Generazione di fenomeni
gruppo di pallavolisti della nazionale italiana maschile negli anni 1990
Citazioni sulla Generazione di fenomeni, frase d'autore che indica la nazionale italiana di pallavolo maschile degli anni 90 del XX secolo.
Citazioni
modifica- [«C'era un segreto alla base di quel gruppo e dei tanti successi?»] Beh non esiste un segreto. Piuttosto si verificò una concatenazione di fattori importanti per determinare il nostro successo. Si trattava di un progetto lungimirante voluto da Pittera, attraverso selezioni di ragazzi di 14 anni, avviato dalla fine degli anni 70, precisamente dopo il Mondiale del '78. Ci fu un lungo lavoro sulla Juniores da parte di Alexander Skiba. Si formò un gruppo con etica di lavoro ed attenzione per i risultati. Inoltre, alla fine degli anni '80 si è verificato un calo delle superpotenze dell'epoca come Russia e Stati Uniti. La nostra crescita è coincisa con l'arrivo di Velasco. Si è verificato un miglioramento globale con contatti, motivazioni e voglia di raggiungere l'obiettivo. L'individuazione dei migliori quattordicenni è stato importante anche per formare lo stesso gruppo dei mondiali juniores di Milano, chiusi al secondo posto alle spalle dell'URSS. (Claudio Galli)
- [«La generazione Velasco dei tre titoli mondiali è uno stimolo o un traguardo irraggiungibile?»] È impossibile paragonarsi a loro. Anche se vincessimo tre Mondiali di fila, loro hanno preso la pallavolo e l'hanno portata a livelli di popolarità incredibili, sono stati i primi, hanno creato un movimento pazzesco. Parlo a nome mio, ma credo anche degli altri: siamo tutti grati per quel che è stato fatto, i paragoni non esistono. (Simone Giannelli)
- Era il clima, la cultura che si stava generando, il senso di grandezza e di volontà di andare a conquistare il mondo, quello che si respirava. [...] Per essere onesti intellettualmente, Velasco è stata la fortuna di quel gruppo di giocatori, proprio come quel gruppo di giocatori è stata la fortuna di Velasco. Quel circolo virtuoso che si è innescato, forse irripetibile, ha generato un effetto che si potrebbe definire win-win-win. Ne hanno trovato giovamento i singoli, la squadra e lo sport intero. (Mauro Berruto)
- Giocavo e pensavo alla Generazione di Fenomeni. Sognavo di emulare i campioni. Da Bernardi tecnicamente il migliore e il più carismatico a Zorzi il cannoniere, quello che faceva più punti di tutti e colpiva la mia attenzione. (Daniele Santarelli)
- [Dopo la vittoria al mondiale 1990] Ho fatto un tifo disperato, da voyeur, sarà vero che la pallavolo è molto televisiva ma è più bello sentire il rumore delle schiacciate da bordo campo, le frasi sibilate a rete, vedere le occhiate e le scie di sudore che rigano il parquet. Quando a Lucchetta è spuntato un tentacolo al posto del braccio sinistro ha capito che era fatta, e poi Bernardi ha messo giù quella maledetta palla del 16-14. [...] Grazie ragazzi, lo ripeto. Per la gioia che mi avete buttato addosso, per gli anni che mi avete levato. Ho seguito la pallavolo dei vostri zii, se non dei vostri padri, quando i tecnici erano Anderlini, Federzoni, quando i giocatori erano dilettanti, come Roncoroni che avrebbe fatto il cardiochirurgo, De Angelis l'avvocato, Mattioli l'allenatore. Quando si andava in Bulgaria, vent'anni fa, e si poteva perdere anche col Belgio, si finiva a Yambol (posto terrificante) a giocare con la Mongolia e il Venezuela per conquistare un quindicesimo posto che non importava nulla a nessuno. Allora, perdere 3-0 con le squadre dell'est era normale, già bravi a tenerli in campo più di un'ora. È cambiato tutto, non il fascino del gioco. (Gianni Mura)
- [Nel 1990] Il segreto di questi successi? La fiducia cieca di Velasco in un gruppo forte, compatto e numeroso [...], la consapevolezza di non essere secondi a nessuno, la completa maturazione di elementi-chiave quali Zorzi, Bernardi, Tofoli e Cantagalli, ormai tra le stelle più luminose del firmamento internazionale, e la classe di due centrali del calibro di Andrea Lucchetta e Andrea Gardini, in questo momento senza dubbio la coppia più forte al mondo nel ruolo. E poi un gioco moderno ed estremamente concreto, la fame di successi che alimenta allenatore e giocatori e un campionato che consente a tutti di mantenersi su livelli di assoluta eccellenza per l'intero arco dell'anno. Conclusione: nel giro di due anni l'Italia [...] è diventata una delle scuole pallavolistiche più importanti a livello mondiale, grazie ai suoi metodi e soprattutto ai suoi mezzi: umani, tecnici ed economici. (Lorenzo Dallari)
- Il talento è sicuramente importante, ma non è nulla senza il lavoro. La nazionale della "Generazione dei Fenomeni" non sarebbe diventata quella che tutti noi conosciamo se non ci fosse stato un progetto serio e lungimirante, organizzato per raccoglierne i frutti ad oltre 10 anni di distanza. È incredibile la genialità dimostrata da un grandissimo allenatore come Carmelo Pittera, che abbia avuto l'idea di creare un gruppo di ragazzi giovanissimi, allenarli dall'età di 14-15 anni e formarli da un punto di vista tecnico e mentale, con l'obiettivo di provare a diventare la nazionale più forte del mondo nel decennio successivo. (Claudio Galli)
- [Sugli anni precedenti, «quel Mondiale [1978, chiuso al secondo posto] fu la nostra fortuna»] Iniziammo a studiare. E creammo il programma Volley '85, con Alexander Skiba e altri grandi allenatori dell'area sovietica. La Generazione di Fenomeni nacque così, Velasco arrivò a lavoro completato e si trovò in mano una squadra di ragazzi selezionati e impostati dal nostro lavoro febbrile, che non viene molto spesso ricordato, purtroppo. (Carmelo Pittera)
- Modena aveva vinto le finali degli ultimi tre anni contro Parma. Il 1990 fu l'anno in cui la Maxicono ebbe la meglio. Negli anni precedenti, ciò che Modena e Parma vincevano a livello italiano ed europeo non si ripercuoteva in altrettante vittorie della nazionale. Da quel 1990, otto giocatori di quei due club diventarono consapevoli di aver raggiunto una maturità tecnica e di gioco tale per cui anche in azzurro si poteva fare quel salto di qualità avvenuto col club, con il quale in Coppa si era avuta la meglio sulle grandi squadre russe. Julio [Velasco] conosceva bene molti di loro e ha continuato a crescerli professionalmente anche per farli vincere con la nazionale italiana. Ecco, penso sia nato tutto da lì. (Andrea Giani)
- Nel 1990 improvvisamente siamo diventati imbattibili, e non abbiamo mai capito perché. (Andrea Zorzi)
- [Dopo la vittoria all'europeo 1989] Non ricordo un così radicale salto in avanti di una squadra. (Gianni Mura)
- Non siamo diventati campioni olimpici, è vero, ma è stata comunque l'avventura più incredibile delle nostre vite. (Lorenzo Bernardi)
- Quello dei fenomeni [...] è un titolo giornalistico, io ero il capitano di una squadra di minatori. (Andrea Lucchetta)
- Se tu chiedi ai ragazzi degli anni '90, la "Generazione di Fenomeni" per intenderci, voi siete i fenomeni? Ti risponderanno: "No, noi siamo la generazione degli operai, noi eravamo quelli che non contavano niente, che arrivavano tredicesimi, settimi, ottavi a tutti i tornei, ma che poi abbiamo lavorato come delle bestie in palestra e abbiamo vinto!!" (Alessandro Antinelli)
- [Nel 1987, ai prodromi della Generazione] Ci sono atleti che in Italia non ci sono, tipo uno schiacciatore puro [...]. Solo recentemente anche qui da voi stanno crescendo un maggior numero di atleti di caratura mondiale moderna. Avete pochi pallavolisti specialisti in un ruolo e tanti universali. Sono convinto che l'Italia possa e debba entrare nelle prime quattro nazioni del mondo. E questo lo dico non per gratitudine, bensì per convinzione. Del resto non ho mai visto un paese che abbia un tale patrimonio di giocatori.
- Ricordo ancora tutte le spiegazioni che si davano nell'89, che gli italiani non potevano vincere. La nazionale maschile [...] è la dimostrazione che, invece, non è facile ma è sempre possibile arrivare primi.
- [Nel 1989] Voi italiani siete i migliori del mondo per ciò che riguarda mangiare, bere e vivere bene. O almeno credete di esserlo. Ma tra queste righe gialle qui, quelle che racchiudono i 18 metri del campo, le beccate sempre dai sovietici, dai bulgari, dai polacchi, dalla Germania Est. Il vostro primo nemico siete voi. Da adesso si gioca per vincere.
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