Upaniṣad
antichi testi sacri induisti
Citazioni sulle Upaniṣad, testi religiosi e filosofici della cultura hindu facente parte dei Veda.
Citazioni
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posteriori |
- Con le Upaniṣad s'era fatta strada l'idea di un Dio unico, assoluto, Brahman, del quale quelle che noi consideriamo le molte divinità del pantheon indiano sono solo manifestazioni fenomeniche. (Gabriele Mandel)
- È indubbio comunque che nelle Upaniṣad si assiste a un tendenziale deprezzamento della conoscenza attraverso le opere e a una parallela esaltazione di una conoscenza scissa da ogni atto. È la prima gnosi, modello di ogni altra. Ma sarebbe ingenuo e incongruo pensare che agli autori dei Brahmana tale distinzione non fosse già chiara, quasi fossero superstiziosi artigiani liturgici, ignari di metafisica. (Roberto Calasso)
- Le Upanishad dicono che il mondo è illusorio, la materia è illusoria, ma solo dopo cinquemila anni la scienza può fare la stessa affermazione. Le Upanishad affermano che in profondità l'energia è consapevole: la scienza impiegherà altri cinquemila anni. Il misticismo è un salto, la scienza un movimento molto lento. (Osho Rajneesh)
- Le Upaniṣad narrano dell'alba della coscienza umana. L'uomo prende coscienza di se stesso e tramite questo atto diventa cosciente della sua solitudine e del modo di superarla. Il suo non è semplicemente il desiderio dell'altro, nemmeno di un altro simile a sé o a una parte di sé, ma un dinamismo verso la pienezza del Sé, l'integrazione del Sé con l'intero universo. (Raimon Panikkar)
- Le Upaniṣad sono la fase quarta o finale del processo e sono note quindi come Vedānta o "fine dei Veda". Rappresentano il culmine mistico e filosofico dei Veda. Contengono gli insegnamenti dei grandi maestri che indicano il cammino della liberazione (mokṣa). (Raimon Panikkar)
- Le Upaniṣad sono state la consolazione della mia vita, e saranno la consolazione della mia morte. (Arthur Schopenhauer)
- Ma, nello studiare la filosofia delle Upanishad, in noi cresce l'impressione che il completamento di questo percorso non è proprio il più semplice dei compiti. La nostra arroganza occidentale verso queste intuizioni del pensiero indiano è un segno della nostra barbara natura, che non ha il più remoto sentore della sua straordinaria profondità e sorprendente accuratezza psicologica. Siamo ancora così ignoranti che abbiamo effettivamente bisogno di leggi dall'esterno, e di una tavola della legge o di un Padre sopra, per mostrarci ciò che è buono e ciò che è giusto fare. E dato che siamo ancora barbari, qualsiasi fiducia nella natura umana ci sembra un naturalismo pericoloso e immorale. Perché questo? Perché sotto la sottile patina della cultura barbara, la belva selvaggia è pronta all'agguato, giustificando ampiamente la sua paura. (Carl Gustav Jung)
- Oppure c'è in noi un principio misterioso che invisibile sostiene la vita nostra ed universa? Le Upanisad risposero affermativamente ed identificarono questo principio permanente con l'atman che non è l'io apparente, la persona che nasce, si corrompe e muore, ha un nome, è mossa da sentimenti e risentimenti, ma una misteriosa presenza immune dalle circostanze di spazio e di tempo, al di là di ogni passione: non multipla, sebbene in tutti presente, ma una: identificata perciò con il Brahman. (Giuseppe Tucci)
- Questa teoria, che ogni molteplicità sia soltanto apparente, che in tutti gli individui di questo mondo, per quanto si presentino in numero infinito l'uno dopo l'altro e l'uno accanto all'altro, si manifesti un essere solo e il medesimo, presente e identico in tutti e veramente esistente, questa teoria [...] verrebbe voglia di dire che c'è sempre stata. Difatti essa è la dottrina principale e fondamentale dei sacri Veda, il libro più antico del mondo, del quale possediamo la parte dogmatica o, meglio, la dottrina esoterica nelle Upanishad. Là troviamo, si può dire a ogni pagina, questa grande dottrina che instancabilmente viene ripetuta in forme infinite e commentata con svariate immagini e similitudini. (Arthur Schopenhauer)
- Upaniṣad vuol dire, letteralmente, «sessioni» (sad) «presso» (upani) il maestro, quindi dottrina segreta. (Pio Filippani Ronconi)