimane del capitano. Ritenni dunque che quello del capitano Kirk fosse un ruolo molto, molto interessante.
  • Il capitano Kirk era io in versione idealizzata, uno che non si lamenta quando si fa male, che vince qualsiasi lotta iniziata da lui o da chiunque altro. [...] Insomma, Kirk era un eroe con tutti gli attributi di un eroe. C'era un episodio in particolare, L'espediente della carbonite, che esemplificava l'essenza di ciò che può fare un eroe per togliersi dai guai.
  • Il rapporto tra Spock e Kirk era uno dei punti di forza di Star Trek. Leonard è nato per essere Spock. Ha fatto suo quel ruolo. Spock era uno che insegna, e questa caratteristica è insita anche in Leonard, e il sarcasmo di Spock è tipico anche di Leonard.
  • Con la messa in onda della serie, Spock divenne subito molto popolare. Arrivavano sacchi di lettere e Leonard divenne molto famoso. La cosa mi preoccupava, così andai a Gene e gli chiesi "cosa sta succedendo?". Gene mi dette una risposta molto saggia che non ho mai dimenticato. Disse: "Se hai paura di un bravo attore che lavora con te, ti sbagli. Una persona di talento al tuo fianco può solo dare più risalto alla tua recitazione e al tuo personaggio". Le sue parole mi confortarono e mi sentì meglio. Ma devo dire che mi presi una gran soddisfazione qualche tempo dopo alla Hollywood Parade. Io e Leonard eravamo seduti su una decappottabile che salutavamo la folla, e il presentatore disse: "Signore e signori, ecco le stelle di Star Trek, William Shatner e Leonard Nimsey". Io guardai Leonard. Allora l'ho sempre chiamato "Nimsey" e ridiamo.
  • Il rapporto tra McCoy e Spock, con tutti i loro contrasti, venne spesso utilizzato a fini comici. Ogni volta che Spock faceva una affermazione, McCoy diceva la sua, oppure McCoy diceva qualcosa e Spock lo contraddiceva.
  • Jimmy Doohan l'avevo conosciuto in Canada. Era un attore radiofonico molto popolare. La sua specialità erano le voci, gli accenti. Quando arrivai negli States e seppi che cercavano qualcuno per il ruolo dell'ingegnere, se ricordo bene andai a proporre Jimmy per quella parte.
  • Qualcuno, non so chi, forse Gene, forse l'addetto al casting Joe D'Agosta, ebbe un'idea meravigliosa, molto innovativa per quei tempi: costituire un equipaggio multiculturale, che col tempo sarebbe diventato multirazziale, e avrebbe così amplificato le diverse caratteristiche soggettive. Così venne scelto George Takei per il ruolo di Sulu. Questo attore intelligente, agile, dalla voce profonda, seppe dare uno spessore particolare al personaggio di Sulu.
  • Si arrivò così alla seconda stagione quando entrò in scena un giovane attore che veniva dalla Neighborhood Playhouse, una prestigiosa scuola di recitazione di New York. Si chiamava Walter Koenig, e gli chiesero di recitare con accento russo. Era una scelta coraggiosa per quei tempi. Si era in piena Guerra fredda, ma il suo sguardo era tutt'altro che freddo.
  • Nichelle Nichols approdò alla serie con alle spalle un passato da cantante e ballerina, ed era una bravissima artista. Aveva una personalità molto vivace, effervescente che comunicava alla macchina da presa.
  • Una delle cose che apprezzavo molto in Star Trek, oltre al bellissimo ruolo del capitano Kirk e all'interesse che suscitava in tanta gente, era il fatto che molti episodi contenevano dei concetti impliciti. Questi concetti impliciti non erano messaggi, erano semplici mezzi per spingere voi, il pubblico, ad ascoltare, riconoscendo delle situazioni reali.
  • Una delle scelte più coraggiose di Star Trek fu un bacio interrazziale che divenne molto famoso. Nel 1968 i tempi erano diversi. L'integrazione era ancora un miraggio, i rapporti tra le razze erano tesi. Ebbene, in questo crogiuolo di tensioni arrivò una puntata nella quale Kirk e Uhura si baciavano.
  • Per me il cuore di Star Trek stava nel rapporto tra tre caratteri diversi: l'emotivo, il logico e la combinazione fra i due nel personaggio del capitano. Quelle tensioni fra loro davano credibilità alla serie, e comunque i tre erano legati da un grande affetto. Venivano mostrati tre personaggi che si stimavano aldilà del fatto che ci fossero dei disaccordi. E tutto questo dava spunto per situazioni altamente comiche, così come altamente drammatiche.
  • I fans, fomentati da Roddenberry, scrissero migliaia di lettere agli studi Nbc, chiedendo che la serie non fosse sospesa. Anzi, ci fu uno zoccolo duro di fans che piombarono nel parcheggio Nbc e appiccicarono degli striscioni sulle auto dei dirigenti con scritto "Star Trek vive!". Fu una dimostrazione molto particolare e devo dire che ebbe i suoi effetti.
  • Tra la seconda e la terza stagione, ci cambiarono l'ora di messa in onda che venne data a Laugh-In, e ci spostarono al venerdì in seconda serata. Era un orario tremendo che tutti chiamavono "il mortorio". Il nostro budget subì dei tagli e scese, incredibile ma vero, a 178,000 $ a episodio. Nella terza stagione, ci trovammo dunque a ingegnarci per mantenere la qualità di sempre. Personalmente, ritengo che la terza stagione fu comunque buona. Gli episodi erano belli, anche se un po' più a risparmio.
  • Spesso mi hanno chiesto perché Star Trek sia rimasto in auge così a lungo, perché il pubblico si sia tanto appassionato alla serie, e non solo a quella in cui c'ero io, ma anche a The Next Generation, Deep Space Nine e Voyager, e chissà quante altre manifestazione di Star Trek. A dire il vero, non c'è una risposta. Si può solo andare per tentativi. C'è chi dice per amore per la fantascienza, per l'avventura, per gli effetti speciali, le scenografie, e persino per le belle ragazze. Io non credo che questo spieghi il motivo per cui Star Trek sia diventato tanto famoso in centinaia di paesi.
  • La sola cosa che spieghi la longevità di Star Trek e il grande interesse del pubblico è una idea molto personale, ma che forse si avvicina alla verità, ed è un concetto che ha a che fare con la mitologia. Ritengo che la nostra cultura sia povera di mitologia. La mitologia è un ponte immaginario che collega la realtà alla fantasia, e tutte le culture ne sono ricche. Forse a noi manca questo genere di collegamento e sentiamo tale mancanza. Io credo che Star Trek, con il suo vasto seguito, i suoi eroi e i suoi malvagi, la sua netta distinzione tra bene e il male, abbia donato alla cultura moderna un pizzico di mitologia e un assaggio del futuro, e la certezza che un futuro esisterà.
  1. Dal documentario di Jonathon Kay, The Vegetarian World, Bullfrog Films, 1982.
  2. (EN) Citato in David Rooney, William Shatner Brings his 'World' to Broadway, hollywoodreporter.com, 11 gennaio 2012.
  3. (EN) Dall'intervista di Scott Raab, William Shatner: The ESQ+A, www.esquire.com, 18 aprile 2012.

Filmografia

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