Repubblica Socialista di Romania

Romania durante il regime socialista (1947-1989)

Citazioni sulla Repubblica Socialista di Romania.

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Citazioni

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  • Eravamo tutti sorvegliati. E il numero dei collaboratori e delatori era enorme. C'era però una differenza sostanziale rispetto all'Unione Sovietica. Lì gli oppositori politici erano minacciati e arrestati, ma dopo aver fatto qualcosa. In Romania si finiva in carcere sulla base del solo sospetto, e senza aver nemmeno commesso il presunto "reato". E non si tratta di un elemento banale. (Emil Constantinescu)
  • I romeni nati sotto il regime, oggi talora mi scrivono: Che cosa hai fatto, re Michele, in tutto questo tempo? Posso rispondere che da 40 anni la mia voce e i miei scritti denunciavano ogni giorno la barbarie. Ma l'Occidente, che oggi scopre tutto questo, ha preferito turarsi le orecchie. (Michele I di Romania)
  • [I romeni] sono stati calpestati nei modi più disumani, fino al punto in cui avevano difficoltà a considerare la loro anima come qualcosa di personale. (Michele I di Romania)
  • Il regime comunista creò la censura. Esisteva anche prima della guerra, ma aveva altre caratteristiche. Il tipo di censura di cui parliamo, invece, fu introdotta dal partito unico. La prima generazione di censori era composta da imbecilli totali. Venivano selezionati secondo l'origine sociale, dunque, non avevano idea di cosa facevano, seguivano rigidamente le istruzioni del partito. Poi venne il cosiddetto "periodo dell'apertura" e "del disgelo" negli anni Sessanta. Fu un'apertura importante, venne fuori una nuova generazione, furono tradotte opere importanti della letteratura moderna, furono recuperate opere fondamentali di autori romeni proibiti per motivi ideologici o perché appartenevano alla corrente surrealista e così via. Fu un periodo, credo, molto fertile a livello culturale. [...] Dopodiché la censura si fece sempre più severa. Il "più amato figlio del popolo" divenne sempre più sgradevole, ma era acclamato ovunque, tutti raccontavano barzellette su di lui. (Norman Manea)
  • Il regime era pauroso, pericoloso, ma anche assai ridicolo. Le migliori barzellette sono state inventate nei 40 anni di comunismo. (Norman Manea)
  • La gente di fede non ha avuto soltanto problemi religiosi, ma anche problemi nazionali. Si sa che negli ultimi anni il regime di Ceaușescu ha esercitato una pressione sempre più grande verso le minoranze e verso la gente religiosa. Così, i credenti ungheresi riformati hanno dovuto subire una doppia repressione dal regime. Non potevano esercitare il loro culto né manifestare la loro identità nazionale. (László Tőkés)
  • Secondo le statistiche dell'Onu, la Romania ha il record dei suicidi, circa sessantasei ogni centomila abitanti. Poi viene l'Ungheria, con quarantatré, e terza la Germania dell'est con trenta. Ma se la strega [Elena Ceaușescu] prendesse il potere, avremmo sessanta suicidi ogni cento abitanti. (Ștefan Andrei)
  • Sin dall'inizio, il regime aveva introdotto un sistema di controselezione nella nomina dei chierici, dei vescovi. Il risultato fu che il guido della chiesa passò nelle mani di opportunisti e collaborazionisti che hanno tradito gli interessi di tutte le organizzazioni religiose. (László Tőkés)
  • È stato insinuato che la Romania e il suo partito perseguono una politica nazionalista e ignorano i loro doveri internazionalisti. No, compagni, non è vero... A noi sono cari i principi della solidarietà internazionalista, ma nella corretta interpretazione e presentazione.
  • In Romania esiste un solo partito, il che corrisponde alle condizioni del nostro paese: il nostro partito è chiamato ad assicurare la direzione dell'intero processo di costruzione socialista e di perfezionamento del nuovo ordinamento.
  • In Romania il socialismo ha trionfato pienamente, in quanto i mezzi di produzione si trovano ora nelle mani dei lavoratori – sotto la forma di proprietà di Stato o cooperativa – e le classi sfruttatrici sono state liquidate per sempre; al popolo appartengono oggli l'intero patrimonio nazionale e l'intero frutto del suo lavoro.
  • La Costituzione e altre leggi della Repubblica Socialista di Romania accordano larghi diritti ai culti religiosi, alla loro libera pratica. Potrei dichiarare che i 14 culti religiosi riconosciuti dallo Stato non possono lamentarsi di limitazioni per quanto riguarda la pratica del rispettivo culto. D'altronde, tutti questi culti religiosi sono compresi nel quadre del Fronte dell'unità socialista. Perciò, certe voci e certi scritti pubblicati sui giornali occidentali dimostrano per lo meno scarsa conoscenza della realtà del nostro paese. Coloro che diffondono simili voci si lasciano influenzare e fanno, volendo o non volendo, il gioco di vari circoli reazionari, soprattutto delle ex organizzazioni fasciste che si trovano all'estero e che tentano con ogni mezzo di snaturare le realtà della Romania.
  • La nostra politica verso i culti è nota. La nostra Costituzione prevede chiaramente la garanzia della libertà dei culti religiosi, riconosciuti dallo Stato, la libertà di praticare ciascuno il proprio culto.
  • La Romania è uno degli Stati in cui il problema nazionale è stato risolto radicalmente e in modo democratico. Del totale della popolazione romena circa il 12 per cento è di altra nazionalità: magiara, tedesca, serba e altre. Conseguenti ai principi socialisti, la Romania e il Partito comunista romeno hanno assicurato, parallelamente all'instaurazione del potere degli operai e dei contadini, la piena parità di diritti per tutti i cittadini, senza alcuna differenza.
  • Non vi è, praticamente, nessuna legge importante che nel nostro paese non sia sottoposta ad un largo dibattito dell'opinione pubblica.
  • Possiamo affermare a giusta ragione che nella Romania di oggi tutti i bambini, tutti i giovani, vivono una vita luminosa e beneficiano della prospettiva di un futuro felice, libero e prospero. Essi dispongono di tutto quanto occorre per diventare degni continuatori della grandiosa opera di trasformazione rivoluzionaria della nostra società, capaci edificatori del comunismo in Romania.
  • Possiamo dire che la Romania è diventata uno Stato socialista dove i vantaggi del socialismo si vedono realmente in tutti i campi: nelle città e nella campagna, in migliaia di fabbriche costruite negli anni del socialismo, nei nuovi quartieri di alloggi e negli edifici sociali e culturali, nel modo di vivere del popolo.
  • C'è una barzelletta che circola da noi da quasi vent'anni. Racconta dell'esperimento fatto dal regime socialista sul topo intellettuale, sul topo operaio e sul topo contadino. Sottoposti alle stesse esperienze e tenuti nelle stesse condizioni di laboratorio, dopo un certo periodo i topi reagiscono in modo diverso: il topo contadino e quello operaio ingrassano e stanno bene, mentre il topo intellettuale appare fragile e nevrotico. Quando gli chiedono se mangi troppo poco, risponde: "No, mi nutrono come gli altri, ma ogni tanto mi fanno vedere il gatto". In realtà ormai la situazione si è democratizzata: oggi il gatto lo mostrano a tutti.
  • Di recente, i dirigenti del partito, in concorrenza con la Genesi, hanno progettato di creare in Romania l'uomo nuovo. Purtroppo la schiacciante maggioranza della popolazione è composta di "persone di vecchio stampo", ancora sensibili alla fame e al freddo, e incapaci di affrontare le condizioni da laboratorio rigide e glaciali necessarie alla creazione dell'"uomo di Ceaușescu", cresciuto a base di ideologia e infagottato nella retorica grossolana della propaganda.
  • I giornali servono solo come carta da pacchi e la foresta di antenne che sovrasta Bucarest è rivolta verso Sofia o Mosca, ma la classe dirigente non vuole saperne nulla. I pompieri culturali rintanati al ministero dell'interno hanno una sola ossessione: mantenere la loro poltrona. Per questo motivo sono pronti a soffocare la più piccola scintilla di liberalismo, a bloccare i veri libri e le sceneggiature di film autentici, spaventati dall'idea di un ipotetico ritorno della ragione nella vita quotidiana.
  • Il fatto è che dalle nostre parti regna un irreale esotismo sociale: i mancati suicidi di chi non può immolarsi con il fuoco sulla pubblica piazza perché mancano i fiammiferi, di chi non riesce a impiccarsi perché non trova né corda né sapone. È Bucarest, che sta diventando la prima città laica d'Europa, dove i poliziotti sono più numerosi dei piccioni e i contrabbandieri sono riusciti a stampare una nuova moneta: le sigarette Kent.
  • In Romania la verità, maltrattata, è moribonda, ma gli scrittori non possono più essere definiti dei chirurghi della realtà, perché sono stati trasferiti al reparto cosmetico del potere e incaricati di travestire la bruttezza, di truccare la menzogna, di glorificare la mediocrità. Gli specialisti del compromesso sono diventati aggressivi nei confronti di chi si allontana dalla cerchia dei poeti di corte. Per sopravvivere ci sono solo due soluzioni: accettare una vita di privazioni, nell'ipotetica speranza che un giorno i propri manoscritti usciranno dal cassetto, o emigrare. L'esilio esterno è nella maggior parte dei casi la conseguenza dell'esilio interno. Ma nulla è più tragico di vedere la Romania perdere i suoi artisti, che sono sempre stati il sale di questa terra.
  • In un certo senso la vigliaccheria è stata istituzionalizzata. Sono le istituzioni che, tramite i dirigenti – maestri consumati nell'arte di truccare la realtà –, si esprimono in nome degli individui. L'opinione individuale è stata abolita. Qualunque tentativo di annunciare delle verità sgradevoli è considerato un'eresia e subito sanzionato. Quando oggi si legge il testo della costituzione, sembra di trovarsi di fronte a una meravigliosa favola uscita dalle Mille e una notte. Perché non solo in Romania sono stati banditi i diritti umani fondamentali, ma anche gli organi che dovrebbero difenderli – la magistratura e i mezzi d'informazione, per non parlare della polizia e della polizia segreta, la Securitate – si sono trasformati in strumenti di intimidazione e di terrore.
  • Quando a Parigi o nella lontana Mosca gli architetti politici abbozzano i contorni di un'eventuale casa comune europea, possiamo già essere sicuri che mancherà una finestra, la Romania. Al posto di questa ipotetica finestra ci sarà un muro, dietro il quale milioni di abitanti aspettano inebetiti il momento del loro ingresso ufficiale nel nuovo continente. Se pensiamo che una lettera spedita da Parigi arriva a destinazione a Bucarest – ovviamente dopo essere già stata letta, e sempre che ci arrivi – dopo 45 giorni, possiamo lecitamente chiederci se facciamo ancora parte dell'Europa.
  • Adulare i massimi dirigenti del partito e dello stato era pratica corrente in tutti i paesi del blocco sovietico, ma in Romania l'adulazione era persino troppo eccessiva, a causa del temperamento latino dei romeni.
  • Così come avevano fatto con Mosca, Budapest, Praga, Varsavia, Sofia o Berlino est, i comunisti avevano trasformato anche Bucarest in un mercato dello spionaggio. Negli alberghi riservati ai turisti, i telefoni venivano messi sotto ascolto girando un semplice interruttore, i microfoni nascosti in ogni camera venivano attivati appena il cliente vi entrava, circuiti televisivi interni permettevano di sorvegliare i ristoranti, i corridoi e tutte le altre parti comuni. Telecamere e attrezzature ai raggi infrarossi piazzate fuori dei grandi alberghi come l'Intercontinental, l'Athenee Palace, il Lido e il Nord, erano usate per controllare i movimenti esterni dei stranieri. Agenti di sorveglianza camuffati da maîtres o da camerieri attivavano i microfoni nascosti nei portacenere in ceramica posti sui tavoli degli ospiti stranieri nei principali ristoranti della città. Un vero e proprio esercito di prostitute al soldo dei servizi di informazione veniva mandato ogni giorno nei night club, negli atri degli alberghi, nei ristoranti, nei teatri, all'opera, ai concerti, nei circhi, nei parchi e nelle strade. Studenti stranieri delle università romene che erano stati reclutati come agenti della Securitate – la maggior parte erano africani neri – avevano per compito di sollecitare dagli stranieri il cambio illegale di valuta pregiata o relazioni omosessuali.
  • Il Ministero degli interni romeno era avvolto, non diversamente dai servizi di informazione e di sicurezza degli altri paesi del blocco sovietico, da una nube di mistero, nonostante negli anni più recenti fosse stato fatto intravvedere ai romeni come funzionasse. Infatti, esistevano tre versioni della struttura dei servizi di informazione e di sicurezza, tutte e tre approvate personalmente da Ceausescu. La prima versione, a uso e consumo dell'opinione pubblica, era stata accuratamente preparata dal servizio disinformazione, al fine di dissimulare le attività dei servizi contrarie alla costituzione romena, come erano quelle della censura postale e del controllo telefonico, le cui unità addette erano tra le più numerose tra quelle impiegate dalla Securitate nei diversi controlli. Il segreto epistolare e quello telefonico erano codificati dalla costituzione romena. Inoltre, l'articolo 17 della costituzione stabiliva anche che: «I cittadini della repubblica socialista di Romania, senza distinzione di nazionalità, razza, sesso o religione, hanno gli stessi diritti in tutti i campi della vita economica, politica, giuridica, sociale e culturale». Conseguentemente, l'esistenza delle unità di controspionaggio della Securitate addette al controllo delle minoranze ebrea, tedesca e ungherese e dei fedeli della diverse religioni, dovevano essere occultate. La seconda versione era classificata "segretissima", ed elencava tutte le unità della Securitate poste sotto la direzione collettiva degli organismi del Ministero degli interni, composta dal ministro e dai suoi sottosegretari. La terza versione, quella reale, era classificata "segretissima e del massimo interesse", ed era sempre e solo manoscritta. Era conosciuta solo da Ceausescu, dal ministro degli interni, dai capi e dai vicecapi del servizio informazioni per l'estero. Oltre al DIE e all'unità di Iosif, essa elencava anche altre due unità assolutamente clandestine: quella di controspionaggio addetta alla sorveglianza dei membri del comitato centrale del partito comunista romeno, e quella addetta alla sorveglianza della stessa Securitate.
  • Nel 1965, quando Ceausescu divenne il leader supremo, il controllo della popolazione romena assunse dimensioni di massa senza precedenti. Centinaia di migliaia di nuovi microfoni furono collocati clandestinamente e fatti lavorare dai loro nascondigli negli uffici e nelle camere da letto, a cominciare da quelle dei membri del politburo. Come in Unione Sovietica e negli altri paesi comunisti, anche in Romania la corruzione e la prostituzione imperversavano ai massimi livelli, e tutto veniva registrato attraverso i microfoni.
  • Per l'uomo della strada romeno, il termine nomenklatura stava a significare l'élite composta da una superstruttura sociale riconoscibile dai suoi privilegi. Coloro che facevano parte della nomenklatura non prendevano l'autobus o il tram, ma usavano le auto del governo. Il colore e la marca dell'auto indicavano la posizione gerarchica di colui che la usava: più scuro era il colore dell'auto, maggiore era il suo rango. Le Dacia bianche erano per i direttori, quelle color pastello per i vicedirettori, quelle nere per i ministri; le Audi nere erano per Nicu; le Mercedes nere per il primo ministro e i suoi sottosegretari, e la Mercedes nera 600, la Cadillac e la Rolls-Royce limousine per Ceausescu. Quelli della nomenklatura non abitavano in appartamenti costruiti dal regime comunista: avevano, come nel mio caso, ville o appartamenti di lusso nazionalizzati e già di proprietà di capitalisti; non facevano la coda, ma avevano negozi loro riservati, e quelli delle auto nere potevano perfino ordinare telefonicamente e farsi consegnare a domicilio. Quelli della nomenklatura non li si vedeva mai nei ristoranti ordinari a combattere per avere un tavolo o a subire le sgradevoli battute dei camerieri, che dicevano: «Se non le va, poteva starsene a casa»; avevano i loro propri ristoranti, e potevano anche andare in quelli riservati ai turisti occidentali. D'estate, quelli della nomenklatura non li si vedeva mai sulle spiagge pubbliche e sovraffollate di Bucarest. Essi andavano in zone balneari loro riservate, o avevano a loro disposizione per il fine settimana delle ville a Snagov, la stazione balneare a una quarantina di chilometri dalla capitale. Quelli della nomenklatura non passavano le vacanze stipati come sardine in stazioni balneari di stile sovietico; avevano le loro residenze estive.
  • C'era tantissimo dissenso in Romania, ma era passivo, non attivo. C'erano molto meno operai e intellettuali che affrontarono la forza bruta in Romania che, per dire, in Cecoslovachia e Polonia. Questo può essere spiegato in parte dalla ferocia della Securitate in confronto, per esempio, alla polizia segreta ceca, l'StB, e in parte dalla mancanza romena di una transizione democratica e dalla storica cultura di sottomissione.
  • Nella Romania di Ceaușescu, la pazzia era intronizzata, la lucidità una malattia.
  • Per gran parte della sua storia, la Romania è stata divisa, infilzata e fatta allo spiedo da una successione di invasori e padroni stranieri, alcuni dei quali erano indicibilmente cattivi. Per crudele che fosse l'epoca di Ceaușescu, non era senza precedenti nella storia del paese.

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