Milton Friedman

economista statunitense
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Milton Friedman (1912 – 2006), economista statunitense.

Milton Friedman
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per l'economia (1976)

Citazioni di Milton Friedman

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  • Ci son 4 modi per spendere i soldi. Voi potete spendere i vostri soldi per voi stessi: quando lo fate, allora stare davvero attenti a cosa state facendo e cercherete di avere la massima resa per la vostra spesa. Oppure voi potete spendere i vostri soldi per qualcun altro: per esempio, io ho comprato un regalo di compleanno per una persona; ora, io non ho poi grande interesse per il contenuto del dono, ma sono stato molto attento al costo. Altra possibilità, io posso spendere i soldi di qualcun altro per me: e allora se posso spendere i soldi di qualcun altro per me state sicuri che ci scapperà una bella mangiata al ristorante! Infine, io posso spendere i soldi di qualcun altro per un'altra persona ancora; e se io starò a spendere i soldi di uno per un altro, non sarò preoccupato a quanti siano, né sarò preoccupato a come li spendo. E questo è quel che fa il governo. E questo ha circa il 40% del prodotto interno.[1]
  • Ci sono molte varianti del liberalismo. C'è un liberalismo che propone un governo nullo, anarchico. C'è un liberalismo che propone un governo limitato. [...] [Se si presta attenzione alle ultime parole delle etichette] sono diversi. Ma in pratica non importa perché puntiamo tutti verso la stessa direzione.[2]
  • Come principio politico, l'imposizione di tasse e la destinazione dei proventi sono una funzione dei governi. Abbiamo istituito complesse norme costituzionali, parlamentari e giudiziarie per controllare tali funzioni, per garantire che le tasse vengano imposte quanto più possibile in accordo con le preferenze e i desideri della popolazione: alla fin fine, "niente tassazione senza rappresentazione" era uno dei gridi di battaglia della Rivoluzione americana. Abbiamo un sistema di controlli e contrappesi tra poteri proprio per separare la funzione legislativa di imporre tasse e stabilire i capitoli di spesa dalla funzione dell'esecutivo di riscuotere le tasse e amministrare i programmi di spesa e dalla funzione giudiziaria di mediare le dispute e interpretare la legge.
    Nel caso in questione l'uomo d'affari — per iniziativa propria o incaricato, direttamente o indirettamente, dagli azionisti — sarebbe simultaneamente legislatore, amministratore e giurista. A lui toccherebbe decidere chi tassare, per quale importo e a quale fine e sempre a lui spetterebbe scegliere la destinazione del gettito. In tale funzione egli sarebbe guidato esclusivamente da una generica esortazione proveniente dall'alto a limitare l'inflazione, a migliorare la qualità dell'ambiente, a combattere la povertà e così via.[3]
  • Con qualche notevole eccezione, gli uomini d'affare favoriscono la libera impresa in generale ma s'oppongono ad essa quando questa viene a riguardarli.[4]
  • [Su Platone] [...] dà in qualche modo per scontato che il governo sia un essere nel quale si mettono uomini altruisti e disinteressati al comando di uomini egoisti ed interessati. Ma il governo è una istituzione nella quale le persone colla grande ambizione di aver potere sul prossimo, ottengono la posizione di controllarlo. Guardate la storia dei governi. Dove sono questi re-filosofi che Platone apparentemente pareva stesse costituendo?[5]   Citazione poco comprensibile: chiarire o rimuovere. Fonte troppo vaga.
  • È destino che la società libera sia più produttiva.[2]
  • E quindi la domanda è: i grandi dirigenti, all'interno della legge, hanno responsabilità nei loro affari al di fuori di fare il più possibile soldi per i loro azionisti? E la mia risposta a questa domanda è: no, non ne hanno.[6]
  • È un grande errore giudicare le politiche ed i programmi per le loro intenzioni piuttosto che per i loro risultati.[7]
  • Keynes fu un grande economista. In ogni disciplina, i progressi avvengono dalla gente che fa ipotesi, molte delle quali si rivelano sbagliate, ma in ultimo ognuna conduce verso la giusta risposta. Ora Keynes, nel suo libro: "La teoria generale dell'impiego, dell'intesse e della moneta" pone un'ipotesi che fu bellissima e che sicuramente cambiò la forma dell'economia. Ma questa non funzionò perché l'ipotesi si rivelò sbagliata. Ciò non significa che lui non fu un grand'uomo.[8]
  • I due principali nemici della libera società o della libera impresa sono gli intellettuali, da un lato, e gli affaristi, dall'altro, e per motivi opposti. Ogni intellettuale crede nella libertà per sé stesso, ma s'oppone alla libertà del prossimo. Crede che dovrebbe esserci uno stabilimento di pianificazione centrale che stabilisca le priorità sociali. L'affarista è tutto il contrario. L'affarista è a favore della libertà per il prossimo, ma quando si tratta di lui la questione cambia. Lui è sempre il caso particolare. Lui dovrebbe avere dal governo dei privilegi particolari.[2]
  • Il monopolio frequentemente [...] trae origine dal supporto governativo o da accordi collusivi fra individui.[9]
  • Il principio politico che sta sotto al meccanismo di mercato è l'unanimità. In un sistema ideale di libero mercato fondato sul rispetto della proprietà privata, nessun individuo può usare la coercizione su qualcun altro e ogni tipo di cooperazione è volontaria: tutte le parti che decidono di collaborare ne traggono un beneficio, altrimenti non sono costrette a partecipare ad alcuna impresa comune. Non vi sono valori o responsabilità "sociali", se non nel senso dei valori e delle responsabilità condivise dagli individui che compongono la società. La società è una raccolta di individui e dei diversi gruppi che essi formano volontariamente.
    Il principio politico che sta sotto al meccanismo politico è la conformità. L'individuo deve servire un interesse sociale generale, sia che esso venga stabilito da una chiesa o da un dittatore o da una maggioranza. L'individuo può avere un voto e farsi sentire quando si prendon le decisioni, ma se si trova in minoranza, egli deve conformarsi. È appropriato per qualcuno richieder agli altri di contribuire ad un proposito generale e sociale che lo vogliano o no.
    Sfortunatamente, l'unanimità non è sempre fattibile. Vi sono alcuni contesti nei quali la conformità appare inevitabile; perciò non vedo come uno possa evitare in ogni caso il ricorso al meccanismo politico.[10]
  • Il vero significato del lavoro di ogni studioso non è ciò che dicono i suoi contemporanei subito, ma cosa succede alle sue opere nei successivi 25 o 50 anni. E la cosa della quale io veramente sono fiero è se qualcuna delle opere che ho scritto sarà ancora citata nei libri di testo molto dopo che io me ne sarò andato.[11]
  • Io non conosco alcuna grave depressione, in alcun paese od in alcun tempo, che non sia stata accompagnata da un rapido declino dell'insieme della moneta e parimenti nessun rapido declino dell'insieme della moneta che non sia stato accompagnato da una grave depressione.[12]
  • Io ringrazio Dio per l'inefficienza del governo. Se il governo fa cose cattive, c'è solo l'inefficienza che impedisce al danno di diventare più grande.[7]
  • Io sono in favore di tagliare le tasse in ogni circostanza e per ogni scusa, per ogni ragione, ogniqualvolta sia possibile. La ragione perché io lo sono è perché credo che il grosso problema non sian le tasse, il grosso problema son le spese. La domanda è: "come fare a fermare le spese del governo?". Le spese del governo ammontano ora a circa il 40% del prodotto interno senza contare le spese indirette dovute all'applicazione delle norme e via dicendo. Se voi aggiungete anche queste, si arriva grosso modo alla metà. Il reale pericolo che noi corriamo è che il numero possa lievitare ancora, ancora ed ancora. Penso che l'unico modo efficace per fermarlo è di abbassare la somma degli introiti che ha il governo. Il modo per farlo è di tagliare le tasse.[13]
  • Io voglio che la gente presti attenzione alla propria condizione e che riconosca che il mantenimento di una società libera è una cosa molto difficile e complessa e richiede un ordine che si possa fare delle rinunce del tipo più estremo. Richiede la volontà di sopportare mali momentanei sulla base dell'esile e sofisticato ragionamento che se tu fai il primo passo verso un errore tu non solo puoi renderlo peggiore, ma che puoi diffondere i tuoi tentacoli e creare peggiori risultati ovunque.[14]
  • L'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario nel senso che è e può soltanto esser prodotto esclusivamente da un aumento più rapido della quantità di moneta che della produzione. [...] Un tasso stabile di crescita monetaria ad un livello moderato può creare una struttura nella quale un paese può avere poca inflazione e molta crescita. Ciò non produrrà la stabilità perfetta; non produrrà il paradiso sulla terra; ma può dare un importante contributo ad una stabile società economica.[15]
  • L'inflazione è una tassazione senza legislazione.
Inflation is the one form of taxation that can be imposed without legislation.[16]
  • L'insieme di moneta, prezzi e produzione fu decisamente più instabile dopo l'istituzione della Federal Reserve System che prima. Il periodo di più drammatica instabilità della produzione fu, di sicuro, nel periodo fra le 2 guerre, che include le gravi contrazioni (monetarie) del 1920-1, 1929-33 e 1937-8. nessun altro ventennio della storia americana contiene altrettante gravi contrazioni come queste tre.
    Quest'evidenza mi persuade che almeno un terzo dell'aumento dei prezzi durante e poco dopo la I Guerra Mondiale è attribuibile all'istituzione del Federal Reserve System… e che la gravità di ciascuna di queste contrazioni (1920-1, 1929-33 e 1937-8) è direttamente attribuibile agli atti commessi od omessi dalle autorità della Reserve
    Qualsiasi sistema che dia così tanto potere e discrezionalità a così poche persone, di modo che questi errori (scusabili o no) posson avere un effetto così importante, è un cattivo sistema. È un cattivo sistema per coloro che credono nella libertà anche solo perché dà a pochi uomini un tale potere senza nessun controllo da parte della politica: questo è l'argomento politico fondamentale contro una banca centrale indipendente…
    Per parafrasare Clemenceau, la moneta è una cosa troppo importante perché sia lasciata ai banchieri centrali.[17]
  • L'uso di quantità di moneta come un obiettivo non è stato un successo. Io non son sicuro che la sosterrei adesso come l'ho sostenuta come un tempo ho fatto.[18]
  • La causa della libera impresa, della competenza, è l'unica che può mantener i capitalisti lontani da un eccessivo potere. C'è un vecchio detto che recita: "se vuoi prendere un ladro, chiamane un altro che gli tenda una trappola". La virtù del capitalismo della libera impresa è quella che mette un imprenditore contro l'altro e questo è il metodo più efficiente di controllo.[2]
  • La concentrazione del potere non rimane inoffensiva per la buona volontà di chi l'ha creata[2]
  • La Federal Reserve alla fine ha causato la Grande Depressione contraendo l'ammontare di moneta in circolo di un terzo dal 1929 al 1933.[19]
  • La spinta per l'Euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia. Lo scopo è stato quello di unire la Germania e la Francia così strettamente da rendere una possibile guerra europea impossibile, e di allestire il palco per i federali Stati Uniti d'Europa. Io credo che l'adozione dell'Euro avrà l'effetto opposto. Esacerberà le tensioni politiche convertendo shock divergenti che si sarebbero potuti prontamente contenere con aggiustamenti del tasso di cambio in problemi politici di divisioni. Un'unità politica può aprire la strada per un'unità monetaria. Un'unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli si dimostrerà una barriera per il raggiungimento dell'unità politica.
The drive for the Euro has been motivated by politics not economics. The aim has been to link Germany and France so closely as to make a future European war impossible, and to set the stage for a federal United States of Europe. I believe that adoption of the Euro would have the opposite effect. It would exacerbate political tensions by converting divergent shocks that could have been readily accommodated by exchange rate changes into divisive political issues. Political unity can pave the way for monetary unity. Monetary unity imposed under unfavorable conditions will prove a barrier to the achievement of political unity.[20]
  • La più vasta ed influente organizzazione di affaristi ha agito per minare i fondamenti basilari del sistema del libero mercato che loro si proponevano di rappresentare e difendere.[21]
  • Le spese del governo ammontano al 45% circa del prodotto interno lordo. Secondo quest'analisi, il governo possiede il 45% dei mezzi di produzione che fanno il PIL. Gli USA sono oggi al 45% socialisti.[22]
  • Molta gente si scandalizza dello spreco degli enti pubblici, ma io la trovo cosa buona, per due ragioni. In primo luogo, l'inefficienza non è nient'affatto indesiderabile se qualcuno sta facendo un danno. Il governo fa cose che noi non vorremmo che facesse, di modo che quanto più soldi sprecano, meglio è. In secondo luogo, lo spreco mette sotto gli occhi della gente che il governo non è un mezzo sufficiente ed efficace per conseguire i loro obiettivi. Una delle mie speranze sta nella delusione crescente dell'idea che il governo sia un fratello maggiore sempre attento, accorto, che possa risolvere ogni problema che gli si para dinnanzi.[2]
  • Molta gente vuole che il governo protegga i consumatori. Un problema molto più urgente è proteggere i consumatori dal governo.[2]
  • Niente è così permanente come un programma provvisorio del governo.[2]
  • Ogni amico della libertà … deve esser disgustato quanto lo son io dalla prospettiva di trasformare gli Stati Uniti in un campo militare, dalla visione di galere piene di consumatori occasionali di droghe e da ogni armata di rappresentanti della legge col potere d'invadere la libertà dei cittadini sulla base di esili prove.[23]
  • Se il taglio delle tasse aumenta i ricavi del governo, voi non avete di fatto tagliato le tasse.[24]
  • Se le droghe fossero state depenalizzate diciassette anni fa, il crack non sarebbe mai stato inventato. Invece è stato creato perché l'alto costo delle droghe ha reso proficuo fornirne una più economica.[25]
  • Si è sempre sostenuto che il problema del capitalismo è di esser materialista, mentre il collettivismo può permettersi di essere attento al non-materiale. Ma l'esperienza ha dimostrato il contrario. Non c'è stata società che abbia tanto enfatizzato i requisiti puramente materiali del benessere quanto il collettivismo. Una gran maggioranza di persone si preoccupa sempre del proprio interesse materiale, ma nelle società collettiviste quella grande maggioranza domina la politica e la minoranza viene soppressa. Una società libera, una società di mercato, permette a quella minoranza di perseguire i propri obiettivi; di fatto è nelle società libere che si è verificato uno sviluppo di gran lunga maggiore degli aspetti non-materiali, spirituali, artistici del benessere.
The argument has always been made that the trouble with capitalism is that it's materialistic, while collectivism can afford to pay attention to the nonmaterial. But the experience has been the opposite. There are no societies that have emphasized the purely material requisites of well-being as much as collectivist. A great majority of people is always concerned with material self-interest, but in collectivist societies that great majority dominates the policy and the minority is suppressed. A free society, a market society, permit those in a minority to pursue their own ends; in fact it is in the free societies that there has been a far greater development of the nonmaterial, spiritual, artistic aspect of well-being.[26]
  • Solo il governo è capace di prender un pezzo di carta perfettamente buono, coprirlo con tinta perfettamente buona e trarne una combinazione assolutamente banale.
  • Sono un liberista colla elle minuscola ed un Repubblicano con una erre maiuscola [nel senso di appartenente al Partito Repubblicano]. Ma io sono Repubblicano colla erre maiuscola per interesse e non per principio.[27]
  • Una società che mette l'eguaglianza davanti alla libertà non avrà né l'una né l'altra. Una società che mette la libertà davanti all'uguaglianza avrà un buon livello di entrambe.[28]

Inglese [29]

[What do you think of the Federal Reserve Board today?] Well, I have long been in favor of abolishing it. I think there is no institution in the United States that has such a high public standing and such a poor record of performance. [What did Arthur Burns think about that?] He didn't like that very much. But -needless to say- I didn't hesitate to say it to him. Look! The Federal Reserve Board with the staff Federal Reserve System was established in 1914, started operation in 1914. It presided over a doubling prices during the World War I, it produces the major collapse in 1921, it ha a good period from about 1922 to about [19]28, then it engaged, undertook actions which led to the great, which led a recession in 1929 and [19]30. And it converted that recession by its actions into the Great Depression. The major villain in the Great Depression was -in my opinion unquestionably- the Federal Reserve System.
Since that time was largely it presided over a doubling of prices during the World War II, it financed the inflation of the 1970s.
On the whole, it has a very poor record, it's done far more harm than good.

Italiano

[Cosa pensa del direttivo della Federal Reserve oggi?] Dunque, io sono da molto tempo favorevole alla sua abolizione. Ritengo che nessun altra istituzione negli Stati Uniti abbia una così alta reputazione pubblica e una storia così priva di risultati. [Cosa pensa Arthur [Frank] Burns a riguardo?] Non gli piace molto. Ma, di certo, non esitò a farglielo sapere. [Faccia] attenzione! Il direttivo della Federal Reserve con il correlato Federal Reserve System fu istituito nel 1914, iniziò ad essere operativo nel 1914. Presiedette ad un raddoppio dei prezzi durante la Prima Guerra Mondiale, generò il maggior collasso nel 1921, ebbe un periodo florido all'incirca dal 1922 al 1928, dopodiché si impegnò, assunse delle decisioni che portarono alla grande, che portarono alla recessione nel 1930. E, grazie alle proprie azioni, riuscì a trasformare tale recessione nella Grande Depressione. Il Federal Reserve System fu - a mio parere indiscutibilmente- il peggior furfante durante la Grande Depressione.
Fu in larga misura esso che, a partire da allora, governò un [secondo] raddoppiamento dei prezzi, e [che] finanziò l'inflazione negli anni '70.
Complessivamente, ha una storia veramente di scarso valore, ha recato molti più danni che benefici.

Commanding Heights, intervista del 10 gennaio 2000
  • La società moderna richiede cooperazione fra un ampio numero di persone. Se tu hai una direzione centralizzata inevitabilmente ci sarà coercizione. L'unico modo che mai sia stato scoperto per avere un sacco di persone che collaborino insieme volontariamente è attraverso il libero mercato. E questo è il motivo per cui è essenziale preservare la libertà individuale.
  • Il mercato nero era un modo per aggirare il controllo del governo. Era un modo per permettere al libero mercato di funzionare. […] Tu vuoi commerciare con me e la legge te lo impedisce. Ma questo commercio potrebbe esser reciprocamente vantaggioso per entrambi. Il dettaglio fondamentale del libero mercato è che nessuno scambio ha luogo senza ch'entrambe le parti ne traggan beneficio. La grossa differenza rispetto alla coercizione da parte del governo ed il mercato fra privati è che il governo può usare la sua forza coercitiva per creare un commercio nel quale A guadagna e B perde. Ma nel mercato, se A e B arrivano ad un accordo volontario, è perché entrambi ne hanno qualcosa di buono. Quel che fa il mercato nero è di aggirare queste restrizioni artificiali imposte dal governo. […] esiste solamente quando ci sono cattive leggi. E nessuno, nessuno crede che obbedire a tutte le leggi sia un principio morale definitivo.
  • Ci son state ripetute recessioni in centinaia d'anni, ma quello che ha convertito [il crac del 1929] in una recessione imponente è stata una cattiva politica monetaria. La Federal Reserve system [la Banca Centrale USA] è stata istituita per prevenire quel che in effetti è successo. È stata messa su per evitare una situazione nella quale tu hai il fallimento delle banche, nella quale tu hai una crisi bancaria. E pure, sotto il Federal Reserve system, c'è stata la peggiore crisi bancaria nella storia degli Stati uniti. Non c'è altro esempio al quale possa pensare di una misura presa dal governo che produce così chiaramente l'opposto del risultato per la quale era stata pensata. Quello che è accaduto è che la FED seguì politiche che portarono alla riduzione di un terzo della quantità di moneta. Per ogni 100$ in cartamoneta, nei depositi, in bilancio, in circolo, esistente nel 1929, quando si fece il 1933 erano rimasti solamente circa 65 o 66$. Questo straordinario collasso del sistema bancario, con circa un terzo delle banche fallite completamente, con milioni di persone i cui risparmi sono stati letteralmente spazzati via, questa riduzione non fu assolutamente necessaria. In ogni momento, la Federal Reserve aveva il potere e la conoscenza di poter fermare tutto questo. E ci fu gente in quel periodo che li incitava a farlo. Così è, a mio parere, chiaramente un errore di politica che portô alla Grande Depressione.
  • Adam Smith, col suo libro La ricchezza delle nazioni […] pone l'accento sull'individuo come l'obiettivo finale della scienza.
  • Noi abbiamo così tanti delinquenti perché abbiamo così tante leggi da infrangere. […] E quei crimini che sono senza vittima, non dovrebbero esser crimini.

Capitalismo e libertà

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  • L'uomo libero [...] non si chiede né che cosa il suo paese può fare per lui, né che cosa egli può fare per il suo paese. (Introduzione)
  • I grandi progressi della civiltà, nell'architettura e nella pittura, nella scienza e nella letteratura, nell'industria e nell'agricoltura, non sono mai stati prodotti da un governo centralizzato. Cristoforo Colombo non cercò una nuova rotta per la Cina in risposta alla direttiva della maggioranza parlamentare, per quanto fosse finanziato in parte da un monarca assoluto. (Introduzione)
  • Giacché viviamo in una società prevalentemente libera, tendiamo a dimenticare quanto sia esiguo il lasso di tempo e la parte del globo contraddistinti, più o meno compiutamente, da un sistema rispettoso della libertà politica: la condizione normale dell'umanità consiste nella tirannia, nella servitù e nella miseria. Il mondo occidentale del diciannovesimo e dell'inizio del ventesimo secolo rappresenta una rara eccezione alla tendenza generale della storia umana. In questo caso la libertà politica si è chiaramente realizzata di pari passo con il libero mercato e con lo sviluppo delle istituzioni del capitalismo. Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte per la libertà politica nell'età dell'oro della Grecia classica e agli inizi della Repubblica romana.
    Gli esempi storici, in realtà, ci autorizzano solo ad avanzare l'ipotesi che il capitalismo sia una condizione necessaria per la libertà politica. Chiaramente non si tratta di una condizione sufficiente. (cap. I)
  • Libertà politica significa assenza di coercizione sull'uomo da parte dei suoi simili. La minaccia più pericolosa alla libertà viene posta dal potere di costringere, a prescindere che esso si trovi nelle mani di un monarca, di un dittatore, di un'oligarchia o di una momentanea maggioranza. La conservazione della libertà esige l'eliminazione di una siffatta concentrazione di potere nelle mani di uno o pochi soggetti, insieme alla dispersione e distribuzione di qualsiasi grado di potere che non possa essere eliminato. In sintesi, esige un  sistema di controlli ed equilibri dei poteri. (cap. I)
  • L'esistenza di un libero mercato non elimina la necessità di una forma di governo. Anzi, un sistema di governo è essenziale, sia come agone nel quale determinare le "regole del gioco", sia in qualità di arbitro che interpreti e faccia valere le regole stabilite. (cap. I)
  • Uno dei principali motivi di critica al concetto di economia libera è proprio che essa riesce a svolgere perfettamente tale compito, offrendo agli individui ciò che essi vogliono, anziché quello che – secondo questo o quel gruppo di persone – essi dovrebbero volere. In definitiva, la maggior parte delle accuse al libero mercato si fonda sulla mancanza di fede nella libertà. (cap. I)
  • Per quanto riguarda il salario degli insegnanti, oggigiorno il problema più grave non è che sono in media troppo bassi (anzi, potrebbe essere vero il contrario), ma che sono troppo rigidi e uniformi. I cattivi insegnanti sono pagati troppo, mentre quelli bravi sono sottopagati. Gli aumenti tendono a essere uniformi e a essere determinati da fattori quali l'anzianità di servizio, i titoli conseguiti e le certificazioni ottenute, piuttosto che dal merito. (cap. VI)

Liberi di scegliere

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  • Il progresso industriale, le migliorie tecnologiche, tutte le grandi meraviglie dell'età contemporanea han detto poco al ricco. Il ricco nella Grecia antica difficilmente avrebbe beneficiato dalle moderne condutture – essendo loro provvista l'acqua corrente da servi correnti. Mentre i patrizî romani potevano godersi musici e commedianti nelle loro case, televisione e radio hanno reso tali artisti compagni degli elettrodomestici; tutti questi moderni progressi (e molti altri) hanno aggiunto poco alle loro vite. Essi hanno sicuramente salutato con piacere gli sviluppi dei trasporti e della medicina, ma per il resto, i grandi successi del capitalismo occidentale hanno principalmente fatto ricadere i lor beneficî sulle persone comuni. Questi risultati han reso disponibili per le masse comodità e vantaggî che erano prima l'esclusiva prerogativa dei ricchi e dei potenti. (p. 148)
  • Il timore dei controlli fiscali, la burocrazia soffocante e la pressione dello Stato costituiscono armi potenti contro la libertà di parola.
  • Esiste una contraddizione fondamentale fra l'ideale fra l'"uguaglianza delle parti" (ovvero l'ideale donde deriva: "a ciascuno secondo il suo bisogno") e l'ideale della libertà personale. E questa contraddizione è stata la maledizione di tutti i tentativi di mettere l'uguaglianza dei risultati personali come principio di base per l'organizzazione sociale. E questo ha portato inevitabilmente ad uno stato di terrore: la Russia, la Cina e più di recente la Cambogia ci offron delle prove evidenti e convincenti.
  • La concorrenza del mercato, quando la si lascia funzionare, protegge il consumatore meglio di tutti i meccanismi del governo venuti a sovrapporsi successivamente al mercato.
  • Alla base della maggior parte delle obiezioni contro la pubblicità non è il fatto che la pubblicità manipola i gusti ma il fatto che il grande pubblico ha dei gusti deprecabili, cioè dei gusti diversi da quelli dei critici.
  • L'inflazione è una malattia pericolosa e talvolta letale.

Citazioni su Milton Friedman

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  • Le radici di tutto questo sono da cercare nell'opera e nel pensiero di Milton Friedman, guru del liberismo morto nel 2006 a 94 anni. Friedman è stato osannato come il più influente economista del XX secolo, è uno che ha influenzato direttamente o indirettamente presidenti Usa, primi ministri britannici, ministri dell'Europa dell'est, dittatori africani, oligarchi russi, segretari del Partito Comunista cinese, direttori del Fondo Monetario Internazionale, per non parlare degli ultimi tre direttori della Federal Reserve. Il professore di Economia dell'University of Chicago e i suoi discepoli hanno tramato – alla luce del sole e non – per decenni, considerando il mondo una sorta di laboratorio per le loro spregiudicate teorie economico-politiche. In ognuno dei momenti dei quali parlavo prima, c'era dietro Friedman con i suoi "Chicago Boys". (Naomi Klein)
  • Milton Friedman, americano, fondatore della Scuola di Chicago, che oggi significa Neoliberismo puro, quel Neoliberismo accanito e impenitente nonostante abbia portato devastazioni addirittura grottesche in ogni singolo Paese che ha toccato, inclusa la nostra Eurozona. (Paolo Barnard)
  1. Dall'intervista a Fox News, maggio 2004.
  2. a b c d e f g h Citato in Milton Friedman, Frases célebres, libertaddigital.com.
  3. Da La responsabilità sociale delle imprese consiste nell'aumentare i profitti (The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits), New York Times Magazine, 13 settembre 1970.
  4. Da L'impulso suicida nella comunità degli affari, 1983.
  5. Da The Open Mind: Living Within Our Means, 1975.
  6. Dall'intervista a Chemtech, febbraio 1972, p. 72.
  7. a b Dall'intervista con Riccardo Heffner su La mente aperta, 7 dicembre 1975.
  8. Citato in Opinion Journal, 12 luglio 2006.
  9. Citato in American Heritage Dictionary of the English Language, IV Edizione.
  10. Da La responsabilità sociale delle imprese consiste nell'aumentare i profitti (The Social Responsibility of Business is to Increase its Profits), New York Times Magazine, 13 settembre 1970.
  11. Da Il potere della scelta, gennaio 2007.
  12. Citato nel film The Money Masters, 1995.
  13. Dall'intervista a Giovanni Hawkins, 16 settembre 2003.
  14. Dall'intervista con Riccardo Heffner su La mente aperta, 7 dicembre 1975.
  15. Da La controrivoluzione nella teoria monetaria, 1970.
  16. Dall'Observer, 22 settembre 1974); citato anche nell'Oxford Dictionary of Modern Quotes, a cura di Elizabeth Knowles, terza edizione, Oxford University Press, 2007, p. 124.
  17. Citato nel film The Money Masters, 1995.
  18. Dal Financial Times, 7 giugno 2003.
  19. Dall'intervista alla National Public Radio, gennaio 1996.
  20. (EN) Da The Euro: Monetary Unity To Political Disunity?, Project Syndicate, 1 febbraio 2013.
  21. Le precedenti citazioni si riferivano forse ad un avvenimento di quell'anno, quando il parlamento di Washington pose norme protezionistiche a vantaggio delle case automobilistiche americane, su sollecitazione della lobby degl'industriali. Toni altrettanto critici furono espressi dal capitalista T. Boone Pickens nella sua autobiografia. Da L'impulso suicida nella comunità degli affari, 1983.
  22. Da Noi abbiamo il socialismo, New York Times, 31 dicembre 1989.
  23. Da Una lettera aperta a Bill Bennett, Wall Street Journal, 7 settembre 1989.
  24. Citato in L'ultimo pranzo con Milton Friedman (Milton Friedman's Last Lunch), Forbes.com, 11 dicembre 2006.
  25. Da un articolo nel Wall Street Journal, 7 settembre 1989. Citato in Andrew Weil e Winifred Rosen, Dal cioccolato alla morfina. Tutto quello che dovete sapere sulle sostanze che alterano la mente, traduzione di Fabio Bernabei, Arcana, Roma, 2007, p. 60.
  26. (EN) Da Milton Friedman on freedom. Selections from The Collected Works of Milton Friedman, introdution by John B. Taylor, edited by Robert Leeson and Charles Palm, Hoover Institution, Stanford, California, 2017, p. 72.
  27. Dallo spettacolo di Charlie Rose, An Appreciation of Milton Friedman, novembre 2005.
  28. Da Creati uguali, l'ultima delle 5 serie TV di Liberi di scegliere, 1990.
  29. Trascrizione letterale della videointervista a Milton Friedman, durata minuti 11:49. Pubblicata postuma il 9 gennaio 2013 su Youtube (canale di LibertyPen), col titolo Milton Friedman - Abolish The Fed. URL archiviato il 12 agosto 2013.

Bibliografia

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  • Milton Friedman, Capitalismo e libertà, prefazione di Antonio Martino, traduzione di David Perazzoni, IBL, Torino, 2016. ISBN 9788864402970
  • Milton Friedman, Liberi di scegliere (Free to Choose, 1980).

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