Prisoners (film 2013)
film del 2013 diretto da Denis Villeneuve
Prisoners
Titolo originale |
Prisoners |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 2013 |
Genere | thriller, drammatico |
Regia | Denis Villeneuve |
Sceneggiatura | Aaron Guzikowski |
Produttore | Broderick Johnson, Kira Davis, Andrew Kosove |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Prisoners, film statunitense del 2013 con Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal, regia di Denis Villeneuve.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Sai qual è stato il più grande insegnamento di tuo nonno? Sii pronto. Uragani, alluvioni, qualunque sia la calamità. Le pompe di benzina restano a secco, non arriva cibo nei supermercati, le persone si aggrediscono a vicenda, e all'improvviso l'unica cosa che sta fra te e la morte sei tu. (Keller)
- Non hanno pianto finché non le ho lasciate. (Alex)
- Lo tortureremo finché non parlerà o loro moriranno: questa è la scelta. Questa è la scelta che devi fare, io ho fatto la mia scelta e so cosa ho sentito. Lui non è più una persona ormai. No, ha smesso di essere una persona prendendo le nostre figlie. (Keller)
- Prega per il meglio, preparati per il peggio. (Keller)
- Rapire bambini e farli sparire è la lotta che abbiamo ingaggiato contro Dio. Così le persone perdono la fede. Si trasformano in dèmoni, come lei. (Holly)
Citazioni su Prisoners
modifica- Che peccato quando un thriller parte forte e poi si sfalda sul più bello. «Prisoners» del canadese Villeneuve ingenera grandi promesse e per buona parte delle sue 2 ore e 33 sembra mantenerle: la fotografia del big Deakins stretta sulla Pennsylvania depressa da pioggia e neve, la tensione che monta implacabile, due bambine che scompaiono nel nulla, i genitori annichiliti, un detective tenace ma frenato da torpore nichilistico. (Valerio Caprara)
- Diretto dal canadese Denis Villeneuve, un thriller nella linea di precedenti illustri come Il silenzio degli innocenti, Zodiac, Mystic River. L'atmosfera, malata e perturbante, ti coinvolge procurandoti un senso di malessere. Bella la fotografia in toni omogenei di Roger Deakins; intense le interpretazioni di Jackman, il padre, e Gyllenhaal, il poliziotto depressivo, entrambi in odore di candidatura agli Oscar. Però mette a disagio il personaggio di Keller, padre straziato con cui solidarizzare e, insieme, uomo violento e cripto-fascista: con ogni probabilità l'incarnazione più esemplare dell'attuale paranoia americana vista su uno schermo. (Roberto Nepoti)