Scandalo internazionale

film del 1948 diretto da Billy Wilder

Scandalo internazionale

Descrizione di questa immagine nella legenda seguente.

Marlene Dietrich nel trailer del film

Titolo originale

A Foreign Affair

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1948
Genere commedia
Regia Billy Wilder
Soggetto David Shaw
Sceneggiatura Charles Brackett, Billy Wilder, Richard L. Breen, Robert Harari
Produttore Charles Brackett
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Scandalo internazionale, film statunitense del 1948 con Jean Arthur, Marlene Dietrich e John Lund, regia di Billy Wilder.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Noi dobbiamo renderci conto della moralità del corpo americano d'occupazione e niente altro: dodicimila dei nostri uomini sono laggiù tra quelle macerie e secondo i rapporti che ci sono pervenuti hanno contratto una specie di infezione morale. Dunque il nostro dovere verso le loro famiglie è uno solo: appurare i fatti e se quei rapporti sono veridici procedere a una disinfezione, totale e senza riguardi. (Phoebe)
  • Tutto è rischio nella vita: conosco una signora che si ruppe una gamba mentre entrava nel letto. (John)
  • Vorrei ricordarvi che quando occupammo questo Paese il compito di ridargli la vita pareva disperato e qualcuno possa anche allontanarsi dalla retta via. Dopotutto non è facile chiedere a una stessa generazione di soldati di essere contemporaneamente valorosi e saggi. (Plummer)
  • Sono una ladra. [...] Sì e della peggiore specie: ti ho rubato a un'altra donna. (Phoebe)

Citazioni su Scandalo internazionale

modifica
  • Billy Wilder, nella Berlino devastata e sconfitta [...] volle contrapporre, imponendole una comica rigidezza di funzionario USA e di scialba zitella, [Jean Arthur] a Marlene Dietrich, conturbante quintessenza del fascino, giocando con ironia sull'enormità del contrasto che gli consentì di porre al centro della sua satira proprio i vincitori. (Francesco Costa)
  • Irridente e amara commedia all'acido prussico in cui B. Wilder mette alla berlina il puritanesimo USA alle prese con la Germania sconfitta in rovina. Bisogna ascoltare Marlene che canta Black Market. (il Morandini)
  • La progressiva débacle della funzionaria tutta d'un pezzo richiama Ninotchka, di cui Wilder era stato sceneggiatore, ma poi l'intreccio, tra giallo e storia d'amore, imbocca altre strade. Godibile, comunque, la caricatura del personaggio femminile americano, che esalta per contrasto la bellezza inquietante e perniciosa di Marlene. (Il Mereghetti)
  • Un gioco delle parti che si svolge con grande scioltezza, anche se, qua e là, pare mostrare la corda o rallentare un poco il ritmo del racconto. Ma la commedia regge bene, nonostante questi nei. Wilder non si accontenta di seguire le regole del genere, ma ne scardina in parte i presupposti, proprio perché si svolge in una Berlino distrutta, con le sue macerie bene in vista, sebbene appannate dagli effetti del trasparente. C'è soprattutto il suo spirito caustico che sa sferzare gli americani supponenti e ci regala un divertimento sottilmente intelligente. (Gianni Rondolino)

Altri progetti

modifica