Vladislav Surkov

politico russo

Vladislav Jur'evič Surkov (1964 – vivente), imprenditore e politico russo.

Vladislav Surkov nel 2013

Intervista di Uwe Klussmann e Walter Mayr, spiegel.de, 20 giugno 2005

  • Esistono diverse valutazioni degli eventi del 1991 nella nostra società. Alcuni li vedono come l'emergere speranzoso della democrazia e della società civile. Altri vedono il 1991 come un anno tragico. Personalmente, però, credo che la rinuncia all'Unione Sovietica sia stata l'espressione della libera volontà del popolo russo. Ricordo ancora molto bene i miei sentimenti di allora. Provai un enorme senso di sollievo, come se un'enorme sanguisuga mi fosse caduta dalla schiena. Ma d'altro canto, si dice che, nel nostro entusiasmo per la democrazia, fossimo ciechi di fronte ai problemi che ci si presentavano. Molti sono rimasti terribilmente delusi da come sono andate le cose e ora sostengono che la Russia abbia preso la decisione sbagliata. È un conflitto drammatico tra punti di vista opposti.
There are various assessments of the events of 1991 in our society. Some see them as the hopeful emergence of democracy and civil society. Others see 1991 as a tragic year. Personally, however, I believe that renunciation of the Soviet Union was an expression of the free will of the Russian people. I still remember my own feelings at the time very well. I felt an enormous sense of relief, as if a huge leech had dropped from my back. But on the other hand, it is said that in our enthusiasm for democracy, we were blinded to the problems headed our way. Many were terribly disappointed at the way things turned out and are now saying Russia made the wrong decision. It's a dramatic conflict between opposing viewpoints.
  • Quando l'Unione Sovietica si è dissolta, la maggior parte di noi non aveva nemmeno la sensazione che il paese stesse cadendo a pezzi. Pensavamo che avremmo continuato a vivere come in passato, ma da buoni vicini. Naturalmente credevamo anche che l'Occidente ci amava e ci avrebbe aiutato, e che tra dieci anni avremmo vissuto come gli europei. Ma tutto si è rivelato più complicato.
When the Soviet Union was dissolved, most of us didn't even have the feeling that the country was falling apart. We thought we would continue with our lives as in the past, but as good neighbors. Of course, we also believed that the West loved us and would help us, and that we'd be living like the Europeans in ten years. But everything turned out to be more complicated.
  • L'Occidente non è obbligato ad amarci. Dovremmo infatti chiederci più spesso perché le persone sono così sospettose nei nostri confronti. Dopotutto, l'Occidente non è un'organizzazione di beneficenza. Come siamo stati percepiti per secoli? Come un vasto regno bellicoso governato da despoti, prima dagli zar e poi dai bolscevichi. Perché qualcuno avrebbe dovuto amarci? Se vogliamo essere accettati, dobbiamo fare qualcosa in cambio. Ed è un'arte che dobbiamo ancora padroneggiare.
The West doesn't have to love us. In fact, we should ask ourselves more often why people are so suspicious of us. After all, the West isn't a charity organization. How have we been perceived for centuries? As a huge, warlike realm ruled by despots -- first by the czars and then Bolsheviks. Why should anyone have loved us? If we want to be accepted, we have to do something in return. And it's an art that we have yet to master.
  • Il problema principale è che molti sostengono il partito Russia Unita senza nemmeno essere d'accordo con la sua ideologia – o addirittura avere una propria ideologia. [...] È positivo che questo partito sia comunque in grado di parlare con una sola voce sulle questioni fondamentali della politica russa.
The main problem is that many support the United Russia Party without even agreeing with its ideology -- or even having an ideology of their own. [...] The fact that this party is nevertheless able to speak as one voice when it comes to fundamental questions of Russian policy is a positive thing.
  • [Su Russia Unita] Riteniamo che si collochi all'estremità conservatrice dello spettro e stiamo cercando di rafforzare questa posizione. La sinistra ha già molti sostenitori; tre dei quattro partiti in parlamento sono di sinistra patriottica. Da questo punto di vista, Russia Unita rappresenta sia i valori liberali che quelli conservatori, in un senso tipicamente russo.
We consider it to be on the conservative end of the spectrum, and we are trying to strengthen this position. The left wing already has plenty of supporters; three of the four parties in the parliament are patriotic leftists. From that perspective, United Russia represents both liberal and conservative values, in a uniquely Russian sense.
  • La nostalgia dell'era sovietica ha un forte sostegno tra la gente. Ma non tra le élite e, secondo me, non con il presidente. Non siamo interessati a mantenere in vita i resti dell'era comunista, ma crediamo nel preservare ciò che è stato realizzato negli ultimi quindici anni. Certo, non è molto, ma questo è un motivo in più per preservarlo.
Soviet-era nostalgia has strong support among the people. But not among the elite and, in my opinion, not with the president. We are not interested in keeping remnants of the communist era alive, but we do believe in preserving what's been accomplished in the past decade and a half. Admittedly, it's not much, but that's all the more reason to preserve it.

Rossija v global'noj politike, 2018; tradotto da Giovanni Collot, legrandcontinent.eu, 3 marzo 2022

  • Il quattordicesimo anno di questo secolo è stato reso memorabile da una serie di grandi e significative realizzazioni, note a tutti e delle quali si è detto tutto. Ma è solo ora che l'evento fondamentale di quest'anno ci viene rivelato, che il suo insegnamento tardivo e profondo ci raggiunge. Questo evento non è altro che la fine dell'epico viaggio della Russia verso l'Occidente, il culmine dei suoi molti tentativi infruttuosi di integrarsi alla civiltà occidentale, di unirsi alla "buona famiglia" dei popoli europei.
  • Per quattro secoli, si è provato di tutto per favorire l'occidentalizzazione della Russia, iniziata con leggerezza dal "falso Dmitrij" e perseguita con determinazione da Pietro I. Cosa non ha fatto la Russia per imitare l'Olanda e la Francia, per diventare come l'America e il Portogallo? Quali sforzi non ha fatto per integrarsi completamente all'Occidente? Tutti gli sconvolgimenti dell'Occidente e tutte le idee che venivano da lì sono state accolte dalla nostra élite con un entusiasmo fenomenale – e forse in parte eccessivo. I nostri autocrati si ostinavano a sposare donne tedesche; la nostra nobiltà imperiale e la burocrazia erano popolate da "stranieri erranti". Ma se gli europei si sono massicciamente e rapidamente russificati attraverso il contatto con la Russia, i russi non si sono affatto europeizzati.
  • Dai trionfi ai sacrifici, l'esercito russo ha combattuto in tutte le grandi guerre d'Europa, la cui esperienza dimostra che può essere considerato il continente più incline alla violenza di massa e più pronto allo spargimento di sangue. Queste grandi vittorie e sacrifici ci hanno portato molti territori occidentali, ma non un solo amico.
  • Alla fine del secolo scorso, la Russia si stancò del suo isolamento e cercò ancora una volta di integrarsi con l'Occidente. Chiaramente, le nostre dimensioni si sono rivelate un fattore importante. Troppo grandi, troppo spaventosamente tentacolari, semplicemente non potevamo entrare in Europa. Quindi, dovevamo ridurre il nostro territorio, la nostra popolazione, la nostra economia, il nostro esercito, le nostre ambizioni alle proporzioni di un qualsiasi paese dell'Europa centrale, e solo allora saremmo potuti essere annoverati tra loro. Ci siamo sminuiti. Abbiamo creduto in Hayek tanto quanto un tempo abbiamo creduto in Marx. Il nostro potenziale demografico, industriale e militare è stato dimezzato. Ci siamo staccati dalle repubbliche dell'Unione e abbiamo cominciato a staccarci dalle repubbliche autonome... Ma anche questa Russia, sminuita e umiliata, non ha trovato il suo posto nella grande svolta verso l'Occidente.
  • [...] per quattro secoli la Russia si è spostata verso l'Est e per altri quattro verso l'Ovest, senza mettere radici né qui né là. Ha viaggiato in entrambi i sensi. Ora le si attribuiranno teorie della terza via, del terzo tipo di civiltà, del terzo mondo, della terza Roma...
    Eppure probabilmente non siamo una terza civiltà. Più probabilmente, siamo una civiltà duale e ambivalente. Situata in Oriente e in Occidente, sia europea che asiatica, senza essere completamente asiatica né completamente europea.
  • La solitudine non significa isolamento totale, ma nemmeno apertura senza limiti: ognuna di queste opzioni significherebbe ripetere gli errori del passato. [...] La Russia senza dubbio commercerà, attirerà investimenti, scambierà conoscenze, combatterà (perché la guerra è anche un modo di comunicare), parteciperà a progetti comuni, entrerà a far parte di organizzazioni, competerà e collaborerà, susciterà paura e odio, curiosità, simpatia e ammirazione. Solo che lo farà senza falsi obiettivi e senza disincanto verso se stessa.

Nezavisimaja Gazeta, 11 febbraio 2019; citato ne italiaeilmondo.com, 13 marzo 2022

  • L'illusione della scelta è l'ultimo stratagemma dello stile di vita occidentale, in particolare della democrazia occidentale che ha aderito a lungo più alle idee di Barnum che a quelle di Clistene di Atene. Il rifiuto di questa illusione, che favorisce un realismo fatalistico, ha in primo luogo portato la nostra società a riflettere sul proprio modello sovrano di sviluppo democratico. L'ha poi portata a ignorare completamente la questione di cosa dovrebbe essere la democrazia, e anche se dovrebbe esistere in linea di principio.
  • La Russia ha iniziato a ricostruirsi ed è tornata al suo unico stato naturale: un paese immenso, che estende e riunisce le terre di una comunità di popoli. Il ruolo immodesto che la storia del mondo ha attribuito al nostro Paese gli vieta di uscire di scena o di tacere tra le comparse. Non garantisce riposo e determina la natura ardua del nostro governo.
  • All'estero, i politici accusano la Russia di interferire nelle elezioni e nei referendum in tutto il mondo. In realtà, la questione è molto più seria. La Russia si sta insinuando nei loro cervelli e non sanno cosa fare con la propria coscienza alterata. Dai catastrofici anni '90, quando il nostro Paese ha rifiutato i prestiti ideologici e quando abbiamo iniziato a dare il nostro significato agli eventi e abbiamo lanciato il nostro contrattacco informativo verso l'Occidente, esperti europei e americani hanno iniziato a ingannare sempre più spesso nelle loro previsioni. Le preferenze paranormali del loro elettorato li stupivano e li facevano infuriare. Confusi, annunciarono l'espansione del populismo.
  • Il nostro stato non è diviso tra uno stato profondo e uno stato esterno. È intero e tutti i suoi componenti sono chiaramente visibili. Le costruzioni più brutali della sua struttura di forza sono sulla facciata, senza alcun artificio architettonico. La nostra burocrazia, anche quando imbroglia, non prende mai le pinze, partendo dal presupposto che "nessuno si fa fregare".
  • Non esiste uno stato profondo in Russia, ma esiste un popolo profondo. In superficie brilla l'élite. Secolo dopo secolo, con dinamismo (va riconosciuto), coinvolge il popolo in alcune sue attività: assemblee di partito, guerre, elezioni, esperimenti economici... Il popolo partecipa a queste attività, ma in modo un po' distaccato, non mostrandosi non in superficie, vivendo la propria vita nel profondo. [...] Le persone profonde mantengono sempre la propria opinione, sfuggendo a sondaggi, propaganda, minacce e altri metodi di studio e influenza diretti. A volte le persone fortunate riescono a capire chi è, cosa pensa e cosa vuole. Ahimè! questa conoscenza spesso non viene colta se non troppo tardi e dalle persone sbagliate.
  • La capacità di ascoltare e comprendere le persone, di vedere tutto in loro, in profondità, e di agire in modo adeguato con loro, costituisce la principale ed eccezionale virtù del governo di Putin. Questa sposa il popolo, segue la stessa strada, non affronta quindi i sovraccarichi distruttivi delle controcorrenti della storia. E, quindi, è efficace e durevole.
  • In questo nuovo sistema tutte le istituzioni sono subordinate allo stesso compito principale: quello di instaurare uno spirito di fiducia attraverso la comunicazione e l'interazione del capo supremo con i cittadini. Diversi rami del potere convergono sulla persona del leader. Il valore di questi rami è determinato solo dall'importanza e dalla vicinanza del loro legame con lui. Inoltre, i mezzi di comunicazione informali operano aggirando le strutture ufficiali e i gruppi d'élite. E quando la stupidità, l'arretratezza o la corruzione creano interferenze tra le onde di comunicazione con le persone, vengono prese misure drastiche per ristabilire il collegamento il prima possibile.
  • La struttura multilivello delle istituzioni politiche, copiata dal modello occidentale, è qui talvolta vista come non necessaria e adottata solo per "fare come tutti gli altri". Quindi le differenze nella nostra cultura politica non sono evidenti ai nostri vicini: li irritano e li spaventano meno. Sono come gli indumenti da esterno che indossi per uscire ma non indossi mai a casa.
  • Il modello contemporaneo dello stato russo inizia con la fiducia e tiene insieme la fiducia. Questo è ciò che lo differenzia fondamentalmente dal modello occidentale, che coltiva sfiducia e critica. È qui che attinge la sua forza.
  • Il nostro nuovo Stato, in questo nuovo secolo, avrà una storia lunga e gloriosa. Non sarà rotto. Agirà a modo suo, otterrà e manterrà i posti migliori nella champions league della lotta geopolitica. Prima o poi tutti coloro che chiedono alla Russia di "cambiare comportamento" dovranno rassegnarsi ad accettarlo così com'è. Dopotutto, che abbiano una scelta è solo un'illusione.

Intervista di Henry Foy, ft.com, 18 giugno 2021

  • Le opzioni sono due. [...] La prima è anglosassone. Ti do il menù, puoi scegliere quello che vuoi. La seconda opzione è il russo. Non c'è scelta. Lo chef sceglie per te, perché sa meglio cosa vuoi. [...] Suggerisco l'opzione russa.
There are two options. [...] The first is Anglo-Saxon. I give you the menu, you can choose what you want. The second option is Russian. There is no choice. The chef chooses for you, because he knows better what you want. [...] I suggest the Russian option.
  • Nell'Unione Sovietica c'era molta omogeneità. E quell’omogeneità ha rovinato l'Unione Sovietica, perché le persone hanno bisogno della diversità. Ma negli anni '90 c'era diversità. E quella diversità stava rovinando la Russia ancora più velocemente.
In the Soviet Union, there was a lot of homogeneity. And that homogeneity ruined the Soviet Union, because people need diversity. But in the 1990s, we had diversity. And that diversity was ruining Russia even faster.
  • La gente ha bisogno di vedersi in scena. [...] In questa commedia mascherata c'è un regista, c'è una trama. Ed è stato allora che ho capito cosa bisognava fare.
    Dovevamo dare diversità alle persone. Ma quella diversità doveva essere sotto controllo. E poi tutti sarebbero soddisfatti. E allo stesso tempo, l'unità della società sarebbe preservata... Funziona, questo modello funziona. È un buon compromesso tra caos e ordine.
People need to see themselves on stage. [...] In this masked comedy, there is a director, there is a plot. And this is when I understood what needed to be done.
We had to give diversity to people. But that diversity had to be under control. And then everyone would be satisfied. And at the same time, the unity of the society would be preserved... It works, this model works. It is a good compromise between chaos and order.
  • Un'overdose di libertà è letale per uno Stato. [...] Tutto ciò che è medicina può essere veleno. È tutta una questione di dosaggio.
An overdose of freedom is lethal to a state. [...] Anything that is medicine can be poison. It is all about the dosage.
  • Ottaviano salì al potere quando la nazione, il popolo, era diffidente nel combattere. Ha creato un diverso tipo di stato. Non era più una repubblica... conservò le istituzioni formali della repubblica: c'era un senato, c'era una tribuna. Ma tutti riferivano a una persona e gli obbedivano. Ha così sposato la volontà dei repubblicani che hanno ucciso Cesare, e quella della gente comune che voleva una dittatura diretta. [...] Putin ha fatto lo stesso con la democrazia. Non lo ha abolito. Lo sposò con l'archetipo monarchico del governo russo. Questo archetipo funziona. Non va da nessuna parte... Ha abbastanza libertà e abbastanza ordine.
Octavian came to power when the nation, the people, were wary of fighting. He created a different type of state. It was not a republic any more... he preserved the formal institutions of the republic — there was a senate, there was a tribune. But everyone reported to one person and obeyed him. Thus he married the wishes of the republicans who killed Caesar, and those of the common people who wanted a direct dictatorship. [...] Putin did the same with democracy. He did not abolish it. He married it with the monarchical archetype of Russian governance. This archetype is working. It is not going anywhere... It has enough freedom and enough order.
  • In tutti i paesi, le manifestazioni illegali vengono represse con la forza. Perché dovremmo essere diversi?
In all countries, illegal rallies are crushed by force. Why should we be different?
  • [Su Aleksej Naval'nyj] Quell'uomo non è accettabile. Naval'nyj non è accettabile. [...] Non dovrebbe far parte della politica russa. I tedeschi lo adorano, lasciatelo eleggere al Bundestag... Possono dargli un passaporto tedesco.
That man is not acceptable. Navalny is not acceptable. [...] He should not be part of Russian politics. Germans love him, let him be elected to the Bundestag... They can give him a German passport.
  • Gli ucraini sanno benissimo che per il momento il loro Paese non esiste realmente. Ho detto che potrebbe esistere in futuro. Il nucleo nazionale esiste. Sto solo ponendo la domanda su quali dovrebbero essere i confini, la frontiera. E questo dovrebbe essere oggetto di una discussione internazionale.
Ukrainians are very well aware that for the time being, their country does not really exist. I have said that it could exist in the future. The national core exists. I am just asking the question as to what the borders, the frontier should be. And that should be the subject for an international discussion.
  • Il Paese può essere riformato come una confederazione, con molta libertà per le regioni di decidere da sole. [...] Due ossa hanno bisogno di tessuti molli tra di loro. L'Ucraina si trova proprio tra la Russia e l'Occidente, e la gravità geopolitica di entrambi dividerà l'Ucraina. [...] Fino a quando non raggiungeremo questo risultato, la lotta per l'Ucraina non cesserà mai. Potrebbe spegnersi, potrebbe divampare, ma continuerà, inevitabilmente.
The country can be reformed as a confederation, with a lot of freedom for the regions to decide things by themselves. [...] Two bones need soft tissue between them. Ukraine is right between Russia and the west, and the geopolitical gravity of both will sever Ukraine. [...] Until we reach that outcome, the fight for Ukraine will never cease. It may die down, it may flare up, but it will continue, inevitably.
  • [Sulla propaganda nella Federazione Russa] La gente ne ha bisogno. [...] La maggior parte delle persone ha bisogno che la testa sia piena di pensieri.
    Non nutrirai la gente con discorsi altamente intellettuali. La maggior parte delle persone mangia cibi semplici. [...] In genere la maggior parte delle persone consuma credenze dal significato molto semplice. È normale. C'è l'alta cucina e c'è McDonald's.
People need it. [...] Most people need their heads to be filled with thoughts.
You are not going to feed people with some highly intellectual discourse. Most people eat simple foods.
[...] Generally most people consume very simple-meaning beliefs. This is normal. There is haute cuisine, and there is McDonald's.

Da un articolo pubblicato su actualcomment.ru, 29 novembre 2023; citato in lastampa.it, 1 dicembre 2023

  • Molti sulla Bankova[1] sognano segretamente una Minsk-3. Invano. Non ci sarà Minsk-3. La Russia non è più un mediatore che risolve pazientemente i litigi tra vicini. La Russia ora partecipa con impazienza alla grande lotta, che avrà il suo prezzo. Capirete, voi pagani. [...] Il prossimo anno sarà un anno di disfacimento e disorganizzazione del falso "stato" ucraino.
  • Una visione del mondo favolosa, un pensiero magico, impressionabilità e poesia eccessiva sono le caratteristiche principali dell’anima ucraina. E in effetti, Dikanka e i suoi dintorni pullulano letteralmente di stregoni, streghe, donne annegate resuscitate e persino diavoli. La fede nella magia, la facilità con cui gentiluomini e signore soccombono al fascino degli spiriti maligni, e poi non risparmiano delusioni, è la base di tutte le conversazioni "serali". L'ucraino è sempre stregato o disincantato. Non conosce il terzo stato.
  • Di tanto in tanto gli stregoni e le streghe del Maidan convincono la gente che se si scherza un po' in piazza, la vita migliorerà. Tseevropa, Nato, senza visti, Ramstein, tutte queste parole essenzialmente prive di significato per gli agricoltori sono in realtà formule magiche, incantesimi e cospirazioni, attraverso le quali tutti i problemi dovrebbero essere risolti dall'oggi al domani. Dovrebbero, ma non osano. Poi la sbornia è finita e subentrò il risentimento per il miracolo fallito. Le valutazioni degli stregoni e delle streghe crollano all'istante, vengono maledetti e dimenticati. E, ahimè, cadono sotto l'influenza di nuovi truffatori.
  • Gli ucraini cominciano a essere delusi dai loro stregoni. E davvero, chi li aiuterà? Biden mummificato vivo? Zaluzhny decadente? La coppia infelice senza figli Yermak/Zelenskyj? Difficile. Crepuscolo. vigilia delle tenebre. Non ci sarà un miracolo.

Citazioni su Vladislav Surkov

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  • All'inizio, Surkov cercò di tenere il piede in due scarpe, sostenendo di aver preservato l'istituzione della democrazia portando al potere la persona giusta: «Direi che, nella nostra cultura politica, la personalità è l'istituzione stessa». Il'in aveva tentato lo stesso trucco: aveva definito la figura del redentore come un «dittatore democratico», in quanto avrebbe rappresentato il popolo. Per Surkov, i pilastri dello Stato russo erano «la centralizzazione, la personificazione e l'idealizzazione»: lo Stato dev'essere unificato, la sua autorità va assegnata a un singolo individuo e quell'individuo dev'essere glorificato. Citando Il'in, Surkov concludeva che il popolo russo avrebbe dovuto avere tanta libertà quanta era pronto a gestirne. Certo, ciò che Il'in intendeva per «libertà» era la libertà dell'individuo di immergersi in una collettività che si sottomette a un leader. (Timothy Snyder)
  • Durante i primi due mandanti presidenziali di Putin, tra il 2000 e il 2008, Surkov sfruttò la gestione dei conflitti per guadagnare popolarità o cambiare le istituzioni. Nel 2002, dopo che le forze di sicurezza del ministero dell'Interno avevano ucciso decine di civili russi tenuti in ostaggio dai terroristi in un teatro, la televisione cadde completamente sotto il controllo dello Stato. Nel 2004, dopo che una scuola di provincia era stata messa sotto assedio dai terroristi, la carica elettiva di governatore regionale venne abolita. Per giustificare la fine di quelle cariche effettive, Surkov (citando Il'in) dichiarò che i russi non sapevano ancora votare. (Timothy Snyder)
  • È molto più malvagio nella realtà che nel libro [Il mago del Cremlino di Giuliano da Empoli]. (Sergej Gurijev)
  • Qualche tempo fa Vladislav Surkov, viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale, ha spiegato che alcuni nemici si possono far ragionare, altri invece sono incorreggibili: con loro il dialogo è impossibile. La politica, secondo Surkov, dev'essere "ripulita" da questi personaggi. Ed è proprio quello che stanno facendo, non solo con me. (Anna Stepanovna Politkovskaja)
  • Uno stratega. Un bugiardo pericoloso. (Anna Stepanovna Politkovskaja)
  • È stato Surkov a indirizzare la politica russa su alcune delle questioni più importanti. La Cecenia, ad esempio. Sarebbe stata sua l'idea di portare alla presidenza il giovane e manesco Ramzan Kadyrov, figlio del precedente leader assassinato. E di affidare la repubblica come un feudo completamente indipendente al nuovo signore. Che effettivamente l'ha completamente pacificata (con i suoi metodi) togliendo a Putin una ricorrente preoccupazione.
  • Il suo nome era venuto fuori anche durante le proteste di piazza Maidan a Kiev del 2015, quando cecchini spararono sulla folla. Gli ucraini accusarono gli uomini di Surkov dell'accaduto, anche se secondo altre fonti, il fuoco proveniva da estremisti nazionalisti. Nel 2020 il cinquantasettenne consigliere perse il posto al Cremlino, almeno ufficialmente. Questo dopo che un gruppo di hacker di Kiev aveva reso pubbliche migliaia di lettere nelle quali Surkov parlava dei piani per destabilizzare l'Ucraina.
  • Il suo vero cavallo di battaglia era stato il concetto di democrazia guidata teorizzato già in precedenza fra il 2005 e il 2007. Lui l'aveva definita «democrazia sovrana», basata però sulla verticale del potere. Vale a dire che ogni decisione doveva discendere dall'alto. Tutto, dalle elezioni ai partiti politici serviva a dare questa idea di democrazia completa. Altri meccanismi, però, avevano poi il compito di tenere ogni cosa sotto controllo, affinché il sistema continuasse immutato.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Nelle nostre conversazioni Surkov in teoria rifiutava categoricamente qualsiasi forma di tirannia e violenza. Dal punto di vista estetico, s'intende. [...] Non appena, però, le convinzioni teoriche di Surok ostacolavano in qualche modo la sua attività di lobbista, in un attimo tutto il suo estetismo andava in fumo.
  • Se si lascia perdere per un attimo quel suo sottile velo di esteriore raffinatezza, il cinismo pratico di Slava era quello tipico di tutta una generazione di ragazzi di 35-40 anni, tipo Roman Abramovic, che avevano una gran fretta di accumulare enormi quantità di denaro e che si sospettava basassero soltanto su quello la maggior parte dei loro rapporti con gli altri esseri umani.
  • Nel periodo in cui (naturalmente di nascosto dal Cremlino) stavo preparando il mio libro per la pubblicazione in Russia, mi incontrai di nuovo con Vladislav Surkov, signore delle pedine della Duma, di cui tutti i politici russi dicevano che volesse far scivolare il Paese «verso la ricostituzione di un sistema con un partito unico diviso in due fazioni».
    Ovviamente io iniziai a sbraitargli contro: «Slava» gli dico «avevate nostalgia di un certo tipo di Paese? Non avevi detto che ti faceva schifo l'idea di tappare, tu e Putin, la bocca di tutti?».
    Surok ammise, inaspettatamente: «Ascolta, in effetti lo sai che mi fa schifo... Incontro i direttori, mi pongono le solite domande di rito; poi chiedo loro: "C'è qualcuno che vuole farmi qualche altra domanda? V'interessa sapere qualcos'altro? Chiedete pure!". Ma tutti tacciono. Hanno paura, chissà perché...».
    «Non lo sai?! Siete stati voi, con le vostre mani, a causare tutto questo?»
    Invece di rispondere, Slava mi mostrò quel suo caravaggesco mezzo sorriso alla Bacco.
  • Decisi di agire da critica letteraria e di giudicare lo scrittore dalle sue effettive capacità artistiche: «Ma davvero non ti ricordi, Slavka? Un tempo dicevi che in politica solo le costruzioni complesse possono essere di qualità ed effetto. E la dittatura non è di qualità e, in ultima analisi, certamente non di effetto, in quanto primitiva, unicellulare, degradante. Perché, dunque, ora hai accettato di imbarbarirti così? Non credi che a un uomo intelligente e istruito come te non si addica amministrare il Paese con simili metodi primitivi?».
    Slava si mise a ridere: «Ecco, vedi, sto diventando vecchio! Ho bisogno di un po' di tranquillità e di riposo!».
    «E per quale ragione io che sono giovane dovrei pagare per la tua vecchiaia incipiente?» risposi scherzando. «Perché, per colpa del marasma senile anticipato di voi al Cremlino, ottimi giornalisti sono costretti a lasciare la professione?!»
    Surkov si fece serio tutto d'un tratto e con l'aspetto di una Pizia (del Cremlino, s'intende) mi rivelò una terribile previsione per l'immediato futuro: «Ascolta, ricorda le mie parole: in questo momento il Paese è in "stagnazione", ma già fra alcuni anni ricorderete tutti con gratitudine questa fase che noi abbiamo creato! Perché durerà ancora circa otto anni la "stagnazione", ma poi ci sarà un tale casino che non si salverà più nessuno...».
  • Lo stile dell'attuale propaganda statale russa è effettivamente sempre più retrò. Quando il vicecapo dell'amministrazione del presidente, Slava Surkov, ha rilasciato un'intervista programmatica a nome del Cremlino in cui ha definito l'opposizione democratica e tutti gli avversari di Putin "nemici del popolo", mi ha telefonato Masa Slonim, che aveva fatto in tempo a conoscere la dittatura staliniana: «Senti, Elena, non riesco a capire una cosa: Slava Surkov è giovane, avrà al massimo 40 anni. Da dove gli arriva questo lessico staliniano che credevamo ormai affondato nel passato? Che davvero al Cremlino sopravviva l'antico bacillo di una grave malattia psichica che si trasmette di generazione in generazione?!?».
  1. La via di Kyiv che ospita le principali istituzioni, dalla presidenza alla Banca centrale.

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