Māṇḍūkya Upaniṣad
Māṇḍūkya Upaniṣad.
Fruttero & Lucentini
modificaTutto ciò che è, è nella sillaba Om. Questa upanisad lo spiega. La sillaba Om comprende tutto ciò che esiste, è esistito ed esisterà; ma anche ciò che è al di là del passato, del presente e del futuro, anche quello è compreso nella sillaba Om. Ogni cosa infatti è il brahman.
[citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
Raphael
modificaOm. Om è tutto questo. Di ciò [si dà ora] una chiara spiegazione: [ciò che è] il passato, il presente e il futuro è soltanto l'oṁkāra. E ciò che oltrepassa il triplice tempo è ancora la sillaba Om.
[Māṇḍūkya Upaniṣad, in Upaniṣad, a cura e traduzione di Raphael, Bompiani, 2010]
Citazioni
modifica- Invero, tutto ciò è Brahman. Questo ātman è Brahman e l'ātman ha quattro piedi-quarti[1]. (I, 2; 2010)
- È un'essenza invisibile, inattiva, inafferrabile, inqualificabile, inconcepibile, indescrivibile, senza contatto con il manifesto, che noi tentiamo di rappresentare con il termine 'Sé'. È il quarto stadio (turiya) non duale, non manifesto [dell'essere], calmo, pacifico, favorevole (shiva), al di là dei tre gradi dell'esistenza fisica, sottile e causale e dei tre gradi corrispondenti dell'esperienza, degli stati di veglia, sogno e sonno profondo. (2, 7; citato in Alain Daniélou, Miti e dèi dell'India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)[2]
- Ciò che non è né coscienza interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'ātman. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001)
- [Lo yogi] sa che il Signore del sonno rappresenta questo quarto-stato (turīya) non duale, non differenziato, che è la pace. (7; citato in Alain Daniélou, Miti e dèi dell'India, traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008)
- Ciò che non è né coscienza interna né coscienza esterna né le due assieme, che non consiste esclusivamente di coscienza compatta, che non è né cosciente né inconsciente, che è invisibile, inavvicinabile, impalpabile, indefinibile, impensabile, innominabile, la cui essenza intima consiste nell'esperienza del suo stesso sé, che assorbe tutte le diversità, è tranquillo e benevolo, senza un secondo, che è ciò che chiamiamo il quarto stato – quello è l'ātman. Questo è ciò che si deve conoscere. (7; citato in Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, a cura di Milena Carrara Pavan, traduzioni di Alessandra Consolaro, Jolanda Guardi, Milena Carrara Pavan, BUR, Milano, 2001)
- L'OM senza misura è il Quarto[3], di là da ogni sviluppo di manifestazione, benefico, non duale. Così la sillaba OM è l'ātman. Colui che conosce ciò, immerge l'atmā [manifesto] nell'ātman [supremo]. (I, 12; 2010)
Note
modificaBibliografia
modifica- Upaniṣad, a cura e traduzione di Raphael, Bompiani, 2010.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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