Lamerica: differenze tra le versioni

film del 1994 diretto da Gianni Amelio
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Creata pagina con "{{Film |titolo italiano = Lamerica |paese = Italia/Francia/Svizzera |immagine = 1991 in Albania - Shop in Saranda.jpg |didascalia = Negozio a Saranda nel 1991 |lingua original..."
(Nessuna differenza)

Versione delle 18:55, 18 apr 2021

Lamerica

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Negozio a Saranda nel 1991

Titolo originale

Lamerica

Lingua originale italiano, albanese
Paese Italia, Francia, Svizzera
Anno 1994
Genere Drammatico
Regia Gianni Amelio
Soggetto Gianni Amelio, Andrea Porporati, Alessandro Sermoneta
Sceneggiatura Gianni Amelio, Andrea Porporati, Alessandro Sermoneta
Produttore Mario e Vittorio Cecchi Gori
Interpreti e personaggi


Lamerica, film del 1994 diretto da Gianni Amelio.

Frasi

  • Ora vedi solo disastro, ma prima, quando prigione funzionava, non era così. Era un campo di lavoro modello. Il vecchio direttore ci teneva molto alla pulizia e all'igiene. I prigionieri facevano i letti e pulivano il capannone ogni giorno. [...] Una volta al mese, facevano la disinfestazione del capannone per i topi, così via. Non era così. Era molto, molto migliore la situazione. [...] I prigionieri ogni giorno dovevano fare la doccia. Era obbligatorio. Alla sera si faceva l'ispezione, li controllava e chi non era pulito lo picchiavano, perché il vecchio direttore diceva: "Chi non è pulito ha pidocchi, chi ha pidocchi dorme male, e chi dorme male lavora male". (Selimi)
  • Io guardato serie su italiana, anche se prima stato proibito da comunismi. Basta cantare una canzone italiana, allora prigione. Comunismo diceva: Tu sai una canzone italiana? Allora hai visto televisione italiana. Se hai visto televisione italiana, tu sei una spia. (Ismail)
  • Ehì amico, la ragazza italiana può sposare un ragazzo albanese? Oppure c'è legge proibito? Ora che vengo in Italia, trovo una ragazza di Bari. Voglio sposare con quella, fare molti figli. Non voglio parlare mai la lingua albanese con i figli miei. Voglio parlare sempre lingua italiana. E così, figli scordono che io sono albanese. (Ismail)
  • È questa per voi democrazia? È questa per voi?! Qua comunisti siete! Siete come prima: comunisti! (Luigi)

Dialoghi

  • Selimi: Albania comunista era come prigione. Nessuno è entrato o uscito per cinquant'anni. Adesso gli stranieri possono entrare, ma gli albanesi non possono uscire.
    Fiore: Ma dove volete andare? Macché, voi pensate che in Germania e in Italia stanno aspettando a voi? La libertà è troppa. Tutta assieme fa male.
    Luigi: Ora qua chi è che comanda?
    Selimi: Sempre gli stessi comandano. Hanno cambiato il nome, hanno mandato via i più vecchi e più corrotti, ma il popolo ha fame, è disperato.
    Fiore: Siete stati viziati. Lo Stato ha sempre solo pensato a tutto. La verità è che adesso è il momento di rimboccarsi le maniche, darsi da fare. Per carità, con questo non voglio dire che dovete fare da soli.
    Selimi: Ma sai qual è il reddito mensile di un albanese? Quindicimila lire. Un medico guadagna ventimila. Mancano i capitali.
  • Selimi: Questa gente sta scendendo addirittura dalle montagne, persino dai confini con la Jugoslavia. Fanno chilometri e chilometri a piedi per arrivare al porto. La polizia fa tutto per bloccarli, ma è inutile.
    Luigi: Che ci fate con tutti questi bunker?
    Selimi: Il nostro dittatore, Enver Hoxha, aveva paura d'invasione dall'Italia. Così ha comprato dalla Cina comunista 600.000 bunker.
    Fiore: Lo sai quante case facevate con tutto questo cemento?
    Selimi: Sì, lo sappiamo, però Hoxha era un pazzo, un dittatore.
    Fiore: Ma quale dittatore?! È la testa che vi manca, il cervello. Ma come cazzo morite di fame? Tutto questo terreno, tutto il petrolio che ci avete, l'acqua, il mare, questi attrezzamenti qui, questa agricoltura intensiva. Minimo minomo, sono...
    Selimi: Trenta quintali a ettaro.
  • Selimi: Queste persone le ho scelte per voi. Tutte affidate.
    Fiore: Politicamente sono a posto?
    Selimi: Sì, eroi anti-comunisti loro.
    Fiore: Comodi comodi. Come si dice "buongiorno"?
    Selimi: Mir dita.
    Fiore: Mir dita!
    Luigi: Gli hai spiegato cosa ci servono?
    Selimi: Ancora no.
    Fiore: Come mai c'è anche una donna?
    Selimi: Questa donna è molto popolare in Albania. C'ha spinto per prima la busta di Enver Hoxha dal piedestallo...
    Fiore: "Busto".
    Selimi: ... Il busto del nostro dittatore.
    Fiore: Brava. Digli che ci vediamo dopo.
    Selimi: Shihemi me vone.
    Fiore: Adesso vado a fare un doccia.
    Selimi: Ah, purtroppo acqua oggi manca.
  • Fiore: Il comunismo vi ha detto che siamo tutti uguali.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: E io vi dico di no.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Noi siamo tutti diversi.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Diversi come le parti del corpo umano.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Che cosa abbiamo noi?
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Noi abbiamo gli occhi per vedere.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: E poi abbiamo le orecchie per ascoltare.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: A che cosa ci servono questi piedi? Ci servono per camminare.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Poi abbiamo il cervello.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Il cervello che ci serve per pensare. Tutte cose diverse fra di loro.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Ma necessarie.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Ecco, questo vorrei io che fosse questa fabbrica.
    Direttrice della fabbrica: [traduce in albanese]
    Fiore: Un organismo con componenti diverse ma tutte essenziali.
  • Luigi: Qua non c'è una macchina a posto. C'è niente.
    Fiore: Due anni fa, con tuo padre siamo andati a fare un giro in Nigeria. Abbiamo preso un capannone vuoto con una società mista. Poi abbiamo fatto venire un paio di materiale elettronico, materiale di seconda mano. Abbiamo messo su una bella fabbrica di televisori a colore, la "Niger Electronic". E dal governo italiano sono arrivati i contributi: due miliardo a occhi e croce.
    Luigi: Poi i televisori li avete fatto?
    Fiore: Nemmeno uno. Era colpa nostra se gli africani non si pigliavano con l'elettronica?
  • Luigi: Gli albanesi qua ci credono a questa storia di investimenti?
    Fiore: Gli albanesi sono bambini. Un italiano gli dice il mare è fatto di vino, loro se lo bevono.
  • Infermiera: Prima di guerra, Albania era colonia di Mussolini.
    Luigi: Che c'entra Mussolini?!
    Infermiera: Prima di guerra, qua tanti italiani. Comando italiani in Albania con fascismo. Dopo di guerra, venuti comunisti. Italiani o in prigione o fu...
    Luigi: Fucilati?
    Infermiera: Fucilati. Così, tanti italiani faceva documenti falsi.
  • Ismail: Chi è più importante in Italia? Papa o presidente della repubblica?
    Luigi: Tu che dici?
    Ismail: Per me Papa. A tv sento sempre Papa, qualche volta sento presidente. Il nostro dittatore Hoxha diceva la religione fa male al popolo. Prima è stato proibito la religione qua, ma io ora che vengo in Italia faccio cristiano. Uno che fa cristiano può trovare lavoro in Italia?
    Luigi: Come no?
  • Luigi: Ha combattuto contro il comunismo. S'è fatto cinquant'anni di galera. Se ora siete liberi, gli dovete dire grazie a lui. A quelli come lui. Grazie. Capisci? Grazie?
    Oste: Noi stare più bene prima con comunismo.
  • Capo della polizia: Tu non bevi? Non ti piace caffè turco? Anche me non mi piace. Mi piace caffè italiano espresso. Mio padre amava Italia. Ha studiato in tempo di Vittorio Emanuele, peraltro a Firenze. Tu consoci questa chiesa Santa Maria Novella? È bella mi ha detto. Sì?
    Luigi: Sì, sì... Dove sono i miei bagagli? E i miei vestiti? Li ho regalati.
    Capo della polizia: Brutto posto questa prigione albanese. Tuoi bagagli sono sequestrati.
    Luigi: Che volete da me?
    Capo della polizia: Nome, cognome, e dove è nato.
    Luigi: Codrale Luigi, Agrigento, 30 gennaio '63.
    Capo della polizia: Fai parte di questa società Albacalzature?
    Luigi: Ci lavoro. Lavoro con loro.
    Capo della polizia: Rispondi sì o no, ti prego.
    Luigi: Sì.
    Capo della polizia: Eri presente tu quando ha firmato questo il ministro?
    Luigi: Sì. Tutto in regola, no? Tutto secondo la legge. C'era anche il dott. Crogia al ministero, può chiedere a lui
    Capo della polizia: Sìsì, "dott. Crogia". Non dott. Crogia, dott. Kruja! Questo dottore, questo momento è in prigione, in prigione più brutto di questo.
    Luigi: E io cos'ho fatto? Io, personalmente, di che cosa sono accusato?
    Capo della polizia: Tu sei accusato per corruzione di questo funzionario. In tempo di comunismo, per questo tu sei fucilato.
    Luigi: Corruzione, fucilazione, che cosa significa? Che ancora non siete pratici dei metodi occidentali. In Italia si fa sempre così per sveltire la burocrazia. Si aiutano le pratiche per andare avanti, così c'è più efficienza. Meglio! Noi siamo imprenditori. L'economia qua in Albania è in crisi. La gente sta morendo di fame, allora noi rischiamo i nostri capitali, investiamo di tasca nostra.
    Capo della polizia: L'economia albanese è morta. Ma in paese civile, i morti non si lasciano ai cani per strada.
    Luigi: Fatemi chiamare l'ambasciata.
    Capo della polizia: Chiama? Chiama?! Sono solo albanesi in ambasciata italiana. Sono profughi che hanno occupato tutta l'ambasciata. Gli albanesi sono come pazzi. Vogliono andare tutti in Italia con nave.

Altri progetti