L'ultimo samurai
L'ultimo samurai
Titolo originale |
The Last Samurai |
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Lingua originale | inglese e catalano |
Paese | USA, Nuova Zelanda, Giappone |
Anno | 2003 |
Genere | avventura, drammatico, storico |
Regia | Edward Zwick |
Sceneggiatura | John Logan, Marshall Herskovitz, Edward Zwick |
Produttore | Marshall Herskovitz, Paula Wagner, John A. Logan, Edward Zwick |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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L'ultimo samurai, film del 2003 con Tom Cruise, regia di Edward Zwick.
Dicono che il Giappone è nato da una spada. Dicono che gli antichi dei hanno immerso una lama di corallo nell'oceano e che, al momento di estrarla, quattro gocce perfette siano cadute nel mare e che quelle gocce sono diventate le isole del Giappone. Io dico, che il Giappone è stato creato da una manciata di uomini coraggiosi, guerrieri disposti a dare la vita per quella che sembra ormai una parola dimenticata: onore. (Simon Graham)
Frasi
modifica- Volete che io uccida i nippo? Ucciderò i nippo. Volete che io uccida i nemici dei nippo? Ucciderò i nemici dei nippo. O i ribelli, o i Sioux, o i Cheyenne... per cinquecento dollari al mese io uccido chi vi pare. Ma ricordatevelo bene: ucciderei volentieri voi gratuitamente. (Nathan ALgren) [Rivolto al Colonello Bagly]
- C'è una sorta di sollievo nel vuoto del mare. Né passato, né futuro. (Nathan Algren)
- Io morirò ucciso dalla spada. La mia o... quella dei nemici. (Katsumoto)
- Io sono arrivato con la missione commerciale britannica... oh... anni fa, e presto sono stato sollevato dall'incarico. Avevo una inopportuna tendenza a dire la verità, in un paese in cui nessuno dice mai quello che pensa. Quindi ora traduco, con estrema precisione, le menzogne degli altri. (Simon Graham)
- Mi ha sorpreso apprendere che la parola samurai voglia dire: servire. (Nathan Algren)
- Non sono mai stato un frequentatore di chiese, e quello che ho visto sui campi di battaglia, mi ha spinto ad interrogarmi sui disegni di Dio. Ma c'è indubbiamente qualcosa di... spirituale, in questo luogo. E, sebbene possa rimanere oscuro per me, non posso che essere consapevole del suo potere. (Nathan Algren)
- Questa sarà l'ultima pagina del mio diario. Ho cercato di dare un resoconto fedele di ciò che ho visto e ho fatto. Non ho la presunzione di comprendere il corso della mia vita, so solo che sono grato di aver partecipato a tutto questo, anche se solo per un momento. (Nathan Algren)
- Sergente Grant, ringraziamo il cielo che almeno sparano tutti nella stessa direzione... (Nathan Algren) [Addestrando l'esercito dell'imperatore Meiji]
- Padre, lasciami restare. Ormai la mia ora è giunta... (Nobutada) [ultime parole]
- Perfetti... Sono tutti perfetti... (Katsumoto) [ultime parole in punto di morte, guardando i petali dei fiori di ciliegio portati dal vento]
- Tu hai riconquistato il tuo onore. Lascia che muoia col mio. (Katsumoto)
- Verrò a cercarvi sul campo. (Nathan Algren)
- Mi mancheranno le nostre conversazioni. (Nathan Algren)
- Questa è la spada di Katsumoto. Avrebbe voluto darla a voi, affinché la forza dei Samurai fosse con voi per sempre. La sua speranza con l'ultimo respiro è stata che voi rammentaste gli antenati che l'hanno impugnata e ciò per cui sono morti. (Nathan Algren)
- Altezza, se mi ritenete vostro nemico, comandatemelo e io volentieri mi toglierò la vita. (Nathan Algren) [all'Imperatore Meiji]
- Io ho sognato, un Giappone unificato, in una nazione forte, indipendente e moderna e ora noi abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali, ma... non possiamo dimenticare chi siamo, né da dove veniamo. (Imperatore Meiji)
Dialoghi
modifica- Simon Graham: Ho sempre avuto un'insana fascinazione per lo scalpo. Diciamo, non ho mai capito bene la tecnica.
Nathan Algren: Immaginate una persona che vi odia con la più veemente intensità, che afferra una ciocca dei vostri capelli mentre giacete prostrato e inerme... e che vi sfrega la lama spuntata di un coltello arrugginito sullo scalpo come per segare. Lasciate che l'immaginazione colga, se vi è possibile, l'effetto di un rapido, deciso strattone all'attaccatura dei capelli per staccare eventuali brandelli ancora legati al sistema nervoso.. e avrete una vaga idea di com'è subire uno scalpo, signor Graham.
- Nathan Algren: Sergente Grant, raggiungete le retrovie, e occupatevi dei convogli dei rifornimenti. [Grant non si muove] Sergente! Avete sentito il mio ordine?
Grant: Distintamente signore.
Nathan Algren: E allora obbedite! Andate!
Sergente Grant [ultime parole]: Con il dovuto rispetto signore, ficcatevelo nel culo!
- Katsumoto: Questo tempio è stato costruito dalla mia famiglia 1000 anni fa. Il mio nome è Katsumoto, tu come ti chiami? [Nathan non risponde] Le mie parole non sono corrette? Mi eserciterò nella tua lingua con te, se tu vorrai onorarmi.
Nathan Algren: Mi hai tenuto in vita solo per esercitarti? Allora, che vuoi?
Katsumoto: Conoscere il mio nemico.
Nathan Algren: Ho visto quello che fai tu ai nemici.
Katsumoto: Nel tuo paese i guerrieri non uccidono?
Nathan Algren: Non tagliano la testa a uomini sconfitti e inermi.
Katsumoto: Il Generale Hasegawa mi ha chiesto di aiutarlo a togliersi la vita. Un samurai non sopporta la vergogna della sconfitta. È stato un onore tagliargli la testa. Molte nostre usanze a voi sembrano strane, lo stesso vale per noi con le vostre. Per esempio, non presentarsi è considerato estremamente scortese, anche tra nemici.
Nathan Algren: Nathan Algren.
Katsumoto: Sono molto onorato. Mi è piaciuta molto questa conversazione.
Nathan Algren: Ho delle domande.
Katsumoto: Io ho fatto la mia presentazione, tu hai fatto la tua presentazione. È stata una splendida conversazione.
Nathan Algren: Ho delle domande.
Katsumoto: Le domande dopo.
Nathan Algren: Chi era il guerriero con l'armatura rossa?
Katsumoto: Era mio cognato, Hirotaro.
Nathan Algren: E la donna che si occupa di me?
Katsumoto: Mia sorella, moglie di Hirotaro. Si chiama Taka.
Nathan Algren: [dispiaciuto] Ho ucciso suo marito?
Katsumoto: [rassicurandolo] È stata una buona morte.
- Nathan Algren: Cosa vuoi da me?
Katsumoto: "Cosa vuoi tu per te stesso?"!
- Katsumoto: Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.
Nathan Algren: Chi li ha mandati a ucciderti?
Katsumoto: Sto scrivendo una poesia su un sogno che ho fatto: gli occhi della tigre sono come i miei, ma lei ha attraversato un mare profondo e agitato.
Nathan Algren: È stato l'imperatore? Omura?
Katsumoto: Se l'imperatore vuole la mia morte, non ha che da chiederlo.
Nathan Algren: È stato Omura.
Katsumoto: Ho qualche problema a finire la poesia, sai suggerirmi un verso conclusivo?
Nathan Algren: Non sono uno scrittore...
Katsumoto: Eppure hai scritto molte pagine da quando sei arrivato.
Nathan Algren: ... Cos'altro ti ha detto lei?
Katsumoto: Che hai degli incubi.
Nathan Algren: ... Tutti i soldati hanno degli incubi.
Katsumoto: Solo per chi ha vergogna di quello che ha fatto.
Nathan Algren: Tu non hai idea di cosa ho fatto...
Katsumoto: Tu hai visto molte cose.
Nathan Algren: È così.
Katsumoto: E non temi la morte, ma anzi, qualche volta la desideri, non è vero?
Nathan Algren: Sì...
Katsumoto: Anch'io. Capita a chi ha visto ciò che noi abbiamo visto. Allora vengo in questo luogo assieme ai miei antenati e mi torna un pensiero: come questi germogli, stiamo tutti morendo. Riconoscere la vita in ogni respiro, in ogni tazza di tè e ogni vita che togliamo. La via del guerriero.
Nathan Algren: La vita in ogni respiro...
Katsumoto: Questo è... bushido.
Nathan Algren: Hai... ["Sì" in giapponese]
Katsumoto: L'imperatore ha concesso un passaggio sicuro fino a Tokyo. Partiamo domani.
Nathan Algren: Bene.
Katsumoto: Bene... [gli porge degli abiti insieme al suo vecchio quaderno di appunti] quando ti ho preso questi tu eri mio nemico.
- Nathan Algren [riferendosi a Custer]: No, non era un bravo generale, era arrogante e avventato, è stato massacrato perché con un solo battaglione ha affrontato duemila indiani infuriati.
Katsumoto: Duemila indiani? E quanti uomini per Custer?
Nathan Algren: Erano duecentoundici.
Katsumoto: Mi piace questo generale Custer...
- Katsumoto: L'Imperatore non ha potuto ascoltare le mie parole. Il suo esercitò arriverà... e sarà la fine. Per 900 anni i miei antenati hanno protetto il nostro popolo; e ora io ho mancato.
Nathan Algren: Allora vuoi toglierti la vita, nella vergogna? Vergogna per una vita dedita al servizio, alla disciplina, alla compassione?
Katsumoto: La via del samurai non è più necessaria, ormai.
Nathan Algren: "Necessaria"? Cosa ci può essere di più necessario?
Katsumoto: Io morirò ucciso dalla spada: la mia, o quella dei nemici.
- Nathan Algren [osservando l'esercito imperiale]: Quattro reggimenti al completo. Arriveranno a ondate da un migliaio di uomini. E hanno gli howitzer?
Katsumoto: Non fa alcuna differenza. Loro verranno e noi non ci piegheremo.
Nathan Algren: Quanti uomini abbiamo?
Katsumoto: Più o meno cinquecento. Come il generale Custer, eh?
Nathan Algren: Un tempo ci fu una battaglia in un posto chiamato Termopili. Trecento Greci coraggiosi tennero testa ad un esercito di un milione di Persiani. Un milione, tu capisci questo numero?
Katsumoto: Sì, capisco questo numero!
Nathan Algren: Per due giorni i Greci imposero ai Persiani tali perdite che essi persero il gusto di combattere e poco dopo furono sconfitti...
Katsumoto: Tu pensi che un uomo possa cambiare il proprio destino?
Nathan Algren: Penso che un uomo faccia ciò che può... finché il suo destino non si rivela.
Katsumoto: Che cos'hai in mente?
Nathan Algren: Eliminare il vantaggio dei fucili. Sono troppo fiduciosi, ne approfitteremo. Li porteremo vicino, quanto basta per la spada!
- Katsumoto: Che è successo a quei guerrieri delle Termopili?
Nathan Algren: Morti... dal primo all'ultimo.
- Imperatore Meiji: Ditemi come è morto.
Nathan Algren: Io vi dirò come è vissuto.
E così, il tempo dei samurai era giunto alla fine. Le nazioni, come gli uomini, si dice talvolta, hanno un loro destino. Quanto al capitano americano, non se ne ebbe più notizia. Per alcuni è morto per le ferite, per altri invece è tornato al suo paese. Ma a me piace pensare che abbia trovato, finalmente, quel poco di pace che tutti cerchiamo, e che solo alcuni raggiungono. (Simon Graham)
Citazioni su L'ultimo samurai
modifica- The Last Samurai porta la firma di Tom Cruise più che del suo regista, Zwick, che si conferma un discreto mestierante: la sua è una regia senza impennate né cadute, prevedibile ma godibilissima. Nel complesso il film è molto curato e la minuziosa rappresentazione di una cultura da noi così lontana tiene alta l'attenzione fino alla fine, nonostante le due ore e mezzo di durata complessiva (Il Farinotti)
- Ambizioni e durata sono da affresco epico, ma l'impostazione spettacolare – per quanto a tratti efficace – è risaputa. Tra echi di Balla coi lupi, coreografie guerresche stile Braveheart e più di un riferimento a Duello nel Pacifico, la sceneggiatura di John Logan e Marshall Herskovitz sembra abbracciare posizioni antiamericaniste e addirittura no global: ma poi affonda nella retorica più inerte (la guerra ha senso solo se a sostenerla ci sono gli ideali e il senso dell'onore; ogni uomo è padrone del suo destino). Cruise mostra i suoi limiti di attore drammatico, sempre oscurato dal carisma di Watanabe. Grande successo di pubblico, anche in Giappone. (Il Mereghetti)
- Global colossal etno-epico da 140 milioni di dollari con ambizioni storiche, filosofiche e artistiche che all'atto pratico vengono sacrificate sull'altare del dio mercato. Al suo attivo il potente romanticismo della vicenda (J. Logan, M. Herskovitz, E. Zwick), le grandiose scene di battaglia – su tutte l'emozionante carica dei samurai a cavallo che sbucano come fantasmi dalla nebbia in mezzo al bosco –, la documentata ricostruzione degli ambienti (Lilly Kilvert) e dei costumi (Ngila Dickson), l'intensa interpretazione di Watanabe nei panni dell' "ultimo samurai", che sprona Cruise a dare il meglio di sé. Infestato, però, da stereotipi hollywoodiani e cadute nella soap opera, come il ridicolo incontro finale con l'imperatore e l'happy end sentimentale. (Il Morandini)
- Film epico che, pur lasciandosi andare a qualche ingenuità, presenta una solida recitazione e un'efficace descrizione del tempo e dei luoghi. Zwick ha collaborato anche alla sceneggiatura, mentre Cruise ha co-prodotto. (Leonard Maltin)
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