Dipinto
superficie ricoperta artisticamente con un disegno
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Citazioni sul dipinto o quadro.
Citazioni
modifica- – A dire la verità non capisco un granché di quadri.
– Sciocchezze, chiunque si intende di quadri. Ci trasmettono sempre qualcosa. Osservando un quadro la sensibilità viene stimolata: a volte senti un dolce fremito, altre volte solo paura e malinconia, dolore e disperazione. Quindi tutti si intendono d'arte, senza essere coscienti di come questo accada. (L'ispettore Derrick) - Chi crede che in un dipinto non vi sia altro che forma plastica è come chi immagina che nell'acqua non vi sia altro che idrogeno. (Aldous Huxley)
- Credo che il metodo più sicuro per giudicare un quadro, sia quello di non riconoscervi, in principio, nulla, e di fare successivamente tutta la serie d'induzioni imposta da una presenza simultanea di macchie di colore in metafora, di supposizione in supposizione, la comprensione del soggetto, e talvolta solo la consapevolezza del piacere, consapevolezza che non sempre si ha inizialmente. (Paul Valéry)
- Dire di un dipinto, come spesso si dice in sua lode, che rivela un lungo e serio lavoro, equivale a dire che è incompleto e non avrebbe dovuto essere esposto alla vista. (James Abbott McNeill Whistler)
- È norma salutare che se un quadro è sporco è meglio non toccarlo, a meno di affidarlo a tecnici competenti: il tempo distrugge, il tempo rovina, ma non quanto i cattivi restauratori. (Federico Zeri)
- Ha venduto i dipinti. Poi ha venduto le foto dei dipinti. Poi ha venduto le cartoline con le foto dei dipinti. (Big Eyes)
- I quadri: immagini senza vita fatte di schifezze appiccicose colorate. (I Simpson)
- I quadri vanno dipinti con il cuore ed il cuore è uno specchio che riflette solamente la verità. (Bakuretsu Hunter)
- Il dipinto è il mio palcoscenico, e gli uomini e le donne i miei attori che si esibiscono in uno spettacolo "muto". (William Hogarth)
- Il pittore dispone su una superficie piana determinati impasti, le cui linee di separazione, gli spessori, le fusioni e contrasti, gli servono per esprimersi. Lo spettatore vi scorge soltanto un'immagine più o meno fedele di carni, gesti e paesaggi, come attraverso la finestra del muro d'un museo. Il quadro è giudicato in base allo stesso spirito con cui si giudica la realtà. (Paul Valéry)
- L'eloquenza è un ritratto del pensiero; perciò, quelli che dopo aver dipinto aggiungono ancora qualcosa, fanno un quadro invece di un ritratto. (Blaise Pascal)
- La costruzione dei quadri è stupidamente tradizionale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro. (Manifesti futuristi)
- La più grande rivoluzione estetica nella storia della pittura si verificò quando il colore venne usato strutturalmente; allora i quadri cessarono di essere disegni colorati. (John Dewey)
- La prima virtù per un dipinto è di essere una gioia per gli occhi. (Eugène Delacroix)
- Le opere dipinte direttamente sul luogo posseggono un potere e una vivacità che non possono essere riprodotte nell'atelier. (Eugène Boudin)
- Non puoi mangiare il mochi che è in un dipinto.[1] (proverbio giapponese)
- Parliamo dell'armonia di una stanza come parleremmo dell'armonia di un quadro: perché sia il quadro che la stanza possono venire ricondotti agli stessi principi incrollabili che regolano ogni forma d'arte. (Edgar Allan Poe)
- Per me un quadro è l'articolazione di una preghiera, un mezzo magico per raggiungere l'al di là, in seno al mondo. (Pierre Drieu La Rochelle)
- Più si conoscono la letteratura e la storia e più possiamo impadronirci del significato di un'opera figurativa. Più vaste sono le nostre conoscenze di un periodo e più è facile penetrare nello spirito dei suoi testi artistici. Ma non bisogna illudersi: molti dei suoi significati essenziali ci sfuggono. Un'enorme quantità di questi significati, e della loro stratificazione culturale, sociale, allegorica, simbolica, va persa definitivamente. (Federico Zeri)
- Quando dipingo, non sono consapevole di ciò che sto facendo. È solo dopo una specie di periodo di «convivenza» con il mio quadro che mi rendo conto di ciò che ho fatto. Non ho nessun timore di apportare modifiche, distruggere l'immagine, ecc., perché il dipinto ha una vita a sé. Per me, cerco di farlo nascere. È solo quando perdo il contatto con il quadro che nasce fuori un pasticcio. Altrimenti c'è una pura armonia, la mia attività si imposta in base a un agevole dare e prendere, e il dipinto viene fuori bene. (Jackson Pollock)
- Quando in un quadro mi rimane dello spazio, l'adorno di figure che invento. (Paolo Veronese)
- – Quanto ci metti a fare un quadro?
– Ah... a volte un giorno, a volte un anno. Non si può dire, deve crescere.
– Non sapevo che i quadri crescessero.
– Ma i sentimenti sì, e sono molto importanti i sentimenti. Be', prendi me: nessuno mi ha insegnato a disegnare e così dipingo quello che sento quando guardo una cosa.
– Ah sì?
– È come... come innamorarsi, credo. Capisci? Incontri qualcuno, la cosa cresce e non pensi più a nessun altro.
– È interessante.
– Dal mio punto di vista, è così anche l'arte. Ogni quadro, se è buono, è un atto d'amore. (La strada scarlatta) - Ragazzi, non è che se ti pesti un dito mentre appendi un quadro poi fai causa al pittore. (Crozza nel Paese delle Meraviglie)
- Raro avveniva a quei tempi che un pittore potesse fare un quadro di testa sua. I comuni, i monasteri, le confraternite, le chiese davano non solo il soggetto del quadro, ma anche i particolari: le monache specialmente si adunavano a parlamento, e ciascuna nel quadro voleva il suo santo, e ne fissava l'atteggiamento, e perfino il vestito; e da ciò quel miscuglio di santi, quegli anacronismi di fogge e d'accessorii che si trovano nei quadri del quattrocento. (Luigi Bonazzi)
- Sono convinto che il quadro più realista non è mai reale. (Domenico Paladino)
- Un quadro in un museo è forse la cosa al mondo che ascolta il maggior numero di osservazioni stupide. (Edmond e Jules de Goncourt)
- Un quadro vale solo in quanto è, essere totale: non bisogna dire nulla: essere soltanto. (Piero Manzoni)
- Vorremmo che certi dipinti ci invitassero dentro il quadro per partecipare al loro modo di essere. (Nicolás Gómez Dávila)
- A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buona notte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro.
- Ogni quadro è in definitiva una promessa non mantenuta, e ogni museo una intollerabile via crucis di promesse non mantenute. E davanti a un quadro è uno dei posti migliori in cui esperire il sentimento dell'impotenza. Stando cosi le cose, guardare i quadri è un'attività che conviene centellinare, per non farsi travolgere da quell'impasto di goduria e frustrazione a cui solo anime sottilmente perverse possono sopravvivere.
- – Prima deve finire il suo quadro – aveva sentenziato Dira. – Non lo finirà mai – diceva madame Deveirà. – Non morirà mai, allora.
Note
modifica- ↑ In lingua originale: «絵に描いた餅は食えぬ». Le rappresentazioni artistiche non vanno confuse con la realtà.