Olindo Guerrini

poeta, scrittore e gastronomo italiano (1845-1916)
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Olindo Guerrini, noto con gli pseudonimi di Lorenzo Stecchetti, Argia Sbolenfi, Marco Balossardi, Giovanni Dareni, Pulinera, Bepi e Mercutio (1845 – 1916), poeta e scrittore italiano, nonché bibliofilo e studioso di letteratura italiana.

Olindo Guerrini

Citazioni di Olindo Guerrini modifica

  • Non si vive di solo pane, è vero; ci vuole anche il companatico; e l'arte di renderlo più economico, più sapido, più sano, lo dico e lo sostengo, è vera arte. Riabilitiamo il senso del gusto e non vergogniamoci di sodisfarlo onestamente, ma il meglio che si può, come ella ce ne dà i precetti.[1]
  • Se l'uomo non appetisse il cibo o non provasse stimoli sessuali, il genere umano finirebbe subito.[2]
  • Questa minestra, che onora Bologna, | Detta la grassa non inutilmente, | Carezza l'uomo dove gli bisogna, | Dà molta forza ai muscoli e alla mente, | Fa prender tutto con filosofia, | Piace, nutre, consola e così sia.[3]
  • [...] sovra il ferreo corsier passo contento | come a novella gioventù rinato | e sano e buono e libero mi sento.[4]

Nova polemica di Lorenzo Stecchetti modifica

Incipit modifica

Ed anche a me da l'innocente cuna
ridon due bimbi che l'amor mi diede
e quei due bimbi son la mia fortuna,
la mia bella speranza e la mia fede.
Anch'io, ne' chiostri che la notte imbruna,
anch'io singhiozzo d'una tomba a 'l piede;
anch'io soffro, lavoro, amo, ed alcuna
vergogna a 'l famigliar desco non siede.

Citazioni modifica

  • Avanti, avanti, avanti | con la fiaccola in pugno e con la scure! (da Ai poeti pinzocheri)
  • Dissi — noi siam vigliacchi — | e me ne pento. Errai. | È il secolo de' Gracchi | questo che bestemmiai: | ma voi vi siete accorti | che siamo tutti forti, forti, forti. (da Palinodia)
  • Dominedio ci salvi | da i libri troppo lunghi e da i poemi! (da A Felice Cavallotti)
  • Non ci sono né veristiidealisti. Ci sono degli autori che scrivono bene e degli altri che scrivono male; ecco tutto.
  • Passar Mirrina, Lalage, Fiammetta, | l'arte de 'l Venosino e de 'l Boccaccio... | Curate i fiori bianchi e la calzetta. (da Per nozze)

Postuma: canzoniere di Lorenzo Stecchetti modifica

Incipit modifica

Poveri versi miei gettati al vento,
Della mia gioventù memorie liete,
Rime d'ira, di gioia e di lamento,
Povere rime mie, che diverrete?
Ahi fuggite, fuggite il mondo intento
A flagellar chi non l'amò; premete
L'inculto sì ma non bugiardo accento,
Conscie dell'amor mio, rime discrete.

Citazioni modifica

  • Sono un poeta o sono un imbecille? (VII)
  • I canti che pensai ma che non scrissi | le parole d'amor che non ti dissi. (XIV)
  • Bevendo in fresco, e bestemmiando Cristo. (XVII)
  • Ma noi giacciamo nauseati e stracchi | senza un affetto in cor, sul reo letame | di questa sozza età. Noi siam vigliacchi. (XXI)
  • Ed io che intesi quel che non dicevi | m'innamorai di te perché tacevi.[5] (XXVII)
  • Magre virtù che vi scandolezzate | Se una donnina mostra un po’ le spalle, | Verginità feroci e stagionate | Dai denti lunghi e dalle labbra gialle, | Chiudete la finestra e non guardate | In questa nostra lacrymarum valle. (XXIX)
  • Conosci tu il paese | dove non s'è mortali, | dove alla fin del mese | non scadon le cambiali? (XXXVII)
  • Vigna, nel mio cortil nereggia un fico | L'albero sarto del gran padre Adamo: | Io pranzo all'ombra de' suoi rami e dico: | — Vecchia Bologna, t'amo! (XXXVIII)
  • Io non voglio saper quanto sii casta, | ci amammo veramente un'ora intera, | fummo felici quasi un giorno e basta. (LXVIII)
  • Torna all'infamia tua: sei troppo vile, | sei troppo vile, non ti posso amar! (LXXVI)

Rime di Argia Sbolenfi modifica

Incipit modifica

Condannata da l'empio destino
a l'iniquo mestier della cuoca,
io compongo vicino alla fuoca[6]
i miei deboli versi d'amor,
e l'imago d'un giovin divino
m'apparisce a gli sguardi incantati;
sento l'orma de i passi adorati
echeggiarmi ne l'vergine cor!

Citazioni modifica

  • Addio sorrisi dell'albe rosate, | Addio tramonti che d'oro parete! | Novembre porta le tristi giornate | E delle nebbie la bigia quïete! (dalle "Rime", libro secondo - Le decadenti)
  • Armiamoci e partite! (da Agli Eroissimi)
  • È certo che lo studio e la riproduzione del mondo esterno come è, costano più fatica che non l'operare secondo una formola od una maniera.
  • Il destino è così, questa è la vita; | Soffrire e poi soffrire! (in Ora triste)
  • Io corro, io volo sulla bicicletta, | questo ideal delle cavalcature: | chi soffre d'emorroidi o di bolletta | m'insulti pure. (da In bicicletta)
  • Sperare e disperar, questa è la vita. (in Anno nuovo)

Incipit di alcune opere modifica

Brandelli modifica

Ecco come andò la cosa.
Nell’inverno del 1868 io davo ad intendere alla mia famiglia di studiar legge; anzi per confermarla vie più nell’errore, alla fine di quell’anno mi laureai.
(Parentesi. Mi ricordo che ci chiusero nell’Aula Magna dell’Università. Eravamo otto o dieci candidati, di quelli allegri come non se ne trovano più. Venne il professore di Diritto Canonico, munito di una borsa gigantesca che conteneva la bellezza di sessanta palle. Ognuno di noi immerse la mano nel venerando borsone ed estrasse una palla sola, il cui numero corrispondeva a quello di una tesi da svolgere in iscritto. Mi toccò una tesi laconica: Del Comune; una tesi che non conoscevo nemmeno di saluto.

Brani di vita[7] modifica

Ecco come andò la cosa.
Nell'inverno del 1868 io dava ad intendere alla mia famiglia di studiar legge; anzi, per confermarla vie più nell'errore, alla fine di quell'anno mi laureai.
(Parentesi. Mi ricordo che ci chiusero nell'Aula Magna dell'Università. Eravamo otto o dieci candidati, e, allegri come quelli non se ne trovano più. Venne il professore di Diritto Canonico, munito di una borsa gigantesca che conteneva la bellezza di sessanta palle. Ognuno di noi immerse la mano nel venerando borsone ed estrasse una palla sola, il cui numero corrispondeva a quello di una tesi da svolgere in iscritto. A me toccò una tesi laconica: Del Comune; una tesi che non conoscevo nemmeno di saluto.

L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa modifica

Veramente, data l'indole del libro, dovrei dire Antipasto e non Esordio, ma preferisco di attenermi all'uso vecchio perché, se c'è un'arte refrattaria al futurismo, è l'arte del cucinare. Cercano, è vero, i cuochi di illudere il palato con vari condimenti, salse e nomenclature stravaganti, delicatezze lusingatrici e aromi stimolatori, ma la materia da trattare è sempre quella. L'arte della cucina è conservatrice e passatista.

[Olindo Guerrini, L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa, Formíggini, Roma, 1918.]

Citazioni su Olindo Guerrini modifica

  • La grazia fa passare assai cose che, per loro natura, non sono graziose, ed il Guerrini, con la simpatia d'un verso agile, schietto e brioso, divulgò, come il Porta e come il Belli, qualche oscenità. Ma non per queste il Porta ed il Belli riuscirono grandi poeti; essi anzi son tali a malgrado di esse; il volgo, e tra il volgo, pur troppo, molta gioventù liceale, cercò avidamente nelle poesie dello Stecchetti, non già l'arte squisita ma le audacie più inaudite del poeta; del qual genere d'ammirazione primo ad indispettirsi fu probabilmente il poeta stesso, il quale non aveva , di certo, voluto tanto. (Angelo De Gubernatis)
  • Quale propugnatore di una società pagana, liberale, nemica della chiesa, lo Stecchetti si mise a lato del Carducci. Ma presto fu chiaro che la sua spada era una spatola d'arlecchino e che tutta la sua lotta letteraria-culturale derivava più dal gusto che aveva di far dispetto ai borghesi, prendere in giro i credenti e gli sciocchi, scandalizzare le persone religiose e potere infine prodursi in modo rumoroso, stuzzicante ed interessante. (Karl Vossler)

Note modifica

  1. Citato in Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, p. xix.
  2. Citato in Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, p. xvii.
  3. Da un sonetto dedicato alle tagliatelle; citato in Touring Club Italiano, Guida Gastronomica d'Italia, Milano, 1931, p. 206.
  4. Da Di nuovo in bicicletta, in Le rime di Lorenzo Stecchetti, Zanichelli, Bologna, 1905, p. 511.
  5. Citato in 32 dicembre (1988).
  6. Focolare, Dialetto bolognese.
  7. Già Brandelli, ma questa edizione è posteriore, e contiene alcune modifiche.

Bibliografia modifica

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