Claudio Galli
pallavolista italiano
Claudio Galli (1965 – vivente), ex pallavolista italiano.
Citazioni di Claudio Galli
modificaCitazioni in ordine temporale.
- [Sulla Generazione di fenomeni, «c'era un segreto alla base di quel gruppo e dei tanti successi?»] Beh non esiste un segreto. Piuttosto si verificò una concatenazione di fattori importanti per determinare il nostro successo. Si trattava di un progetto lungimirante voluto da Pittera, attraverso selezioni di ragazzi di 14 anni, avviato dalla fine degli anni 70, precisamente dopo il Mondiale del '78. Ci fu un lungo lavoro sulla Juniores da parte di Alexander Skiba. Si formò un gruppo con etica di lavoro ed attenzione per i risultati. Inoltre, alla fine degli anni '80 si è verificato un calo delle superpotenze dell'epoca come Russia e Stati Uniti. La nostra crescita è coincisa con l'arrivo di Velasco. Si è verificato un miglioramento globale con contatti, motivazioni e voglia di raggiungere l'obiettivo. L'individuazione dei migliori quattordicenni è stato importante anche per formare lo stesso gruppo dei mondiali juniores di Milano, chiusi al secondo posto alle spalle dell'URSS.[1]
- Nello sport solitamente conta chi vince ma nelle Olimpiadi è diverso.[1]
La Gazzetta dello Sport, 18 dicembre 1999.
- Con questo nuovo sistema di punteggio, con la figura del libero e con i palloni leggermente sgonfiati, un giocatore modifica inevitabilmente il suo approccio alla gara. Prendete il mio ruolo, quello del centrale: oggi, con il libero, sta diventando un "mezzo giocatore", entra ed esce, esce ed entra: trovare la concentrazione diventa più difficile. E con il Rally point system un giocatore non può più permettersi di iniziare "lentamente" la partita, come poteva accadere una volta: non puoi più permetterti di sbagliare il primo set. Questi non sono dettagli [...]
- [...] prima o poi, speriamo il più tardi possibile, la pallavolo italiana non potrà più vincere sempre e comunque, come ha fatto in quest'ultimo decennio. Dunque, sarà necessario che il movimento cresca, acquisti visibilità. Bisogna invogliare la gente ad andare nei palazzetti e, soprattutto, creare dei "personaggi", esattamente come succede nel calcio. I giocatori hanno bisogno di una figura che ne gestisca l'aspetto finanziario e l' mmagine. D'altronde, oggi i pallavolisti più conosciuti sono ancora Zorzi e Lucchetta, che sono diventati tali grazie al loro spessore umano. Io credo che esistano personaggi potenzialmente validi almeno quanto loro come testimonial del volley, portatori sani dei valori di questo sport.
- [Sul dualismo Modena-Parma nella pallavolo italiana degli anni 80 e 90] Fare parte di quel dualismo era straordinario, ma per il movimento rappresentava un grosso limite. [...] di personaggi, in quelle due squadre, ne esistevano parecchi. Erano due gruppi divisi dai colori, dalla mentalità: noi "parmigiani" più giovani e quindi più uniti; loro, con gente come Bertoli e Vullo, più esperti. Il bello veniva quando ci si ritrovava in nazionale pochi giorni dopo una sfida, magari di quelle per lo scudetto. Diciamo che ci servivano un paio di giorni per sciogliere il ghiaccio.
Valentina Carlini, vita-sportiva.it, 9 luglio 2020.
- Tutta la mia vita è stata incentrata sulla pallavolo. La pallavolo mi ha formato, mi ha plasmato, mi ha trasmesso moltissimo ed è un processo che non posso ancora definire concluso perché da essa imparo costantemente. Non c'è un unico aspetto che posso dire mi sia stato trasmesso perché tutto è dipeso dalla pallavolo: quello che sono diventato, quello che penso, come penso, le esperienze che ho fatto e che hanno dato forma al mio modo di essere. Qualsiasi cosa, anche i respiri che faccio, dipendono da ciò che mi ha insegnato e che continua ad insegnarmi ogni giorno il mondo della pallavolo.
- Il mio mondo di riferimento è sempre stato quello sportivo. Sono legato allo sport in generale e ne sono stato attratto fin da subito: ho cominciato minibasket a 6 anni, ho praticato 4 anni di tennis e un anno di atletica. [...] mi sono innamorato dello sport totalmente e perdutamente all'età di 11 anni guardando le Olimpiadi di Montreal del 1976 e poter partecipare alle Olimpiadi è stato il mio sogno più grande. Credo che lo sport, in un modo o nell'altro, avrebbe comunque segnato la mia vita. Fortunatamente ho trovato lo sport probabilmente più confacente a determinate mie caratteristiche fisiche e mentali e ho avuto il vantaggio di essere portato nella disciplina che ho scelto, riuscendo ad arrivare ad un discreto livello.
- Molti pensano che il talento sia una dote innata e che un atleta in grado di eccellere in un determinato ambito sportivo sia semplicemente fortunato perché naturalmente fornito di una speciale predisposizione. In realtà il talento è sicuramente importante, ma non è nulla senza il lavoro. La nazionale della "Generazione dei Fenomeni" non sarebbe diventata quella che tutti noi conosciamo se non ci fosse stato un progetto serio e lungimirante, organizzato per raccoglierne i frutti ad oltre 10 anni di distanza. È incredibile la genialità dimostrata da un grandissimo allenatore come Carmelo Pittera, che abbia avuto l'idea di creare un gruppo di ragazzi giovanissimi, allenarli dall'età di 14-15 anni e formarli da un punto di vista tecnico e mentale, con l'obiettivo di provare a diventare la nazionale più forte del mondo nel decennio successivo.
- [Su Andrea Giani] [...] per me rappresenta lo sportivo per antonomasia, dotato di una qualità e di una mentalità sportive che raramente ho ritrovato in qualcun altro.
- Il professionismo a livello concettuale mi trova d'accordo, ma non sarebbe la soluzione per risolvere i problemi del mondo della pallavolo. Finora il passaggio al professionismo non è mai stato preso seriamente in considerazione per un problema di fattibilità economica. Passando al professionismo le società subirebbero un aumento dei costi nell'ordine del 30-40% e per poter far fronte alle spese ribalterebbero questi costi sugli atleti. Il rischio è quello del ripetersi di una situazione analoga a quella verificatasi nella pallacanestro in cui, in virtù del passaggio al professionismo, le società italiane hanno diminuito le capacità di ingaggiare fuoriclasse stranieri e per un certo periodo non hanno più potuto essere competitive a livello internazionale.
Citato in Gian Luca Pasini, dal15al25.gazzetta.it, 15 gennaio 2021.
- Quando sono arrivato al Vittorio Veneto avevo solo 13 ani. Era la fine dell'anno scolastico, avevo appena lasciato l'atletica [...]. Era giugno, sono andato a qualche allenamento e, alla ripresa dell'anno scolastico, ho deciso che quello sarebbe stato il mio sport. Mi ero anche iscritto al liceo Vittorio Veneto e quindi al mattino andavo per frequentare le lezioni e al pomeriggio per partecipare agli allenamenti. [...] In palestra ho trovato il professor Bazan. Era un uomo burbero, ma ci ha insegnato tanto e anche quei suoi modi rudi son serviti per forgiare il mio carattere e per permettermi successivamente di affrontare la carriera.
- Se ripenso al Vittorio Veneto la prima cosa che mi viene in mente, oltre a Bazan, è la palestra: un ambiente piccolo, talmente piccolo che potevamo pestare la riga quando eravamo in battuta perché non c'era spazio sufficiente fuori dalla linea dei nove metri. Mi tornano in mente i palloni grigi: dovevano essere bianchi, ma erano talmente tanto utilizzati che avevano cambiato colore. Mi tornano in mente le vittorie nelle categorie giovanili, la promozione in B e poi quella successiva in A2. [...] I successi sono il frutto dell'attaccamento alla squadra e della nostra voglia di giocare, di allenarci e di stare insieme. Nel gennaio 1985 c'è stata una memorabile nevicata. Quella volta ho camminato per quasi due ore tra la neve pur di riuscire ad arrivare all'allenamento: ce l'avevamo fatta in 5 o 6, ma c'eravamo.
- La mia carriera è poi proseguita al Gonzaga, il VV aveva venduto il titolo proprio a loro, ma nel Vittorio Veneto sono cresciuti giocatori di valore assoluto migliore rispetto a quelli di altre realtà cittadine. Probabilmente Bazan, i tecnici che lo affiancavano e la dirigenza sono stati in grado di scovare e offrire qualcosa in più rispetto alle altre società.
Note
modifica- ↑ a b Dall'intervista di Federico Mariani, ESCLUSIVA: Claudio Galli: "Olimpiadi uniche. Barcellona '92 fa ancora male", azzurridigloria.com, 20 febbraio 2016.
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