A prova di errore (film 1964)
A prova di errore
Una scena del film
Titolo originale |
Fail-Safe |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1964 |
Genere | thriller, drammatico |
Regia | Sidney Lumet |
Soggetto | Eugene Burdick, Harvey Wheeler |
Sceneggiatura | Walter Bernstein |
Produttore | Max E. Youngstein |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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A prova d'errore film statunitense del 1964 con Henry Fonda e Walter Matthau, regia di Sidney Lumet.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Ho rifatto quel sogno... e mi sveglio sempre allo stesso punto. Ma in fondo è meglio così. Io dico che una volta o l'altra lo scoprirò chi è quel matador. Be', quel giorno vedrai, sarà la mia fine! (Black) [a Katie]
- [Parlando dei satelliti per telerilevamento] Presto potremo vedere molto di più: vedremo le persone, non solo le armi e le macchine. Vedremo anche quanti capelli hanno in testa. (Bogan)
- [Parlando dei satelliti per telerilevamento] Per la verità queste macchine mi fanno una gran paura! Non mi va che ogni volta che mi tolgo il cappello qualcuno s'accorga che perdo i capelli! E non vorrei che queste macchine a un certo punto facessero da sole! (Senatore Raskob)
- [Parlando dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki] [...] quegli episodi appartengono più alla terza guerra mondiale che alla seconda. (Groeteschele)
- A volte il tono è più significativo delle parole. Le parole in lingue diverse hanno di rado lo stesso valore. (Presidente) [a Buck, l'interprete]
- Non avere paura di dire quello che pensi, non pensare "Questa è una cosa troppo grande per me". È grande, sicuro, ma dipende da quello che ognuno di noi saprà fare. Lezione di storia numero uno. (Presidente) [a Buck, l'interprete]
- Se lei non mi crede questa volta, un'altra volta forse non ci sarà più. (Presidente) [al telefono, rivolto al premier sovietico]
- Per me tutto questo è un tranello! Loro l'hanno provocato questo! L'hanno ammesso che volevano confondere la nostra sicura d'errore e io credo che... che dovremmo dirlo al presidente che è un tranello! Quelli sfruttano questo tempo per preparare i missili e mandare i bombardieri sulle nostre città! [...] Al Pentagono non sanno niente! Quelli non sono più militari, quelli sono politicanti! A loro non gliene importa niente di noi. Se fanno un errore per loro è politica. Mandano i nostri uomini alla morte, generale! E perché? Per qualche sporco progetto loro ci vendono. Salvi il mondo e salvi noi, salvi il nostro paese prima che loro ci distruggano tutti con la loro sporca politica! (Cascio) [a Bogan]
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Groeteschele: [...] sessanta milioni sono la perdita massima che noi americani dobbiamo mettere in bilancio.
Foster: Be', ma che differenza c'è tra sessanta milioni e cento milioni di morti?
Groeteschele: Quaranta milioni!
Foster [sarcastico]: Ah, un affare!
Groeteschele: Perché, secondo lei quaranta milioni di vite umane non hanno importanza?
Foster: Non è questo, professore. È che bisogna salvare anche gli altri sessanta milioni di vite.
Groeteschele: Il fatto è, signor Foster, che stiamo parlando di guerra e in tutte le guerre, anche in quelle termonucleari c'è un vinto e un vincitore. Lei cosa vuole essere?
Foster: Nella guerra termonucleare non ci sono altro che vinti! La guerra non è più come una volta!
Groeteschele: Ma è sempre l'unico modo di risolvere determinati conflitti.
Foster: E che razza di soluzione sarebbe con cento milioni di morti?!
Groeteschele: Non è detto che siano cento.
Foster: Ma anche sessanta!
Groeteschele: Non sarebbe diverso da come era migliaia di anni fa, quando le guerre facevano scomparire intere popolazioni. Il punto è sempre chi vince e chi perde, quale civiltà sopravvive.
Foster: Quale civiltà? Quando la metà della gente è morta e gli altri sono morenti, il cibo avvelenato, l'aria resa irrespirabile! La chiama "civiltà" lei?!
Groeteschele: Sì, la chiamo "civiltà". Io non sono un poeta, io sono uno scienziato politico. E preferisco che sopravviva la civiltà americana piuttosto che la russa.
Ospite: Ma come andrebbe, insomma? Voglio dire, quali sarebbero veramente i superstiti?
Groeteschele: Quali sarebbero, eh? Domanda interessante. Secondo me sarebbero... i detenuti e gli impiegati d'archivio. [Foster ridacchia] I peggiori criminali, quelli tenuti nelle celle di segregazione, e i più insignificanti archivisti, gli impiegati delle grandi assicurazioni perché sarebbero in celle antincendio protetti da tonnellate del miglior coibente del mondo: la carta. E pensate al seguito: un esercito di pericolosi criminali contro un esercito di archivisti per la conquista delle poche risorse: i detenuti, maestri di violenza, ma gli archivisti maestri di organizzazione. Quali vincerebbero?
- Ilsa Woolfe: Lei scherzava sui criminali e sugli archivisti perché sa bene che non ce ne saranno di superstiti, vero?
Groeteschele: Non molti.
Ilsa Woolfe: Nessuno. Nemmeno uno. E questo è il bello.
Groeteschele: Io l'ho sentita chiamare in molti modi la guerra nucleare, ma non "bella".
Ilsa Woolfe: La gente ha paura di dire che è bella, però lo pensa.
Groeteschele: È bella la morte?
Ilsa Woolfe: Mi risparmi le lezioni. La sua merce è proprio la morte, professore. Sappiamo tutti che moriremo, ma voi ne fate un gioco della morte, un gioco meraviglioso a cui partecipa tutta l'umanità e lo fate apparire possibile.
Groeteschele: Ed è possibile, anzi probabile.
Ilsa Woolfe: Per voi la morte è divertente. Tanto da farne un gioco da salotto.
Groeteschele: Un posto vale un altro.
- [Ilsa dice al professore di fermare l'auto]
Groeteschele: Ma abita qui?
Ilsa Woolfe: Non scherzi!
Groeteschele: Perché no? Io scherzo sempre. Faccio della morte un gioco appassionante per la gente come lei. L'ho osservata stasera. Le piacerebbe – dica la verità – le piacerebbe premere quel bottone. Quale emozione sarebbe sapere di dover morire, ma avere il potere di portare tutti con sé, tutti quanti, coi loro sogni, le loro piccole speranze. Nati per la morte eppure recalcitranti, volutamente ciechi alla morte... ed essere lei quella che gliela propina, che gliela impone! Però ha paura, e così le emozioni le cerca altrove. E chi meglio di un uomo che paura non ne ha? [lei cerca di toccarlo, lui le da un sonoro schiaffo] Siamo di razza diversa.
- [Parlando di Gordon responsabile delle apparecchiature tecnologiche]
Bogan: Se gli offendono gli apparecchi parte come un razzo!
Cascio: È vero.
Bogan: Una volta avrei detto "salta come una molla". I tempi cambiano.
- Billy Flynn: Non l'ho mai portato il B-17. Solo il 24.
Grady: Era un buon aereo il 24. Allora eri tu che portavi l'aeroplano, non il contrario come adesso.
Billy Flynn: Eh, ma il Vindicator lo porta ancora l'uomo.
Grady: Ah, son gli ultimi sprazzi, è inutile farsi illusioni. I prossimi aerei non avranno pilota.
Billy Flynn: E poi tu sarai troppo vecchio!
Grady: Dopo di noi la macchina! Siamo sulla buona strada! Tu guarda gli equipaggi... Ti ricordi quelli che avevi sul 24? Polacchi, spagnoli, tutte le razze! Non potevi confonderli, erano vivi. Questi d'adesso... se gli apri la pancia t'accorgi che vanno a transistor!
Billy Flynn: No, sono bravi ragazzi anche questi.
Grady: Sì, sì, sono bravi e sanno fare il loro mestiere, ma noi non li conosciamo per niente. Non voliamo una volta con lo stesso equipaggio.
Billy Flynn: Ma questo è voluto, mio caro, per eliminare il fattore personale. Adesso è tutto molto più complicato, i tempi di reazione sono brevi... uno non può dipendere dall'uomo come una volta.
Grady: E da che si dipende? [...] Lo vuoi sapere? A me piace il fattore personale.
- [Parlando del rapporto tra l'uomo e la tecnologia nel caso di attacco]
Knapp: È tutto connaturato con la tecnologia. Le macchine servono a risolvere le situazioni.
Raskob: E poi, non contente, si mettono a crearle le situazioni!
Knapp: Non necessariamente.
Raskob: Il rischio esiste, l'ha detto anche lei.
Bogan: Ma qualsiasi cosa viene controllata, signor Raskob. Controllata varie volte.
Raskob: E il controllore chi lo controlla? Dove finisce la catena? Insomma, chi è il responsabile?
Bogan e Knapp: [in coro]: Il Presidente.
Raskob: Non può sapere tutto quello che succede. Come fa? È troppo complicato. Ed è proprio questo che mi fa più paura: l'unica cosa che si può affermare è che non c'è un responsabile.
- Stark: Un altro [oggetto volante] non identificato? Ci giochiamo un dollaro? Che scegli: aereo non identificato o stormo d'uccelli?
Black: Aereo. È più probabile.
Stark: Sì, ma non alla pari.
- Black: Si deve evitare la guerra, non limitarla.
Groeteschele: Ma questo... questo non dipende noi, Generale.
Black: Noi la guerra la conosciamo.
Stark: Ma siamo soldati, Blackie. Eseguiamo la politica, non la stabiliamo.
Black: Non ti fare illusioni. Combattere una guerra nel modo che diciamo è politica, affermare che la guerra nucleare può essere limitata significa fare quello che vogliono loro, gli scienziati, cioè continuare il gioco convinti che non è pericoloso. Ma la guerra non si può limitare.
Groeteschele: Io di questo non sono sicuro.
Black: Non esistono più ormai le guerre limitate, siamo nel tempo delle bombe all'idrogeno. Quando quelle cominciano a piovere non si limita più niente.
Groeteschele: Lei sta forse auspicando il disarmo, Generale Black?
Black: Non so proprio...
Groeteschele: È quanto consegue dalle sue affermazioni. Un caso interessante, la stampa ne esulterebbe: "Il militare che si trasforma in colomba e il borghese in sparviero". [molti ridono]
Black: Si va troppo presto... Ecco il pericolo.
Swenson: Vuole essere più preciso, Generale?
Black: Si creano armi sempre più micidiali...
Stark: È il nostro mestiere!
Black: Sì, è il nostro mestiere, ma ormai siamo in condizioni di distruggere il mondo parecchie volte.
Groeteschele: Il che però non ci obbliga a farlo, Generale.
Black: Non potremmo frenarci dal farlo! E questo consegue dalle sue affermazioni. Noi stiamo creando una macchina di guerra più rapida degli uomini che dovrebbero guidarla e ci mettiamo in situazioni troppo difficili per degli uomini.
Groeteschele: Ci vogliono gli uomini adatti.
Stark: Supponiamo che siano i russi ad attaccare per primi...
Black: ...contrattaccheremo e il mondo finirà.
Groeteschele: Oh! Preferirebbe che finisse solo per noi?
- Groeteschele: Se i nostri aerei passano [il confine dell'Unione Sovietica], i russi si arrenderanno. [...] L'intento dei russi è dominare il mondo, però sono convinti che questo potranno farlo solo se la Russia rimarrà praticamente intatta, come sono convinti che in una guerra sarebbero distrutti perciò si arrenderanno.
Stark: E se invece pensassero di poter distruggere noi?
Groeteschele: Noi potremmo avere un ordigno fine del mondo, un sistema di missili capaci di colpire a guerra finita e di distruggere il nemico settimane o mesi dopo la scomparsa dell'ultimo di noi.
Black: Ma capiranno che nemmeno i capitalisti possono essere tanto pazzi da voler uccidere dopo essere scomparsi!
Groeteschele: Si ricordi che sono marxisti, non sono gente normale. Non ragionano nel modo in cui ragiona lei, generale. Non sono spinti dalle emozioni umane quali la collera e la pietà, sono macchine calcolatrici: faranno i conti e vedranno che non possono vincere.
Swenson: E allora cosa dovremmo fare?
Groeteschele: Niente.
Swenson: "Niente"?!
Groeteschele: I russi si arrenderanno e la minaccia del comunismo sarà finita, per sempre.
Bogan: Queste sono chiacchiere! Non vi illudete! I generali russi faranno quello che farei io! La miglior difesa è attaccare! Quando vedranno che le cose si mettono male, attaccheranno infischiandosene di Marx!
Groeteschele: Signor ministro, io sono convinto che quando i russi capiranno che le bombe stanno per cadere su Mosca si arrenderanno, capiranno che qualunque cosa facciano saranno distrutti. Ma non vede? Questa è l'occasione buona! Noi non avremmo mai incominciato volutamente, l'ha fatto per noi il sesto gruppo e per errore. E noi dobbiamo approfittarne, la storia lo esige.
- Groeteschele: Ogni minuto la situazione diventa meno favorevole. È questo il momento! Questo è il momento di colpire senza esitazione, signor ministro!
Swenson: Ma noi non li facciamo gli attacchi a tradimento. Si ricordi l'orrore che ha suscitato nel mondo Pearl Harbor.
Groeteschele: Ma i giapponesi hanno fatto bene a farlo. Per loro eravamo il nemico più implacabile. Noi per il solo fatto di esistere eravamo una mortale minaccia. L'unico loro sbaglio fu di non finirci in poche settimane e questo sbaglio lo pagarono a Hiroshima.
Stark: Ma quella era una guerra del tutto diversa.
Groeteschele: Esatto. Stavolta noi possiamo finirli dal principio e se si agisce subito – ma subito! – subiremo delle perdite minime.
Black: Lo sa cosa sta dicendo?
Groeteschele: Lei non crede che il comunismo sia il nostro mortale nemico?
Black: Lei giustifica l'assassinio!
Groeteschele: Sì... ma per evitare di essere assassinati!
Black: Ed in nome di che? Per salvare che cosa? Anche se sopravviveremo siamo forse noi tanto migliori di loro? Che diritto abbiamo di sopravvivere? Perché dobbiamo continuare ad esistere? Perché siamo tanto spietati da colpire per primi?
Groeteschele: Sì! Coloro che riescono a sopravvivere sono i soli che meritano di sopravvivere!
Black: Ci si può difendere senza assassinare.
Groeteschele: E come si fa a capire quand'è arrivato il momento? Quanto sarebbero durati i nazisti se tutti gli ebrei che andavano a prendere a casa li avessero accolti a schioppettate? Be', io ho imparato da loro, generale, oh, se ho imparato!
Black: Ha imparato troppo bene, professore. Ha imparato tanto bene che ormai non c'è più differenza tra lei e ciò che vuole combattere.
- Buck [traducendo dal russo le affermazioni del premier sovietico]: "Nessun essere umano ha sbagliato e quindi la colpa non è di nessuno.
Presidente: La colpa è vostra come è nostra, che ci siamo affidati alle macchine.
Buck [traducendo]: "Eppure è stato un incidente."
Presidente: La distruzione di due grandi città, milioni di innocenti uccisi... Cosa diciamo a questa gente, che sono cose che succedono?! È troppo facile!
Buck [traducendo]: "Io so soltanto che finché noi, finché avremo armi che..."
Presidente: Io so soltanto che siano noi i responsabili, come lo siamo di tutto quello che ci succede! È un assaggio del futuro! Ci è servito a qualcosa o andiamo avanti per la stessa strada? Che facciamo, signor presidente? Che cosa diciamo ai morti?
Buck [traducendo]: "Io credo che se siamo uomini dobbiamo dire «Questo non succederà più». Ma lei lo crede possibile? Con la barriera che ci divide?"
Presidente: L'abbiamo costruita noi col cervello che abbiamo. E se l'abbiamo costruita la possiamo distruggere.
Black: Siete già stati tutti informati, quindi non ho altro da aggiungere. Vi do solo un ultimo ordine. Voglio che nessuno di voi abbia materialmente a che fare col lancio delle bombe. Per questo guiderò io l'apparecchio e sgancerò io le bombe. L'atto finale sarà solo mio.
Aviatore: In rotta, comandante. Ci avviciniamo al bersaglio.
Black: Mi dia il via per il conteggio alla rovescia.
Aviatore: Via.
Black: Dieci... nove... otto... sette... sei... cinque... quattro... tre... due... uno... Via! [aziona i comandi per sganciare le bombe nucleari su New York, poi si punge il dito con una siringa avvelenata]
Aviatore: Generale!
Black [ultime parole]: Katie... Il sogno... Il sogno... Il matador... Il matador... Il matador... Io... Io...
Citazioni su A prova di errore
modificaFrasi promozionali
modifica- A prova di errore vi farà restare seduti sull'orlo dell'eternità!
- Fail Safe will have you sitting on the brink of eternity![1]
- Lo schermo punta il mirino sull'avventura drammatica con più suspense di quest'epoca!
- The screen zeros in on the most suspenseful adventure drama of our age![2]
- Questo è la sconvolgente bestseller globale che esplode con suspense sullo schermo!
- This is the shattering worldwide bestseller exploding with suspense on the screen![3]
Note
modifica- ↑ Dalla locandina in inglese. Cfr. Fail Safe, ImpAwards.com
- ↑ Dalla locandina in inglese (Australia). Cfr. Fail Safe One Sheet Movie Poster, MovieMem.com
- ↑ Dalla locandina in inglese. Cfr. Fail Safe Poster, MoviePoster.com
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