Senzatetto

condizione sociale

Citazioni sui senzatetto.

Abbandonati (L. Nono, 1875)

Citazioni

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  • A quanto pareva un uomo aveva solo un'alternativa, vivere una vita frenetica o diventare un barbone. (Charles Bukowski)
  • Anche ora, sebbene fosse dicembre, qualche misero relitto umano si stava sistemando sulle panchine, rimboccandosi dei fogli di giornale attorno al corpo a mo' di coperte. Gordon li guardò senza impietosirsi. Fare il barbone, lo chiamavano. Un giorno o l'altro sarebbe andato anche lui a fare il barbone. E forse non sarebbe stato meglio cosi? Egli non aveva mai sentito pietà per i poveri autentici, genuini. Erano i poveri in giacchetta nera, i piccoli borghesi, che bisognava compiangere. (George Orwell)
  • C'è anche il proverbio: non svegliar il barbone che dorme! (I fichissimi)
  • È molto difficile farsi amico un senzatetto, ma è ancora più difficile perderlo. (Conversazioni con Dio)
  • I barboni frugano continuamente tra i rifiuti alla ricerca di cibo. E quando lo trovano, lo divorano subito. Ma io preferisco cucinarlo. Inventare piatti semplici ma sfiziosi. Come le melanzane alla fermentona. "Melanzane alla fermentona. Dosi per 3/4 barboni. Prendete 2 melanzane marce, ricopritele di formaggio e chiudetele bene, bene in un sacchetto di plastica... Lasciate il tutto al sole per due giorni... Quando il sacchetto è gonfio, aprire e servire." (Rat-Man)
  • I senzatetto hanno porte spalancate a tutti. (Stanisław Jerzy Lec)
  • I vagabondi e i barboni hanno dei segnali che lasciano sui pilastri dei cancelli e sugli alberi e le porte, per permettere ai loro simili di sapere qualcosa sulla gente che vive nelle case e nelle fattorie dove passano durante il loro vagabondare. Credo che i felini lascino segnali simili; come spiegare altrimenti i gatti che per tutto l'anno si presentano alla nostra porta affamati, pulciosi e abbandonati? (Neil Gaiman)
  • Non capivo perché gli etnologi perdessero il loro tempo studiando le tribù bantù o i pigmei in terre lontane piene di pozzi diarroici e prospere bilarziosi, dato che anche i barboni formavano una tribù. La loro esistenza era più che sufficiente per un saggio intorno a quello che potrebbe essere la vita il giorno in cui, dopo un grande crollo di Borsa, l'umanità dovesse insediarsi agli Champs-Elysées e sostenersi con le pattumiere, le immondizie e le elemosine. (Calixthe Beyala)
  • – Non voglio gli stracci degli altri.
    – Non puoi permetterti di essere senzatetto e irriconoscente insieme, non credi? (Desperate Housewives)
  • Ogni riconoscimento di diritti si trascina dietro ciarpame simile – il sospetto perbenistico verso chi di quel diritto non vuole avvalersi. Dai una casa a tutti i senzatetto, e chi si ostina a rifiutarla sembrerà a molti un tipo losco, un iperbarbone. (Tommaso Giartosio)
  • Sapete, sono stanca di sentire gente che si lamenta "Ho questa malattia", oppure "Sono in mezzo allo tsunami". A loro io dico: provate a cambiare le cose, uscite dalle vostre scatole, anche se è lo scatolone in cui vivete. [...] Spesso grido ai senzatetto per strada "Ehi, barbone come va senza un tetto sulla testa? Hai mai provato a non essere un senzatetto?" (Glee)
  • – Scusatemi, sono Rebecca De Mornay del centro assistenza.
    – Oh, salve.
    – Siete voi che lasciate quei pezzi di sotto di muffin all'istituto?
    – Vi sono piaciuti?
    – Ma ci sono solo i sotto!
    – Allora? Non sono avariati.
    – Li avete portati ai barboni perché tanto loro mangiano qualsiasi cosa?
    – No, certo...
    – Lo so cosa avete pensato! "Non hanno una casa, non hanno lavoro, vorrebbero avere un muffin con anche il sopra? Sono già fortunati ad avere il sotto!" (Seinfeld)
  • I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell'andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fregarsene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell'orologio: Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe larghe sull'asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro? E lasciare al fiume il suo grande impegnativo corso. Venirne fuori, venirne in pace.
  • Perché i barboni sono come certi cani, ti guardano e vedi la tua faccia che ti sta guardando, non quella che hai addosso, magari quella che avevi da bambino, quella che hai certe volte quando sei scemo e triste. Quella faccia affamata e sparuta che avresti potuto avere se il tuo spicchio di mondo non ti avesse accolto. Perché in ogni vita ce n'è almeno un'altra.
  • Scrivere di un senzatetto è affidarsi alla scabrosità di una possibilità che ti appartiene. Perché gli artisti, spesso e volentieri, sono barboni fortunati. Ce l'hanno fatta a non finire all'addiaccio, ma conservano i tratti disturbati e l'inquietudine dell'erranza, vagano con gli occhi, sentenziano sul mondo, hanno ossessioni, riti. Ogni giorno corrono il rischio di perdersi, di non trovare più la strada del ritorno.
  • [In biblioteca] Devo fare una ricerca. Dove sono finiti tutti i libri?
    – Libri?! Ormai sono per gente antiquata. Ora siamo un centro istruttivo multimediale per ragazzi di ogni età. Ma per lo più per barboni... (quindicesima stagione)
  • – Ha qualche spicciolo in più, amico?
    – Sì, ma non li avrai certo tu! Tutti vogliono qualcosa per niente! [entra insieme a Jasper nell'ufficio della Provvidenza sociale] Sono vecchio, datemi qualcosa. (quinta stagione)
  • [Guardando la tv] Sono stufo di questo film con Tarzan!
    – Papà, questo è un documentario sui barboni! (tredicesima stagione)

Voci correlate

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